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XVII – Palestina

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Oltre a costituire un pilastro del progetto nordamericano del “Nuovo grande Medio Oriente”, lo Stato ebraico ambisce a diventare l’unica potenza regionale. Perciò esso perturba le relazioni che Russia e Cina intessono con gli altri attori regionali, relazioni che, una volta consolidate, rappresenterebbero un inizio per la soluzione delle questioni sorte con l’occupazione sionista della Palestina, col ritorno di quest’ultima nell’alveo di un contesto geopolitico unitario.

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Descrizione

EURASIATISMO

Vengono messi a fuoco alcuni aspetti chiave della repubblica medioevale di Novgorod, poiché rimane ignorato il ruolo di questa realtà politica russa in alcuni importanti eventi dell’epoca.

Gli Ebrei non possono essere considerati “semiti”, né sotto il profilo etnico né sotto quello linguistico. All’etnogenesi ebraica hanno contribuito elementi di varia provenienza, acquisiti attraverso il proselitismo e quei “matrimoni con le figlie di un dio straniero” contro i quali tuonavano i profeti d’Israele.

DOSSARIO: PALESTINA

“Al-Nakba” (“la Catastrofe”) è il termine con cui gli Arabi ricordano la forzata evacuazione di migliaia di Palestinesi, il livellamento di oltre 400 villaggi, le decine di massacri, la politica di violenza, terrorismo e distruzione che ha prodotto uno dei popoli di profughi più annosi e più numerosi al mondo.

Quella che, secondo le dichiarazioni israeliane, doveva essere un’azione militare rapida e indolore si è trasformata in un vero e proprio genocidio della popolazione della Striscia di Gaza.

Vite parallele. Se l’esistenza di Monsignor Capucci è diventata un simbolo del dialogo tra la Palestina occupata e l’Europa, per François Genoud la Palestina e il mondo arabo hanno rappresentato la causa degli oppressi contro l’iniquità e la menzogna sionista.

Il peso della lobby ebraica degli Stati Uniti è favorito anche dalla mentalità americana circa l’Islam. Perciò è anche dalla desionizzazione dello spirito americano che dipende la sorte degli sventurati abitanti della Palestina.

La teologia ebraica dell’”Olocausto” finisce per giustificare l’esistenza del sionismo e dello Stato d’Israele, benché esista, in seno al giudaismo, una corrente minoritaria contraria a questa teoria.

L’esegesi talmudica della Scrittura ha finito per rinnegare la fede in un Messia personale, sostituendola con quella nel ruolo messianico del popolo ebraico in quanto tale, che così è diventato, per il giudaismo postbiblico, il “messia collettivo”.

La politica degli USA nel Vicino Oriente è incentrata sulla questione vitale dell’accesso al petrolio e sul mantenimento di uno status quo politico ed economico che permetta l’esplorazione e la commercializzazione di questa risorsa a prezzi accessibili al mondo industrializzato.

Il libro di Ilan Pappe è un invito ad Israele a fare i conti col proprio passato, con quell’epopea della fondazione che abbiamo imparato a vedere in termini puramente agiografici ed esaltatori.

Sharon ha trasformato la Palestina in un ammasso di pietra, distruggendo le reti d’acqua potabile e di bonifica. Il regime sionista utilizza l’acqua come uno strumento di punizione collettiva nei confronti dei Palestinesi e vede in essa un mezzo per costringerli a lasciare le loro terre.

Il Vicino Oriente è una regione in cui la Russia ha investito troppi mezzi e troppe forze per dover restare a bocca asciutta. Essa spera perciò di potersi considerare tra i principali partecipanti del “grande gioco” in quella riserva mondiale di petrolio e di gas.

Israele è la sesta nazione nel mondo, e la prima nel Vicino Oriente, a sviluppare ed acquisire armi nucleari. Lo Stato ebraico ha iniziato il suo programma nucleare negli anni Cinquanta ed entro il 1966 ha completato la fase di ricerca e sviluppo della sua prima arma nucleare.

La religione olocaustica si rivolge a tutti, atei e credenti, scettici e religiosi, perché si radica nell’elaborazione collettiva di un complesso di colpa generalizzato: la colpa degli Europei di aver “permesso” Hitler, ossia l’irruzione della demonicità incomparabile nella storia.

La sorte d’Israele è legata a quella dell’imperialismo. I dirigenti sionisti sanno che la sopravvivenza dello Stato ebraico dipende dal mantenimento del dominio imperialista nella regione. Perciò lo Stato d’Israele è e resterà sempre una minaccia ed un potenziale aggressore contro i popoli arabi del Vicino Oriente.

Il crimine sistematico d’Israele è realizzato in complicità con gli Stati Uniti d’America, i quali forniscono gratuitamente il materiale bellico ai criminali che si pretendono “eletti”, cioè scelti da un dio malvagio, feroce e genocida.

Sia gl’Israeliani sia i Palestinesi concordano che non può esservi pace senza soluzione del problema dei profughi. Ma gl’Israeliani credono di poter estendere e legalizzare la loro originaria operazione di pulizia etnica.

INTERVISTE E RECENSIONI

Anna Maria Turi, Intervista a Massimo Barra, vicepresidente della CRI

Anna Maria Turi, Intervista a On. Stefania Craxi, Sottosegretaria di Stato agli Esteri

Aldo Braccio, Intervista a Widmer Berni e Antonella Chiappelli, autori de I Popoli del Mare

Gabriele Rèpaci, Intervista a Stefano Fabei, storico

Tiberio Graziani, Intervista a Danilo Zolo, filosofo del diritto

Daniele Scalea, Intervista ad Alfredo Canavero, direttore del Centro per gli Studi di politica estera

Daniele Scalea e Tiberio Graziani, Intervista a Zorawar Daulet Singh, studioso di relazioni Internazionali

Enrico Galoppini, Islamofobia (a cura di Augusto Marsigliante)

Leonid Mlecin, Perché Stalin creò Israele (a cura di Claudio Mutti)

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