Traduzione e commento a cura di Corrado Fontaneto
L’articolo prende lo spunto dall’ultimo discorso del Presidente Barack Obama, tenutosi all’ Accademia di West Point, nel corso del quale è stato espresso un concetto ritenuto – dall’autore dell’articolo – alquanto ambiguo. Testualmente Obama afferma “…Gli Usa devono sempre mantenere la leadership sul palcoscenico mondiale…ma anche se noi possediamo il miglior martello (leggi le forze armate più potenti) non significa che ogni problema debba essere considerato come un chiodo.”
Giustamente – ma dal suo punto di vista americano – l’autore domanda quindi al presidente – sulla base di questa ermetica dottrina – cosa intenda fare nei due scenari in cui oggi l’Amministrazione si trova coinvolta, e da qui, non potendo ovviamente ricevere risposte esplicite, il nostro si lancia in ardite ipotesi. Innanzitutto si concentra sui due scenari – Iraq e Ucraina – attualmente sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Nessun dubbio – secondo lui- che i problemi siano originati nel caso iracheno dall’incapacità del governo di quel paese di adottare un approccio inclusivo verso le realtà sunnite e curde; così come in Ucraina si dà per scontato che la situazione sia in miglioramento per il solo fatto che adesso sia insediato un presidente dichiaratamente filo occidentale, così da fermare l’aggressività russa. Partendo da questi presupposti – come si vede puramente ideologici e senza fondamento- ci si spinge ad indicare quale modello Obama dovrebbe seguire, nella storia presidenziale americana e, conseguentemente, quali indicazioni operative trarne. Sul primo punto il modello sarebbe costituito da Eisenhower, cauto e circospetto secondo il nostro autore, ma estremamente determinato nell’azione ispirata dal conciliare il protagonismo necessitato americano con gli interessi nazionali. In concreto, secondo Friedman, in Iraq non ci si deve far coinvolgere nelle dispute interne fra curdi, sunniti e sciiti ma lasciare che si scannino fra loro finché non emerga un equilibrio fra le parti in causa (testualmente “…allow an internal balance of power to emerge”): alla faccia dei diritti umani …! In Ucraina, invece, l’approccio prevedrebbe una pressione indiretta sul territorio ucraino “usando” i governi dei due paesi confinanti – Polonia e Romania – scatenando un sentimento antirusso che possa tenere sotto pressione il governo ucraino, sempre nella considerazione che si debba stare alla larga da un coinvolgimento diretto in Ucraina paese non strategico per gli interessi americani (testualmente “….What happens in Ukraine will happen. The place where the United States can act to influence events is in the countries bordering Ukraine — most notably Poland and Romania. They care far more about Ukraine’s fate than the United States does and, having lost their sovereignty to Russia once in the last century, will be forced to resist Russia again. Providing them support with minimal exposure makes sense for the United States.” Ciò che capita in Ucraina capiterà. Gli USA possono esercitare maggiore influenza dai paesi confinanti – Polonia e Romania – che possono essere più sensibili ai destini ucraini e che avendo già perduto la loro sovranità a causa della Russia hanno maggiori motivazioni per resistere. Offrire loro il minimo aiuto indispensabile ha un senso per l’interesse americano NdT). Colpisce dell’articolo l’arroganza con cui non si tenga in alcun conto né del prezzo in termini di vite umane che un paese come l’Iraq pagherebbe dall’inattività americana responsabile di questa stessa situazione; né del fatto che Polonia e Romania siano – ancor prima che membri NATO – paesi dell’UE aderenti ad un Trattato, con governi insediati da regolari elezioni democratiche ma che, in nome del superiore interesse americano – possono essere destabilizzati ed usati non solo per rassicurare l’Ucraina di avere alle spalle paesi confinanti e membri NATO – ma anche per fomentare dissidi nella stessa UE , implicitamente e lucidamente prospettando un allargamento del conflitto attraverso provocazioni in Polonia e Romania. Questa è la ragione per cui abbiamo ritenuto portare all’attenzione l’articolo, quale perfetta esemplificazione di arroganza, spudoratezza e lucidità nel perseguire i propri obiettivi nazionali. Le domande rimangono sempre le stesse, quale sia l’interesse che possa legare l’UE contro tale imperialismo e quale sia la politica estera del nostro governo, il silenzio la solita risposta.

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