Notiziario diplomatico del ministero degli Affari Esteri. Sommario della conferenza stampa del 26 ottobre 2004 di un portavoce del Quai d’Orsay:

3 – BIELORUSSIA ”La Francia è molto preoccupata per gli ultimi sviluppi in Bielorussia, in particolare per la repressione di cui vengono fatte oggetto le manifestazioni pacifiche che si tengono quotidianamente a Minsk dal 18 ottobre. Queste manifestazioni fanno seguito agli scrutini dello scorso 17 ottobre, che non hanno permesso agli elettori bielorussi di esprimere liberamente la loro volontà. La Francia, a questo proposito, si richiama alle conclusioni della missione di osservazione dell’OCSE, che essa sottoscrive in pieno, così come alla dichiarazione del 20 ottobre dell’Unione Europea. La Francia rileva peraltro le misure prese dalle autorità bielorusse nei confronti dei responsabili dell’opposizione, come l’aggressione di cui è stato vittima M. Lebedko e le incarcerazioni di M. Statkevic e di numerosi membri del movimento ”Zubr”. La Francia è disposta ad esaminare con i suoi associati dell’Unione Europea e della comunità internazionale ogni misura che potrà contribuire al rafforzamento della società civile bielorussa e all’evoluzione della Bielorussia verso la democrazia e lo Stato di diritto. ”

Osservazione di Yves Bataille su questa dichiarazione del portavoce del Quai d’Orsay :

Signori,
riguardo alla Bielorussia, nel paragrafo 3 del Notiziario Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, in data 26 ottobre, il portavoce del Quai d’Orsay non si accontenta di lanciarsi in un inammissibile attacco in piena regola contro un paese indipendente e sovrano, ma difende a spada tratta un movimento denominato Zubr. Forse il portavoce non sa che cosa sia questo gruppo. Se lo ignora, è assai grave che un funzionario si esprima a nome della Francia; ma se lo sa, è ancora peggio.

Per quelli che non lo sapessero, Zubr è l’equivalente dell’Otpor in Serbia, di Kmara in Georgia, di Pora in Ucraina e di Mjaft in Albania, paesi in cui l’ingerenza degli Stati Uniti è proporzionale ai loro interessi geostrategici, i quali divergono, lo si constata quotidianamente, da quelli degli Europei. Questi movimenti giovanili non sono per nulla, come viene suggerito, delle spontanee emanazioni della “società civile”, ma, al contrario, delle fabbricazioni sponsorizzate con milioni di dollari dalle mentite spoglie dell’ingerenza statunitense nei punti caldi che riguardano direttamente l’Europa (i Balcani, il Caucaso, l’anello circolare dell’Eurasia). Questi apparati si chiamano USAID, National Endowment for Democracy (NED), Open Society Institute (Fondazione Soros), German Marshall Fund of the United States, Freedom House ecc. In collaborazione con la Jamestown Society, nella quale ritroviamo Zbigniew Brzezinski, il teorico dello smantellamento della Russia, la Freedom House, diretta dall’ex responsabile della CIA James Woolsey, ospita l’American Committee for Peace in Chechnya, incaricato di condurre la guerra dell’informazione contro Mosca e gli interessi europei con il pretesto, già utilizzato nei Balcani, della democrazia e dei diritti dell’uomo (difesi, come ben si sa, in Iraq). Con associazioni come l’International Crisis Group (ICG) di Morton Abramowitz, l’uomo che a suo tempo consegnò i missili Stinger al guerrigliero afghano vicino a Osama Ben Laden, il trafficante di droga Gulbuddin Hekmatyar (sempre in attività), ci si trova al cuore del dispositivo dell’ingerenza americana in Eurasia. Questi movimenti non sono soli. Per le necessità della causa sono stati fabbricati una serie di siti internet incaricati di rafforzare la propaganda virtuale e istituti di sondaggio (come il CeSID in Serbia) che «accompagnano» le elezioni di quelli che in altre parole sono i paesi-bersaglio, designano in anticipo i vincitori, influenzano psicologicamente i votanti e danno dei risultati che le commissioni elettorali non hanno, ancor prima della chiusura degli scrutini (si constata che i loro colleghi molto meno rapidi negli Stati Uniti).

Come Otpor, Kmara, Pora o Mjaft, così anche Zubr è stato addestrato, preparato al bazar di strada e alla propaganda politico-mediatica per intervenire al momento opportuno, ricevere la pubblicità dei media occidentali e delegittimare i poteri in carica. Sulla base delle teorie dette “della guerra civilizzata” del professor Gene Sharp (Albert Einstein Institution, già della John Hopkins University), questi gruppi, formati prima nei grandi alberghi di Budapest e di Sofia e oggi in una proprietà della Vojvodina in Serbia, conducono operazioni mirate di destabilizzazione che rientrano nell’ambito della guerra psicologica e della guerra civile e non di un’azione pacifica o di semplice lobbying, come si vorrebbe farci credere. Di conseguenza, è desolante vedere un rappresentante della Francia, il portavoce del Quai d’Orsay, in contrasto con certe dichiarazioni e con la posizione assunta a Soci, ma anche a Pechino, dal Presidente della Repubblica Jacques Chirac, riprendere meccanicamente le parole dei think tanks statunitensi, del Dipartimento e del Pentagono, ai quali queste «associazioni per la democrazia e i diritti dell’uomo» sono organicamente legate, come lo era ieri il gruppo di Bernard Kouchner. Essere al fianco delle forze d’ingerenza statunitensi e contro l’indipendenza dei paesi europei significa, dal punto di vista francese, proseguire sulla via delineata dall’asse Parigi-Berlino-Mosca?


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