Segnaliamo all’attenzione dei lettori questo interessantissimo testo edito dalle Edizioni all’insegna del Veltro. Si tratta dello scritto di un autore che, cinquant’anni prima di Osvald Spengler e più di un secolo prima di Aleksandr Dugin, formulò un’analisi sulla costruzione dell’Europa e sulla sua prevedibile evoluzione, con particolare riguardo al ruolo possibile della Russia.
Secondo Leont’ev, la civiltà europea si formò dalla fusione del Cristianesimo bizantino, del feudalesimo germanico, della filosofia e dell’estetica derivate dal mondo greco e dei principi giuridici, nonché della base municipale, propri del mondo romano. Nella sua storia, l’Europa ha ubbidito ad una legge universale, propria di tutte le civiltà, retta da un principio trifasico: semplicità primitiva, fiorente unificazione e complessità, semplificazione e mescolanze secondarie che conducono al crollo della stessa.
Dal XIV al XVII secolo l’Europa è incessantemente cresciuta in complessità e forza, per poi iniziare una mescolanza di diritti e posizioni giuridiche e sociali favorita dal processo democratico disgregatore dovuto al liberalismo anglosassone: avverte Leont’ev che un’uniformità di diritti ed una somiglianza maggiore che in passato di educazione e condizioni sociali non annulla l’antagonismo degli interessi, anzi lo rafforza, perché rende più simili le necessità e le pretese. All’affermazione formale di un’eguaglianza politica e civile, parallelamente e contemporaneamente si rafforzano le disuguaglianze economiche.
In tale dinamica, l’assolutismo, nei periodi di mescolanza sopra caratterizzati, rimane la sola àncora di salvezza destinata però a durare poco in assenza di una nuova varietà disciplinatrice. E’ incredibile l’attualità del giudizio espresso dall’Autore sull’Italia e che vale la pena di riportare per intero:
…il suo apparente ordine è sostenuto non dalla forza del suo spirito interiore ma solo dalle circostanze della politica internazionale …. La sua unificazione si è compiuta non come risultato di uno sviluppo di un complesso ed individualizzato spirito neo italiano, ma solo dal contemporaneo indebolimento di Francia ed Austria e dal definitivo disgregarsi della forza conservatrice del papato. …” (notare che lo scritto – in cui il giudizio è contenuto – è del 1875, quattordici anni dopo la proclamazione del Regno d’Italia…!!)
Precisata questa analisi, è relativamente più semplice comprendere i due termini, bizantinismo e slavismo, di cui l’autore si occupa. Mentre lo slavismo è, al meglio, una mera astrazione etnografica di cui, probabilmente, l’Occidente necessita per ricompattarsi di fronte ad un progressivo disfacimento derivante dal superamento della fase di mescolanza sopra ricordata, il bizantinismo rimane invece un principio vivo ed operante grazie ad una rigida ortodossia religiosa supportata da quel cesarismo ereditato dal mondo romano: elementi che in un popolo con scarso senso della famiglia naturale- come quello russo- ma con forte sentimento di partecipazione comunitaria – si pensi alle comunità delle obsciny – hanno consentito ai Russi di sopravvivere a incursioni straniere e, soprattutto, al “ virus” democratico e liberale dell’Occidente.
Quali strade si aprono dunque, rispettivamente, alla civiltà europea ed a quella russa? Per l’Europa, sostanzialmente, sottostare a questa ineluttabile legge di ascesa e declino, gestendola per evitare il male peggiore, “… un’anarchia di fronte alla quale apparirebbero insignificanti quelle del terrore giacobino e della comune parigina del 1871”. La Russia invece può salvarsi virando decisamente verso il confronto con le civiltà asiatiche ed islamiche, che, essendo intimamente diverse, non potranno fare altro che mantenere viva la dimensione comunitaria e spirituale della nazione russa stessa.
Non possiamo che rimanere ammirati dalla capacità di analisi e dalla dote di preveggenza di quest’autore, così ingiustamente dimenticato, soprattutto quando si rifletta sulla situazione attuale dell’Unione Europea e sulla disgregazione in cui sembra precipitare e, di converso, al processo di riavvicinamento della Russia verso la Cina nonché della recente costituzione dell’Unione Eurasiatica con Bielorussia e Kazakistan.


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