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Parola chiave: Ratko Mladic

La lunga strada della Serbia verso Bruxelles

Il 26 maggio scorso, a distanza di sedici anni dalla prima incriminazione del Tribunale dell’Aja emessa nei suoi confronti, Ratko Mladić è stato arrestato nel villaggio di Lazarevo. Con la cattura del ricercato, che è accusato di genocidio e crimini contro l’umanità, il Presidente Tadić e il governo socialdemocratico compiono un passo importante in direzione dell’integrazione all’Unione Europea, sebbene per ottenere lo status di Paese candidato restino alla Serbia ancora molti ostacoli da superare.

L’arresto del generale Mladić – Intervista a Yves Bataille

C’è un fossato abissale tra la coscienza nazionale espressa dagli intellettuali serbi e i leader d’opinione occidentali. Dopo l’arresto del generale Mladić, la stampa occidentale ci ha riproposto i cliché che ci propina da quindici anni. Nessuna oggettività e sempre lo stesso vocabolario ostile. Si è fatto resuscitare questo linguaggio come scongelandolo. Giornalisti e politici si felicitano dell’arresto del “macellaio dei Balcani” (il titolo di una futura edizione della televisione de “la 2”) e evocano i benefici terapeutici del tribunale di La Haye.

Ratko Mladic e il vaso di Pandora della guerra bosniaca

Il processo dell’ultimo signore della Guerra degli anni ’90 è anche l’ultima possibilità di portare una reale giustizia a tutte le vittime di quegli anni dell’odio, invece che limitarsi ad una giustizia basata su retribuzioni e ri-educazioni dirette principalmente contro il gruppo sommariamente identificato come “colpevole”. Non può esserci una riconciliazione senza la verità, la quale, come osserva Slobodan Despot, è molto più complessa di quella data dalla rappresentazione manichea.
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