Gilles Munier, noto per il suo sostegno al popolo iracheno nelle guerre del Golfo e durante l’embargo, ha appena trascorso una settimana a Tripoli, città bombardata quotidianamente dai caccia della NATO. Egli ha in progetto di ritornarvi “per raccogliere testimonianze dei leader locali sul ruolo giocato dai servizi segreti occidentali e dagli interessi petroliferi nello scoppio e nella repressione delle rivolte arabe”, ed inoltre per aggiornare il suo ultimo libro: Le spie dell’oro nero.

D. Come viene considerata la Francia a Tripoli?

La Francia bene ma non si può dire lo stesso di Sarkozy; manifesti appesi ai muri della città lo dipingono come “massacratore di bambini libici”. Nessuno capisce come mai se la sia presa con Gheddafi, dopo averlo accolto con tutti gli onori a Parigi. I libici affermano di essere in grado di risolvere da soli i loro problemi interni, inoltre temono una irachenizzazione della crisi. La regione di Bengasi è diventata terra di Jihad per gli estremisti vicini all’Aqmi (Al-Qaeda nel Maghreb islamico). Hanno già nelle loro mani armi e missili e un domani forse potranno disporre anche di gas mostarda.
Ecco cosa succede quando giochiamo a fare gli apprendisti stregoni!

D. Alcuni avvocati, fra tutti Jacques Vergès e Roland Dumas, vogliono denunciare Nicolas Sarkozy per crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Le sembrano accuse realistiche?

Dall’inizio dell’intervento militare sono morti in media dieci civili libici al giorno; il totale dei feriti è tre volte superiore. Il 7 Giugno, alla vigilia del mio arrivo, una sessantina di missili sono caduti su Tripoli, causando 21 morti e decine di feriti. E’ stato il modo con cui la NATO ha festeggiato il compleanno di Gheddafi, che ricorre in quella data. Ho visitato un ospedale: le lacrime bagnano gli occhi alla vista di tutti quei feriti. Voglio sperare almeno che la giustizia internazionale instituirà il processo intentato contro Sarkozy, senza assumere posizioni preconcette.

D. Crede che Gheddafi verrà spodestato?      

Tutto è possibile. Ma il leader libico ha ancora diversi pezzi da giocare; è un abile scacchista. Tuttavia, basterebbe che un missile colpisca uno dei suoi rifugi perché venga eliminato. Il 30 di Aprile la NATO lo ha mancato di poco: aveva appena lasciato il domicilio familiare con la sua consorte. Uno dei suoi figli e tre dei suoi nipoti sono rimasti uccisi. I libici ritengono che i caccia fossero francesi, dei Rafael. Aisha Gheddafi, che ha perso sua figlia di quattro mesi nell’incursione, ha denunciato a Parigi Nicolas Sarkozy e Gérard Longuet. Oggi, a Tripoli, si parla di costituzione democratica, di libertà di stampa e di elezioni presidenziali. Tutto ciò potrebbe permettere di uscire nel migliore dei modi dalla crisi ma Hilary Clinton dice che è troppo tardi. Perché? Non è mai troppo tardi, salvo che l’obiettivo della NATO non sia realmente l’istituzione della democrazia. Ho rivisto Alì al-Ahwal, coordinatore generale di 2000 tribù e clan libici. Per lui la brusca dipartita di Gheddafi sfocerebbe in una guerra civile gravida di conseguenze anche per l’altra sponda del Mediterraneo.

Fonte: http://www.france-irak-actualite.com/

Traduzione a cura di Giacomo Guarini


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