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LXVII – La Russia al contrattacco

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L’Operazione Militare Speciale in Ucraina è una conseguenza della volontà statunitense di tracciare una nuova linea divisoria tra l’Europa occidentale e la Russia, destinando così lo spazio europeo allo scaricamento delle tensioni internazionali. L’inerzia stessa dell’UE corrisponde ad un ben calcolato rinvigorimento delle relazioni transatlantiche, che consentirà a Washington di addebitare agli Europei i costi del presunto “isolamento di Mosca”, per poi concentrarsi sulla Cina, la maggiore sfidante del dominio americano.

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Descrizione

DOTTRINA GEOPOLITICA

L’incremento della connettività economica nel supercontinente eurasiatico trasformerà l’Europa nella penisola occidentale della Grande Eurasia? Il primato geoeconomico statunitense si è fondato sull’organizzazione di grandi regioni economiche mondiali, l’Europa e l’Asia, in una regione a trazione transatlantica ed in una a trazione transpacifica. La Grande Eurasia è l’iniziativa geoeconomica di Russia e Cina volta ad integrare l’Europa e l’Asia in una nuova più grande regione. La Grande Eurasia si costruisce innanzitutto stabilendo una collaborazione regionale sino-russa che si sottrae al primato statunitense e, secondariamente, integrando l’Europa in una nuova regione eurasiatica. L’architettura geoeconomica della costruzione regionale, in maniera piuttosto simile all’economia della costruzione nazionale, consiste nello sviluppare connettività e dipendenza nei settori strategici, nei corridoi di trasporto e negli strumenti finanziari.

POLEMOLOGIA

Il presente articolo, dal taglio scientifico ma privo di pretese di esaustività, si prefigge lo scopo di fornire un contributo di dottrina in merito alla possibile definizione normativa degli strumenti tipici delle operazioni offensive cyber, quali vere e proprie armi capaci di consentire la conduzione di un attacco armato in possibile violazione dei principi cardine del diritto internazionale umanitario.

DOSSARIO: LA RUSSIA AL CONTRATTACCO

L’intervento armato russo in Ucraina palesa l’evidente fallimento del paradigma di sicurezza paneuropeo che si era tentato di instaurare sin dagli Accordi di Helsinki del 1975, fallimento dovuto alla volontà euro-atlantica di preferire la mera espansione della NATO alla creazione di un nuovo e più equilibrato sistema di sicurezza paneuropeo, privando così l’Europa di ogni schema di garanzie e mezzi atto a fornire una certa sicurezza continentale nell’attuale fase di profonda trasformazione internazionale. Inoltre, il tentativo euro-atlantico di tracciare una nuova linea divisoria, priva di detto schema, tra un’Europa atlanticizzata e la Russia non può che esacerbare le tensioni continentali, rendendo sempre più difficoltosa la ricerca di soluzioni diplomatiche e facendo dello stesso spazio europeo uno spazio di scaricamento delle tensioni internazionali.

In questo articolo si cerca di analizzare l’attuale situazione di conflitto in Ucraina su più livelli. In primo luogo, alla luce delle parole del Patriarca moscovita Kirill, verrà indagato il suo senso metafisico (fino ad ora volutamente ignorato in ambito occidentale) anche in relazione alla discendenza più o meno diretta della geopolitica dalla geografia sacra tradizionale. Si cerca inoltre di valutare il percorso storico che ha portato all’attuale condizione di belligeranza e, infine, si pone l’accento sul dato strategico-militare ed economico.

Questo studio analizza i primi due mesi della campagna militare russa in Ucraina, partendo da un breve inquadramento dal punto di vista fisico-geografico e geopolitico del terreno di scontro e dividendola quindi in fasi. Esulando dalla ricostruzione delle motivazioni e conseguenze politiche e geopolitiche dell’intervento di Mosca (che richiederebbero uno studio a parte) ci focalizzeremo sul dato tecnico-militare per provare a trarne alcune analisi e prime conclusioni squisitamente strategiche.

La guerra in Ucraina si sta combattendo su ben due fronti: quello militare e quello della geopolitica internazionale. Sul piano militare, sebbene la guerra sia ancora lontana dal finire, la tendenza sembra essere quella verso una sorta di tregua armata una volta finita la fase delle operazioni militari, sebbene il rischio di un’ulteriore intensificazione del conflitto non sia da escludere. Sul piano geopolitico, invece, la guerra porterà all’accelerazione di processi in corso già da tempo, con un chiaro vincitore sul lungo termine ed una catastrofe strategica per quello che pure sul piano tattico potrebbe apparire come un vincitore. In questo senso da molti viene avvertita l’esigenza di una profonda separazione da quell’ideologia occidentale che gli Stati Uniti vogliono imporre a tutti: al “mondo libero” e a quello “da liberare”. L’articolo passa in rassegna alcuni aspetti delle relazioni fra la Turchia e i tre Stati presi in esame, in particolare quelle situazioni su cui riverbera la minacciosa pressione atlantista.

L’inerzia dell’UE rispetto ad una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina corrisponde ad un ben calcolato rinvigorimento delle relazioni transatlantiche, che consentirà a Washington di scaricare sui popoli europei i costi dell’”isolamento di “Mosca”, per poi concentrarsi sulla Cina, la vera sfidante del dominio americano. In questo quadro, tanto il disegno economico postpandemico della “distruzione creativa”, quanto le sanzioni alla Federazione Russa perseguono il medesimo scopo: riformare la struttura delle economie capitaliste europee ad immagine e somiglianza statunitense e, parimenti, ridurre la Russia ad uno Stato paria, recidendone ogni legame residuo con l’Europa occidentale, unico perno dell’integrazione eurasiatica.

La geopolitica, che studia le influenze che la collocazione geografica di un popolo, di una nazione, di uno Stato ha sulla sua storia politica e sul suo agire, non può prescindere dalla religiosità del soggetto studiato. Anche il conflitto russo-ucraino, scoppiato nel 2014, è fortemente influenzato dalla situazione religiosa dell’Ucraina, paese storicamente interconnesso con la Russia ortodossa, ma caratterizzato da un notevole pluralismo religioso: cattolici-latini, cattolici-greci (uniati), chiese evangeliche e “nuovi movimenti religiosi” di matrice americana. In che modo questo pluralismo, frutto della storia ucraina dalla Rus’ di Kiev ad oggi, condiziona gli schieramenti nel conflitto civile ucraino e nello scontro con la Russia? E qual è il ruolo statunitense al riguardo?

Gli incontri avvenuti a marzo ad Antalya e ad Istanbul pur senza rilevanti conseguenze pratiche sono serviti a stabilire un contatto diretto fra Russia e Ucraina e sono stati utili soprattutto per comprendere l’atteggiamento fondamentale di Statunitensi ed Unione Europea sulla crisi: “Alcuni Paesi della NATO – ha testualmente affermato il Ministro degli Esteri Çavuşoğlu – vorrebbero che la guerra continuasse, per indebolire Mosca”. Il riferimento chiaro è a Stati Uniti e a Gran Bretagna e riassume molte verità sul conflitto in corso, anche riguardanti la subalternità della UE e di molti Stati europei. La Turchia sa bene quali danni e pericoli derivino da questo conflitto interno all’Europa e quali gravi conseguenze esso comporti per il bacino del Mar Nero e per gli Stretti; per cui, forte delle sue buone relazioni sia con la Russia sia con l’Ucraina, essa cerca di svolgere un ruolo di mediazione diretta fra le parti, da entrambe venendo avvertita come arbitro affidabile. Sullo sfondo c’è il dibattito in corso in Turchia, di cui l’articolo dà conto: dal sentimento sempre più avvertito dell’aggressività occidentale (İbrahim Karagul) all’ipotesi di una contrapposizione fra Turchia e Russia sul modello della Guerra Fredda, a partire proprio dalla situazione nel mar Nero.

CONTINENTI

Il Brasile è lo Stato chiave per la conquista della sovranità continentale. Dalla dottrina Monroe del “cortile di casa” fino alle ingerenze dell’Amministrazione Trump, gli Stati Uniti hanno sempre considerato l’America indio-latina come un loro feudo intoccabile. Anche dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica coloro che nel Continente si oppongono all’imperialismo di Washington vengono considerati pericolosi sovversivi e comunisti, se non collaborazionisti dell’integralismo islamico. Eppure la competizione geopolitica è aperta. La presa di posizione assunta dal governo brasiliano in seguito all’azione militare russa in Ucraina induce a pensare che il Brasile possa svolgere un ruolo importante nel contribuire all’evoluzione del quadro internazionale verso un sistema multipolare.

CENTENARI: JEAN THIRIART (1922-1992)

Per quanto concerne i punti fondamentali del pensiero di Jean Thiriart – quindi anche la sua posizione nei riguardi dell’URSS – non si nota nessuna rottura, nessun contrasto fra le idee da lui difese negli anni Sessanta e quelle espresse dal 1981. Se mai, si dovrebbe parlare di uno sviluppo delle idee e dell’analisi, che sono rese esplicite nei libri, negli opuscoli e nei periodici pubblicati da Thiriart nel corso dell’esistenza del movimento Jeune Europe (1960-1969). In questa fase di attivismo politico si rendeva inevitabile una certa schematizzazione per consentire alle idee di agire come “miti” (nel senso soreliano del termine) sui militanti; parimenti, occorreva fare certe concessioni per attirare e conservare un determinato tipo di pubblico. Tuttavia, quando a partire dal 1965 le possibilità politiche di Jeune Europe cominciano a indebolirsi, “si sente bene che le preoccupazioni dottrinali prevalgono ormai sull’attivismo militante” è il motivo per cui questi anni costituiscono il periodo più interessante per il nostro studio.

Bernardo Gil Mugarza è un ex militante di Jeune Europe (Spagna) con cui Thiriart ha ripreso contatto. Mugarza, giornalista presso la Segreteria di Stato per l’Informazione, ha l’idea di intervistare Thiriart per un libro sull’Europa del XX secolo. Ne risulta una lunga intervista (106 domande e altrettante risposte) articolata intorno ai temi principali del pensiero di Thiriart.

DOCUMENTI

Fëdor Dostoevskij, Diario di uno scrittore, marzo 1877. Il Diario di uno scrittore (Дневник писателя) riunisce una serie di articoli scritti a partire dal 1873 per la rivista “Il cittadino” (Гражданин), pubblicati settimanalmente e poi raccolti in volumi per volere dello stesso autore.

Sergej Karaganov, presidente onorario del Consiglio di Difesa ed Esteri russo, e sovrintendente accademico della Scuola di Economia Internazionale e Affari Esteri presso la Scuola Superiore di Economia (HSE) a Mosca. Questo articolo è stato originariamente pubblicato in versione telematica sulla rivista russa “Global Affairs Journal”. Traduzione a cura di Augusto Marsigliante.

RECENSIONI E SCHEDE

VV., Interpretazione della filosofia diplomatica cinese nella nuova era (Daniele Perra)

Sinesio di Cirene, Sull’Impero (Adelaide Seminara)

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