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XXXIII – Rifondare l’Unione Europea

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Anziché sottrarsi all’egemonia statunitense ed avviare la costruzione di una propria potenza nel suo “grande spazio”, l’Europa sta cooperando alla realizzazione del progetto di conquista nordamericano dell’Eurasia, secondo il quale essa deve svolgere una funzione di “testa di ponte democratica” degli Stati Uniti nel continente eurasiatico.

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DOSSARIO: RIFONDARE L’UNIONE EUROPEA

Risucchiata in un Occidente che non le appartiene più, l’Europa rischia di morire soffocata da un’ideologia troppo vecchia e incapace di offrirle le risposte adeguate ad affrontare le sfide del nuovo inizio millennio. Il XX secolo ha visto il trionfo dello strapotere occidentale: se vuole non soltanto sopravvivere, ma riaffermare la propria concreta dimensione storica, politica e culturale, l’Europa deve impegnarsi per evitare che il XXI possa diventare realmente il “secolo americano”.

Il processo di integrazione europea ha visto alti e bassi, ma si è ormai consolidato, sbarrando la strada ad anacronistici ritorni al passato. Il problema del deficit democratico e la carenza di sovranità però invitano ad una seria riflessione sulle istituzioni europee, spesso poco vicine alle istanze dei cittadini. Il ruolo del parlamento europeo poi è troppo marginale, conferendo così molto potere agli organi comunitari non legittimati democraticamente. In tutto ciò i limiti alla sovranità militare e politica europea rispetto agli USA rendono l’Unione Europea molto vulnerabile.

Nonostante il fallimento dell’Unione Europea, dovuto al fondamentale difetto di volontà politica,  la costruzione dell’Europa rimane più necessaria che mai, per consentire a popoli europei troppo a lungo divisi da guerre e conflitti o rivalità di vario genere di riprendere consapevolezza della loro comune appartenenza ad una stessa area di cultura e di civiltà e di assicurarsi un destino comune, senza doversi mai più contrapporre gli uni agli altri. L’autore guarda con attenzione alla proposta di creare in seno all’Unione una struttura di approfondimento, inizialmente centrata sullo spazio renano, che dovrebbe successivamente estendersi a tutti gli altri Paesi disposti a condividerne le regole.

L’Europa e un suo possibile processo unitario sono da tempo al centro del discorso pubblico e tutto lascia pensare che ci resteranno a lungo. A questa attenzione ritrovata per la questione europea ha contribuito sicuramente la crisi in cui è precipitato il processo d’integrazione dell’Unione europea, crisi che diviene sempre più evidente ad una fascia progressivamente più ampia di persone e che contribuisce a rimettere in discussione i pilastri su cui finora la Ue è stata edificata. Perché di fatto si è affermato l’equivoco che l’Europa si limiti all’attuale Unione europea o, peggio ancora, all’Unione monetaria europea, la così detta Eurozona. Un equivoco pericoloso per la sue implicazioni geopolitiche, un equivoco che limita lo spettro di possibilità che nell’attuale, difficile, congiuntura internazionale si schiude potenzialmente davanti ai popoli europei. La prima questione da affrontare riguarda pertanto la definizione dell’Europa e del suo limes.

Che l’euroscetticismo abbia messo salde radici in tutta Europa non può sorprendere tenendo conto degli squilibri che si sono generati con l’introduzione dell’euro. Né può sorprendere che tali squilibri vengano considerati come la prova del fallimento dell’Unione Europea. Tuttavia, prendendo in esame la questione dell’unificazione dell’Europa a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, si può facilmente mostrare che già De Gaulle (al di là dei suoi evidenti “limiti” ideologici e politici) aveva compreso l’importanza di distinguere l’europeismo dall’euroatlantismo. Una differenza oggi più che mai decisiva per l’indipendenza e la prosperità dell’Europa.

La Commissione Europea ha un ruolo essenziale all’interno del sistema dell’UE, in termini sia propositivi che di controllo; se la sua funzionalità non è in discussione, essa rispecchia però, nelle sue linee d’azione, l’incapacità politica e la dipendenza dai centri di potere finanziari dell’istituzione europea. Occorrerebbe pertanto una riconversione in positivo delle energie della Commissione, e in questo senso un primo passo potrebbe essere costituito da un serio e diffuso dibattito/approfondimento sulle sue prerogative e soprattutto sull’azione concretamente svolta; l’elezione popolare dei commissari – in alternativa alla mera nomina da parte dei governi nazionali – potrebbe favorire l’uscita dal cono d’ombra del disinteresse e della mancanza d’informazione e permettere la candidatura di personalità non necessariamente allineate ai dettami della finanza cosmopolita.

Il dibattito sull’Europa viene coscientemente indirizzato sulle opzioni Euro sì – Euro no e su un ipotetico predominio tedesco. La Germania, che certamente è stata abile a sfruttare le congiunture economiche determinate dall’unificazione europea, si trova ora alle prese con un dilemma: o assumere un vero ruolo guida oppure continuare a subire un processo di demonizzazione scatenato sia all’interno che all’esterno del continente europeo. La tentazione di “spaccare” in due l’Europa potrebbe essere la via d’uscita più “comoda”, ma gli interrogativi sulla sua efficacia rimangono tanti.

La crisi della Grecia ha messo a nudo le debolezze dell’Unione Europea in generale, e dell’unione monetaria in particolare. Questo breve articolo non ha la pretesa di risolvere il problema relativo alla questione dei debiti sovrani; soffermandosi sull’attualità di alcuni pensatori dimenticati, esso intende focalizzarsi sulla spaccatura tra il nord ed il sud dell’Europa e mostrare come le misure di austerità abbiano aggravato il divario tra i Paesi “virtuosi” dell’Eurozona e i cosiddetti PIIGS.

Il concetto del Gruppo Tattico prevede che due unità siano sempre pronte ad intervenire per un periodo di sei mesi, pronta a essere dispiegate per condurre due operazioni distinte, se necessario.  Uno o più paesi vi assegnano delle proprie unità militari tattici a turno. Nel primo semestre del 2007, Finlandia, Germania e Olanda crearono il primo Gruppo Tattico; Francia e Belgio il secondo.

La crisi della moneta unica ha evidenziato la debolezza dell’Unione Europea e suscitato un acceso dibattito sulla stessa identità dell’Europa e su quale cammino il “vecchio continente” debba intraprendere per riconquistare lo status di grande potenza planetaria.

La Russia è indubbiamente una parte integrante dell’Europa, ma i suoi rapporti con quelle regioni del Vecchio Continente che avrebbero dato vita all’Unione Europea sono stati spesso controversi, oscillanti tra cooperazione e diffidenza reciproca, radici comuni e forti differenze culturali, rendendo difficile la ricerca un linguaggio comune. La fine della Guerra Fredda ha dato nuovi stimoli a queste relazioni, ma negli ultimi anni i rapporti tra le due parti hanno vissuto un netto peggioramento. L’Europa Occidentale, infatti, sembra ancora influenzata dalla retorica sui “tartari” di matrice ottocentesca e dalla logica dei due blocchi che caratterizzava gli anni della Guerra Fredda; la Russia, d’altro canto, diffida delle influenze occidentali e non dimentica come molti degli invasori che, nel corso dei secoli, hanno tentato di porre fine alla storia della Grande Madre provenivano proprio da Occidente, dalla Polonia al Terzo Reich passando per Napoleone. Eppure non mancherebbero i motivi per costruire rapporti basati sulla cooperazione e sul rispetto reciproco.

Secondo alcuni analisti politici, la nuova crisi istituzionale in Ucraina ha rischiato di compromettere seriamente i rapporti tra Unione Europea e Federazione Russa; secondo altri, essa ha invece rappresentato un’occasione che potrebbe permettere ai due Paesi di uscire dalla fase di stallo in cui si sono venuti a trovare. Ma quali sono, a ben vedere, le linee di continuità dell’altalenante rapporto tra questi due interlocutori? La partita si gioca come sempre su più campi: quello politico, quello economico e quello strategico.

Rassegna sulla vita elettorale delle ex nove democrazie popolari del nostro Continente. Lo schema parlamentare nei Paesi del socialismo reale europeo. La presenza di altre organizzazioni politiche al di là della guida del Partito-Stato. Sorprese nella Repubblica Democratica Tedesca: la volontà di Stalin nel voler dare un proprio partito agli ex nazisti tedescorientali, al contrario di ciò che è successo nel nostro Paese nel riciclaggio degli ex fascisti, extra Msi. Riflessioni politico-giuridiche. Il singolare caso albanese.

Il carattere delle costituzioni moderne presenta alcuni speciali motivi con i quali possono essere analizzate le più importanti differenze e somiglianze delle culture costituzionali. Esse si rispecchiano da un lato nelle teorie di Stato e nei valori costituzionali, dall’altro nel metodo con cui viene revisionata la costituzione. Nel primo senso c’è una grande differenza tra la Legge Fondamentale dell’Ungheria e la Costituzione dell’Italia. Mentre la prima è piena di riferimenti allo spirito della costituzione storica e alla dottrina della Sacra Corona, in una visione conservativa e storicista di Stato, la seconda contiene principi fondamentali basati sul compromesso tra le forze politiche dell’Assemblea Costituente. Allo stesso tempo, entrambe sono costituzioni rigide, malgrado vengano applicate differenti tecniche giuridiche.

Durante i primi anni del nuovo millennio, la celebre giornalista canadese Naomi Klein elaborò la teoria della “shock doctrine”, la quale sostiene che nel corso degli ultimi decenni le élite hanno sistematicamente sfruttato i momenti di crisi per promuovere politiche neoliberiste che soppiantassero definitivamente la precedente fase “keynesiana”. Tale tesi fornisce una chiave di lettura piuttosto utile ad analizzare le dinamiche politiche ed economiche che hanno interessato l’Europa nel corso degli ultimi decenni.

DOCUMENTI

Brani di autori greci e latini (Esiodo, Anacreonte, Apollodoro, Ovidio, Orazio, Nonno) sul mito di Europa.

Da Les 106 réponses à Mugarza. Da questa intervista inedita, che Jean Thiriart rilasciò nel 1982 allo scrittore spagnolo Bernardo Gil Mugarza, vengono qui tradotte, nell’ordine, le domande 33, 31, 32, 35, 36, 40, 41, 42, 28, 106, 27 con le relative risposte.

Bozza geopolitica per un futuro mondo multipolare, redatta dal Comitato per una più grande Europa.

INTERVISTE

Intervista all’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia.

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