Un articolo[1] di Bülent Orakoğlu apparso in questi giorni su Yeni Şafak – quotidiano molto vicino al governo turco – delinea scenari concernenti la Turchia molto interessanti, rappresentati senza alcuna concessione diplomatica.

Vi si parla dell’esercitazione missilistica della NATO “Artemis Strike”, operativa fino al nove novembre dalla base di Chania (nell’isola di Creta) e diretta contro un generico “nemico a Oriente”: in realtà – afferma Orakoğlu – la Turchia subisce la minaccia di essere considerata potenziale bersaglio della NATO, perché la sua collocazione geopolitica si è spostata dagli Stati Uniti all’Eurasia, anche per la sua determinazione ad acquisire il sistema di difesa aerea S-400 dalla Russia.

Essendo forza trainante del protocollo di Astana, attraverso un’alleanza con Russia e Iran – sottolinea l’articolo di Yeni Şafak – la Turchia si è opposta alla strategia che ha voluto balcanizzare e distruggere l’integrità territoriale siriana e irachena.

Orakoğlu cita le dichiarazioni del colonnello Ryan Dillon, portavoce militare statunitense in Siria, che in una recente apparizione sulla televisione tedesca ha confermato le forniture di armi al PYD (i guerriglieri secessionisti curdi), trovando anche parole di comprensione per il PKK (“Il nemico del mio nemico è mio amico” …); e i nove ufficiali turchi assassinati nella zona di Şemdinli (Hakkarı), ultimi martiri di una lunga serie, sono stati in effetti uccisi da armi statunitensi date al PKK/PYD.

Viene ricordato anche che, per Steve Bannon – ex Capo stratega del Presidente Trump – “la Turchia è la maggiore minaccia per gli Stati Uniti, ancor più che l’Iran”.

D’altra parte, l’analista di Yeni Şafak non si copre gli occhi di fronte alla realtà, e ha il coraggio di denunciare gli apparentamenti internazionali esistenti dietro i colpi di Stato, i tentati colpi di Stato e gli accadimenti come quelli del Gezi Park: i Paesi della NATO e della UE – aggiunge – hanno aiutato e incoraggiato il terrorismo, così come gli Stati Uniti hanno protetto le iniziative golpiste e terroristiche di Gülen.

Dietro la finzione di continui appelli all’alleanza e alla partnership strategica, la realtà è un’altra, e Orakoğlu la afferma con chiarezza: “Stati Uniti e Israele sono i veri nemici della Turchia, quelli che agiscono come amici e vogliono invece dividerla e farla a pezzi”.

Si tratta di un’analisi e di una denuncia particolarmente interessanti proprio per la loro provenienza qualificata: Yeni Şafak rappresenta infatti certamente la stampa più vicina all’AKP e al governo di Ankara.


NOTE

[1] http://www.yenisafak.com/yazarlar/bulentorakoglu/amerika-ve-nato-turkiye-ile-savasa-hazirlaniyor-2040987 Qui disponibile anche una versione in lingua inglese: http://www.yenisafak.com/en/columns/bulentorakoglu/us-and-nato-readying-for-war-against-turkey-2040196


Questo articolo è coperto da ©Copyright, per cui ne è vietata la riproduzione parziale o integrale. Per maggiori informazioni sull'informativa in relazione al diritto d'autore del sito visita Questa pagina.


 

Aldo Braccio ha collaborato con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” fin dal primo numero ed ha pubblicato diversi articoli sul relativo sito informatico. Le sue analisi riguardano prevalentemente la Turchia ed il mondo turcofono, temi sui quali ha tenuto relazioni al Master Mattei presso l'Università di Teramo e altrove. È autore dei saggi "La norma magica" (sui rapporti fra concezione del sacro, diritto e politica nell'antica Roma) e "Turchia ponte d’Eurasia" (sul ritorno del Paese della Mezzaluna sulla scena internazionale). Ha scritto diverse prefazioni ed ha pubblicato numerosi articoli su testate italiane ed estere. Ha preso parte all’VIII Forum italo-turco di Istanbul ed è stato più volte intervistato dalla radiotelevisione iraniana.