Nel 1918, con la firma dell’armistizio, finiva la guerra mondiale e la Germania, tramite il seguente Trattato di Versailles, venne punita come sconfitta e colpevole. Le sanzioni economiche, le riparazioni, le espropriazioni territoriali, saranno un colpo mai dimenticato. In quel periodo da più parti della società tedesca si parlò di “pugnalata alla schiena”: questa definizione indicava come fu il fronte interno prima ancora della sconfitta dei militari sul campo ad aver tradito il popolo tedesco, portandolo alla disfatta.
Molte similitudini potrebbero richiamare quel periodo storico. E oggi più di ieri si potrebbe indicare una “pugnalata alla schiena” portata avanti dagli statisti europei, così come dall’apparato intellettuale e mediatico, ma non più per il tramite della sola Germania, bensì direttamente verso tutta l’Europa. In questo comportamento suicida e anti europeo troveremo settori dell’estrema sinistra, dell’estrema destra (qualsiasi cosa queste definizioni vogliano dire) e ovviamente di tutte le élite politiche.
Partiamo dall’inizio: le istituzioni europee oggi si definiscono terrorizzate per la minacciata partenza degli Stati Uniti d’America che, secondo loro, lascerebbero il continente a difendersi da solo dalla minacciosa Russia. Ora, a parte il dover fare i conti con una realtà per la quale la Russia non ha nessun interesse nell’attaccare l’Europa, c’è da intendersi su cosa davvero stiano affermando i nostri amministratori. Tutto ciò che le classi dirigenti europeiste affermano non è altro che un copione scritto dagli Stati Uniti d’America, in cui, come in un classico dramma, la vittima è l’Europa stessa con tutti gli europei; quindi, cosa vogliono gli Usa?
E’ abbastanza chiaro, basta leggerne le dichiarazioni e basarsi sulle scelte governative: l’obiettivo è dividere il Continente. Da un punto di vista economico per esempio: l’Europa non deve utilizzare petrolio e gas russo che deve invece acquistare dagli Usa, che nel frattempo hanno già triplicato entrambe le esportazioni e comunque non fornirà abbastanza risorse. Ma questo obiettivo economico (colpire la Russia ed impoverire l’Europa), è accessorio a quello politico, geopolitico. Desiderosi di non perdere la supremazia scaturita dalla globalizzazione, da Washington devono fissare una volta per tutta la trincea che separa l’Europa orientale (Russia) dall’Europa occidentale. Letteralmente vengono fatti saltare i ponti che uniscono aree “filorusse” con aree “filonato”. Gli Usa hanno fornito e continuano a fornire all’Ucraina fra miliardi di aiuti e di armi anche missili a lungo raggio. E’ un comportamento di chi sta lasciando l’Europa al proprio destino? I media sottolineano subdolamente che non è mai stato concesso il permesso di utilizzare i missili più potenti, ma è la possibilità di usarli che interessa alla potenza a stelle e strisce. La minaccia costante.
L’Ucraina dovrà diventare il “porcospino d’acciaio”, va costruito l’ormai famigerato “muro di droni”: una nuova cortina di ferro deve assicurare a Washington di potersi concentrare altrove dopo aver spinto il confine orientale della Nato più avanti possibile e di aver indebolito Mosca il più possibile. Tutti i discorsi che i media fanno sull’articolo 5 del Trattato Nato, non sono altro che un modo per mobilitare la popolazione a questa guerra di trincea permanente, portata avanti insieme alla totale spoliazione economica e quindi alla sconfitta totale dell’Europa. Non è la cornice giuridica che crea il diritto (lo dice anche i Ministro Tajani, ma solo relativamente a Israele ovviamente), ma solo la potenza: il trattato Nato o la costituzione che impedisce di trattare con la Russia sono solo manifestazioni di determinati equilibri geopolitici. Ed infatti in barba allo stesso Trattato Nord Atlantico, vengono accettati i paesi balcanici nella Nato, paesi che in violazione dell’articolo 10 dello stesso, con la loro semplice presenza mettono in pericolo gli altri membri. Serve un articolo 5 della Nato per far sì che gli Usa reagiscano all’istallazione di basi russe a Cuba? Cuba non è nemmeno lontanamente alleata con Washington eppure il suo spazio è off limits per potenze esterne.
Allo stesso modo tutte le chiacchiere relative a cornici giuridiche sono fumo negli occhi, espressioni della pugnalata alla schiena inferta ai popoli dell’Europa occidentale, irregimentati in burocrazie calate direttamente dagli interessi geopolitici Usa. Bisogna evidentemente preparare le popolazioni degli Stati ad ovest della nuova cortina ad accettare un nuovo stile di vita, molto modesto, e per far questo vale ogni mezzo. La sorveglianza, utilizzando temi divisivi, viene portata al massimo livello, troveremo l’esercito nelle strade a controllare i minacciosi pensionati portati in gita dai sindacati in sciopero.
Per tornare alla similitudine della “pugnalata alla schiena” vale la pena ricordare come le élite dell’Intesa, appoggiate da settori interni, abbiano preparato per anni il benservito al popolo tedesco. La propaganda dell’epoca ha qualcosa di estremamente contemporaneo. Dai quotidiani francesi e ovviamente inglesi fluì un continuo tambureggiare di storie e notizie totalmente inventate, con l’unico scopo di terrorizzare le popolazioni e demonizzare il nemico. Fu creata l’idea del tedesco barbaro che tagliava le mani ai bambini per divertimento. Le atrocità di cui venivano accusati i soldati sono inenarrabili, stupri, violenze gratuite su bambini e anziani. Oppure la famigerata Kadaververwertungsansalt, la “fabbrica di cadaveri”: secondo i media inglesi in Germania era stata costruita una fabbrica per riciclare i cadaveri dei soldati per farne grasso e sapone. A parte l’incredibile e inaspettata attenzione per l’ambiente, non si può non notare come questi temi siano stati riutilizzati più volte nella storia europea… Ed ora, insieme all’Europa è la volta dei russi e del loro Presidente Putin, che come un novello Kaiser è raffigurato come il tiranno sanguinario, nuovo Attila e assassino di bambini.
Quelle costruzioni propagandistiche sono servite a far digerire ai popoli di tutta Europa morte, distruzione e guerra e a costringere i tedeschi ad accettare un’umiliazione mai dimenticata, la povertà dell’economia di guerra, ma senza la guerra. I gruppi ribelli interni allo stato tedesco, diffusori di tale propaganda, ieri rivoluzionari internazionalisti, sono oggi sostituiti soprattutto dagli iper nazionalisti, quinte colonne di potenze esterne al Continente. I fanatici sostenitori dei gruppi stile Azov, non sono altro che nuove forze antieuropee, capaci di intelligenza col nemico per conseguire l’obiettivo: la sconfitta dell’Europa e un nuovo Trattato di Versailles scritto dagli Usa.
In questo gioco delle parti gli Stati dell’Unione Europea sono passati dal dire di non voler fornire nemmeno una pallottola all’Ucraina, al piano di riarmo da 500 miliardi e l’idea, tutta inglese, di mettere gli stivali sul terreno. Sono gli Usa ad aver dettato la linea e questa è stata poi espressa dalle élite dell’UE. Gli Usa minacciano di volersene andare: ma semplicemente spostano duemila soldati da una parte all’altra, e nel frattempo obbligano tutta Europa ad una distribuzione di ricchezza verso le proprie casse. Infatti è interessante ascoltare cosa dice Trump a Merz, in un incontro dell’estate 2025: che il Generale MacArthur non sarebbe così felice del riarmo tedesco (sottintendendo l’eterna minaccia che da un punto di vista nord atlantico è incarnata da una Germania o un’Europa potenza) e che dall’isola, al sicuro, controlleranno il comportamento dei tedeschi in futuro. Ma cosa dice invece quando si reca, invitato per la seconda volta in poco tempo (unico Presidente statunitense della storia) dai Reali inglesi? Che investirà la bellezza di 150 miliardi di sterline e che non si muoverà di un metro dal suolo europeo. D’altronde, le basi Usa in Italia sono ancora in costruzione e nessun segno indica la partenza di nessun soldato. Chi afferma che Washington si stia disaccoppiando dalla Nato, dice una cosa assolutamente insensata. Si utilizza la Nato come le altre grandi multinazionali controllate da un fondo statunitense: è il principale azionista a decidere chi paga e dove insiste l’azione dell’azienda. Addirittura si mettono dazi su aziende di proprietà yankee basate fuori dagli Stati Uniti. Controllare per credere. Ed è questa gestione applicata alla Nato: attraverso la governance si decide cosa fare e dove, e i soci pagano la tassa di partecipazione.
Gli Usa, appoggiati dal sistema dei media, consigliano (minacciando) all’Europa di imporre dazi del 100% verso Cina e India approfondendo la faglia con la parte orientale del Continente e ne utilizzano le coste come la casa sul lago (Mediterraneo), ma non basta; ordinano di confiscare i beni russi congelati nelle banche del vecchio continente per girarli a Kiev (ossia a se stessi), operazione che distruggerebbe del tutto e definitivamente la credibilità delle istituzioni europee e dell’Euro come moneta di riserva. Insomma la pugnalata definitiva, inferta da un “alleato” e giustificato dal fronte interno. Inoltre il Presidente Usa obbliga l’Unione Europea a spostare le attività economiche (già praticamente tutte di proprietà Black Rock o Vanguard) sul proprio territorio e di investire in nord America centinaia e centinaia di miliardi di euro. Investirli in cosa? Lo indicherà di nuovo la “governance” statunitense, ma una cosa è già chiara: non è il comportamento di chi si disinteressa dell’Europa, è il comportamento di chi ha vinto una guerra.
Come già accennato, vari analisti dall’estrema destra all’estrema sinistra, si passano il testimone di una russofobia senza scampo e nel gioco delle parti annunciano alcuni la terribile vittoria della Russia (che però allo stesso tempo dovrebbe essere in ginocchio, ma anche pronta a marciare su tutta Europa), altri denunciano orripilati l’abbandono degli Usa colpevoli di lasciare sola l’Europa (ma, ribadiamo, vediamo quotidianamente amministratori yankee dirci cosa fare), altri ancora sussurrano di accordi segreti fra Mosca e Washington.
Ma a questo punto ci si può chiedere: Chi ha vinto? Chi ha perso? Cosa sarebbero gli Usa senza l’Europa? E l’Europa senza gli Usa? Quali sono gli obiettivi della Russia?
Partiamo dalla fine: la Russia, preso atto dell’impossibilità attuale di parlare con l’Europa occidentale, pugnalata alla schiena dai suoi stessi amministratori e alleati, vuole respingere i confini Nato a Ovest, trattando con l’unica potenza esistente a occidente, gli Usa. L’obiettivo massimo sarebbe ritornare a una fascia neutrale che ha fatto prosperare baltici e scandinavi e cooperare con l’occidente. Obiettivo oggi di difficile conseguimento – vediamo come quegli stessi Paesi sul limes inventino minacce aeree per spingere alla guerra – si dovrà probabilmente accontentare della nuova forma del confine artificiale tracciato dagli Usa. Per questo tengono in tensione i confini un tempo pacifici e neutrali, oggi armati dall’Alleanza Nord Atlantica e influenzati per il tramite dell’Unione Europea che pilota elezioni in più Paesi (da ultimo Romania e Moldavia). Quindi, sebbene sul terreno con fatica abbia conseguito successi dopo l’Operazione Militare Speciale, la Russia ha perso. In maniera resiliente sta cercando di parlare con Washington e volgersi a est, cercando di resistere alle minacce di disgregazione che da anni agenti esterni cercano di insinuare nel suo spazio multietnico.
Gli Usa invece hanno vinto su tutta la linea. Hanno vinto la loro guerra contro l’Europa. Semplicemente non è possibile pensare Washington senza il vecchio Continente, per questo hanno dovuto assicurarsene la completa conquista. L’Europa dal 1945 in poi è stata utilizzata come base per espandere l’unipolarismo a stelle e strisce e senza questo spazio gli Stati Uniti non sarebbero mai diventati la super potenza attuale. Oggi tramite influenza politica ed economica o direttamente con espropriazioni fatte dal governo nordamericano, utilizzano i fondi, le risorse e lo spazio geopolitico Europeo per elaborare una strategia di reazione al nascente multipolarismo. Il garantirsi un nuovo controllo nell’America Indiolatina, non può che basarsi sul dominio incontrastato verso l’Europa. Oggi Washington controlla più saldamente il vecchio continente che non quello che un tempo era il proprio cortile di casa, e probabilmente anche di alcune proprie città, e per riconquistare quello spazio deve per forza partire dalle aree che controlla. Tranciare linee ferroviarie, gasdotti, erigere “muri di droni”, schierare “sentinelle orientali”, cambiare governi, inventare propaganda, finanziare agenti interni per la sovversione, sono tutte attività poste in essere per garantire la divisione del continente europeo, prepararlo alla totale spoliazione, utilizzarlo strategicamente ed economicamente per interessi del tutto lontani da quelli dell’Europa stessa, interessi che guardano al continente americano e allo scontro principale con la Cina.
Chi ha perso completamente la guerra è l’Europa, l’ha persa anche, ribadiamo, a causa della “pugnalata alla schiena” inferta dall’interno. Dal proprio alleato a stelle e strisce che ha orchestrato il tutto per il tramite della palude che gestisce le capitali del vecchio continente. Tramite la Nato, l’Unione Europea, obbedienti ai fondi americani, fino alle rumorose e folkloristiche ali estreme, nazionalisti e internazionalisti che dietro una patina di ideali nascondono la coincidenza col disegno d’oltreoceano. La devastazione si evidenzia anche relativamente alla questione palestinese: nello spazio dove dovrebbe insistere l’interesse principale del nostro continente, il Mediterraneo, siamo inermi e anche lì obbedienti alla coppia Usa-Israele.
Cosa sarebbe l’Europa senza gli Usa? Potrebbe ritrovare sovranità politica ed economica. Potrebbe sviluppare le proprie industrie e ritrovare la propria storia e cultura. Insomma tornerebbe ad essere uno spazio sovrano con una capacità di indirizzo oggi inesistente.
La pugnalata alla schiena verso l’alleato fatta per il tramite di tutto l’apparato istituzionale, mediatico e di agenti venduti appare in tutta la sua chiarezza. Ma non è “la fine della storia”: ora per gli europei viene il tempo di gestire il dopoguerra e opporsi a questo nuovo Trattato di Versailles.
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