Il bilancio occulto della "difesa" americana

A fine giugno, Mother Jones ha pubblicato un’approfondita analisi sul bilancio militare degli Stati Uniti d’America, partendo dalla richiesta del presidente Barack Obama al Congresso di stanziare 534 miliardi di dollari per il Dipartimento della Difesa. Ma l’ammontare reale di ciò che gli USA spendono per la “difesa” è molto maggiore. Per rendere il tutto più facilmente digeribile, ve ne proponiamo una sintesi divisa in quattro parti. L’Office of Management and Budget ha elaborato un calcolo totale che tiene in considerazione le diverse parti del governo, e comprende i soldi assegnati al Pentagono, le attività relative alle armi nucleari svolte presso il Dipartimento dell’Energia ed alcuni esborsi nel campo della sicurezza effettuati dal Dipartimento di Stato (il ministero degli esteri statunitense) e dall’FBI. Nel bilancio 2010 (che in realtà ha il suo momento iniziale nell’ottobre 2009) la cifra ammonta a 707 miliardi, più della metà della spesa governativa cosiddetta “discrezionale” per l’anno prossimo. La spesa discrezionale è quella per cui gli stanziamenti sono decisi annualmente dal Congresso, a differenza di programmi quali ad esempio quello sanitario denominato Medicare il cui finanziamento è obbligatorio e ricorrente. Ma la cifra reale è ancora più alta.

La Bolivia acquista aeromobili cinesi

La Bolivia difende i suoi acquisti di aerei leggeri d’attacco dalla Cina e la linea di credito aperta per l'importazione di hardware militare dalla Russia, sostenendo che le sue acquisizioni di armi sono minori rispetto a quelli di altri paesi sudamericani. Il ministro della Difesa Walker San Miguel ha detto che la Bolivia investe meno dei suoi vicini sulle attrezzature militari e s’è impegnata ai principi della pace e della dissuasione. "Ma non possiamo avere delle forze armate che non hanno accesso alle attrezzature minime per la loro formazione professionale e per l'azione, se necessario", ha detto San Miguel.

L'indipendenza del Kosovo: la Corte dell'Aia ne stabilirà il diritto

La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja esaminerà dal 1° dicembre 2009 la questione che l’è stata sottoposta da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite: "La dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte delle istituzioni provvisorie dell’amministrazione autonome del Kosovo, è coerente con il diritto internazionale?" Il deferimento alla Corte da parte dell'Assemblea generale è una procedura rarissima. Mira a stabilire il diritto di sconfessare uno o più membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. È stata finora utilizzata una sola volta, nel 2003-04, per dimostrare l'illegittimità del "muro di sicurezza" costruita dallo Stato di Israele annettendosi dei territori palestinesi. Gli Stati Uniti avevano usato il loro diritto di veto per bloccare qualsiasi condanna di Israele, in quel caso. Beffandosi della Corte, il presidente degli Stati Uniti confermò per iscritto, al Primo Ministro israeliano, di sostenere la politica del fatto compiuto.

Minaccia di ripresa del conflitto in Europa: una Grande Albania patrocinata dall’occidente

L'Europa potè essere appollaiata sul precipizio del suo primo conflitto armato dopo i 78 giorni di bombardamenti della guerra della NATO contro la Jugoslavia, nel 1999 e l'invasione armata della Macedonia, lanciata due anni dopo, a seguito dell’occupazione della NATO del Kosovo. Con l'adesione formale, nel mese di aprile, dell'Albania alla NATO come membro a pieno titolo e la rielezione (almeno formale) che ne seguì del Primo Ministro della nazione, Sali Berisha, il teatro è pronto per il progetto per una nuova riconfigurazione dei confini dell’Europa sud-orientale, alla ricerca di una grande Albania.

Prospettive della sicurezza cooperativa in Eurasia centrale

Il ritiro del sistema anti-missile degli Stati Uniti dall'Europa dell'Est, ha portato al dibattito sulle prospettive di un sistema cooperativo di sicurezza in Eurasia centrale. Il sistema anti-missile annunciato dall'amministrazione di George Bush Jr. nel 2007, aveva portato a gravi tensioni nella regione, quasi a ricordare la rivalità della guerra fredda. Con il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che si concentra a 'resettare' le relazioni con la Russia, la prospettiva della cooperazione Russia-USA appare luminosa nella regione dell’Eurasia centrale, con la Russia che già permette il transito nel suo territorio per rifornire l'Afghanistan e rimodellare la sua posizione nei confronti dell'Iran, in materia di disarmo nucleare. Lo scudo anti-missile è stato svelato nel gennaio 2007. Esso mirava a implementare dal 2012 un sistema radar nella Repubblica Ceca e 10 intercettori in Polonia. Mentre gli Usa hanno giustificato ciò col fatto dei pericoli da parte degli ‘Stati canaglia', la Russia l’ha considerata una mossa per minare la sicurezza della Russia e la sua sfera di influenza.

Più che una semplice "impasse". Modelli in contrasto, visioni geopolitiche e MERCOSUR

L'Argentina nel corso della sua storia ha sperimentato diversi modelli di sviluppo economico. Inizialmente fu quello agro-esportatore che, vincolato agli scambi con l'Inghilterra ed al commercio internazionale, andò in crisi negli anni '30. Si tentò allora un'industrializzazione sostitutiva, prima sotto la guida peronista e poi sotto quella radicale, inframmezzate però da colpi di Stato militari. Negli anni '70 anche questo modello fu accantonato per una politica neoliberista ortodossa, condotta prima dai militari e poi da Menem, i cui effetti furono però disastrosi economicamente e socialmente. L'Argentina ha pagato duramente questo fallimento all'inizio del nuovo millennio, ma sotto la gestione di Duhalde prima e di Nestor Kirchner poi, è riuscita a riprendersi. Davanti a sé si aprono ora due possibili strade: adottare un modello agro-industriale, che rischierebbe però di trasformare l'Argentina in una mono-cultura di soia da esportazione (con conseguente "malattia olandese"), oppure uno industriale diversificato, che beneficerebbe l'intera popolazione. Ma perché questa seconda via di sviluppo abbia successo, è necessaria una forte integrazione nel MERCOSUR e una solida alleanza col Brasile.

Non cambia la Ostpolitik

Il nuovo governo di centrodestra tedesco non modificherà di una virgola la politica verso la Russia. Non ci saranno stravolgimenti, ripercussioni, cambiamenti di rotta. Berlino e Mosca continueranno ad avere buoni, ottimi rapporti. Anzi, l’asse si salderà sempre di più. Basta sapere come vanno le cose oggi e dare un’occhiata a qual è stata la strategia al Kanzleramt e al Cremlino negli ultimi vent’anni.

Stati Uniti: malgrado la crisi aumentano i bilanci dello spionaggio

Mentre decine di migliaia di cittadini statunitensi dormono nella loro automobile o sui marciapiedi a causa dell'impatto devastante della crisi economica, il sistema di spionaggio e d'ingerenza degli Stati Uniti raggiunge proporzioni mai conosciute nella storia di questo paese. In quindici anni, secondo le cifre ufficiali, le spese delle 16 agenzie di informazione degli Stati Uniti sono passate da 26 miliardi di dollari (1994) a 75 miliardi, secondo quanto confermato questo 16 settembre, in una conferenza stampa, dallo " zar" dell’Intelligence USA, Dennis Blair. Peggio ancora, il numero di funzionari utilizzati in questo sistema gigantesco d'infiltrazione, d'intelligence, di disinformazione e di aggressione raggiunge ora i 200.000, senza contare la legione di agenti, di informatori, di collaboratori che la macchina "imperiale" ingrassa in tutti gli angoli del mondo allo scopo di mantenere il suo dominio.

La Russia e la sicurezza europea

Nell’ambito del programma “Il tema del giorno” trasmesso dall’emissione araba del canale Russia Today, l’emittente televisa russa ha invitato Tiberio Graziani, direttore di Eurasia. L’argomento trattato ha riguardato i rapporti tra la Russia e i Paesi europei in relazione alla “sicurezza europea”.

Lisbona: Quali implicazioni geopolitiche?

Irlanda: il 2 ottobre 2009, in occasione del secondo referendum sul Trattato di Lisbona, “il sì” l’ha spuntata con il 67,13% contro il 32,87% del no. La partecipazione si è elevata al 59%. Sono i risultati definitivi comunicati dai media irlandesi. Prossime tappe: Varsavia e Praga dove si attendono ormai le firme dei due presidenti ceco e polacco. Se il trattato di Lisbona diventasse effettivo, quale sarebbero le prospettive ed i limiti in materia di difesa? A questo interrogativo risponde il geopolitici francese Pierre Verluise.
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