Johann von Leers, Contro Spengler, Introduzione di C. Mutti

Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2011, pp. 64, € 8,00   ISBN:  9788890473678

Quando Spengler pubblicò Jahre der Entscheidung, la protesta degl’intellettuali militanti nazionalsocialisti fu corale. Ma fra tutti gli attacchi che vennero rivolti contro le tesi sostenute in questo libro, “uno fra i più violenti, e senz’altro il più abile, fu quello sferrato da Johann von Leers, un giovane esponente della sinistra nazionalsocialista destinato a diventare uno dei più prolifici pubblicisti della Germania hitleriana e atteso da un curriculum vitae originale” (D. Conte).
In Spenglers weltpolitisches System und der Nationalsozialismus (appena uscito sotto il titolo Contro Spengler nei “Quaderni di Geopolitica” diretti da Tiberio Graziani) Von Leers respinge innanzitutto il determinismo storico spengleriano, che, affermando la validità universale delle leggi di sviluppo valide per un popolo, ripropone in fin dei conti il presupposto liberale dell’uguaglianza degli uomini.
Spengler, incalza von Leers, è l’ideologo di una borghesia imperialista legata al mondo del XIX secolo, la quale, pur di rendere competitive sul mercato mondiale le merci prodotte in Germania, vorrebbe ridimensionare i salari degli operai tedeschi e sopprimere la politica sociale di sostegno, anche a costo di esporre la nazione al pericolo di gravi tensioni sociali. Al vecchio progetto liberale dell’esportazione sui mercati mondiali, di cui Spengler si fa portavoce, von Leers contrappone una visione di grandi spazi autarchici.
Ad una critica altrettanto serrata viene sottoposta la veduta concernente l’altro pericolo che secondo Spengler minaccerebbe l’Occidente: la cosiddetta “rivoluzione mondiale degli uomini di colore”. In primo luogo, obietta von Leers, il concetto spengleriano di “popoli di colore” è del tutto improprio, poiché non ha senso far rientrare nell’universo “di colore” gli Andalusi, gl’Italiani meridionali, i Turchi e addirittura i Russi. Per quanto poi riguarda il “pericolo giallo”, a minacciare la Germania non è certamente il Giappone, che, rinnovatosi sulla base di princìpi affini a quelli nazionalsocialisti, indirizza le proprie linee di potenza non solo verso la Manciuria e la Mongolia, ma anche verso le Filippine americane, l’Indonesia olandese, l’Indocina francese. Perciò ogni rafforzamento del Giappone e della Cina stessa equivale ad un indebolimento dei nemici della Germania, i quali non si trovano fra i “popoli di colore”, ma fra i “popoli bianchi”. Preconizzando la “comunità della razza bianca” e pronunciando la parola “Asia” con tono ostile, Spengler non fa altro che riproporre in chiave razzista il vecchio cosmopolitismo liberale; ma ciò non ha nulla a che vedere con gli autentici interessi del popolo tedesco, i quali non possono essere subordinati alle “vane chiacchiere su una ridicola fratellanza di razza”. La Germania, obietta Von Leers, deve innanzitutto promuovere l’unità dello spazio europeo centrale ed orientale; per quanto concerne l’Asia, essa non solo non praticherà una politica imperialistica, ma farà di tutto per realizzare le aspirazioni dei popoli oppressi all’indipendenza.

Nella stessa collana:

Johann von Leers, L’Inghilterra. L’avversario del continente europeo, Introduzione di C. Mutti, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2004, pp. 64, € 6,00

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