A poco più di un anno dalla scomparsa del primo presidente dell’Abkhazia Vladislav Ardzinba, un nuovo lutto colpisce la perla del Mar Nero. Il suo attuale presidente, Sergej Bagapš, si è spento a Mosca il 29 Maggio a soli 62 anni, dopo gravi complicazioni susseguenti un intervento chirurgico.

 

La notizia della scomparsa di Bagapš è giunta dalla capitale russa come un vero e proprio fulmine sul mondo politico e civile dell’Abkhazia.

Non è retorica evidenziare che Bagapš non è stato solo un semplice “presidente”, ma un vero e proprio “padre” della Repubblica Abkhazia. Come il suo predecessore Ardzinba, ha costruito le fondamenta politiche che hanno consentito di giungere al riconoscimento dell’indipendenza da parte della Russia nel Settembre 2008, un passo fondamentale per la rinascita del paese.

Proprio dalla Russia ed in particolare dai popoli caucasici sono giunti i principali messaggi di cordoglio per la scomparsa del presidente abkhazo. Vladimir Putin ha sottolineato che Sergej Bagapš resterà nella memoria come il “simbolo del rafforzamento dell’amicizia fra il popolo russo e quello abkhazo”. Anche Dmitrij Medvedev ha voluto ricordare Sergej Bagapš, evidenziando il suo instancabile lavoro a favore delle relazioni tra i popoli dei due paesi.

 

Un’abile guida per uno Stato da ricostruire

Sergej Uasyl-Ipa Bagapš ha accompagnato e guidato la rinascita di un intero paese dopo la tragica guerra con la Georgia, rappresentando per l’Abkhazia quello che Putin rappresentò per la Russia dopo le guerre cecene. Molto più che un semplice presidente, Bagapš è stato il cuore ed il cervello della sua terra.

Il suo primo incarico politico di grande rilievo fu la nomina a Primo Ministro, dal 1997 al 1999. Successivamente, prima di candidarsi alla presidenza, Bagapš ricoprì per alcuni anni il ruolo di dirigente di Černomorenergo, la compagnia statale che gestisce parte della produzione idroelettrica sul fiume Inguri; un incarico di massima importanza in tempo di embargo economico, posto che la centrale sull’Inguri dal 1987 distribuisce energia elettrica a molte famiglie in Abkhazia e Georgia.

Nel 2004 Bagapš si candidò alla carica di Presidente della Repubblica sfidando Raul Khadžimba, ottenendo pressappoco lo stesso numero di voti del contendente. L’Abkhazia si trovava all’epoca in un periodo di grande tensione, sottoposta a forti pressioni politiche ed economiche dei paesi confinanti. L’elezione di un capo dello Stato sostenuto dalla metà degli Abkhazi avrebbe prodotto un governo fragile ed incapace di gestire adeguatamente i rapporti con la vicina Russia; soprattutto avrebbe rischiato di cadere nel caos politico. L’Abkhazia nel 2004 non avrebbe potuto certo permettersi un governo debole, perché nello stesso periodo il nuovo governo di Tbilisi costruito con i dollari della Rivoluzione delle Rose aveva subito programmato una forte espansione delle spese militari da dedicare alle future operazioni militari contro Ossezia del Sud ed Abkhazia. L’intelligenza politica di Bagapš e Khadžimba permise di raggiungere un accordo elettorale fondamentale per eleggere Bagapš Presidente e lo sfidante come vice-Presidente, permettendo quindi la coesistenza entro lo stesso governo delle principali espressioni politiche locali. Si trattò a quel tempo di una mossa politica che personalmente ho sempre ritenuto degna di ammirazione poiché, pur essendo teoricamente criticabile dal punto di vista della correttezza formale, ebbe l’enorme merito di stabilizzare la situazione politica o forse, di evitare una nuova guerra civile in grado di consentire la ripresa delle operazioni militari georgiane.

 

Al successore l’onere di consolidare economia, politica e diplomazia

Negli anni il popolo abkhazo ha sempre dimostrato grande rispetto per il proprio presidente. Un rispetto confermato anche durante le elezioni del 2009 nelle quali, contro lo sfidante di sempre Raul Khadžimba, egli ottenne la riconferma alla massima carica dello Stato con una percentuale di circa il 60% al primo turno. Pochi capi di Stato nell’Europa occidentale possono dire di essere stati così amati in patria come lo scomparso presidente abkhazo.

La fine dell’era Bagapš impone oggi all’Abkhazia orfana di continuare gli sforzi per la ricostruzione dell’economia nazionale ed il rafforzamento delle strutture governative. A prendere il posto di Bagapš sarà molto un nuovo “uomo forte”, scelto tra i maggiori politici locali: Aleksandr Ankvab (vice presidente della repubblica, attuale presidente ad interim), Raul Khadžimba (sfidante di Bagapš nelle precedenti due elezioni presidenziali) oppure Sergej Šamba (Primo Ministro, ex Ministro degli Esteri nei lunghi anni precedenti al riconoscimento dell’indipendenza, la “voce” della diplomazia abkhaza).

 

Abkhazia 2007. Un ricordo

Quando ancora l’Abkhazia non aveva ricevuto alcun riconoscimento della propria indipendenza, ebbi la possibilità di prendere parte ad un incontro conviviale con Sergej Bagapš. Ospite di alcuni colleghi russi giunti in Abkhazia per raccontare le locali elezioni parlamentari, con alcuni giornalisti occidentali fummo invitati ad una cena con i vertici politici locali per festeggiare il positivo svolgimento delle consultazioni. Durante la cena, secondo le antiche tradizioni caucasiche, si succedettero diversi brindisi in onore dei caduti, del popolo abkhazo e di chi aveva aiutato il paese negli anni difficili della guerra. Nel corso della serata Sergej Bagapš ringraziò gli ospiti stranieri più volte, chiedendoci di contribuire a far conoscere la realtà dell’Abkhazia nel mondo. Una realtà fatta di dolore e guerra ma anche di gioia e ritrovata libertà. Ci invitò a tornare presto a Sukhum per conoscere meglio una terra bellissima ed il suo popolo.

Riflettendoci, mi è sembrato che il Presidente non parlasse come un politico, ma piuttosto come padre orgoglioso di mostrare la propria casa e la propria famiglia. Sapeva bene di avere dato un contributo fondamentale alla sua terra, ed era chiaramente orgoglioso di mostrare a tutti i risultati del suo impegno.

Sergej Bagapš ha scritto una pagina fondamentale della storia dell’Abkhazia e, osservando la partecipazione massiccia degli Abkhazi alle cerimonie funebri fino all’arrivo della salma al minuscolo villaggio natio di Džgerda (distretto di Očamčira), prima a bordo di un carro armato e successivamente portato a spalle dai membri del villaggio, è certo che il suo popolo gli sarà per sempre riconoscente.

 

* Redattore di Eurasia, rivista di studi geopolitici. Ricercatore IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie).


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