Pseudosenofonte, Il regime politico degli Ateniesi, a cura di Claudio Mutti, Testo greco a fronte, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2018, pp. 64, € 12,00
“Una critica non banale della democrazia”: così Luciano Canfora definisce il testo di incerto autore noto come Athenaion politeia, titolo che questa edizione traduce con “Il regime politico degli Ateniesi”, anziché con l’anacronistico “Costituzione degli Ateniesi”.
Benché ci sia pervenuto tra gli scritti di Senofonte, l’opuscolo venne probabilmente redatto da qualche altro avversario della democrazia ateniese nei primi anni della guerra del Peloponneso: o Crizia (il capo dei Trenta Tiranni), o Antifonte di Ramnunte (che diresse il colpo di Stato oligarchico del 411), o Tucidide di Melesia (il capo della fazione oligarchica ostracizzato nel 443), o altri ancora.
Il carattere di originalità dell’opera, che si sviluppa in forma di dialogo, consiste nel fatto che essa non ha fini polemici. Che la democrazia, ingiusta ed abietta, sia il peggiore dei regimi politici, è fuori discussione: d’altronde, secondo il detto di Alcibiade, la democrazia è una follia universalmente riconosciuta come tale (homologoumene anoia). Invece, ciò che preme all’autore è far capire, attraverso le fredde analisi che l’oligarca realista presenta al suo interlocutore, come sia possibile il funzionamento di un sistema che si fonda sul malgoverno esercitato dalla parte peggiore del popolo. (Democrazia, infatti, non è il “governo del popolo”, bensì il governo di quella parte del popolo che il greco chiama demos – e che il traduttore rende opportunamente con “plebe”; è quel Lumpenproletariat che nel testo in esame viene indicata come oi poneroi, “le canaglie”).
La spiegazione fornita dall’oligarca sviluppa l’affermazione con cui si apre l’opuscolo: “è la plebe quella che coi remi muove le navi ed ha procurato la potenza alla città”.
La democrazia ateniese, dunque, è resa possibile dalla talassocrazia, della quale costituisce la manifestazione politica. Su questo rapporto tipicamente geopolitico si sofferma l’introduzione del curatore, che riconduce l’argomento talassocratico ai dibattiti dell’epoca e, in particolare, alle enunciazioni strategiche del Pericle tucidideo.
Il volume, pubblicato nella medesima serie di classici in cui è apparso recentemente il Phoenix di Claudio Claudiano, è impreziosito da un disegno fuori testo di Cristina Gregolin.
Adelaide Seminara
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