MAURIZIO ROSSI, LA RIVOLUZIONE TEDESCA Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2024, pp. 208, € 20,00

All’interno del vasto e per molti versi ormai fossilizzato panorama degli studi sul Novecento europeo, il volume La rivoluzione tedesca di Maurizio Rossi si impone come un tentativo coerente, lucido e filologicamente motivato di riapertura del dibattito intorno al nazionalsocialismo, interpretato non più come semplice aberrazione storica, ma come espressione organica di un moto rivoluzionario radicato nella crisi terminale della modernità liberale. Opera densa e rigorosa, essa sfida senza proclami lo stato presente della storiografia, proponendo una disamina dottrinale che rifugge sia l’agiografia apologetica sia la demonizzazione meccanica.

Il punto d’avvio è una constatazione ormai evidente per chi non abdichi alla funzione critica della ragione storica: il nazionalsocialismo, lungi dall’essere un mero accidente patologico del secolo breve, rappresentò una forma compiuta di rivoluzione politico-sociale, il cui sostrato ideologico non può essere compreso se non all’interno della dialettica profonda tra disintegrazione borghese, ricerca di totalità comunitaria e volontà di rifondazione integrale dell’ordine europeo. Rossi ricostruisce con cura questo impianto teorico, mostrando come la Weltanschauung hitleriana, lungi dall’essere un pastiche irrazionalistico, si radicasse in una visione del mondo coerente, fondata su princìpi identitari, organici e spirituali.

Uno dei meriti maggiori dell’opera risiede nella sua capacità di illuminare il nesso tra rivoluzione nazionale e giustizia sociale, tra ethos comunitario e critica al liberalismo individualista. Rossi evidenzia come la Volksgemeinschaft, lungi dall’essere un semplice slogan propagandistico, costituisse il cuore ideologico della rivoluzione tedesca: una comunità di popolo unita non dalla volontà contrattuale degli individui, ma da vincoli storici, culturali e spirituali. In tal senso, il nazionalsocialismo si colloca, secondo l’autore, al crocevia tra la rivoluzione conservatrice e il socialismo nazionale, fondendo elementi della tradizione con esigenze di giustizia sociale radicale.

Ampio spazio è dedicato alla critica dell’economia di mercato e del dominio finanziario, denunciati come strumenti di dissoluzione della comunità organica e di asservimento delle masse. Lungi dall’essere una mera reazione xenofoba, il progetto economico del Terzo Reich viene analizzato come tentativo di emancipazione dal capitalismo internazionale, attraverso la restaurazione di una sovranità economica fondata sul lavoro, sulla produzione nazionale e sull’autarchia. La lettura che Rossi propone delle riforme sociali attuate nel periodo tra il 1933 e il 1939 si distingue per acume interpretativo e sobrietà analitica: esse non vengono esaltate in modo acritico, ma interpretate alla luce di un disegno politico teso a ricomporre l’unità del popolo al di là delle classi, senza cadere nel collettivismo marxista.

Degna di nota è anche la sezione in cui l’autore affronta la genesi simbolica della rivoluzione tedesca, individuando nel mito politico di Leo Schlageter uno dei paradigmi fondativi della nuova identità nazionale. Rossi mostra come il sacrificio del giovane militante, innalzato a figura eroica e redentrice, abbia costituito uno degli snodi attraverso cui il nazionalsocialismo ha potuto radicarsi nel profondo della coscienza tedesca postbellica, ferita da Versailles, umiliata nell’onore e deprivata di sovranità.

Ma il valore più duraturo del saggio risiede forse nella sua capacità di restituire al nazionalsocialismo la sua dimensione metapolitica. Al di là delle contingenze storiche e delle responsabilità politiche, Rossi propone una lettura in chiave di civiltà, per quanto paradossale essa possa apparire al lettore odierno: il Terzo Reich viene qui interpretato come tentativo ultimo di fondare un ordine europeo alternativo, antimoderno, gerarchico, spirituale, capace di opporsi alla disgregazione nichilistica dell’Occidente liberale. In questa prospettiva, la contrapposizione tra terra e mare, tra potenza tellurica e dominio mercantile, acquista un significato geopolitico decisivo. Il conflitto con l’Inghilterra e gli Stati Uniti, potenze marittime per eccellenza, viene così riletto come epifenomeno di un antagonismo più profondo: quello tra l’ordine della tradizione e la dissoluzione universalista.

Rossi dimostra una notevole familiarità con gli autori della Konservative Revolution tedesca, da Moeller van den Bruck a Jünger, da Spengler a Niekisch. Il suo approccio non è compilativo, bensì interpretativo: egli individua nel nazionalsocialismo non una semplice applicazione di quelle teorie, ma il loro precipitato politico, la loro concretizzazione, sia pure distorta, in un progetto statuale. In tal senso, il libro si colloca anche come riflessione implicita sul nesso tra pensiero e potere, tra teoria politica e azione rivoluzionaria.

Il linguaggio adottato da Rossi è netto, talvolta tagliente, ma sempre sorvegliato e alieno da ogni concessione emotiva. Lo stile è asciutto, alieno da orpelli, e predilige l’argomentazione logica alla suggestione retorica. Ne risulta un testo che, pur nella sua densità concettuale, si lascia seguire con attenzione e profitto, anche grazie alla struttura tematica ben organizzata e alla chiarezza dell’impianto teorico.

La Rivoluzione Tedesca non è un libro per tutti. Esso richiede al lettore una certa abitudine alla riflessione controcorrente, una disposizione a interrogare la storia al di fuori dei paradigmi morali e delle categorie giuridiche della vittoria. Ma proprio per questo costituisce un contributo prezioso a una comprensione più autentica e profonda del XX secolo, la cui eredità, sotto molti aspetti, non ha ancora cessato di agire nel presente.

In un tempo in cui la libertà di pensiero è spesso confusa con il conformismo del discorso pubblico, e la storiografia è ridotta a strumento pedagogico del potere, opere come quella di Rossi rappresentano una salutare eccezione. Esse non pretendono di imporre una verità alternativa, ma esigono che ogni lettura della storia sia fondata sul rigore, sulla conoscenza e sulla capacità di pensare altrimenti.


Per acquistare il libro: https://www.insegnadelveltro.it/la-rivoluzione-tedesca/


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