Fonte: “Bye Bye Uncle Sam”

Philip Gordon è l’attuale Assistente del Segretario di Stato per gli Affari Europei ed Eurasiatici. Dal 2000 al 2009, Gordon è stato docente presso la Brookings Institution di Washington, dove ha concentrato la sua attività su un’ampia gamma di questioni inerenti la politica estera europea e statunitense. Precedentemente, egli si era disimpegnato quale Direttore per gli Affari Europei presso il Consiglio per la Sicurezza Nazionale sotto la presidenza di Bill Clinton dove, in vista del vertice per il 50° anniversario della NATO, svolse un ruolo chiave nello sviluppo e nel coordinamento delle politiche dell’Alleanza.
Gordon ha, inoltre, tenuto numerosi incarichi come docente e ricercatore ed è un prolifico scrittore in tema di relazioni internazionali e politica estera. Suoi articoli sono comparsi frequentemente su importanti testate giornalistiche quali New York Times, Washington Post, International Herald Tribune e Financial Times.

Lo scorso 16 giugno, Philip Gordon è stato il protagonista di un’audizione davanti al Comitato per la Politica Estera, Subcomitato per l’Europa, della Camera dei Rappresentanti statunitense – presieduto dall’onorevole Robert Wexler – sul tema Rafforzando l’Alleanza Transatlantica. Uno sguardo d’insieme sulle politiche dell’amministrazione Obama in Europa.
Dopo i convenevoli di rito, Gordon ha rilasciato una dichiarazione orale riassuntiva dei contenuti del documento scritto precedentemente sottoposto all’attenzione dei componenti del suddetto Subcomitato. Ivi, egli ha sottolineato le tre priorità della politica statunitense verso l’Europa e l’Eurasia:
□ la collaborazione con l’Europa sulle cosiddette “sfide globali”;
□ le azioni degli Stati Uniti per promuovere un’Europa “più compatta, libera, democratica e pacifica”;
□ il “rinnovato” rapporto (di Europa e Stati Uniti) con la Russia.

Qui tralasciamo la prima delle tre priorità, inventario di ammirevoli proponimenti che vanno dalla ripresa della crescita economica al ripristino della fiducia nel sistema finanziario mondiale, dalla lotta alla povertà ed alle (presunte) pandemie alla promozione dei diritti umani… “La lista è lunga, e potrei nominarne altre”. Ci mancherebbe.
Concentriamo, invece, l’attenzione sulle ultime due che – in quanto italiani ed europei – ci riguardano più da vicino e circa le quali le considerazioni svolte da Gordon appaiono meno diplomatiche e fumose. “Estendere stabilità, sicurezza, prosperità e democrazia a tutta l’Europa e l’Eurasia. Questo è stato un obiettivo di tutti i Presidenti americani, sia Democratici che Repubblicani, a partire dalla Seconda guerra mondiale”. E quale sarebbe il metodo adottato allo scopo? L’adesione da parte dei Paesi interessati alle istituzioni occidentali come l’Unione Europa e la NATO. Tutti gli Stati europei – compresi quelli nati dalla disintegrazione dell’URSS come Georgia, Ucraina e Moldavia ma anche quelli della regione balcanica quali Bosnia, Montenegro, Macedonia ed un giorno anche Serbia e Kosovo… – che non ne siano ancora membri sono caldamente invitati ad integrarsi quanto prima nelle istituzioni euro-atlantiche in quanto “l’amministrazione [USA] crede fermamente che questo processo deve continuare”. E perché ciò accada, non lesina aiuti anche finanziari.
Non secondariamente, “noi (americani) appoggiamo vigorosamente la diversificazione delle fonti energetiche per l’Europa”, ponendo al centro di questi sforzi l’espansione di un “corridoio meridionale” per il trasporto del gas proveniente dal Mar Caspio (ed eventualmente dall’Iraq) fino in Europa. A questo fine, assumono un ruolo strategico due Paesi: la Turchia ed il misconosciuto Azerbaigian, che “esporta quasi un milione di barili di petrolio al giorno sui mercati globali attraverso l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, libero da strozzature geografiche (…) e da pressioni monopolistiche”.
Di chi? Ecco il punto.
Gli Stati Uniti non riconosceranno una sfera di influenza alla Russia. Essi continueranno anche a sostenere la sovranità e l’integrità territoriale dei Paesi confinanti alla Russia. Quest’ultimi hanno il diritto di prendere le proprie decisioni e scegliere le proprie alleanze da soli”. E guarda caso…

Rafforzando l’Alleanza Transatlantica, ovverosia la (pluridecennale) creazione del Nemico, indispensabile precondizione per affermare la propria superarmata egemonia planetaria.
“Sessant’anni fa, le nostre [gli Stati Uniti ed “i nostri tradizionali amici ed alleati dell’Europa occidentale”] nazioni si unirono per combattere un nemico comune che minacciava la libertà dei cittadini dell’Europa. Oggi, noi continuiamo a lavorare insieme con questi importanti Alleati per quanto riguarda molte nuove ed emergenti minacce”.


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