Prospettiva di pace e sicurezza in Asia

(Discorso tenuto a Khatmandu il 5 Marzo 2011 alla 2° North and South Asia Joint Conference dell’IPPNW)

di Vinod Saighal*

NOTE PRELIMINARI

L’argomento del discorso di oggi è la “Prospettiva di Pace e Sicurezza in Asia”. Se dovessi riassumere il discorso in una sola frase o addirittura una parola il mio commento sarebbe “terribile”. In altre parole le aspettative di un futuro pacifico non solo non appaiono buone, ma sono decisamente scoraggianti. Perché faccio un commento così problematico subito all’inizio del mio discorso? Ecco alcuni dei segni più evidenti.

Iniziamo con l’esaminare l’imponente militarizzazione di alcune delle più importanti nazioni dell’Est, Sudest e Sud dell’Asia.

Una nuova corsa agli armamenti nella regione

Cina: La militarizzazione della Cina si profila maestosa. La spesa totale della Cina nella difesa è stata di 78 miliardi di dollari nel 2010, contro i 17 miliardi del 2001, stando ai rapporti del governo. Gli ufficiali della difesa occidentali sostengono che queste cifre non comprendono l’importazione di armi. Il dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha stimato che la spesa complessiva della Cina nel settore militare sia stata nel 2009 di 150 miliardi di dollari. La Cina non rende però pubblici i dettagli riguardo all’acquisto di armi. I calcoli pubblicati dal governo russo indicano che la Cina ha speso più di 17 miliardi di dollari nelle importazioni di armi dalla Russia tra il 2001 e il 2010. Aggiungendo tali dati alla spesa cinese nel rifornimento domestico di armi gli esperti della difesa occidentali stimano che la Cina abbia speso circa 150 miliardi di dollari in nuove armi nella scorsa decade.

India: Sei sottomarini d’attacco classe Scorpène da 217 piedi sono in cantiere per i prossimi anni in aggiunta a fregate stealth e cacciatorpedinieri lanciamissili. Sta accrescendo la sua potenza militare in molti altri settori. Ha acquistato otto ricognitori marini e velivoli anti-sottomarini dalla Boeing Co. per 2,1 miliardi di dollari nel 2009, e il governo ha recentemente approvato un ordine per altri quattro, a detta di un portavoce della marina indiana. L’obiettivo è di potenziare le capacità di spionaggio dell’India e rimpiazzare gli aerei russi ormai obsoleti. La Boeing e molte altre aziende aerospaziali sono inoltre al lavoro per un contratto, stimato intorno ai 10,5 miliardi di dollari, per il più grande ordine difensivo di sempre dell’India, di 126 caccia.

Altre nazioni dell’ASEAN e dell’Est asiatico: Nel dicembre 2010 il Giappone ha rinnovato le linee guida per la difesa, stendendo piani per l’acquisto di cinque sottomarini, tre cacciatorpedinieri, 12 caccia, 10 aerei di pattuglia e 39 elicotteri. La Corea del Sud e il Vietnam stanno producendo nuovi sottomarini. In Malesia le importazioni di armi sono in crescita. La piccola città stato di Singapore, che pianifica di aggiungere due sottomarini, è ora tra le prime 10 importatrici mondiali. L’Australia preventiva di spendere almeno 279 miliardi di dollari nei prossimi vent’anni in nuovi sottomarini, cacciatorpedinieri e caccia. Messi insieme, questi sforzi economici corrispondono a un simultaneo potenziamento di armi avanzate nella regione Asia-Pacifica in una quantità e con una velocità che non si vedevano dai tempi della corsa agli armamenti della Guerra Fredda tra America e Unione Sovietica. È previsto che Corea del Sud e Vietnam avranno sei nuovi sottomarini a testa prima del 2020. L’Australia programma di aggiungerne 12 nei prossimi 20 anni. Singapore,  Indonesia e Malesia ne hanno in cantiere due ciascuno.  Insieme, tali manovre costituiscono uno dei più imponenti armamenti sottomarini dall’inizio della Guerra Fredda. Si calcola che le nazioni asiatiche acquisteranno qualcosa come 111 sottomarini nei prossimi 20 anni, stando alle stime dell’AMI International, che fornisce ricerche di mercato a governi e ingegneri navali. La spesa militare di 279 miliardi di dollari programmata dall’Australia per i prossimi 20 anni sarà la più ingente espansione del suo esercito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel dicembre 2010 il Giappone ha rinnovato le linee guida per la difesa, redatte nella Guerra Fredda e dirette principalmente contro l’Unione Sovietica, per focalizzarsi maggiormente sulla Cina. Le nuove linee guida richiedono una spesa di circa 284 miliardi di dollari tra il 2011 e il 2015 per modernizzare le forze giapponesi di autodifesa. Il Giappone ha proposto di impiegare un maggior numero di missili Patriot, portando la Cina a protestare sostenendo che tale mossa innescherebbe una corsa agli armamenti nella regione.

La Corea del Sud è allarmata per i continui supporti della Cina alla Corea del Nord, e teme che la crescente potenza militare cinese limiterà la capacità statunitense di intervenire nel caso scoppi una guerra nella penisola coreana. Nel 2006, la Corea del Sud ha lanciato un programma di modernizzazione militare di 15 anni dal costo stimato attorno ai 550 miliardi di dollari, dei quali circa un terzo investiti nell’acquisto di armi. Il programma è stato poi rivisto dopo due attacchi al Sud da parte del Nord l’anno scorso. Gli analisti militari prevedono che la Corea del Sud incrementerà la spesa in armi convenzionali progettate per difenderla dal Nord, includendo sottomarini, cacciatorpedinieri, caccia F-15 e probabilmente F-35.

Il Vietnam e la Cina, un tempo fedelissimi alleati contro gli Stati Uniti, hanno ora in atto una contesa per le rivendicazioni territoriali cinesi nel Mar Cinese meridionale ricco di olio e gas. Il Vietnam non ha un’economia o un budget abbastanza grandi da affrontare un testa a testa con la Cina procurandosi armi. Invece di attuare un ingente potenziamento militare, sta rendendo pubblica una pregiata risorsa militare, il suo porto in acque profonde nella baia di Cam Ranh, nella speranza che le flotte straniere avanzeranno nel Mar Cinese meridionale per aiutare a rendere sicure le rotte commerciali della regione. “Offrire la baia di Cam Ranh alle flotte straniere è un colpo da maestro” dice Carlyle Thayer, un professore dell’Australian Defence Force Academy all’Università del Nuovo Galles del Sud. “Attrarrà proprio quelle navi che si può presumere terranno in scacco le ambizioni navali della Cina”.

(Contributi di Julian E. Barnes, Patrick Barta, Tom Wright e altri)

Se il massivo potenziamento di arsenali militari non fosse abbastanza allarmante, di seguito sono riportate alcune recenti dichiarazioni dei principali proprietari di arsenali nucleari:

Cina: Dobbiamo mandare alle nazioni confinanti il chiaro segnale che non temiamo la guerra, e siamo pronti in qualunque momento ad entrare in guerra per salvaguardare i nostri interessi nazionali. Le nazioni confinanti con la Cina necessitano del commercio internazionale della Cina più di quanto la Cina abbia bisogno di loro, essendo la stragrande maggioranza del deficit commerciale della Cina causata da queste nazioni. Dunque saranno loro, ma non la Cina, a subire il danno più grande se diventeranno ostili alla Cina. La Cina dovrà fare un uso oculato di questi vantaggi economici e di questo potere strategico. Questo è peraltro il più efficiente modo di evitare una guerra. (Qiushi, 10 Dicembre 2010   http://www.qstheory.cn/lg/zl/201012/t20101210_59023.htm).

Russia: La Russia ha dichiarato che un devastante cyber-attacco porterebbe ad una rappresaglia nucleare.

USA: Durante la presidenza di George W. Bush gli USA hanno programmato di autorizzare i comandanti di campo a sperimentare la possibilità di usare delle mini-nuke. Il presidente Obama ha allocato grandi somme per aggiornare l’arsenale nucleare.

Francia: Durante la presidenza di Jacques Chirac è stata attribuita al Presidente la dichiarazione che un grosso attacco terroristico in territorio francese avrebbe spinto a una rappresaglia nucleare.

La bellicosità e il temperamento delle nazioni sopra menzionate non lasciano spazio per dubitare della suscettibilità del sistema di reazione a catena instaurato. Tristemente, anche per le nazioni esterne alla regione come gli USA, la Gran Bretagna, la Francia e la Russia il campo di battaglia sarebbe l’Asia e non qualche altro continente del mondo. Per di più, tutte le nazioni elencate hanno arsenali nucleari.

Questo uditorio sarà preoccupato del crescente pericolo per le odierne dimensioni dell’investimento militare, aggiunto alla distruzione del pianeta e alle capacità di cancellare esseri umani e altre forme di vita, già esistenti fin dalla Guerra Fredda.  Le nuove dimensioni del problema sono collegate con la distruzione dei satelliti avversari (come dimostrato dai Cinesi) e ai letali attacchi informatici (come dimostrato dal virus Stuxnet scatenato in Iran per disturbare gli impianti nucleari in quel paese, e da altri attacchi informatici nel resto del mondo). USA e Russia hanno già la tecnologia per distruggere i satelliti; e se l’armamento dello spazio non viene arrestato, anche l’India perfezionerà presto la sua capacità di abbattere i satelliti dei suoi avversari.

(Dopo che queste pagine sono state scritte il governo Russo ha annunciato un programma statunitense di 650 miliardi per incrementare ulteriormente la sua spaventosa potenza militare).

Prima di terminare la prima parte del discorso è necessario reiterare che se i P5 non iniziano a depotenziare i propri arsenali nucleari e il restante gruppo di nazioni che possiede armi nucleari non interrompe l’accrescimento degli arsenali nucleari, la proliferazione orizzontale è destinata a diffondersi velocemente negli anni a venire.

DOVE STIAMO ANDANDO

Per cominciare è necessario sottolineare che non è intenzione di chi parla infamare alcuna nazione nella volubile circostanza che si sta vivendo nella regione.  Tale atteggiamento porterebbe a recriminazioni e negoziazioni dei diritti, rendendo controproducente l’intera attività di riunirsi a questo congresso. D’altro canto, nell’interesse del realismo dev’essere constatato che la fantascientifica ascesa della Cina in termini sia economici sia militari è stata il maggior fattore che ha portato alla corsa agli armamenti che sta avendo luogo in questa parte del mondo. Qualsiasi siano le politiche a lungo termine della Cina le potenzialità dimostrate causano immancabilmente disagio e riassestamento tra i paesi confinanti. Nel caso in questione il balzo della Cina in tre soli decenni è stato così formidabile che, volenti o nolenti, ha scosso l’ordine globale che esisteva prima della sua ascesa senza precedenti. Due millenni fa Kautilya nel suo Arthasatra disse: “ È la natura del potere a preservare se stessa”. La situazione mondiale sta rafforzando la validità di tale massima.

La volubilità dilagante in Asia

Fin dall’inizio del millennio si è diffuso per tutta l’Asia uno stato di conflittualità. Nel solo primo decennio del XXI secolo tale volubilità sta perturbando gli scenari dell’Ovest, del Sud, del Nord e dell’Est dell’Asia, per non parlare dell’incombente volubilità nell’Asia centrale dovuta all’instabile situazione in Afghanistan. Negli interessi di questo discorso risulta più utile tralasciare l’Asia occidentale e limitarsi alla regione che riguarda più direttamente il nostro incontro. In questo modesto intervento è probabilmente sensato tenerla da parte per il momento per via della grande rivalità che si sta sviluppando su scala globale tra l’antica superpotenza USA e quella emergente cinese, e perché siamo coscienti del fatto che lo scoppio di tale rivalità in Asia non verrà probabilmente risolto per molto tempo. Per la medesima influenza statunitense nella regione è difficile trarre le somme per il futuro prossimo.

La via più diretta per esaminare le prospettive di pace è probabilmente quella di sottolineare in primo luogo le complicate controversie nel Sud dell’Asia, nell’ASEAN, nel Mar Cinese meridionale, tra Cina e Vietnam, tra Cina e Giappone, a Taiwan, e la situazione delle due Coree, e infine discutere le prospettive per la pace. D’altro canto dedicare un’enorme quantità di spazio e tempo per abbozzare i soli punti focali di contese per lo più impossibili da districare, condurrebbe difficilmente a una conformità di opinioni in un incontro di tale natura, dal momento che ogni fazione nel dibattito difenderebbe la propria posizione sul caso, lasciando un modestissimo spazio per convergere a una soluzione. Con tale considerazione in mente questo articolo, nel successivo paragrafo, volge uno sguardo alle aree che alimentano di più la speranza di tenere insieme le nazioni. In breve le aree che ho scelto per la presentazione sono le seguenti:

  • Associazioni di dottori come IPPNW come elementi motori del raggiungimento di una migliore armonia tra gli Stati della regione;
  • Le iniziative di Sindaci per la Pace;
  • L’aumento degli scambi culturali tra le nazioni;
  • Movimenti giovanili e scambi tra studenti;
  • Il riscaldamento globale, il cambiamento atmosferico e il restauro ecologico come un imperativo per la sopravvivenza;
  • Lo sforzo collettivo di liberare il mondo dalle armi nucleari.

Possono essere considerati e incentivati molti altri attori in questi campi d’attività, tant’è che, mentre i leader delle nazioni non riescono a convincere l’opinione pubblica a una politica di esasperazione della situazione globale, un movimento inarrestabile nasce dal basso per forzare i leader mondiali a venirsi incontro per trovare risposte alle minacce per il pianeta che non possono più essere messe da parte per trovare un accordo in un secondo momento. Ecco qui di seguito una breve valutazione sugli elementi appena esposti, che potrebbe favorire la collaborazione tra le nazioni.

Benché l’IPPNW in decine di anni dalla sua nascita e dopo 25 anni dal ricevimento del Premio Nobel per la Pace sia diventato famoso in tutto il mondo per la sua crociata contro le armi atomiche, in verità le prospettive per la loro eliminazione rimangono fioche. Persino le profondità dell’oceano e lo spazio sono stati militarizzati. Mentre l’IPPNW continua in tutto il globo a spingere per un completo disarmo nucleare, le rappresentanze nazionali dell’IPPNW riunite qui hanno l’opportunità d’oro di collaborare per promuovere la pace regionale come un preludio per un approccio comune all’abbattimento degli arsenali nucleari. Il peso delle più importanti nazioni rappresentate qui, come ad esempio Cina, India e Giappone, se sommate l’un l’altra, può diventare una forza incredibile per dare una spinta significativa a tale processo.

Nonostante le differenze tra queste nazioni in ottica geopolitica e geostrategica, l’abbondante e stupefacente buona volontà che prevale tra i dottori di tutte le nazioni partecipanti a questa conferenza è indicativa del cammino che bisogna prendere perché si facciano sentire con più vigore. Se si dovesse misurare la forza combinata delle sezioni dei dottori dell’IPPNW di ogni nazione e dei loro affiliati come l’IDPD, il numero totale rappresenterebbe una potenza che può obbligare i governi della regione a modificare i loro rigidi atteggiamenti d’interesse nazionale riguardo al disarmo nucleare e tagliare le spese militari investendo nella lotta per la pace e la prosperità delle masse dimenticate dell’area.

In una maniera simile l’iniziativa dei Sindaci per la Pace che si è diffusa in gran parte del mondo deve riconoscere la potenza della propria coordinazione per costringere i governi mondiali a cambiare direzione. Semplici motivazioni per il disarmo nucleare sembrano dirette a orecchie sorde. Il potere combinato dell’IPPNW e dei Sindaci per la Pace potrebbe essere una forza molto più efficiente, che i governi mondiali non potrebbero ignorare. Vi è quindi la necessità per gli organi consultivi di IPPNW-Sindaci per la Pace di formulare piani comuni per un’azione parallela. Tale piano d’azione sarebbe quindi indirizzato al Segretario Generale dell’ONU, al Parlamento dell’Unione Europea, alle nazioni del P5 e alle altre 3 nazioni con armi nucleari. Ad oggi entrambi questi enti pacifisti si sono egregiamente distinti nel loro rapporto con l’ONU e i governi in possesso di armi atomiche. Con la loro formidabile forza combinata devono irrompere nell’arena come protagonisti che non possono più essere ignorati.

In concomitanza, l’IPPNW e i Sindaci per la Pace possono indipendentemente formare comitati per stabilire proposte comuni e non parziali nell’interesse dell’umanità per mitigare i dilaganti disastri derivati dal riscaldamento globale, dal cambiamento climatico, dalle sregolate manipolazioni genetiche e dal degrado ecologico del pianeta, includendo anche gli oceani e lo Spazio. Un eminente personaggio** ha recentemente ricordato che è giunto il momento per gli esseri umani di creare comunità esemplari che possano prendere le redini delle sfide globali che oggi sembrano eludere la presa dei leader mondiali. IPPNW, Sindaci per la Pace, IDPD e gli organi associati rappresentano le nuove “comunità esemplari” che sono cresciute dal basso per guidare il mondo al di fuori dall’attuale stallo e risolvere i problematici interrogativi globali in una maniera propositiva e ottimista. Cogliamo l’occasione per ringraziare le comunità menzionate.

Prospettiva generale per la pace

La più allettante prospettiva per la pace nell’area, in ogni caso, resta la collaborazione di Cina e India. Queste due antiche civiltà che messe insieme contano oltre il 30 per cento della popolazione mondiale e occupano una gigantesca estensione geografica hanno convissuto pacificamente e armonicamente per numerosi millenni, fino agli anni ’50, quando la Repubblica Popolare Cinese ha stabilito l’annessione militare del Tibet. Per via dell’occupazione militare il confine Indo-tibetano è diventato da un giorno all’altro il confine Indo-cinese, con conseguenze di vasta portata per la regione. A poco servirebbe rifarsi a giustificazioni storiche – o alla loro mancanza – per l’occupazione cinese del Tibet. Dal punto di vista pratico è stato un fait accompli. Dal canto suo l’India non solo ha riconosciuto l’occupazione cinese del Tibet, ma si è spinta addirittura a riconoscerne la sovranità durante la visita del Primo Ministro Vajpayee in Cina circa un decennio prima. In questo modo, nelle intenzioni e nei propositi di entrambi non ci sarebbero state ragioni per future divergenze tra le due potenze asiatiche.

Se ripercorrendo la problematica Storia di Cina e India negli ultimi sessant’anni si potesse guardare al futuro come un “periodo di accordo” le prospettive di pace tra queste due nazioni e l’intera regione diventerebbero abbastanza abbaglianti da mettere in ombra tutte le tensioni di minor entità che affliggono la regione. L’impatto di un’entente tra Cina e India sarebbe così eccezionale che potrebbe diventare una pietra miliare per una durevole armonia in Asia e nel mondo. Insieme Cina e India formerebbero una potenza demografica ed economica, aggiunta al peso di due grandi civiltà messe assieme per allargare la zona di pace e prosperità fino a comprendere gli oceani Pacifico e Indiano, rendendo priva di senso una disarmonia su vasta scala nel globo per il resto del secolo se non addirittura del millennio.  È una prospettiva da coltivare con cura e un sogno che dev’essere nutrito dalla popolazione di queste due nazioni così come dall’intera umanità.

Poco tempo fa il sottoscritto ha scambiato un libro con un altro autore. La dedica sul libro regalatomi da Ken O’Donnel recitava: “Possa il futuro accogliere le tue più alte speranze”. Termino la mia presentazione con la medesima invocazione: “Possa il futuro accogliere nella maniera più completa le più alte speranze di IPPNW, IDPD, Sindaci per la Pace e affiliati”.

Traduzione di Alessandro Parodi

*Profilo del relatore:

Il generale Vinod Saighal si è congedato dall’Esercito Indiano nel 1995 dal ruolo di Direttore Generale dell’Addestramento Militare. In precedenza ha avuto numerosi incarichi di comando attivo, incluso il comando di una formazione corazzata indipendente e divisioni di montagna e deserto. Ha detenuto un compito presso l’esercito di Peacekeeping dell’ONU ed un ruolo di comando in Iran. Ha lavorato come Addetto Militare nazionale in Francia e BENELUX. Parla diverse lingue, tra cui il francese e il persiano. Attualmente è il Direttore Esecutivo della Eco Monitors Society, una organizzazione non governativa che si occupa di demografia ed ecologia. Dopo il congedo, ha fondato il Movement for Restoration of Good Government. Ha tenuto numerose conferenze in India e all’estero su diversi temi scottanti dell’attualità. Vinod Saighal è stato invitato ad unirsi all’”Institutional Advisory Board” dell’USFSS (Federazione statunitense di scienziati e studiosi) nel 2000. È autore dell’opera di fama internazionale “Third Millennium Equipoise”. Inoltre portano la sua firma Restructuring South Asian Security, Restructuring Pakistan e Dealing with Global Terrorism: The Way Forward and Global Security Paradoxes: 2000-2020. Il suo primo libro è stato scelto al Caracas International Book Fair nel novembre 2008 per un’edizione in Spagnolo (titolo: Equilibrio en el Tercer Milenio).

** Dadi Janki, la leader novantacinquenne di Brahma Kumaris, il cui quartier generale è situato sul monte Abu in India.

IPPNW –International Physicians for the Prevention of Nuclear War

IDPD     – Indian Doctors for Peace & Development


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