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LXX – Verso il multipolarismo

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La creazione di un ordine multipolare, fondato sull’esistenza di più blocchi o gruppi di potenza, è affidata oggi alle potenze emergenti del Continente eurasiatico, in primo luogo alla Federazione Russa ed alla Repubblica Popolare Cinese, che respingono la pretesa di dominio unipolare avanzata dagli Stati Uniti d’America. Un momento decisivo di questo processo è lo scontro armato che in Ucraina contrappone l’Occidente egemonizzato dagli Stati Uniti e il solo Paese che in Europa non sia un loro satellite: la Russia.

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Descrizione

GEOPOLITICA E GEOSTRATEGIA

Gli imperi sono organismi viventi, con un proprio ciclo di vita e una morte? Una volta che un impero ha completato un ciclo di vita, è possibile che ne inizi un altro? Due domande da sempre al centro di numerosi studi, e che sono alla base di una recente analisi dedicata a Russia, Turchia, Francia e Regno Unito. In un’opera dall’emblematico titolo di Imperi (in)finiti si sottolinea come questi Paesi abbiano una naturale vocazione imperiale, anche a dispetto delle sconfitte subite nella storia recente, che sembravano averli diretti verso un’esistenza postimperiale e quindi postistorica. A questo punto, però, la domanda sorge naturale: quelli menzionati più sopra sono realmente degli imperi infiniti, al pari ad esempio della Cina e della Persia? Rispondere a tale domanda è tutt’altro che facile, ma l’andamento della Guerra in Ucraina sta avendo ed avrà un ruolo non secondario nell’aiutarci a trovare una risposta.

Fin dalle sue origini la geopolitica ha posto a fondamento della propria trattazione rapporti dicotomici. La narrazione geopolitica delle civiltà procede attraverso l’antitesi fra terra e mare, elementi che secondo Carl Schmitt costituiscono metafore a livello sia individuale sia collettivo, forme distinte di vita sociale e di ordinamenti statali.

Il Capitano della marina statunitense Alfred T. Mahan (1840-1914) è noto ai più come stratega navale e teorico della talassocrazia. Vi è però un aspetto meno noto del pensiero dell’Autore: la sua strategia geopolitica nei confronti dell’Eurasia, elaborata nel 1900. Una strategia ancora estremamente attuale, incentrata sul rapporto tra Stati Uniti, Regno Unito, Cina e Russia ed imperniata sull’eterno scontro tra potenze di terra e potenze di mare. Si possono trovare in Mahan concetti strategici elaborati in seguito dai più noti Mackinder e Spykman, reiterati con frequenza da strateghi anglosassoni come Zbigniew Brzezinski e Condoleeza Rice, applicati dai decisori politici di oggi.

Come la dottrina militare USA concepisce e rende operative le riflessioni sul concetto di “guerra cognitiva”. Oltre a rilevare la centralità assunta negli ultimi decenni da questo aspetto del conflitto, cerchiamo di capire in che modo la NATO intende usare l’infosfera come un’arma per colpire il “capitale umano” avversario.

Il pensiero mazziniano è stato spesso annoverato, con una certa approssimazione, all’interno della famiglia europeista quando, a ben vedere, il suo collocamento in questo campo necessita alcune precisazioni di metodo e di merito. Se l’europeismo è quel movimento politico e ideale che promuove l’unità spirituale e politica continentale, Mazzini non è tecnicamente un europeista. Egli, infatti, al netto della realizzazione di organismi di collegamento politico su scala continentale, di cui si ha un primo esempio con la Giovine Europa (1834), non pensò mai a un’unione politica, né centralistica né federalistica, del Vecchio continente, poiché per lui “Europa” equivaleva a “Umanità”. Essere europei significava assumersi l’onere di civilizzare il mondo, secondo i principî di nazionalità, autodeterminazione dei popoli, libertà, eguaglianza e umanità. L’articolo dimostra come  la sua concezione del ‘politico’ fosse molto più prossima alle posizioni del nazionalismo di quanto non sia dato credere nella vulgata liberal della storiografia del nostro tempo; come la centralità assegnata dal Genovese all’Italia, in quanto detentrice di un primato spirituale assegnatole dalla sua storia, nonché alla rivoluzione nazionale come motore di senso della storia e strumento di realizzazione del disegno di Dio, ponga fondate obiezioni alla teoria del Mazzini europeista.

Le metodologie per la conduzione di una guerra sono radicalmente cambiate nel corso dei secoli. Il campo aperto su cui gli eserciti si affrontavano, dispiegati uno di fronte all’altro, ha subito una trasformazione: esso ora include non solo lo spazio cibernetico, ma anche il clima. Sono riconducibili a ciò il perfezionamento dei sistemi d’arma e le dottrine militari degli Stati tecnologicamente avanzati. Così al concetto di “guerra di annientamento” è subentrato quello di “vittoria sufficiente”, che consiste nell’ottenere il minimo in un confronto armato i cui obiettivi iniziali erano più ampi.

CONTINENTI

Il presente articolo vuole inserirsi nel dibattito in corso tra quanti preconizzano un inarrestabile – e persino rapido – declino della superpotenza nordamericana e quanti invece asseriscono che il dominio a stelle e strisce non sia in alcun modo scalfibile. Proveremo ad assumere una posizione alternativa a queste due: nessun impero nella storia è caduto solo perché scalzato da rivali esterni, ma principalmente per cause culturali, economico-sociali e strategiche interne. Gli Stati Uniti oggi non hanno un vero rivale nel mondo e la fine del loro primato non sembra vicina; essi tuttavia manifestano chiari segni di declino al proprio interno.

Il passaggio delle consegne da Jair Bolsonaro a Lula nella nazione verde-oro non è stato privo di ostacoli e tentativi di sovvertire l’esito delle elezioni generali; ma, nel corso del primo mese, il già due volte presidente sudamericano ha posto le basi per un deciso cambio di registro in politica estera, riabbracciando espressioni continentali (Mercosur) ed extracontinentali (Brics) in chiave multipolare e trovando il sostegno degli esponenti della sinistra latinoamericana tornati al potere in nazioni chiave dell’America meridionale.

In relazione al conflitto russo-ucraino Ankara ha espresso una condanna formale dell’“operazione militare speciale”, appellandosi al diritto internazionale. Tuttavia il governo turco è ben consapevole del ruolo provocatorio e fondamentalmente guerrafondaio che l’Occidente svolge in questa vicenda e lo denuncia apertamente in più di un’occasione: per tale motivo e per la consapevolezza dei gravissimi danni provocati da una guerra intestina europea a due passi da casa, la Turchia ha mantenuto le sue buone relazioni con la Russia, che la considera mediatrice affidabile, anche nei confronti dell’Europa per quanto riguarda la condivisione delle risorse energetiche russe.

La decisione assunta dal Consiglio Europeo di concedere anzitempo la candidatura dell’Ucraina all’UE sembra essere dettata più da uno stato di necessità che da una meditata strategia di lungo termine. Eppure, non è la prima volta che in Europa si verifica una simile congiuntura su una regione limitrofa oggetto di contesa. Molte delle circostanze alla base dell’iniziativa di Bruxelles non differirebbero infatti dalle contingenze che indussero l’integrazione forzata dei Goti sotto l’Augustus Valente. Scopo del presente contributo sarà rileggere le vicende contemporanee alla luce delle traversie che scossero la pars Orientis dell’Impero romano nel biennio antecedente la disfatta di Adrianopoli, così da aprire una breccia interpretativa sui rischi e le opportunità future.

Tra i tanti esiti indesiderati (quanto inevitabili) che il regime sanzionatorio imposto alla Russia ha prodotto per l’Occidente, c’è sicuramente il rafforzamento del rapporto speciale tra Mosca e Teheran. Tale rapporto, superando un certo “situazionismo” sul quale (ad onor del vero) soprattutto la Russia l’aveva basato, si sta rapidamente trasformando in un vero e proprio asse geopolitico costruito su più livelli: ideologico, tecnologico, economico e militare. In questo studio si cercherà di analizzare sia il potenziale di questa rinnovata relazione (privata di ambiguità) come motore verso il multipolarismo, sia la persistenza di elementi critici che minano il processo di reciproca costruzione della fiducia.

Gli Stati Uniti e i governi occidentali stanno presentando come un’alternativa alla Repubblica Islamica dell’Iran il gruppo dei Mojahedin-e Khalq, che si è macchiato di terribili crimini nei confronti del popolo iraniano ed è stato presente nella lista delle organizzazioni terroristiche fino al 2009 per l’Unione Europea e fino al 2012 per gli Stati Uniti. In questo articolo forniremo alcune informazioni sui Mojahedin-e Khalq, affinché il lettore possa comprenderne la vera natura.

Tema di stringente attualità nonché di difficile accesso per l’opinione pubblica italiana, quello dell’architettura normativa e di sorveglianza fiscale dell’Unione Europea merita un’analisi puntuale ed approfondita. Per questo il presente articolo si cura di esaminare nel dettaglio, da una prospettiva sia giuridica sia economica, il paradigma che sorregge l’intera disciplina fiscale dell’UE. In particolare, l’autore intende far conoscere con precisione la sostanza del Patto di Stabilità e Crescita (PSC), muro portante della normativa fiscale europea, la sua evoluzione nel tempo sulla base di casi concreti – dalla sua nascita, passando per la crisi del debito sovrano del 2008, fino alle più recenti proposte di riforma durante e dopo la pandemia da Covid-19 – nonché tutti quegli strumenti giuridici che costituiscono le fondamenta delle regole fiscali europee e che hanno inciso non poco sull’autonomia degli Stati membri nell’ambito delle rispettive politiche economiche.

I rapporti economici tra Repubblica Popolare Cinese e Stati africani sono complessi per loro natura, ma l’estrema concentrazione che la Cina ha posto sul continente nero dagli anni Novanta è da analizzare in tutte le sue sfaccettature. Non solo investimenti economici, ma anche aiuti, assistenza tecnica, costruzione di infrastrutture, cancellazione di debiti e rapporti commerciali. Tutti elementi che vanno a contornare il massimo progetto geopolitico cinese delle Nuove Vie della Seta e la volontà del continente africano di ritagliarsi un posto nel mondo con un mercato economico e una nuova moneta comune.

DOCUMENTI

Testo della conferenza tenuta in lingua italiana il 19 giugno 1940 all’Istituto Germanico di Storia della Cultura (Palazzo Zuccari, Roma) e ripetuta il 27 dello stesso mese al Teatro delle Arti su invito dell’Istituto Fascista per le relazioni culturali con l’Estero. Altri due testi di Johann von Leers sono stati riproposti dalle Edizioni all’insegna del Veltro, rispettivamente nel 2004 e nel 2011: L’Inghilterra. L’avversario del continente europeo e Contro Spengler.

Articolo datato 17 Novembre 1922 e destinato a “L’Eco della Sicilia e delle Calabrie”. Rimasto inedito, fu pubblicato da Giuseppe Miligi in Gli anni messinesi di Giorgio La Pira, Prefazione di Amintore Fanfani (All’insegna del pesce d’oro, Milano 1980; 2a ed. Intilla Editore, Messina 1995).

INTERVISTE

Intervista a S. E. Mohammad Reza Sabouri a cura di Claudio Mutti.

RECENSIONI E SCHEDE

Alfred Thayer Mahan, L’interesse degli Stati Uniti rispetto al dominio del mare presente e futuro (Amedeo Maddaluno)

Karl Haushofer, Il blocco continentale (Daniele Perra)

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