Lo scorso mese la stampa russa ha documentato un certo numero di avvenimenti più o meno gravi che sembrava a prima vista non avessero alcuna relazione tra loro. Esaminando più da vicino questi avvenimenti, salta all’occhio un certo numero di elementi, che lasciano pensare che non si tratti solamente di fatti diversi, ma proprio di si manifestazioni con un’origine in comune.

Da Krasnodar alla Siberia occidentale

Il 9 maggio 2010 un’esplosione di gas ha troncato la vita a 90 minatori nella miniera di Rapadskaia. Tre giorni dopo si è tenuta nella piccola cittadina di Mejdouretchensk una manifestazione pacifica di 1.500 persone, i cui manifestanti richiedevano salari più adeguati e una inchiesta imparziale sui tragici incidenti. A sera, alcuni giovani autonomi hanno bloccato le ferrovie e hanno affrontato violentemente le forze dell’ordine. Queste violenze inaspettate e imprevedibili sono state opera di teppisti e criminali conosciuti nella regione, e tra i 28 manifestanti interpellati, non uno era un minatore. Nei luoghi degli incidenti e sul percorso della manifestazione che è degenerata, sono stati trovati sandwich, birre e striscioni, il che prova il livello minimo di preparazione di questa manifestazione parallela. Oltretutto nello stesso momento sono stati lanciati su numerosi siti stranieri, in particolare britannici, tedeschi o ancora su quello di un movimento anarchico ucraino, appelli alla violenza che sostenevano tra gli altri l’opposizione bielorussa e che richiamavano (ecco perché l’Ucraina) alla violenza contro lo stato russo. È stupefacente che un piccolo movimento anarchico ucraino si prenda cura di manifestazioni nel profondo della Siberia russa. In seguito a questi accadimenti, sui social network e su internet sono apparse associazioni misteriose e false sotto il nome di “unione dei residenti di Kouzbass”, che facevano appello tra le altre cose alla secessione della Siberia, e questi appelli furono subito ripresi dai siti indipendentisti caucasici e dal giornale d’opposizione Novaya Gazeta.

Ancora più stupefacente, nel 2009 c’è stato in Russia il caso Dimovsky. Questo ufficiale di polizia è stato presentato come un eroe dal main-stream mediatico occidentale per aver denunciato nell’autunno 2009 la corruzione regnante in seno allo stato e alle forze di polizia russe. Il poliziotto poteva permettersi guardie del corpo e automobili private, conferenze stampa e biglietti aerei. È stato sospettato, da Sergueï Kucheruk (capo della polizia della regione di Krasnodar), di essere un agente dei servizi occidentali e in particolare, tramite il comitato dei diritti umani di Novorossisk, una sotto-filiale dell’USAID, una delle teste di ponte del dispositivo arancione in Eurasia. Costui ha semplicemente affermato che “l’unione dei residenti di Kouzbass” era reale e che egli era pronto a lavorare per quest’ultima. Tuttavia questa organizzazione è virtuale. Come si sono stabiliti i legami tra di loro? Per il deputato Serguey Shatirov, queste manifestazioni sul terreno o su internet sono legate, organizzate dall’interno e hanno visibilmente un fondamento “arancione”.

Rivolta in estremo oriente?

Durante l’estate 2010, un gruppo chamato “fratelli della foresta” si è dato alla macchia nell’estremo oriente russo, dopo aver dichiarato guerra allo stato. Il gruppo, composto di skinhead, oltre che da “nazbols” (militanti rosso-bruni) opera nella regione ed è stato protagonista di numerose aggressioni, di omicidi, incendi, irruzioni in commissariati e dell’omicidio di un miliziano.

Il nome scelto da questa organizzazione, fratelli della foresta o Fratelli della foresta, è il nome dato in precedenza ai gruppi di ex collaboratori lasciati dietro di sé dai nazisti nei paesi baltici e in Ucraina dopo l’avanzata delle truppe sovietiche nel 1944. La rivolta dei fratelli della foresta è terminata dopo l’assalto delle forze speciali che ha portato alla cattura di quattro membri e alla morte dei restanti. Il gruppo intendeva denunciare la corruzione del sistema di polizia (alcuni membri erano stati vittime di torture) ma ugualmente la decadenza della società, considerato che nel loro ultimo video pubblicato su internet prima della loro morte, essi denunciano principalmente: “la corruzione, il consumo di droghe e la difficoltà di trovare ragazze ancora vergini a 15 anni”. Cosa senza dubbio più sorprendente di ogni altra, il loro odio verso l’impero russo e verso la federazione è tradotto in questa frase: “Noi non riconosciamo né le leggi federali né le leggi locali, noi rigettiamo totalmente l’autorità della vostra Federazione di Russia e diamo il benvenuto a coloro che si sono uniti alla resistenza nel Caucaso del nord, e agli altri, individui degni, onesti e nobili”. Così questi rivoluzionari d’estrema destra supportavano i ribelli islamici e wahabiti contro l’esercito federale russo. Ancora una volta, la retorica secessionista e anti federale sembra al centro delle rivendicazioni.

In un testo apparso sul sito del DPNI (il principale movimento d’estrema destra russa), i membri del gruppo hanno dichiarato di essersi schierati contro il fascismo giudaico, come i loro gloriosi antenati si erano schierati contro il fascismo tedesco. Contemporaneamente a questo “sostegno” piuttosto logico dell’estrema destra russa ci sono stati dei sostegni più sorprendenti. Alcune associazioni dei diritti dell’uomo, come ad esempio l’associazione Agora, di cui è stata fatta pubblicità ad esempio sul sito dell’oppositore liberale Garry Kasparov,  hanno denunciato la brutalità della polizia dopo l’intervento contro i giovani ribelli. Va notato che l’associazione Agora è ugualmente accusata di finanziare il terrorismo sul territorio della Federazione russa, e cioè nella repubblica musulmana del Tatarstan. Da allora è stata aperta un’inchiesta per controllare i finanziamenti di questa organizzazione. Questo sostegno di piccoli gruppi di estrema destra da parte di associazioni liberali e in difesa dei diritti dell’uomo è una caratteristica del fronte arancio-bruno che opera in Eurasia, e in particolare in Russia.

Dicembre 2010: Mosca

Nello scorso dicembre, dopo la morte di un tifoso calcistico, ucciso per mano di cittadini del Caucaso russo, migliaia di giovani tifosi si sono riuniti l’11 dicembre per commemorare la sua morte e criticare la rimessa in libertà dei presunti assassini. La manifestazione si è rapidamente trasformata in un raduno politico. Ci sono stati violenti scontri con le forze dell’ordine, ed un meeting di contestazione contro “la corruzione, l’immigrazione e il potere”.

Nei giorni e nelle settimane seguenti, tensioni in crescita hanno portato a una giornata di confronto comunitario virtuale il 15 dicembre a Mosca, quando migliaia di nazionalisti e cittadini del Caucaso del nord si sono riuniti senza affrontarsi realmente. Manifestazioni di questi nazionalisti in collera hanno avuto luogo in numerose città della Russia (Perm, Kirov, Kaluga, Samara, Izhevsk, Voronezh, Tomsk, Ufa, Kaliningrad…). Anche se queste manifestazioni potrebbero sembrare spontanee, sussistono dei dubbi quando il loro scoppio corrisponde alla loro utilità. L’eccellente commentatore di Ria-Novosti, Ilya Kramik, ha dimostrato in un articolo: la curiosissima agitazione sul web, in particolare l’invio di messaggi falsi che invitavano i Caucasici ad armarsi e a riunirsi la sera del 15 dicembre. Questo messaggio conteneva tra i destinatari liste di falsi dirigenti caucasici.

In parallelo sono apparsi su numerosi forum russi messaggi che invocavano a “stroncare i Caucasici”. Sono corse voci di colonne di veicoli del Caucaso che si dirigevano a Mosca ecc. Questa agitazione informatica destinata a creare una destabilizzazione al cuore della società civile russa ha causato la creazione di una brigata informatica specializzata a sorvegliare lo spazio di internet. È inoltre da notare che ancora una volta si sono fatti sentire i sostegni dei nazionalisti ucraini, e in Ucraina la stragrande maggioranza dei movimenti di estrema destra non ha celato la totale ostilità al potere russo e ha sostenuto largamente la rivoluzione arancione del 2004.

La nuova estrema destra russa al centro del movimento?

Due movimenti russi hanno contribuito a mantenere la pressione, il DPNI che abbiamo già citato più in alto e che ad esempio ha chiamato il 14 dicembre i Russi ad armarsi e gli anziani a non lasciare le proprie case, ma in egual misura anche un movimento poco conosciuto dagli stranieri, l’alleanza nazional-democratica. Questo movimento molto recente (datato agli inizi del 2010) – il cui sito intitolato “Nazdem” fa intuitivamente pensare a “Nazbol”, e la cui fiamma nel logo fa anche stranamente pensare a quella di radio Svodoba o a quella dell’associazione di Soros Freedom House – ha giocato un ruolo importante nell’organizzazione delle manifestazioni. L’utilizzo di striscioni in inglese porta a chiedersi quale fosse realmente il pubblico designato, i russi o piuttosto i media stranieri. Ciò ci ricorda le azioni nell’anno 2000 a Mosca del perenne oppositore Kasparov, il quale ha organizzato manifestazioni ad hoc, vietate, ma soprattutto destinate ai media stranieri. Questa curiosa associazione segue una logica molto orientata verso i diritti dei cittadini e destinata alla società civile. I Nazdem si appellano ugualmente all’integrazione della Russia nella NATO e nell’UE, all’indipendenza del Caucaso, oltre che allo smembramento della federazione nella forma attuale (tale idea fa pensare alle intenzioni indipendentiste dei partigiani della foresta). Inoltre, i Nazdem affermano il loro sostegno a Israele e alla comunità internazionale attuale contro gli stati facinorosi, primo tra tutti l’Iran. Infine, i Nazdem sostengono l’opposizione bielorussa anche se la loro pagina rimanda a quello che ricorda fortemente una ONG filo-occidentale, esortando la Bielorussia a unirsi all’Unione Europea. Inoltre va notata dopo le elezioni presidenziali in Bielorussia la volontà di alcuni provocatori arancioni di creare problemi all’opposizione bielorussa, come in quest’immagine. In un recente articolo Alexandre Douguine accusa le organizzazioni nazionaliste che fanno appello all’indipendenza del Caucaso di essere sponsorizzate dai servizi occidentali.

Alleanze tra i liberali (arancioni) e i radicali (bruni)?

Ancora una volta quindi, come quando i partigiani regionalisti dell’estremo oriente hanno sostenuto i Boieviki Ceceni, si sviluppano alleanze contro natura. L’Alleanza Nazionale democratica ha deciso di sostenere il movimento d’opposizione liberale S31 che ci ricordiamo essere una coalizione che unisce tanto le associazioni di difesa dei diritti dell’uomo, i movimenti di estrema sinistra, le associazioni arancioni come il comitato Helsinki, o memoriali, quanto quelle nazionali bolsceviche di Edouard Limonov (che ha, lo ricordo, la doppia nazionalità francese e russa), ma anche i liberali Nemtsov e Kasparov.

Fuori dalla Russia, ricordo che ormai è un dato di fatto che Strategie 31 sia sostenuta da Boris Berezovski. Ci si può chiedere se il movimento dell’11 dicembre non sia ormai altro che una pallida copia del movimento del 31 di ogni mese, sebbene a questa questione sia stata fatta una smentita formale. Infine il principale organizzatore liberale di S31, e un responsabile del DPNI, sono stati arrestati e condannati a 15 giorni di prigione per una manifestazione vietata a fine 2010. Più di recente, è stato invece un leader del movimento l’altra Russia, Igor Bereziouk, che è stato arrestato per la sua partecipazione alle violenze del 15 dicembre scorso in piazza rossa.

Che cosa possiamo dire-dedurre da tutto ciò? Sicuramente, la Russia ha già conosciuto manifestazioni di rivolta e di contestazione. Ma dopo l’apparizione delle rivoluzioni colorate in tutto lo spazio eurasiatico postsovietico, la Russia è stato il solo paese ad essere risparmiato. Di sicuro tale resistenza a queste rivoluzioni colorate ha delle ragioni strutturali (relativa buona salute dell’economia) tanto quanto politiche (solidità del regime e del sostegno popolare a questo regime). Tuttavia quando nel 2011 i principali regimi colpiti dalle rivoluzioni colorate sono crollati, sembra che il movimento sia ancora attivo, e che giochi la carta della destavilizzazione politica per la contestazione sociale. L’idea è astuta e la contestazione della corruzione senza dubbio giustificata. Ma gli obiettivi di coloro che portano al crollo del regime non corrispondono all’instaurazione di un nuovo regime pulito e non corrotto, ma la presa del controllo geopolitico e geostrategico del cuore dell’isola-mondo, l’Eurasia.

Traduzione di Alessandro Parodi


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