di Ermanno Visintainer


 

Il 20 e 21 ottobre Astana ha ospitato due Forum internazionali dedicati rispettivamente, al 25esimo Anniversario della Repubblica del Kazakhstan ed al Manifesto di Nazarbayev, “Il Mondo del XXI secolo”.

25 anni di Indipendenza rappresentano un traguardo importante, solenne quanto emblematico per il Kazakhstan.

Il Kazakhstan, infatti, è divenuto un Paese indipendente in un momento difficile e complesso della storia universale del XX secolo. Un momento travagliato e di profonda trasformazione dell’intero globo, conseguente al crollo del Muro di Berlino, quindi alla fine del bipolarismo e della Guerra fredda. Eventi che provocarono la frammentazione dell’ex Unione Sovietica, conducendo all’indipendenza molti paesi che ne facevano parte, ma anche causando una destabilizzandone regionale non priva di conflitti di vario genere.

Tuttavia il Kazakhstan seppe superare questa dura prova fieramente, a testa alta rendendosi fin dall’inizio, quel 16 dicembre del 1991, un modello da emulare. Tant’è che appena due mesi dopo, nel marzo del 1992, il Paese centrasiatico veniva unanimemente accolto quale membro delle Nazioni Unite.

In un tale scenario internazionale, il Kazakhstan, impostosi negli ultimi anni come epicentro politico ed economico di una vastissima ed instabile regione, quale è l’Asia centrale, è divenuto una potenza emergente sullo scacchiere internazionale, un epicentro eurasiatico con realistiche prospettive planetarie.

Artefice dell’Indipendenza è il Presidente Nursultan Nazarbayev, il cui mandato politico iniziò in quel 1991. Una data che possiede un significato pluridimensionale per il Paese, le cui implicazioni sono veramente di proporzione immensa.

Se l’Indipendenza da una parte rappresenta la fine di un giogo plurisecolare, iniziato nell’epoca zarista e protrattosi in quella sovietica, dall’altra svincola il Kazakhstan dalla posizione regionale che aveva posseduto fino allora, subordinata ad un altro Paese e strozzato dalla sua stessa ristretta posizione geopolitica, proiettandolo automaticamente sugli scenari eurasiatici e internazionali.

Infatti, a partire da quel giorno, quasi a voler sancire questo debutto nella nuova era dinanzi al mondo intero, il Kazakhstan volle compiere un gesto altamente simbolico rivolto al rafforzamento della pace e della sicurezza globale, chiudendo il sito adibito ai test nucleari di Semipalatinsk, con la conseguente rinuncia al quarto maggiore arsenale nucleare e missilistico esistente al mondo.

Queste prime mosse di politica estera aprirono la strada per il rafforzamento della sicurezza nucleare, dell’espansione di un clima di fiducia tra i paesi dell’Asia e dell’intero mondo. Questi fatti furono stati realizzati e continuano ad essere i principali esempi di responsabilità di un singolo Stato per la pace e la sicurezza nel mondo.

Attualmente il Paese è uno dei leader del movimento globale antinucleare, un partecipante attivo nei processi di non proliferazione e di disarmo nucleare.

Gli esiti della rinnovata Indipendenza si potrebbero sintetizzare nel modo seguente, ricordando che il Kazakhstan ha concretizzato degli obiettivi quali, la statualità, l’economia nazionale, la società civile, la concordia sociale, la leadership regionale e il prestigio internazionale alla prova della crisi, attraverso vari punti quali: uno stato forte e di successo, un solido processo di democratizzazione e di liberalizzazione, la concordia e la pace tra i diversi gruppi sociali, etnici e religiosi, una solida economia nazionale, una forte politica sociale che ha garantito la stabilità e la concordia nel paese, un riconoscimento da parte della comunità mondiale, un ruolo attivo nel sostegno al regime di non proliferazione nucleare

Oltre a questo, nell’attuale contesto internazionale martoriato dal terrorismo e da conflitti esacerbati dalle geometrie instabili dettati dagli stessi equilibri, un fiore all’occhiello del contributo kazako sono le sue politiche etno-religiose e quella che è stata definita la Diplomazia della spiritualità.

Come è noto, il Kazakhstan è composto da ben 140 gruppi etnici distinti e 17 confessioni religiose, fra cui maggioritaria è quella islamica. Sin dai primi anni post-sovietici, il nuovo gruppo dirigente del Kazakhstan ha saputo evitare i rischi di un nazionalismo etnico troppo spinto, puntando, invece, sulla costruzione di un’identità nazionale capace di armonizzare le molte differenze e di portare tutte le diverse etnie a sentirsi parte di un unico “popolo”.

Quanto al secondo punto, proprio nel maggio scorso ad Astana si è tenuta una conferenza dedicata al tema “Religioni contro terrorismo”. Un’iniziativa unica nel suo genere, una sorta di riedizione dei Forum mondiali per i rappresentanti delle Religioni Tradizionali e per il Dialogo Interreligioso che si tengono in Kazakhstan sin dal 2003.

Questi Forum sono giunti, il giugno dell’anno scorso alla loro quinta edizione e sono stati fortemente voluti dal Presidente, Nursultan Nazarbayev, memore degli eventi di Assisi 1986 e 2002. Il fine era quello di trovare delle prospettive di reciproca collaborazione per contribuire al superamento delle manifestazioni negative del nostro tempo, come la violenza, il fanatismo, l’estremismo e il terrorismo.

Questi Congressi, organizzati allo scopo di disinnescare lo scontro di civiltà scaturito dagli attacchi terroristici dell’11 settembre che distrussero le Torri Gemelle del World Trade Center di New York, costituiscono una delle piattaforme essenziali per il dialogo interreligioso e interculturale del XXI secolo e rappresentano il maggior contributo apportato dal Kazakhstan al processo globale.

Un altro punto programmatico fondamentale per il Kazakhstan ma non scevro di conseguenze per l’intero pianeta è quello che Nazarbayev ha definito mediante il trinomio “economia, energia, ecologia”. Aggiungendo che nelle attuali condizioni di un esaurimento delle risorse naturali e delle fonti energetiche, di cambiamento climatico e di distruzione del sistema ecologico, il futuro del mondo è direttamente correlato all’adozione di un nuovo paradigma ideologico basato, sulla transizione verso nuove forme di tecnologia favorevoli all’evoluzione della civiltà.

Da qui il cosiddetto “Ponte verde” verso il futuro. Una strategia energetico-ecologica globale per un’economia ecologicamente sostenibile.

E la prossima Esposizione Internazionale, EXPO-2017, qui ad Astana, avrà come tema proprio l’energia, l’“Energia del Futuro”. Un titolo altamente simbolico ed un evento auspicabilmente destinato a fare da apripista ad iniziative che dovranno cambiare il volto del mondo dei prossimi anni.

Un intervento centrale che riassume lo svolgimento della conferenza lo ha pronunciato il Diplomatico cinese, Yao Peisheng, il quale ha dichiarato:

“Mi sono ripetutamente posto la domanda, quale sia la chiave di successo del Kazakhstan. Forse la ricchezza di risorse naturali? Naturalmente lo è, ovvero essa rappresenta uno dei fattori, tuttavia anche altri paesi possiedono condizioni simili, perché allora loro la situazione è diversa? Il punto è che non stiamo parlando di doni caduti dal cielo, bensì di governance. Il primo Presidente del Kazakhstan non è un uomo ordinario, bensì un politico maturo il quale ha sempre posto quale obiettivo fondamentale la difesa della sicurezza nazionale, la stabilità interna e la coesione sociale”[1].

La seconda conferenza internazionale invece, appare ispirata al libro del Presidente Nursultan Nazarbayev, pubblicato nel 2014, G-Global: мир XXI века (G Global il Mondo del XXI secolo). Tant’è che il titolo della conferenza suonava: Il Manifesto di Nazarbayev “Il Mondo del XXI secolo”. Un messaggio del Presidente contro la guerra globale verso tutti i popoli e i leader del mondo, che ha ricevuto riconoscimenti internazionali. Al punto da divenire un documento ufficiale delle Nazioni Unite.

Il mondo del XXI secolo è un mondo complesso, interrelato, osmotico. In una parola globalizzato. Concetto che, oggettivamente, riconduce al processo di trasformazione del mondo in un tutto unico, come portato dello sviluppo sempre più rapido e vorticoso dei sistemi di comunicazione e d’informazione, nonché dell’introduzione di nuove tecnologie nel campo della produzione.

Quello che è stato definito una sorta di algoritmo che caratterizza i processi economici globali.

Il mondo – ormai tutto un fitto tessuto di reti informatiche, di comunicazione e di vie e tecnologie di trasporto – sta diventando gradualmente un sistema unico, una sorta di unico ordine mondiale.

Il Kazakhstan, pur essendo lontano da tali scenari, non ne è totalmente immune, poiché essi si riflettono in oscillazioni della sua economia, legata in parte agli idrocarburi.

D’altra parte non si può dire che il Kazakhstan non appartenga a quella schiera dei Paesi che maggiormente ha contribuito e tuttora contribuiscono a disinnescare le minacce e le sfide alla sicurezza sia regionale che globale, poste in essere dal terrorismo internazionale.

I presupposti per la rettificazione di certi determinismi, rispetto a queste sfide globali non mancano.

Baglan Mailybaev, Vicepresidente dell’Amministrazione Presidenziale, ha dichiarato che: “Le questioni inerenti al disarmo globale sono estremamente importanti per tutta l’umanità. Simbolicamente, il Manifesto del Capo dello Stato, “Il Mondo del XXI secolo” è stato antesignano per l’elezione del Kazakhstan fra i membri non permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il nostro Paese si situa tra i 15 stati chiave, responsabili del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Questo è l’alto riconoscimento, da parte della comunità mondiale, nei confronti degli sforzi e del contributo personale di Nursultan Nazarbayev per il rafforzamento della sicurezza globale”.

Come evidenziato dall’esperto, il Manifesto rappresenta una road map per il dialogo universale e la comprensione reciproca.

“Si tratta di un algoritmo di azioni congiunte verso la stabilità globale e la sicurezza di un ordine superiore. Nel Manifesto del Capo dello Stato sono presentate in modo chiaro le condizioni che avvieranno un processo globale: un mondo senza guerra e di controllo del nucleare internazionale. Il Presidente è il leader mondiale assoluto per quanto riguarda la questione della non proliferazione nucleare. In questo contesto, Nazarbayev è divenuto il principale promotore di nuove proposte programmatiche globali ” ha aggiunto Mailybaev.

Secondo l’esperto, il Presidente invita la comunità internazionale a concentrare gli sforzi nell’affrontare le sfide globali e minacce[2].


[1] http://bnews.kz/ru/news/politika/vneshnyaya_politika/iz_stranipoluchatelya_pomoshchi_kazahstan_prevratilsya_v_stranudonora__posol_mid_knr-2016_10_20-1294019.

[2] https://strategy2050.kz/ru/news/40028/.


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Ermanno Visintainer, turcologo di formazione, Professore Onorario nel 2012, presso la Kazakh Academy M. Tynyshpayev di Almaty. Dal 1998 al 2006 ha lavorato nella mediazione linguistico-culturale con alunni provenienti da Cina e Pakistan e sulle religioni orientali in scuole della provincia di Trento. Dal 2006 al 2016 intraprende un percorso nell’ambito dell’editoria e della pubblicistica, realizzando numerosi articoli per riviste come “Linea Quotidiano”, “Officina”, “Il Borghese”, quindi "RagusaOggi online". Cofondatore e Presidente del Centro Studi “Vox Populi”, nonché Senior Fellow del centro di studi geopolitici, “Il Nodo di Gordio” fino al 2016. Ha pubblicato svariati libri, l’ultimo dei quali, nel 2014 è: Kazakhstan; un tempo, uno spazio, un destino, i 550 anni del Khanato. Dal 2016 è collaboratore di "Eurasia. Rivista di studi geopolitici".