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LV – La Nuova Via della Seta

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L’iniziativa cinese nota come “Nuova Via della Seta” si inserisce in maniera decisiva in una generale strategia di integrazione del Rimland con la massa continentale dell’Eurasia. L’integrazione delle immense risorse continentali con un ampio fronte oceanico favorisce il dominio dello Heartland da parte di un centro di forza eurasiatico, con la conseguente estromissione della potenza atlantica e la sua definitiva sconfitta nella contesa per il potere mondiale.

Descrizione

DOSSARIO: LA NUOVA VIA DELLA SETA

L’analogia simbolica con l’Impero Romano è stata, nella cultura occidentale, un’aspirazione ricorrente. Nel contesto contemporaneo, la Cina sembrerebbe ricalcare, più nei fatti che nella retorica, le stesse strategie attuate dall’antica Roma per aggiudicarsi la supremazia sulla penisola italica. Quest’articolo intende, dunque, mettere in luce, attraverso un confronto con le vicende romane, i risvolti imperiali del globalismo “con caratteristiche cinesi”, con un occhio alle possibili ripercussioni sulle relazioni sino-statunitensi.

Civis è termine radice di civitas: la formazione dei termini rappresenta la vicenda storica in cui la ‘cittadinanza’ di Roma deriva dalla volontà dei cittadini; è aperta ad includerne senza vincoli di stirpe;  concepisce il diritto come in funzione degli uomini, che virtualmente coinvolge tutti; per tutti codifica il diritto romano comune. Dall’antichità sono presenti contatti fra Roma e Cina, ma l’attenzione al diritto romano inizia solo nel passato millennio, forse dall’età di Marco Polo; forse in conseguenza degli scambi di cui era portatore il galeone Manila-Acapulco; certo, assai circoscritto, in occasione del foedus aeternum di Nerčinsk (1689) fra Cina e Mosca-Terza Roma-prospettiva eurasiatica. Nell’Ottocento, maturò uno studio cinese esteso del diritto romano e una esigenza difensiva rispetto alle “potenze occidentali”, di cui fu frutto il progetto di Codice civile/1811. Il Cc. in gestazione, i cui Principi generali sono in vigore (2017), e le 6 parti speciali sono in seconda lettura, si inserisce, con il suo contributo, in un dialogo fra pari che contribuirà all’accrescimento del diritto comune.  

Con il rinnovato protagonismo della Russia sullo scenario internazionale e la rapida ascesa della Cina a potenza globale, il controllo sulle vie infrastrutturali (siano esse commerciali o di comunicazione) al fine di impedire agli avversari di occupare i nodi geoeconomici del pianeta è diventata l’obiettivo della nuova strategia egemonica nordamericana. È in questo quadro che si spiegano le pressioni per la rapida messa in opera dei corridoi paneuropei e l’aperta ostilità verso il progetto cinese di connettività eurasiatica noto come Nuova Via della Seta.

Per la prima volta dopo molti anni anche in Italia si è tornato a parlare di geopolitica, con specifico riferimento al progetto della Belt and Road Initiative – meglio conosciuto come Nuova Via della Seta terrestre e marittima – portato avanti dalla Cina. Se alcune ma limitate critiche sono state avanzate dal punto di vista della convenienza economica dell’adesione italiana a tale percorso, ben altro vigore hanno registrato le contestazioni sui possibili risvolti geopolitici che l’iniziativa di Pechino comporta sia per l’Italia sia per l’Europa. Si tratta in realtà dell’unica alternativa strategica al dominio del capitalismo finanziario globale, essendo basata sull’economia reale e sul rilancio del commercio mondiale dopo la crisi epocale del 2008: i mutamenti geopolitici che ne deriveranno potranno solo contribuire ad attenuare l’attuale situazione di caos planetario.

La firma da parte del Governo italiano del Protocollo d’intesa istituzionale per la Nuova Via della Seta, avvenuta in occasione della visita del presidente cinese Xi Jinping a Roma nel marzo 2019, ha provocato polemiche e allarmi negli ambienti filoamericani. Si tratta tuttavia della riproposizione di un rapporto che si perde nei millenni e che offre all’Italia, al netto delle prevedibili preoccupazioni di natura commerciale, prospettive geopolitiche di enorme interesse.

Il mondo si avvia definitivamente alla fase multipolare. Dal punto di vista dei rapporti di forza e delle sfere di influenza si ravvisano i presupposti perché questo assestamento possa essere tutt’altro che incruento, almeno dal punto di vista geoeconomico. Se l’infrastruttura del “secolo americano” poggiava su alcuni capisaldi fisici e geopolitici (Canale di Panama, controllo delle Americhe nel quadro della Dottrina Monroe, legame transatlantico e controllo del Vicino e Medio Oriente mediante legami con il sionismo, l’Arabia Saudita e la Turchia) e finanziari (FMI, Banca Mondiale e predominio del dollaro), il secolo multipolare assiste ad una fase di ridefinizione di entrambi gli ambiti. Una potenza globale, per essere tale, deve farsi “infrastruttura” e porsi come architrave di un’architettura più o meno stabile e riconosciuta.

Il rafforzamento della Difesa cinese si è reso necessario anche nel quadro di sviluppo della Belt and Road Iniziative, ossia la Nuova Via della Seta. La BRI si dipana in molte nazioni, sicché un esercito ben attrezzato ed addestrato può fare la differenza nel pattugliamento dei corridoi commerciali e nei suoi snodi strategici. In particolare la mossa cinese nella Nuova Via della Seta è nel controllo portuale e marittimo delle acque antistanti la costa. Pertanto l’ammodernamento dei sistemi d’arma ed in particolare della Marina Militare risulta fondamentale.

Le relazioni tra la Repubblica Islamica dell’Iran e la Repubblica Popolare Cinese dopo la Rivoluzione del 1979 a Teheran e ulteriormente con la salita al potere di Ahmadinejad nel 2005 si sono trasformate progressivamente da un’alleanza tattica antiamericana ad una sinergia economica, fino a raggiungere gli aspetti di una vera e propria unità geopolitica nell’interesse di entrambi gli attori, grazie all’attuazione della politica dello”sguardo” ad est voluta da Ahmadinejad in persona. Tale vicinanza, nonostante i vari aspetti che la caratterizza, sembra andare oltre la figura dell’ex presidente iraniano, visto che ancora oggi l’asse Teheran-Pechino è saldo e garantisce alle parti stabilità interna ed internazionale.

Nel settembre 2018 il Dipartimento di Stato ha preso in considerazione la possibilità di emettere sanzioni contro la Repubblica Popolare Cinese per punire la sua politica nello Xingjiang. Già da tempo, per sostenere il tentativo statunitense di destabilizzare la Cina sul versante occidentale, le centrali dirittumaniste diffondono notizie false ed assurde nel quadro di una campagna propagandista volta a sostenere il separatismo uiguro e i movimenti estremisti.

Per comprendere la dimensione politica dei rapporti internazionali è necessario conoscere gli antefatti e la produzione ideologica e dottrinale degli attori in questione. Nel caso specifico dei rapporti sino-vietnamiti non si può prescindere dalla conoscenza del pensiero e dell’opera del padre della patria del Vietnam, Ho Chi Minh, che sviluppò la sua ideologia e la sua formazione politica anche in Cina, rimanendo profondamente segnato da questa esperienza. La pubblicazione degli scritti e discorsi di Ho Chi Minh in Italia ci permette di riscoprire anche questo aspetto dell’uomo politico asiatico e di comprendere la sua influenza di lungo periodo negli affari dell’Estremo Oriente.

CONTINENTI

L’elezione di Donald Trump è stata salutata dalle correnti e dai movimenti di destra come un evento che, segnando la sconfitta della fazione “liberal” a Washington, si sarebbe ripercosso in tutta l’area egemonizzata dagli Stati Uniti favorendo le forze politiche conservatrici, euroscettiche e nazionaliste, ovvero, come si suol dire attualmente, populiste e sovraniste. Alla disponibilità delle destre europee a collaborare con l’Amministrazione statunitense (e col regime sionista, storico alleato degli USA nel Vicino Oriente) ha fatto immediatamente riscontro l’attivismo dell’ex capo stratega della campagna elettorale di Trump, il quale si è spostato in Europa per consigliare, sostenere ed organizzare i movimenti sovranisti e populisti.

Lo Yemen si trova in una zona strategica dell’Asia occidentale, ma non ha mai saputo avvantaggiarsi di questo valore geopolitico a causa della debolezza del governo centrale e della mancanza di unità nazionale, diventando così terreno di conflitto tra potenze straniere e facile bersaglio di ingerenze ostili agli interessi del popolo yemenita e della regione. Lo Yemen può essere considerato, da un punto di vista geopolitico, come il paese con il maggior rilievo strategico della penisola araba e probabilmente di tutto il blocco eurasiatico. Avere il controllo sullo Yemen significa possedere il controllo della via di comunicazione tra Occidente e Oriente. Questo può aiutarci a comprendere meglio le motivazioni reali della guerra allo Yemen.

DOCUMENTI

Discorso di chiusura pronunciato l’11 giugno 1945 al VII Congresso nazionale del Partito comunista cinese. La presente traduzione è conforme al testo cinese: Opere Scelte di Mao Tse-tung, vol. III, Casa Editrice del Popolo, Pechino, Maggio 1953. Le note a piè di pagina sono le stesse che compaiono in un opuscolo che raccoglie tre brevi testi di Mao pubblicato nel 1967 dalla Casa Editrice in Lingue Estere di Pechino.

Ugo Spirito (1896-1979) si recò nell’Unione Sovietica nei mesi di settembre e ottobre del 1956 e nella Repubblica Popolare Cinese nel settembre e ottobre del 1960. Le considerazioni suggeritegli da quelle esperienze, nel corso delle quali poté incontrare Nikita Khruščëv e Mao Tse-tung, si trovano esposte rispettivamente in due lunghi articoli, il primo pubblicato in “Studi politici”, 2, 1957, il secondo nella “Rassegna italiana di sociologia”, 1, 1961.  Dal secondo articolo riportiamo le pagine centrali.

Discorso tenuto il 9 Giugno 1989 agli ufficiali di rango generale e superiore al comando delle truppe, in applicazione della legge marziale a Pechino. Da: Deng Xiaoping, Selected Works, vol. III, Foreign Languages Press, Beijing 1994, pp. 294-299.

Mihail Manoilescu (1891-1950), uno dei più importanti economisti del periodo interbellico, in questa conferenza del 1933 propone una nuova soluzione per l’idea di unità europea. Manoilescu ritiene che la vecchia forma di unità europea, di essenza liberale, democratica e individualista, non abbia più nessuna giustificazione. L’Europa sta decadendo, per cui è una necessità urgente ricostruire la sua unità secondo una nuova sintesi spirituale. L’Europa può rinascere, ma solo su basi antindividualiste.

Jean Thiriart, La faillite de l’Empire britannique, “La Nation Européenne”, n. 13, 15 gennaio 1966 – 15 febbraio 1967.

INTERVISTE

L’uscita del romanzo storico Imperi di polvere (Solfanelli, 2019) è l’occasione per rivolgere all’autore, lo scrittore Claudio Mauri, alcune domande concernenti i risvolti della colonizzazione angloamericana, in particolare in Europa. Il lettore potrà apprezzare le interessanti osservazioni e la messa in luce di parecchi eventi – come quelli riconducibili all’azione svolta per decenni dalla CIA – generalmente trascurati o misconosciuti dalle ricostruzioni cronachistiche. Claudio Mauri è autore fra l’altro di Montanelli l’eretico (Sugarco, 1982), Il cittadino Scalfari (Sugarco, 1983), La catena invisibile (Mursia, 2005), dedicato ai retroscena degli attentati a Benito Mussolini, Il male viene dal cielo (Tabula fati, 2013), sulla strage compiuta dai bombardieri statunitensi nel quartiere milanese di Gorla.

Nei Balcani si sta giocando un grande gioco di potere che coinvolge gli Stati Uniti, l’Europa (anche se in misura più limitata), la Russia, la Cina, la Turchia e, da qualche anno, perfino l’Albania, rinvigorita nel suo attivismo politico estero. Un qualificato analista geopolitico indica i diversi interessi di questi attori internazionali nella regione.

RECENSIONI e SCHEDE

Amedeo Maddaluno, Geopolitica. Storia di un’ideologia (Daniele Perra)

Orazio M. Gnerre e Gianfranco La Grassa, Dialogo sul conflitto (Amedeo Maddaluno)

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