Questo articolo di Jürgen Graf (1951-2025) fu pubblicato nel “Bulletin de l’Association Vérité et Justice”, n° 33, ottobre 2004.
“Per arrivare al Nuovo Ordine Mondiale, dobbiamo saper trarre le lezioni dall’Olocausto”
(Ian Kagedan, dirigente del B’nai B’rith,
“Toronto Sun” del 26 novembre 1991)
Trasformazione dell’Olocausto in religione
La storia ufficiale dell’Olocausto è impossibile da difendere con argomenti razionali tante sono le assurdità che ne emergono. Ci chiedono di credere alla Fata Morgana, ad un enorme massacro in questi edifici della morte che non avrebbe lasciato assolutamente alcuna traccia, niente documentazione, niente ossa, niente denti, niente cenere. Niente! Inoltre, ci chiedono di credere che gli Alleati, i quali disponevano di una vasta rete di informatori in tutta Europa e di una importante spia all’interno dell’alto comando tedesco (l’Ammiraglio Canaris che comandava i servizi di informazione militare), non sapevano niente di questo gigantesco genocidio prima della fine della guerra, non avendo potuto far niente per mettervi fine. Infine ci chiedono di credere che gli ebrei di Polonia, epicentro dell’Olocausto, non sapevano niente delle camere a gas di Auschwitz fino all’Agosto del 1944, altrimenti di ebrei del ghetto di Lodz non sarebbero andati volentieri ad Auschwitz, ciò che invece hanno fatto come lo racconta Raul Hilberg nella sua opera riguardante l’Olocausto Die Vernichtung der europaeischen Juden (La distruzione degli ebrei europei) pag. 543-544.
Dato che il sistema delle democrazie occidentali, controllato dai sionisti, è totalmente incapace di smentire i revisionisti con gli argomenti, ha fatto ricorso alla censura e alla forza bruta per ridurre al silenzio questi pericolosi eretici. Intanto gli ebrei trasformano l’Olocausto in una religione. Si tratta di una strategia molto astuta, poiché, come fa notare in modo pertinente Robert Faurisson, non si può confutare una religione con argomenti scientifici. Ed è così che i musei e altri luoghi della memoria dell’Olocausto, che spuntano come funghi in tutta l’America e l’Europa, sono veri e propri templi della nuova religione e i “sopravvissuti di professione”, come Elie Wiesel, sono i sacerdoti di questa nuova religione. Secondo Peter Novick, “Wiesel sembra aver convinto molti ebrei a trattare l’Olocausto come una specie di ‘religione del mistero’, nella quale i sopravvissuti godono di una autorevolezza privilegiata (sacerdotale) per interpretare il mistero”[1]. Un altro grande sacerdote del culto dell’Olocausto, Simon Wiesenthal, va oltre: “Quando ognuno di noi si presenterà davanti ai Sei Milioni, ci chiederanno che cosa ne abbiamo fatto nelle nostre vite. Io dirò: non vi ho dimenticato“[2]. Ogni domanda critica sull’Olocausto è proibita perché è una blasfemia, è causare un dolore immenso alle eterne vittime della persecuzione, gli ebrei, e vuol dire tentare di discolpare il nazionalsocialismo, l’ideologia più diabolica di tutti i tempi perché ha voluto l’Olocausto. Nella Germania odierna è considerato inammissibile paragonare l’Olocausto alle atrocità dei tiranni comunisti come Stalin o come il dittatore cambogiano Pol Pot, in quanto tale paragone viene interpretato come una “relativizzazione” o come una “banalizzazione” del peggior crimine della storia dell’umanità. Il propagandista sionista francese Claude Lanzmann, autore di un film anestetizzante sull’Olocausto (il titolo è “Shoah” che significa “catastrofe”, spesso utilizzato dagli ebrei come sinonimo di “Olocausto”) non tenta nemmeno di nascondere che il culto dell’Olocausto deve sostituire il cristianesimo.
Se Auschwitz è tutt’altra cosa che uno degli orrori fra tanti altri nella storia, se sfugge alla banalità del male, allora il cristianesimo trema sulle sue fondamenta. Il Cristo è il figlio di Dio nella misura in cui oltrepassa la condizione umana, nella quale ha subito le più atroci sofferenze.
Se Auschwitz è reale, c’è una sofferenza umana priva di comune misura con quella del Cristo, con la quale il Cristo stesso non può misurarsi. In questo caso il Cristo è un impostore. Auschwitz è la confutazione del Cristo[3]. Oggi un discreto numero di ebrei non crede più in Dio, ma tutti, o quasi, credono ai “Sei Milioni”. Le alte autorità sioniste sfruttano astutamente l’Olocausto per unire gli ebrei nel mondo mantenendoli in uno stato di permanente isteria e di follia della persecuzione, insinuando che solo restando uniti gli ebrei potranno impedire ogni minaccia di Olocausto.
Chiaramente pochissimi non ebrei sono disposti ad abbracciare questa religione sinistra dell’Olocausto. Se la stragrande maggioranza degli occidentali crede ancora che la versione ufficiale dell’Olocausto sia vera nel suo insieme (anche se vi sono riserve in merito ai numeri che ritengono un po’ gonfiati), ne hanno più che abbastanza degli eterni piagnistei a proposito delle vittime ebraiche e delle sofferenze ebraiche. Semplicemente non ne vogliono più sentir parlare. In Germania sondaggi di opinione hanno dimostrato che un’ampia maggioranza della popolazione era contraria al progetto di un Memoriale dell’Olocausto a Berlino (al quale nessun partito politico, nessuna personalità politica di primo piano e nessun giornale importante ha osato opporsi). Nel loro animo gli uomini politici sono probabilmente anch’essi disgustati come il resto della popolazione da questa litania olocaustica incessante, ma non possono assolutamente permettersi di lasciare che i revisionisti si esprimano, perché questi scuoterebbero le fondamenta stesse del sistema “democratico” cui i politici devono la loro carriera e la loro fortuna.
Il ruolo dell’Olocausto nel mondo dopo il 1945
Le conseguenze politiche dell’Olocausto dal 1945 sono state notevoli. Quando parlo di Olocausto non mi riferisco ad un fatto storico, poiché lo sterminio degli ebrei in macelli chimici non si è mai verificato; ma nella mente delle persone questo sterminio risulta reale quanto la Seconda Guerra Mondiale e le piramidi d’Egitto, mentre veri e propri genocidi come la carestia provocata artificialmente in Ucraina dai comunisti nel 1932-1933, e che è costata la vita a milioni di persone, vengono semplicemente dimenticati. Esaminiamo con attenzione le conseguenze.
La creazione dello Stato d’Israele
“Senza Olocausto non ci sarebbe lo Stato Ebraico”. Questa dichiarazione è stata formulata da un ebreo, Robert Goldman[4]. Goldman aveva ragione. Senza l’Olocausto il mondo non avrebbe mai permesso la creazione di uno Stato ebraico in Palestina tre anni dopo la fine della guerra, mentre a quell’epoca l’era coloniale arrivava al suo termine. I britannici avevano già deciso di concedere l’indipendenza all’India, mentre decine di territori asiatici e africani procedevano a liberarsi della tutela dell’uomo bianco. Mentre altre potenze coloniali si apprestavano a dare l’indipendenza alle loro colonie, si permetteva agli ebrei di intraprendere un’avventura coloniale per eccellenza, con la benedizione congiunta dell’Occidente e dell’Unione Sovietica. Per assicurarsi che il loro Stato avesse una maggioranza di ebrei, i sionisti agirono con una brutalità spietata: villaggi interi furono rasi al suolo, migliaia di arabi furono assassinati (Deir Yassin fu uno di questi massacri) e un grande numero di palestinesi fu espulso dalla terra dei loro avi. Coloro che restarono sul posto sono stati oggetto di una violenta repressione. Secondo il settimanale svizzero filosionista “Die Weltwoche” del 22 ottobre 1992 non meno di 15.000 prigionieri palestinesi languivano nelle prigioni israeliane in quell’anno, mentre la pratica della tortura fu ufficialmente approvata dalla Corte Suprema israeliana nel novembre 1996.
Nel momento in cui scrivo, soldati israeliani sparano ogni giorno su manifestanti palestinesi disarmati, fra i quali molti bambini. Il terrorismo ebraico nella Palestina occupata non è incoraggiato né approvato dall’opinione pubblica mondiale, ma lo si tollera. Dopo tutto, il popolo ebraico ha bisogno di una patria per tutelarsi da un nuovo Olocausto sempre possibile; e poi, cosa sono le sofferenze dei palestinesi paragonate a quelle degli ebrei sotto Hitler?
Non facciamoci però illusioni: finché l’Occidente crederà ai sei milioni e alle camere a gas, per principio sosterrà sempre Israele, anche se disapprova il trattamento inflitto ai palestinesi ritenuto inutilmente crudele. Senza assistenza esterna, lo Stato parassita sionista non potrebbe fare ciò che sta facendo. Le sue principali risorse consistono nei sostegni finanziari provenienti dall’America, nel sostegno della comunità ebraica internazionale e nelle riparazioni tedesche. Secondo fonti ufficiali, la Repubblica Federale Tedesca nel 1992 aveva pagato 85,4 miliardi di marchi[5], ma in realtà la cifra è molto più elevata. Inoltre, Israele ha beneficiato di forniture di beni di ogni tipo. Nahum Goldmann, ex presidente del Congresso Mondiale Ebraico, non lo nascondeva quando scriveva: “Senza le riparazioni tedesche, che hanno iniziato ad intervenire nel corso dei primi dieci anni dell’esistenza di Israele, quest’ultimo non avrebbe nemmeno la metà delle sue attuali infrastrutture. Tutti treni in Israele sono tedeschi, le navi sono tedesche, anche l’elettricità e gran parte dell’industria sono tedesche”[6]. Nel 1999 la Germania ha fornito a Israele dei sottomarini ultramoderni con capacità di lancio di missili nucleari. Gli israeliani non hanno sborsato un solo centesimo: i sottomarini rappresentavano un nuovo dono ad espiazione dell’Olocausto.
Immunità degli ebrei da ogni critica
Prima del 1945 era ancora possibile criticare gli ebrei. Oggi non più. La minima critica riguardante la potenza e l’arroganza ebraica, come menzionare la notevole influenza degli ebrei nei media occidentali, il numero sproporzionato di ebrei nei vari governi americani o il comportamento sfacciato del Consiglio Centrale Ebraico in Germania, viene riportata con toni allarmistici e allusioni ad Auschwitz. Ad esempio, per vedere quanto questa intimidazione sia efficace, pensiamo ad una delle organizzazioni criminali più spietate, la cosiddetta “Mafia russa”. È risaputo che i suoi capi sono ebrei e che hanno spesso il passaporto israeliano. Possiamo trovarne la dimostrazione inconfutabile nel libro di Juergen Roth, Die Russen-Mafia (Rasch und Roehring, Amburgo, 1996). L’autore ha dato come titolo alla sua opera “La Mafia Russa” poiché se l’avesse intitolato “La Mafia Ebraica” si sarebbe ritrovato in una prigione tedesca e il suo libro sarebbe stato bruciato. Nella Russia odierna, cinque o sei dei sette grandi “oligarchi” che hanno costruito la loro favolosa fortuna col denaro rubato al popolo russo, sono ebrei. Questo non viene mai detto dia media occidentali.
Incitamento al disprezzo della Nazione tedesca
Dal 1945 i tedeschi sono stati marchiati a fuoco col marchio della vergogna. Il disprezzo e l’odio di sé sono tendenze dominanti, mentre il rispetto della patria e il patriottismo vengono visti con disprezzo. Dopo la guerra contro l’Irak, nel 1991, George Bush padre, allora Presidente degli Stati Uniti, parlò pubblicamente di un “Nuovo Ordine Mondiale” senza dare ulteriori precisazioni.
In effetti, questo Nuovo Ordine Mondiale significa che gli Stati Uniti, in qualità di superpotenza incontrastata, può imporre la sua politica e i suoi discutibili valori a tutti gli altri paesi. E l’America oggi è amministrata in larga parte dagli ebrei. (Anche se l’influenza degli ebrei è meno invasiva nel Partito Repubblicano che nel Partito Democratico, questo non impedisce agli ebrei di possedere quasi tutti i grandi media, così che nessun presidente repubblicano ha i mezzi per governare contro di loro. Nessuno può governare contro i media; Richard Nixon lo ha imparato a sue spese!)
Cosa accadrebbe se l’Olocausto si rivelasse un’impostura?
Se l’Olocausto venisse pubblicamente definito come una vera impostura, se nel mondo si venisse a sapere che gli ebrei furono indiscutibilmente perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale ma che non ci fu alcun tentativo di sterminio, che le fabbriche della morte, ossia le camere a gas e i camion a gas, erano una fandonia raccontata dagli ebrei e che la cifra di sei milioni è un’esagerazione inverosimile, il “Nuovo Ordine Mondiale” di ispirazione sionista scomparirebbe. La Germania diventerebbe ingovernabile, i tedeschi proverebbero odio e disprezzo per i loro politici, i loro intellettuali e i loro giornalisti, colpevoli di averli ingannati e umiliati quotidianamente. L’insieme dei poteri costituiti di questo paese verrebbe totalmente discreditato. E i rappresentanti di questi poteri lo sanno bene. Il 15 agosto 1994 il giornalista Patrick Bahners commentava il processo al revisionista Guenter Deckert incarcerato per “negazionismo”, scrivendo sul quotidiano “Frankfürter Allgemeine Zeitung”: “Se l’affermazione sull’Olocausto di Deckert fosse giusta, allora la Repubblica Federale Tedesca sarebbe fondata su una menzogna. Ogni discorso presidenziale, ogni minuto di silenzio, ogni libro di storia sarebbero una menzogna. Conseguentemente, negando il genocidio degli ebrei, Deckert contesta la legittimità della Repubblica Federale Tedesca”. La domanda non poteva essere posta meglio. Opinionisti tedeschi affermano ormai apertamente che l’Olocausto è il fondamento dello Stato tedesco dopo la guerra. Una citazione dell’autorevole giornale “Die Welt” (28 aprile 1994) lo conferma: “Chiunque neghi la verità dei campi di sterminio nazionalsocialisti rinuncia ai fondamenti sui quali la Repubblica Federale è stata costruita”. Ma anche in altri paesi occidentali il credo nel preteso “sistema democratico” verrebbe profondamente scosso, in quanto ci si chiederebbe perché questa commedia è stata tenuta in piedi a suon di censura e di terrore per decenni. Le conseguenze di una rivelazione pubblica dell’impostura dell’Olocausto sarebbero tanto gravi per il sistema occidentale nel suo insieme, quanto catastrofiche e irrimediabili per la comunità ebraica internazionale e per lo Stato d’Israele. Ci sarebbe un’ondata mondiale di antiebraismo e nessun non ebreo darebbe più il suo sostegno allo stato sionista parassita. Le riparazioni tedesche cesserebbero da un giorno all’altro e gli Stati Uniti ridurrebbero talmente il loro sostegno finanziario a Israele che questi fallirebbe in meno di un anno. Gli ebrei d’Israele sarebbero completamente demoralizzati e capirebbero subito che, fondato su una menzogna così enorme, il loro Stato non avrebbe più alcun diritto morale all’esistenza. Siccome la religione dell’Olocausto, che unisce gli ebrei di tutto il mondo, crollerebbe, la solidarietà internazionale verso gli ebrei apparterebbe al passato. La rabbia dei Palestinesi assumerebbe dimensioni gigantesche, perché capirebbero che la rapina del loro paese e la strage dei loro bambini sono avvenuti in nome di una menzogna.
L’arma suprema contro il sionismo e lo Stato d’Israele
Da anni Israele è un paese assediato, ma dal punto di vista militare è ampiamente superiore ai suoi vicini, poiché gode del sostegno incondizionato degli Stati Uniti. Se uno Stato dovesse diventare forte al punto da minacciare seriamente Israele, con tutta probabilità verrebbe attaccato ed annientato militarmente dagli Stati Uniti (l’aggressione dell’America contro l’Irak ne è la prova). È poco probabile che la Russia si arrischi ad affrontare gli Stati Uniti a favore dei Palestinesi. È ammirevole l’eroismo dei combattenti della resistenza palestinese che non esitano a sacrificare le loro vite per liberare la patria dagli intrusi stranieri, ma, ad essere realisti, non hanno la minima possibilità di vincere. Gli israeliani hanno elicotteri e carri armati, mezzi che non si possono distruggere con sassi e fionde.
Quando si combatte un nemico, si dovrebbe sempre cercare il suo punto debole e questo punto, il tallone di Achille di Israele, è l’Olocausto al quale questo paese deve la sua esistenza. I revisionisti possono fornire agli avversari di Israele e del sionismo internazionale un’arma formidabile. Va detto che molti revisionisti sono ben lontani dall’essere spinti da considerazioni politiche. Alcuni di loro, Carlo Mattogno ne è un buon esempio, sono soltanto spinti da pura curiosità intellettuale, cioè vogliono stabilire ciò che realmente è successo agli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma anche se il revisionismo non è un movimento politico, le sue implicazioni politiche sono notevoli. I revisionisti si sforzano di scoprire la verità e la verità è il più mortale nemico di Israele e della comunità ebraica internazionale. Di conseguenza, i revisionisti lavorano obiettivamente contro Israele e il sionismo, anche se, soggettivamente, i loro scopi sono spesso di natura puramente scientifica e scevri di ogni ambizione politica. Questa è la ragione per la quale essi sono perseguitati e i loro libri vengono bruciati in diversi paesi. Visto il controllo totale dei media da parte degli ebrei e la crescente repressione antirevisionista in vari paesi occidentali, è veramente difficile per il revisionismo fare breccia. Noi revisionisti ci confrontiamo con una battaglia la cui difficoltà si spiega in parte con la totale mancanza di risorse finanziarie. Per fortuna la rete informatica, che gli ebrei non riescono ancora a censurare, ha enormemente migliorato le nostre possibilità di divulgare nel mondo le nostre ricerche, ma non dobbiamo farci troppe illusioni. Il fatto che un cittadino del mondo occidentale venga a conoscenza degli argomenti revisionisti non lo fa diventare automaticamente un attivista revisionista o antisionista. Il cittadino medio occidentale, e in particolare il cittadino tedesco, ha subito un lavaggio del cervello tale che la rivelazione brutale della verità potrebbe provocargli un trauma nervoso e crampi allo stomaco. L’ho constatato spesso io stesso. Altri accoglierebbero volentieri la verità sull’Olocausto; ma siccome sanno che il più piccolo sospetto di revisionismo causerebbe il loro ostracismo sociale, la loro rovina economica e la persecuzione giudiziaria, preferiscono non esserne implicati, il che sarebbe comprensibile. Tuttavia, se si vuole vincere la guerra contro coloro che uno dei miei amici russi ha definito “i nemici di Dio e dell’umanità”, non c’è altra soluzione che distruggere la Grande Menzogna, onde evitare che la Grande Menzogna distrugga noi. La conseguenza logica di tutto questo è che i paesi che sono veramente antisionisti e veri amici del popolo palestinese oppresso dovrebbero fare del revisionismo la loro principale priorità. Un carro armato costa milioni di dollari, eppure basta un solo soldato dotato di un missile per distruggerlo. I revisionisti sono in grado di fornire ai combattenti antisionisti della libertà un’arma che nemmeno un migliaio di missili riuscirebbero a distruggere.
Jürgen Graf
NOTE
[1] Peter Novick , L’Holocauste dans la vie américaine, Gallimard, 2001, pag. 287
[2] SImon Wiesenthal, Response, Vol. 20, N°1.
[3] “Les Temps Modernes”, dicembre 1993, pag. 132-133.
[4] “Frankfürter Allgemeine Zeitung”, 19 dicembre 1997, pag. 9.
[5] “Der Spiegel”, N° 18, 1992.
[6] Nahum Goldmann, Das Jüdische Paradox, Europäische Verlagsanstalt, Colonia, 1978, pag. 171.
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