Il prossimo 15 Aprile, l’Alleanza per la Trasparenza nel Lobbying e per la Regolamentazione Etica (ALTER-EU), unita ad altre associazioni formate dalla società civile di tutt’Europa, daranno il via ad una nuova campagna, chiedendo ai candidati alle prossime elezioni europee di “alzarsi in piedi per i cittadini e per la democrazia, contro l’eccessiva influenza delle lobby del settore finanziario”. L’iniziativa ha già riscosso l’approvazione di molti leader dei gruppi presenti al Parlamento Europeo e vede coinvolte moltissime organizzazioni provenienti da 19 paesi dell’Unione.
Questa campagna si sposa con il recente rapporto intitolato “Il potere della lobby finanziaria”, il quale mette in luce l’enorme potere dell’industria finanziaria nell’Unione Europea, espresso con una grande azione di lobbying che riguarda ben 1700 lobbisti in 700 organizzazioni diverse e che si esprime attraverso un accesso privilegiato agli europarlamentari di Bruxelles. Questi sono i risultati dello studio del Corporate Europe Observatory (CEO), ÖGB Europabüro (l’ ufficio di Bruxelles della Federazione dell’ Unione del Commercio Austriaca) e dell’ AK EUROPA (l’ ufficio di Bruxelles della Camera del Lavoro Austriaca).

Le dichiarazioni di Kenneth Haar (del Corporate Europe Observatory) su questo aspetto sono chiare: “La crisi ha palesato l’evidente necessità di regole più forti nell’ambito del mercato finanziario. Ma le riforme si sono dimostrate difficili da attuare, e questi numeri ci aiutano nella spiegazione delle motivazioni. Il potere delle lobby finanziarie di opporsi alle riforme è stato evidente in ogni battaglia importante sulla regolamentazione finanziaria, sin dal fallimento della Lehman Brothers”. Ciò che stupisce e preoccupa maggiormente in questo studio è lo squilibrio tra i gruppi di pressione di cui dispone il settore finanziario e quelli inerenti alla società civile, unitamente al fatto che l’industria finanziaria è presente anche nel comitati consultivi ufficiali dell’Unione Europea, che giocano un ruolo fondamentale nella creazione delle nuove normative. La proporzione del peso delle lobby in questi gruppi è del tutto sbilanciata: in 15 gruppi, sui 17 totali, si ha infatti una netta predominanza di lobbisti del settore finanziario.

Gli enti che hanno partecipato a questo studio rendono noto che “il report tratta un problema molto grave, ed il fatto che il settore finanziario sia così predominante nei comitati consultivi (advisory groups) dimostra che la Commissione Europea sente che i rappresentati dell’ industria finanziaria siano legittimati a decidere il programma politico”. Le organizzazioni che regolano l’ attività di lobbying a Bruxelles sono unite quindi nel dire che “la situazione mostra un sostanziale problema democratico che deve essere affrontato in maniera rapida, adottando in primo luogo delle regole che determinino una maggiore trasparenza da parte delle lobby”. L’ attuale albo volontario dei lobbisti a Bruxelles, creato nel 2008, dovrebbe ovviamente essere convertito in obbligatorio, in modo che possa garantire una informazione certa e dettagliata su tutti i gruppi di pressione.

Un’ altra azione importante da parte dell’ ALTER-EU nei mesi scorsi è stata l’appello per lo sviluppo di una normativa che limitasse il conflitto d’interesse tra i membri delle istituzioni europee, in particolare della Commissione, che ora come in passato sono autori di scelte discutibili in favore di attori privati. Ciò che sembra essere imprescindibile è la necessità di riformare il codice di condotta dei commissari: questa decisione va presa anche per evitare che, sulla base di favori dati ai soggetti privati, i commissari possano (dopo soli 18 mesi dalla fine del loro mandato) svolgere un ruolo in gruppi di pressione o altri incarichi discutibili. Si è fondamentalmente richiesto, a questo scopo, di aumentare da 18 mesi a 3 anni il tempo necessario per svolgere eventuali altri incarichi.

Tutte queste misure si collocano nel contesto in cui, da quindici anni, le lobby investono una media di 3 miliardi di euro all’anno: Bruxelles rappresenta ormai il secondo centro mondiale in cui si concentra il potere dei gruppi di pressione. Una percentuale dal 30 al 40% delle normative poste in essere dall’Unione viene influenzata dalle lobby, che nel 70% dei casi privilegiano le imprese private. Per ridimensionare questi dati e ridurre il potere delle lobby all’interno dell’Unione Europea sarà certamente importante incrementare le competenze tecniche dei membri delle istituzioni, ma risulta anche indispensabile uno stimolo maggiore dell’opinione pubblica, che si cerca di raggiungere attraverso la nuova campagna proposta da ALTER-EU.


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