O Dio ti ringrazio per le Tue Benedizioni. O Dio ti ringrazio di avermi trasferito di grembo in grembo, di secolo in secolo, concedendomi così la benedizione di vivere in un’epoca in cui ho potuto vedere uno dei Tuoi più eminenti Amici ed Intimi (awliya), prossimo e compagno degli Infallibili, il Tuo servo giusto – il grande Khomeini – e combattere per lui.

(Qassem Soleimani, Testamento spirituale)

 

Hanieh Tarkian (a cura di), Coraggio e fede. L’esempio del Generale Qassem Soleimani nella lotta contro il terrorismo internazionale, Passaggio al bosco, Firenze 2022, € 16.00

C’è una frase all’interno di questo libro curato (ed in parte scritto) da Hanieh Tarkian che meglio di ogni altra descrive non solo la figura carismatica di Qassem Soleimani, ma anche la Repubblica Islamica dell’Iran nella sua interezza (oggi sottoposta, non a caso, a costante attacco da parte degli apparati informativi dell’Occidente arrivati al punto di rispolverare la vedova dello Shah Reza Pahlavi). È la seguente: “In quale altro luogo al mondo si trova un generale che sia anche un mistico e uno gnostico?”.

La frase è attribuita al generale delle Guardie della Rivoluzione Hossein Marufi, che ricorda come una notte, ospite a casa di Qassem Soleimani, sentisse il comandante della Forza Qods gemere e piangere in preghiera (nel momento più intimo di incontro con Dio ed i suoi Prediletti). L’aneddoto ha un particolare valore se considerato in riferimento allo sciismo imamita. Il grande iranista francese Henry Corbin, ad esempio, riportava la possibilità che l’Imam nascosto si manifestasse al credente solitario in preghiera[1]. Non solo, ma già Shihaboddin Yahya Sohrawardi (1154-1191), nel suo Libro delle delucidazioni, avvalendosi della figura di Hermes quale simbolo dell’anima nobile, trattava il tema dell’incontro notturno col divino in questi termini: “Una certa notte che c’era il sole, Hermes stava in preghiera nel tempio della Luce. Allorché esplose la colonna dell’aurora, ecco che egli vide una terra che stava sprofondando con la città su cui si era abbattuta la collera divina e vide che precipitarono nell’abisso. Allora egli gridò: ‘Tu che sei mio padre, salvami dal recinto dei vicini di perdizione!’. E udì una voce gridargli in risposta: ‘Aggrappati al canapo della nostra irradiazione, e sali fino ai merli del Trono’. Allora egli salì, ed ecco che sotto i suoi piedi c’erano una Terra e dei Cieli”[2].

La preghiera, di fatto, altro non è che l’orientazione verso l’altro mondo. Mentre la notte con il sole, afferma Corbin, “è la Presenza fin d’ora reale di ciò che l’anima si propone con i suoi sforzi spirituali e seguendo l’itinerario mistico”[3]. E continua: “l’esplosione della colonna dell’aurora è l’epifania dell’anima fuori dal corpo materiale”[4].

Qualche anno fa, in occasione del Congresso nazionale dedicato agli ottomila martiri offerti dal Gilan durante la cosiddetta “guerra imposta” dall’Iraq, Soleimani utilizzò il termine ‘ârif (mistico) per definire i martiri della “Sacra Difesa”[5]. Secondo Muhammad Ali Shahabadi (maestro di metafisica di Ruhollah Khomeini), infatti, l’‘ârif era un combattente nel senso pieno del termine (esiste un legame intimo tra misticismo ed azione sociale)[6]. Dunque, non diventa martire chi martire non lo era già in vita. Il martire non è tale solo nel momento del sacrificio estremo, ma lo è anche prima: ovvero, dopo aver compiuto la migrazione (l’Egira) da sé stesso ed affrontato il proprio io. Il momento in cui, ancora con Corbin, “il pellegrino mistico, sollevandosi dall’abisso del corpo materiale verso lo zenit dell’intelligenza, chiama ‘suo padre’”[7]. Il momento in cui si sacrifica tutto ciò che si possiede in nome della ricerca della verità. Così facendo, l’esistenza terrena del martire è sempre sacrificio, da intendere nel senso etimologicamente corretto del termine latino “sacrificium” (fare sacro).

Mistico e soldato, questo è stato Qassem Soleimani. E questo è il motivo per il quale era così temuto da quell’“Occidente” desacralizzato che, come riporta lo stesso generale in riferimento a personalità come Khomeini e Nasrallah (“segni divini”), ha profonda paura di tutti coloro in cui “Dio è potente”. È scritto nel libro (arricchito da alcuni estratti autobiografici e da un ricco apparato fotografico): “Soleimani è un militare, un generale, ma la sua fede è talmente radicata nella sua essenza che si rivolge a Dio con la stessa intimità di un mistico innamorato del suo creatore e afferma di non aspirare ad altro che alla prossimità ed all’incontro con lui”[8].

Un soldato di Dio, ma anche della Patria che affrontava le operazioni militari sulla base del concetto teologico di gihad, perché privare la lotta dei suoi aspetti metafisici significa imporre ad essa dei “vicoli ciechi”. In questo senso, la suddetta “Sacra Difesa” è stata la “scuola” in cui i valori religiosi dell’Islam sciita sono stati messi in pratica creando l’unità e l’integrità del popolo e della Nazione. Ragione per cui proprio Soleimani si rammaricava profondamente di fronte a quei “manifestanti”, sobillati da potenze straniere, che bruciavano la bandiera della Repubblica Islamica proclamando (fatto significativo) il rigetto della causa palestinese, di quella siriana o di quella libanese. Ma senza la difesa di Gaza, del Libano, della Siria o dei luoghi santi in Iraq, in virtù di quello schema che disegna le fasce di sicurezza di un polo geopolitico in cerchi concentrici a partire dal punto centrale di irradiazione della sua influenza, non ci sarebbe più neanche l’Iran. La sua sovranità (geografica, economica, politica e culturale) non sarebbe più un tutto onnicomprensivo ed il Paese sarebbe sottoposto al suo smantellamento (come previsto dai piani, palesi e mai celati, di sionisti e nordamericani).

L’aspetto geopolitico merita l’apertura di una breve parentesi, viste le nuove possibilità aperte dalla “guerra calda” tra Occidente e Russia in Ucraina. Trasformando la Russia nel Paese “più sanzionato al mondo”, di fatto l’Occidente l’ha avvicinata (anche economicamente) all’Iran. È stata così superata la naturale concorrenza tra due Paesi produttori di idrocarburi ed è stata rimessa in auge la celeberrima “Dottrina Primakov”, secondo cui è naturale che la Russia aspiri a realizzare un sistema multipolare attraverso la cooperazione sempre più stretta con le potenze dello spazio eurasiatico, dalla Turchia all’Iran ed all’India, fino alla Cina. È notizia di questi giorni che Russia e Iran hanno scelto di investire venti miliardi per modernizzare e facilitare le rotte commerciali (marittime, fluviali e terrestri) che dall’Europa orientale arrivano fino all’Oceano Indiano[9]. Centrale all’interno del progetto, oltre al Mar Caspio, è lo strategico porto di Mariupol, sicché il Mare d’Azov è divenuto, per usare le parole di Vladimir Putin, “un mare interno della Russia”.

A questo proposito, come riporta correttamente Hanieh Tarkian, sarà bene ricordare che fu lo stesso Soleimani a mettere la Russia di fronte alla necessità dell’intervento in Siria, mostrando ai vertici di Mosca i rischi che una caduta di Bashar al-Assad avrebbe potuto provocare per gli interessi geopolitici del gigante eurasiatico titolare delle strategiche basi militari di Tartus e Latakia. Dunque, al generale si deve anche la costruzione di questo “Asse della Resistenza allargato alla Russia”, che ormai, nonostante le difficoltà comunque enormi, non ha più un’esclusiva natura di resistenza, ma si è garantito l’iniziativa in diversi teatri operativi sullo spazio continentale.


NOTE

[1]H. Corbin, L’Imam nascosto, SE, Milano 2008, p. 66.

[2]S. Y. Sohrawardi, Libro delle delucidazioni, contenuto in H. Corbin, Corpo spirituale e Terra celeste. Dall’Iran mazdeo all’Iran sciita, Adelphi Edizioni, Milano 1986, p. 133.

[3]Ibidem, p. 134.

[4]Ibidem.

[5]Il discorso completo del generale Soleimani è reperibile sul sito informatico www.islamshia.org.

[6]Y. C. Bonaud, Uno gnostico sconosciuto nel XX secolo. Formazione e opere dell’Imam Khomeini, Il Cerchio, Rimini 2010, pp. 88-90.

[7]Corpo spirituale e Terra celeste, ivi cit., p. 134.

[8]H. Tarkian (a cura di), Coraggio e fede. L’esempio del generale Qassem Soleimani nella lotta contro il terrorismo internazionale, Passaggio al bosco, Firenze 2022, p. 141.

[9]Si veda Russia and Iran are building a trade route that defies sanctions, www.bloomberg.com.


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Daniele Perra a partire dal 2017 collabora attivamente con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” e con il relativo sito informatico. Le sue analisi sono incentrate principalmente sul rapporto che intercorre tra geopolitica, filosofia e storia delle religioni. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, ha conseguito nel 2015 il Diploma di Master in Middle Eastern Studies presso ASERI – Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 2018 il suo saggio Sulla necessità dell’impero come entità geopolitica unitaria per l’Eurasia è stato inserito nel vol. VI dei “Quaderni della Sapienza” pubblicati da Irfan Edizioni. Collabora assiduamente con numerosi siti informatici italiani ed esteri ed ha rilasciato diverse interviste all’emittente iraniana Radio Irib. È autore del libro Essere e Rivoluzione. Ontologia heideggeriana e politica di liberazione, Prefazione di C. Mutti (NovaEuropa 2019).