Intervista a cura di Andrea Turi     

 
Vorrei iniziare con le ultime novità circa i rapporti tra la Serbia e il Kosovo. L’accordo tra Belgrado e Pristina è stato firmato sulla base di 15 punti. Qual è lo scenario futuro che prenderà vita in questa situazione? Sembra di essere di fronte a una nuova Republika Srpska.

L’Interim Agreement For Peace and Self-Governance in Kosovo (Rambouillet Agreement, 1999), accettato dalla Delegazione del Kosovo ma non da quella della Serbia, prevedeva che i Serbi del Kosovo avessero un’autonomia all’interno del Kosovo, un’autonomia non-territoriale, solo in altri campi. Il Comprehensive Proposal for the Kosovo Status Settlement (Martti Ahtisaari’s Proposal, 2007), che è stato accettato dalla Delegazione del Kosovo ma non dalla Delegazione della Serbia, ha rafforzato l’autonomia dei Serbi in Kosovo. Inoltre, la proposta avanzata da Martti Ahtisaari ha creato le basi per l’autonomia territoriale dei Serbi in Kosovo, perché in base a questa proposta le municipalità in cui i Serbi del Kosovo sono in maggioranza hanno il diritto di creare un partenariato o un’associazione e di cooperare con le istituzioni della Serbia e di ricevere da queste aiuto finanziario. Adesso, con il First Agreement of Principles Governing the Normalization of Relations (Brussels’ Agreement 2013), firmato da entrambe le delegazioni, l’autonomia dei Serbi è stata ampliata a campi che non erano inclusi nel Rambouillet Agreement (1999) e nella proposta di Martti Ahtisaari: tribunali, polizia, istituzioni politiche. Le basi per una autonomia dei Serbi in Kosovo è cementata. Quindi, sì, siamo davanti ad una nuova Republika Srpska e se i Serbi in Kosovo sfrutteranno questa opportunità, allora alla fine di questo decennio potranno essere un’entità politica come la Republika Srpska.

 

 

A prima vista, dopo una rapida analisi, si potrebbe avere l’impressione che i “15 punti” si muovano sulle linee del precedente Piano Ahtisaari respinto. In sostanza, che cosa c’è di diverso?

Il piano Ahtisaari offre ai Serbi in Kosovo un più alto livello di autonomia in questi campi: lingua, eduzione, media, sanità, finanze e religione. Pertanto, la piattaforma politica della Serbia non ha demandato ulteriori diritti in questi campi. La Serbia ha richiesto diritti addizionali in tre campi: forze di polizia, tribunali e istituzioni politiche. Per quanto riguarda il campo della polizia, tutte le municipalità in cui i Serbi kosovari sono in maggioranza, stando alla proposta Ahtisaari, hanno il diritto di eleggere il comandante delle stazioni di polizia, mentre una catena di comando unificata per i servizi di polizia dovrebbe essere conservata in tutto il territorio del Kosovo. Pertanto, la piattaforma politica della Serbia chiedeva una polizia autonoma, formalmente parte del Kosovo, che avrebbe dovuto funzionare sotto l’autorità dell’Executive Council of the Community of Serb Municipality in Kosovo. Questo è garantito, più o meno, dall’accordo di Bruxelles. Fino ad ora, le strutture di sicurezza serbe nel nord del Kosovo sono state pagate dal Governo della Serbia, mentre da adesso, saranno pagate dal Governo del Kosovo, perché formalmente appartengono alla Polizia kosovara, ma il loro comandante sarà eletto dalla Comunità delle Municipalità serbe in Kosovo.

In campo giudiziario, stando alle disposizioni del piano Ahtisaari, le municipalità a maggioranza serba, in un certo modo, avevano il diritto di costituire tribunali distrettuali, mentre la piattaforma politica del Kosovo  chiedeva che i tribunali nella regione della Comunità delle municipalità serbe del Kosovo avesse l’autorità di decidere su tutte le tematiche giudiziarie. L’Accordo di Bruxelles dispone che la Corte d’Appello di Pristina stabilirà un quadro di riferimento per trattare con tutte le municipalità kosovare a maggioranza serba, ma dall’altra parte, enfatizza il fatto che le autorità giudiziarie dovranno operare all’interno della cornice legale del Kosovo.

Per quanto riguarda le istituzioni politiche, la proposta di Martti Ahtisaari prevedeva che le municipalità serbe in Kosovo potessero formare una partnership che avrebbe avuto il diritto di cooperare con le istituzioni della Repubblica di Serbia, ma le cui competenze non erano specificate concretamente. La Serbia nella sua piattaforma politica ha affermato che la Comunità della Municipalità Serbe in Kosovo avrebbe dovuto avere la sua Assemblea e il suo Consiglio Esecutivo. Con l’Accordo di Bruxelles, la Comunità delle Municipalità serbe in Kosovo avrà l’Assemblea, il Consiglio Esecutivo e il Presidente. Avrà anche il suo statuto. L’Accordo di Bruxelles è appena il primo accordo, così con i prossimi accordi che saranno raggiunti presto, le competenze della comunità saranno definite più concretamente, non solo nei campi citati in questo accordo ma anche in altri.

 

 

Ora, sarà possibile portare le questioni dalla carta al terreno? Che problemi ci potrebbero essere per l’attuazione dei “15 punti”?

Fondamentalmente ci sono due ostacoli per l’attuazione dell’accordo di Bruxelles: i Serbi del Kosovo e il Movimento Vetëvendosje! (Autodeterminazione!). Sono sicuro che i Serbi del Kosovo saranno neutralizzati dalla Serbia perché dall’implementazione dell’Accordo di Bruxelles dipende l’integrazione della Serbia in Europa. Inoltre, i Serbi kosovari con quest’accordo guadagnano più che gli Albanesi. Inoltre, sono sicuro che il movimento Vetëvendosje! non sarà in grado di fermare l’attuazione dell’Accordo di Bruxelles, ma alle prossime elezioni, l’Accordo di Bruxelles sarà una delle ragioni che influenzeranno la crescita di Vetëvendosje!.

 

 

Con la cosiddetta “normalizzazione” nel nord del Kosovo, la Serbia riconosce “de jure” la sovranità di Pristina, “de jure”, ma non “de facto”. Un punto sicuramente a favore di Belgrado è l’annullamento della disposizione che consente l’associazione di Pristina alle organizzazioni internazionali. Quindi, è l’accordo tra la Serbia e il Kosovo è vantaggioso per entrambi o qualcuno ha guadagnato di più?

È vero che con l’accordo di Bruxelles la Serbia riconosce la legislazione del Kosovo, in particolare per quanto riguarda la polizia, i tribunali, l’organizzazione di elezioni, e così via. Questo è un riconoscimento estremamente implicito della sovranità “de jure” del Kosovo, mentre, d’altro canto, il Kosovo ha riconosciuto esplicitamente l’autonomia dei Serbi in Kosovo, anche con forti competenze. L’Accordo sarebbe stato di comune vantaggio solo se la Serbia avesse riconosciuto esplicitamente l’indipendenza del Kosovo.

Secondo me, il Kosovo dovrebbe dare l’autonomia ai Serbi perché loro hanno sofferto molto dopo il 10 giugno 1999 e specialmente durante le rivolte del 17-18 marzo del 2004, ma la Serbia dovrebbe riconoscere esplicitamente l’indipendenza del Kosovo e gli Albanesi, nei territori in cui i Serbi hanno l’autonomia, dovrebbero avere gli stessi diritti che i Serbi nella Repubblica del Kosovo.

Inoltre, non ci dimentichiamo che la parte Nord del Kosovo è sotto il controllo dei Serbi e della Serbia con il forte sostegno della comunità internazionale perché dopo l’ingresso delle truppe NATO in Kosovo, i membri del KLA hanno ricevuto l’ordine dai propri comandanti di non attraversare il ponte sul fiume Ibar perché, altrimenti, la NATO gli avrebbe sparato.

 

 

Ora, quale è il futuro del Kosovo? Quale sarà l’impatto dell’accordo sulla scena politica del Kosovo?

Il futuro del Kosovo è molto scuro. Il più grande problema del Kosovo, secondo me, è il Primo Ministro Hashim Thaci perché è pronto a firmare qualsiasi cosa gli chieda l’Unione Europea solo per salvare se stesso dalle accuse di crimini di guerra e corruzione. Pertanto, la Serbia ha guadagnato di più con questo accordo grazie al fatto che il Kosovo era rappresentato, in queste negoziazioni, da Hashim Thaci.

Per quanto riguarda, invece, l’impatto dell’accordo sullo scenario politico del Kosovo, sono sicuro che il Partito Democratico del Kosovo (Partia Demokratike e Kosoves – PDK) del Primo Ministro, Hashim Thaci, subirà una flessione alle prossime elezioni, mentre il primo partito di opposizione, per numeri, la Lega Democratica del Kosovo (Lidhja Demokratike e Kosoves) subirà un drastico ridimensionamento, e allo stesso tempo, il movimento Vetëvendosje! crescerà.

 

 

Parlando della Grande Albania, qualcosa di fattibile o solo un sogno politico? L’esito delle prossime elezioni albanesi avranno una certa importanza per il futuro del Kosovo?

Per il momento gli Albanesi non sono in una situazione tale da imporre il progetto di unificazione tra il Kosovo e l’Albania. Questo progetto può essere realizzato solo se è nell’interesse della comunità internazionale, o per meglio dire, nell’interesse degli Stati Uniti. Mentre, per quanto riguarda i risultati delle elezioni in Albania, non hanno alcuna importanza per il Kosovo, perché la presa di posizione dei principali partiti politici lì – PD e PS – nei confronti del Kosovo è simile: essi sostengono ogni progetto della comunità internazionale per il Kosovo.

 

 

Qual è la vostra opinione sul lavoro svolto dall’Unione Europea come mediatore? Pensa che abbia mantenuto una posizione neutrale ed equilibrata tra le parti?

L’Unione Europea come mediatore in questo processo non ha preso in considerazione almeno due meritevoli suggerimenti dati da uno dei più diligenti mediatori internazionali nella crisi della ex-Jugoslavia, l’ambasciatore Geert-Hinrich Ahrens, nel suo libro Diplomacy on the Edge: Containment of Ethnic Conflict and the Minorities Working Group of the Conferences on Yugoslavia: 1) gli interlocutori devono essere scelti con cura e quelli che rappresentano interessi criminali devono essere rifiutati, 2) non è soddisfacente raggiungere un risultato attraverso pressioni sul lato più debole nei negoziati.

 

 

Qual è la vostra opinione sul lavoro della comunità internazionale in Kosovo?

In sostanza la comunità internazionale in Kosovo ci ha cambiato l’occupazione. Ora non abbiamo la Serbia, ma abbiamo un’ élite politica criminale, che ha distrutto il Kosovo come fece la Serbia durante gli anni novanta. Una parte considerevole di responsabilità del fatto che abbiamo un’élite politica criminale è dovuta alla comunità internazionale in Kosovo, che ha avuto competenze complete nei settori della polizia e dei tribunali nella regione. Inoltre, la comunità internazionale ha avuto forti prove, ma si è rifiutata di arrestare i malviventi che hanno usurpato la scena politica in Kosovo.

 

 

Com’è che la società civile ha accolto la notizia dell’accordo?

Sfortunatamente, non abbiamo una società civile. Ho l’impressione che, per una parte considerevole della popolazione, sia chiaro che il Kosovo avrebbe potuto ottenere un accordo migliore se non fossimo stati rappresentati da Hashim Thaci.  Ma, non va dimenticato, la maggior parte dei mezzi di comunicazione in Kosovo, tra cui la televisione pubblica, è sotto il controllo del governo.

 

 

Ultima domanda: parafrasando il titolo del libro di Denis MacShane, il Kosovo è ancora importante sullo scacchiere internazionale? Perché? Se no, perché no?

Il Kosovo sarà importante sulla scacchiera internazionale almeno finché l’EU e gli USA non avranno messo la Serbia sotto il loro controllo. L’obiettivo principale degli Accordi di Rambouillet era di mettere sotto controllo della NATO non solo il territorio del Kosovo, ma anche quello di Serbia e Montenegro. Così, il Kosovo è stato utilizzato come pretesto per porre la Serbia e Montenegro sotto controllo NATO. In modo simile, l’UE con l’Accordo di Bruxelles per porre la Serbia sotto il proprio controllo sta usando il Kosovo attraverso la legalizzazione della forte presenza serba in Kosovo. Il Kosovo ha riconosciuto l’autonomia dei Serbi in Kosovo, mentre la Serbia non è stata forzata a riconoscere l’indipendenza del Kosovo.

 

 

 

* Shkelzen Gashi è un politologo kosovaro indipendente. Pubblica frequentemente nella stampa kosovara analizzando fenomeni che caratterizzano la realtà politica del Kosovo oggi. Si occupa in particolar modo della società civile in Kosovo dopo la fine del conflitto del ’99.


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