Gaza, considerando le sue dimensioni e abitanti, è il luogo più bombardato della storia – nessun posto al mondo ha mai subito un bombardamento più feroce.

Oltre 100.000 tonnellate di bombe sono state sganciate su Gaza, un’area leggermente più piccola della città di Detroit (Michigan, USA), provocando la morte accertata di almeno 60.000 gazawi e il ferimento di centinaia di migliaia di persone1 – non sono dati esagerati.

Finora, tuttavia, sono sfuggite all’attenzione due cose: gli innegabili effetti di questi bombardamenti sull’ambiente e sulla salute degli israeliani e dei cittadini degli stati confinanti, e il potenziale danno al personale militare statunitense nella regione.

Un recente studio sulla fisica delle esplosioni – basato su dati declassificati del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, dati sulla temperatura delle deflagrazioni e conseguenti emissioni, analisi dei modelli dei venti, insieme a dati pubblicamente disponibili sugli effetti sanitari dell’11 settembre e informazioni raccolte da veterani statunitensi della Guerra del Golfo – porta a una conclusione scioccante.

Nel condurre questi attacchi aerei senza precedenti su Gaza, Israele sta di fatto bombardando sé stesso, con gravi conseguenze per la salute della propria popolazione2. Ciò che viene inflitto a Gaza non rimane confinato a Gaza.

I bombardamenti incessanti polverizzano pietre, metalli pesanti e corpi umani. La vaporizzazione di esseri umani sotto calore e pressione estremi si combina con polvere, vapore acqueo e particelle metalliche micronizzate e questa miscela, proiettata verso l’alto e aerosolizzata, viene sospinta dal vento oltre i confini, verso Israele e i paesi limitrofi3.

Il bombardamento illimitato di Gaza ha creato un circolo vizioso ecologico e biomedico senza precedenti. Israele espira morte su Gaza e inspira la Gaza che ha vaporizzato.

Bombardando la Striscia, Israele ne sta respirando le scorie belliche, insieme ai resti vaporizzati dei suoi nemici dichiarati. Le conseguenze esterne della violenza si interiorizzano. La sostanza dell’oppresso si fonde con quella dell’oppressore.

A livello clinico, l’inalazione di bioaerosol può compromettere il sistema immunitario umano4. Le particelle ultrafini provenienti dalla polvere di guerra non biologica possono attraversare la barriera emato-encefalica e contribuire all’instaurarsi di malattie neurodegenerative5.

Israele e i palestinesi condividono la stessa atmosfera. Respirano la stessa polvere di guerra – residui di esplosivi, fuliggine di carbonio e particelle micronizzate di gazawi vaporizzati.

La cremazione umana ha luogo a temperature comprese tra 760 e 980 gradi centigradi6. Le temperature di esplosione delle bombe sganciate su Gaza superano di gran lunga questo intervallo – bombe Mk 84: 2.480 °C; GBU-39: 2.690 °C; BLU-109: 2.000 °C7. Si consideri che gli altiforni per la fusione dell’acciaio operano a temperature comprese tra 1.370 e 1540 °C8.

Le persone che a Gaza si trovano all’epicentro di questi bombardamenti vengono istantaneamente trasformate in polvere, e questo fattore rende difficile determinare con precisione quante persone siano effettivamente morte a Gaza dall’ottobre 2023. Come si può ottenere un conteggio accurato dei corpi se questi sono diventati fumo e cenere?

Consideriamo l’11 settembre. Il numero totale dei morti confermati è 2.753. Quasi il 40% delle vittime non è mai stato identificato, poiché i loro corpi erano stati frammentati, vaporizzati o ridotti in polvere9.

Quando una bomba colpisce il suo bersaglio — per esempio una tendopoli — l’esplosione ad alta temperatura può vaporizzare completamente una persona, tanto che particelle microscopiche di DNA e molecole libere rimangono sospese nell’aria, mescolandosi con polvere e fumo sotto forma di bioaerosol10. Questi materiali biologici — DNA e grasso dei tessuti umani — si trasformano in carbonio, polvere nera e fumo. I residui minerali di ossa e denti, ridotti in polvere, si disperdono nell’aria. Frammenti di cellule, bolle contenenti grasso, ossa e filamenti di DNA spezzati viaggiano con il vento e tutto questo materiale biologico viene inalato anche a decine di chilometri di distanza dal luogo dell’esplosione11.

Non è solo il calore estremo a distruggere il corpo umano. La forza esplosiva di una bomba, in termini di chilogrammi per centimetro quadrato, può produrre vaporizzazione sul punto d’impatto, con un effetto paragonabile a quello di un aereo che si schianta al suolo ad alta velocità12. Poiché su Gaza sono state sganciate 100.000 tonnellate di bombe, la materia distrutta assume una forma diversa: quella di inquinanti altamente tossici trasportati nell’aria sotto forma di gas, polvere, vapore e particolato. Nello specifico, vengono rilasciate nell’aria quantità tossiche di cadmio, nichel, piombo, mercurio e arsenico, insieme a diossine, furani, PCB (policlorobifenili), IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e COV (composti organici volatili)13. Un calcolo stima che 100.000 tonnellate di bombe, esplose in un’area densamente popolata, possono generare tra 800.000 e 1.200.000 tonnellate di materiali inquinanti14. Aggiungendo a questo la polvere dei resti umani dei gazawi, il risultato sarà una quantità enorme di materiale tossico e inquinante trasportata dal vento direttamente verso Israele – in particolare nelle regioni centrali e settentrionali – e molto oltre.

Gli effetti di una rovinosa esplosione in area urbana sulla salute sono noti e documentati. Un mese dopo l’11 settembre, gli abitanti di Manhattan iniziarono a sviluppare tosse cronica. Uno studio longitudinale sui membri dei vigili del fuoco di New York (FDNY) intervenuti sul posto ha rivelato che, dopo sei mesi, molti di essi iniziarono a soffrire di bronchite cronica; altri manifestarono l’insorgenza di fibrosi polmonare15. Due anni dopo l’11 settembre, si registrò un’incidenza maggiore di tumori alla tiroide, alla prostata, al seno e altri tra coloro esposti ai contaminanti. Sintomi neurodegenerativi precoci, simili all’Alzheimer, si presentarono dopo cinque anni o più16.

Sulla base dei dati epidemiologici relativi a persone vicine alla zona colpita l’11 settembre, è possibile prevedere il manifestarsi di analoghi effetti in Israele. La popolazione di Sderot, Netivot, Be’er Sheva — tutte località a breve distanza da Gaza — è ad alto rischio di effetti negativi a lungo termine dovuti ai bombardamenti. Ashkelon e Tel Aviv sono state esposte a danni ambientali, così come il nord di Israele e persino la Giordania.

Sebbene il ministero della Protezione ambientale israeliano gestisca stazioni di monitoraggio dell’aria in siti prossimi a Gaza, sarebbe utile, data l’intensità dei bombardamenti, verificare se gli effetti dell’inquinamento bellico siano resi noti alla popolazione israeliana17.

Considerati i livelli senza precedenti dei bombardamenti a Gaza, i tipi di bombe utilizzate, il loro potere esplosivo, l’entità della distruzione materiale, l’elevatissimo numero di vittime e la produzione di grandi pennacchi di fumo nero contenenti il materiale genetico di gazawi bruciati e vaporizzati, si presume verosimilmente che la popolazione di Israele — al di là del confine di Gaza — sperimenterà un aumento di malattie respiratorie, patologie polmonari simili all’asma e un picco di tumori, come diretta conseguenza dell’esposizione a sostanze tossiche aerodisperse presenti a livello microscopico18. Inoltre, la continua ricircolazione del vento attraverso l’inferno in cui Gaza è stata ridotta contribuirà a sollevare e ridistribuire gli agenti contaminanti – provenienti dagli oltre 50 milioni di tonnellate di macerie – dalla terra di Gaza a quella d’Israele.

Ma, oltre al sud e al centro di Israele, anche altre regioni ne verranno colpite, in varie forme e fasi di gravità: Giordania occidentale, penisola del Sinai nord-orientale, Egitto settentrionale (Delta del Nilo e Cairo), Libano, Cipro, Siria sud-occidentale, Arabia Saudita nord-occidentale, Turchia sud-orientale, Creta, Grecia, Sicilia e Malta – senza dimenticare che la salsedine può trasportare particelle aerosolizzate attraverso tutto il Mar Mediterraneo19. E proprio nel Mediterraneo orientale gli Stati Uniti hanno un numero considerevole di forze navali, tra cui le due portaerei USS Dwight D. Eisenhower e USS Gerald R. Ford, nonché numerose altre navi d’assalto20. Installazioni militari statunitensi sono presenti anche in Turchia (Incirlik) e in Italia (Napoli), oltre che a Cipro e in Qatar, Bahrein, Kuwait, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti. Tutte le installazioni sono esposte ai pericoli dell’inquinamento da “polvere di guerra” a causa dei bombardamenti di Gaza21.

Conosco bene le conseguenze negative sulla salute subite dai militari statunitensi che hanno prestato servizio nella Guerra del Golfo (1990-1991): molti reduci sono arrivati nel mio ufficio al Congresso lamentando dolori costanti e un quadro complesso di sintomi neurologici, muscoloscheletrici, gastrointestinali e respiratori, tutti ignorati o insabbiati dal Dipartimento della Difesa. Come membro del Congresso, nonostante le obiezioni del Dipartimento della Difesa mi feci portavoce dei militari affetti da quella che divenne nota come Sindrome del Golfo, una condizione multisintomatica ancora oggi riscontrabile in quasi 245.000 veterani22. Bernie Sanders23 e io ci siamo battuti al Congresso per ottenere finanziamenti per la ricerca sulla Sindrome, oggi riconosciuta come patologia invalidante correlata alla guerra24.

Quando si osservano gli effetti – catastrofici e misurabili – che i teatri di guerra possono avere sui militari e sui civili coinvolti, riscontrabili sia in coloro che si trovavano in prossimità degli attacchi dell’11 settembre sia nei sopravvissuti all’indifendibile bombardamento distruttivo su Gaza, si può arrivare a comprendere quanto sia fallace l’idea del “contenimento” della guerra e perché affermo qui che Israele sta bombardando sé stesso.

La distruzione di Gaza ha creato una crisi sanitaria umana che non può più essere ignorata.

 

Deve esserci un cessate il fuoco immediato su basi umanitarie ed ecologiche.

  • L’ONU deve affrontare con urgenza il collasso del sistema sanitario pubblico palestinese, incluse le implicazioni relative al sorgere di malattie respiratorie e tumori tra i sopravvissuti.
  • L’ONU deve guidare una valutazione transfrontaliera ambientale e sanitaria delle implicazioni immediate e a lungo termine della polvere di guerra, che includerà analisi transfrontaliere degli effetti tossici sull’ambiente.
  • Devono essere istituite stazioni di monitoraggio. Il mondo ha il diritto di sapere cosa c’è nell’aria che respira.

 

Il diritto internazionale umanitario e ambientale deve, finalmente, essere applicato.

I rappresentanti dell’ONU devono tracciare una via d’uscita da questa impasse.

Israele e gli Stati Uniti devono considerare le conseguenze di vasta portata della decisione di attaccare e bombardare la popolazione di un altro paese.

La mentalità distorta che giustifica l’annientamento dei gazawi è ora uno spettro che incombe sul mondo intero e che rivolge le sue macabre attenzioni verso l’Iran.

Per Gaza non si prendono in considerazione né i diritti umani né la compassione. Allora, forse, si può ricorrere all’istinto di conservazione come mezzo per fermare i bombardamenti, una volta per tutte.

 

* Studio forense sulle conseguenze autoinflitte della guerra moderna di Dennis Kucinich (Traduzione di Alessandra Colla).


NOTE

  1. UNOSAT Gaza Strip 7th Comprehensive Damage Assessment, May 31, 2024.
  2. DDESB Blast Effects Computer, DoD, June 11, 2018.
  3. Milgram, “Journal of Abnormal and Social Psychology”, 1963.
  4. Oberdörster et al., Particle and Fibre Toxicology, 2005.
  5. Calderón-Garcidueñas et al., Brain and Cognition, 2008.
  6. CANA Position Statement, 2022.
  7. Department of the Army, Military Explosives, TM 9-1300-214, 1990.
  8. World Steel Association, LCA Eco-profile, 2023. [Mk 84 sta per Mark 84, bomba a caduta libera di produzione statunitense entrata in servizio al tempo della guerra del Vietnam; con un peso di oltre 900 kg, è in grado di aprire un cratere di circa 15 m di diametro e 11 m di profondità; può penetrare corazze di metallo (spessore fino a 28 cm) o di calcestruzzo (spessore superiore ai 3 m) spargendo schegge e frammenti in un raggio di 360 m. GBU-39 sta per GBU-39 Small Diameter Bomb (bomba di piccolo diametro), una classe di bombe guidate plananti compatibili con gran parte degli aerei da combattimento statunitensi. BLU-109 (Bomb Live Unit) è una bomba anti-bunker, progettata per penetrare rifugi in cemento e strutture rinforzate prima di esplodere al loro interno; è in dotazione anche alle forze armate di Arabia Saudita, Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Grecia, Israele (gli Stati Uniti gliene hanno consegnate 100 alla fine del 2023), Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Pakistan e Regno Unito. (n.d.t.)].
  9. NYC Office of Chief Medical Examiner, 2023.
  10. Møller et al., “Journal of Heredity”, 2013.
  11. Block & Calderón-Garcidueñas, Trends in Neurosciences, 2009.
  12. DoDM 4145.26, DoD, March 13, 2008.
  13. UNEP, From Conflict to Peacebuilding, 2009.
  14. NATO RTO-TR-071, Urban Operations 2020, 2024.
  15. FDNY WTC Health Program, 15-Year Report, 2007.
  16. Mount Sinai WTC Health Registry, 2021.
  17. Israeli Ministry of Environmental Protection, Air Quality Reports, 2024.
  18. WHO, Health Effects of PM, 2013.
  19. EUMETSAT, Dust Transport Models, 2023.
  20. USNI News, Carrier Deployments, June 2024.
  21. Wikipedia, “U.S. Overseas Military Bases”, 2024.
  22. VA Gulf War Research Reports, 2008–2024.
  23. Bernie Sanders (1941-) è un politico statunitense, senatore per il Vermont in carica dal 2007. Fortemente contrario alla Guerra del Golfo (1991), nella convinzione che il conflitto avrebbe portato all’instabilità regionale e a un elevato costo umano, dal 2013 al 2015 è stato presidente della Commissione per i Veterani. (n.d.t.)
  24. CDMRP Gulf War Illness Research Program, ongoing since 2006.

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