Da qualche mese stiamo assistendo ad un progressivo aumento del flusso di migranti dai Paesi della sponda sud del Mediterraneo verso l’Italia. L’exploit lo si é registrato in seguito alle rivoluzioni in Egitto e Tunisia e alla guerra scoppiata in Libia contro il regime di Gheddafi. L’Italia non si sente pronta ad affrontare da sola quella che considera come un’invasione di popoli arabi e africani nel suo territorio, ma nonostante l’ondata di migranti che si sta producendo nelle nostre coste possa essere considerata come un’emergenza, l’allarmismo posto in essere puo’ risultare in qualche modo esagerato rispetto a flussi migratori causati da crisi internazionali avvenuti precedentemente sul territorio europeo.

L’isola di Lampedusa in particolare si é ritrovata al centro delle vicende per essere stata teatro di numerosi sbarchi. Isola che conta 5000 abitanti e che ha visto il numero di immigranti toccare la stessa quota. Si é trasformata come in un « grande parcheggio » in quanto le condizioni dei suoi centri d’accoglienza non erano adatte ad affrontare la situazione che si stava presentando e gli immigrati in arrivo dovevano essere sistemati altrove: oltre a coloro che avevano preso posto nei CIE erano presenti altrettante persone costrette a dormire e a riparsi come meglio si potesse. Tutto ciò ha cominciato a creare un malcontento all’interno della popolazione locale che si é sentita straniera nel suo territorio e che ha visto lo straniero come un pericolo per la sua incolumità. Il malcontento però regnava anche tra gli stessi migranti che chiedevano all’Italia di essere trattati in condizioni più dignitose e una risposta alle loro esigenze, che erano soprattutto quelle di non essere rimandati nei loro territori d’origine ma di vedersi riconosciuto il permesso di soggiorno o l’asilo politico a seconda dei casi.

Il governo italiano ha quindi iniziato la sua campagna per cercare di trovare una soluzione all’emergenza promettendo dapprima ai cittadini di Lampedusa di restituirgli la propria isola, non senza discorsi di stampo populista, sempre adatti ad acquisire consensi e a concentrare e a spostare le attenzioni su questioni diverse.

A livello politico italiano si é deciso quindi di distribuire gli immigranti in arrivo in tutte le regioni della penisola, tranne in Abruzzo. Ad oggi l’isola di Lampedusa é quasi del tutto stata svuotata, anche se gli sbarchi continuano. Ma anche dal punto di vista interno le regioni e i comuni non hanno accettato di buon grado questa decisione del governo italiano e molti sindaci e governatori, soprattutto del Nord Italia, appoggiati da Bossi e dalla Lega Nord, hanno respinto le richieste d’accoglienza giustificando la non adattabilità dei loro territori e dei loro centri d’accoglienza ed insistendo sulla necessità di una distribuzione in tutte le regioni italiane, soprattutto in quelle che presentano un minore numero di immigrati.

Manduria, Cagliari, la Toscana hanno accolto migliaia di migranti non senza il malcontento di una parte della loro popolazioni che a causa dei toni allarmistici usati da alcuni partiti politici e dai alcuni media tende ad accostare la parola migrante a quella di delinquente. Una volta arrivati in questi nuovi centri d’accoglienza, vengono studiate le situazioni di ciascuno per vedere a chi può essere assegnato il permesso di soggiorno temporaneo e lo status di rifugiato politico.

Ma chi sono questi immigranti di cui tanto si parla e che stanno creando scompiglio ? A livello giuridico si suole suddividere la categoria in diversi gruppi : ci sono gli immigrati economici, i profughi con diritto d’asilo e gli immigrati clandestini.  É dovuto proprio a questa distinzione l’isolamento che l’Italia sta subendo nei confronti dell’Unione Europea. Le rotte infatti che portano dall’Africa all’Italia sono principalmente due : quella che parte dalla Libia e quella che parte dalla Tunisia. Per questa ragione gli immigranti provenienti dalle rotte libiche sono considerati come profughi in fuga da un Paese in guerra, mentre quelli che provengono dalle rotte tunisine sono considerati come immigrati economici e clandestini. Ed é in particolar modo la situazione di questi ultimi al centro delle polemiche. Ciò che preme é come comportarsi davanti all’esigenze dei tunisini che si ritiene siano partiti da un Paese, che nonostante abbia subito recentemente una crisi e non goda di una certa stabilità istituzionale, non può considerarsi uno Stato in guerra come la Libia. Ciò che chiedono i migranti tunisini, la maggior parte giovani individui, é un lasciapassare da parte dell’Italia verso gli altri Paesi europei. Hanno affrontato il pericolo di un viaggio in mare verso la penisola italiana per migliorare le loro condizioni economiche e raggiungere parenti e amici in territorio europeo. Non vogliono quindi restare in Italia, Paese che é considerato di transito ed hanno come meta soprattutto la Francia, la Germania e il Belgio.

Il governo italiano punta anche su questo punto per liberarsi di quello che considera un problema : concedere infatti un permesso di soggiorno temporaneo ai tunisini permetterebbe loro, secondo l’Italia, di potersi muovere liberamente per gli altri Paesi europei grazie al Trattato di Schengen. I tunisini ad ogni modo sono considerati una presenza scomoda di cui si vorrebbe fare a meno, in quanto si ritiene che tra di essi ci possano essere individui evasi dalla carceri tunisine durante la rivoluzione. Ed é per questa ragione che l’Italia cerca soluzioni ed appoggi sia guardando al Nord che guardando al Sud. Se da una parte si é infatti cercato un accordo con la Tunisia, inizialmente smentito dal ministero degli esteri tunisino, in modo tale che il governo di Tunisi collaborasse per bloccare gli sbarchi  e per permettere i rimpatri, dall’altra si sono cercati accordi con la Francia affinché accettasse l’ingresso nei propri territori degli immigrati in transito dall’Italia e che collaborasse anche essa, dando una mano nel controllo del Mediterraneo. La soluzione quindi per il governo italiano sarebbe quella di rimpatriare i tunisini, e i primi rimpatri stanno già avvenendo, e quella di chiedere l’aiuto e il sostegno agli altri Stati europei e all’Unione Europea.

Ciò che é stato stabilito quindi con la Tunisia é che i tunisini arrivati dopo la firma dell’intesa verranno rimpatriati, gli altri arrivati tra il 1 gennaio 2011 e il 5 aprile 2011 possono vedersi concesso un permesso di soggiorno temporaneo, che gli possa dare il permesso di circolare per il territorio europeo in base al Trattato di Schengen. Questa punto però é ostacolato dalla Francia che non accetta gli immigrati arrivati dall’Italia, cosi come é successo per tutti quelli che hanno cercato di superare la frontiera francese passando da Ventimiglia.

Gli attriti tra Francia ed Italia cominciano a farsi forti, tanto che il Ministro degli Affari Interni italiano afferma che chi non accetta i migranti dovrebbe uscire da Schengen.

L’Unione Europea però ha ribadito durante l’incontro dei Ministri degli Interni dei Paesi europei dell’11 aprile in Lussemburgo che l’Italia non può contare sull’aiuto europeo e che la cosidetta « condivisione del fardello » non si può stabilire per quanto riguarda gli immigrati economici, ma solo con i profughi richiedenti e aventi diritto all’asilo politico. Se da una parte l’Europa si é dimostrata propensa ad accettare i profughi provenienti dalla Libia, nel caso ci fosse l’esigenza, dall’altra ha ribadito un secco no davanti alle richieste italiane di farsi carico degli immigrati clandestini.

Questa questione era già stata portata alla ribalta dal Commissario europeo per gli Affari Interni Cecilia Malstroem in una lettera al governo italiano : il decreto messo in essere dall’Italia per concedere un permesso temporaneo ai migranti non fa scattare la libera circolazione concessa da Schengen. L’Italia quindi può contare solo sulla solidarietà espressa dai singoli Stati e non su obblighi derivanti dai Trattati europei. Inoltre non é solo la Francia a non assecondare le richieste italiane, ma anche la Germania e la Spagna ritengono che l’Italia possa e debba riuscire ad affrontare la questione da sola. Tutto ciò ha portato ad un malcomento da parte del governo italiano che ha espresso la sua delusione nei confronti dell’Europa minacciando che se non esiste solidarietà non ha senso l’unità europea. Punto che é stato subito contraddetto dal Presidente della Repubblica Napolitano che non permette che si scherzi sull’Europa.

Se da un lato c’é da dire che l’Unione Europea dovrebbe riuscire a parlare con una voce sola, dall’altro bisogna sottilineare che l’Italia non può richiamare l’attenzione dell’Europa solo quando ne ha l’interesse, se ad esempio un partito che é all’interno del governo guarda sempre più al regionalismo che all’europeismo. L’italia quindi risente anche delle divisioni che ci sono al suo interno e paga ciò con l’isolamento esterno che sta subendo. Il governo francese dal canto suo sta adottando una linea dura riguardo alla questione migratoria per potere ottenere consensi in vista delle prossime elezioni, la Germania invece rimane salda nelle sue convinzioni in quanto non capisce perchè l’Italia si spaventi davanti a circa 25000 immigrati arrivati, se il Paese tedesco durante la crisi dell’Ex-Jugoslavia ha fatto fronte all’arrivo di 600000 profughi senza contare sull’aiuto italiano.

L’Italia in ogni caso é sempre più sola e il governo sta creando un certo allarmismo per spostare le attenzioni dell’opinione pubblica facendo leva sulle paure della gente. Se da una parte la questione migratoria appare un’emergenza quando si tratta di migliaia di persone ammassate in un solo posto, dall’altra é necessario trovare una soluzione che sicuramente non é quella di sparare ai barconi che arrivano nelle acque italiane, cosi come é stato proposto dall’europarlamentare italiano Speroni, in quanto prima di tutto bisogna ricordarsi che si ha a che fare con degli esseri umani.

*Carla Francesca Salis è dottoressa in Scienze Politiche (Università di Cagliari)

*Le opinioni espresse nell’articolo sono dell’Autrice e in alcune parti potrebbero non coincidere con quelle di “Eurasia”


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