Fonte: Strategic Culture Foundation http://en.fondsk.ru/print.php?id=3221 22/08/2010

Il 18-19 agosto, i presidenti di Russia, Tagikistan, Afghanistan e Pakistan si sono riuniti per la seconda volta a Sochi. Il vertice è stato reso necessario soprattutto dalle recenti tensioni tra il Tagikistan e l’Uzbekistan e dal prossimo ritiro delle forze statunitensi dall’Afghanistan. Senza dubbio, il ritiro sbilancerà l’equilibrio geopolitico in Asia centrale e, in particolare, esporrà il Tagikistan – una repubblica che condivide un lungo e scarsamente sorvegliato confine con l’Afghanistan – a seri rischi. Essendo il paese che ospita la via di transito utilizzata per rifornire le forze della NATO in Afghanistan, il Tagikistan è di fatto coinvolto nella guerra afgana.

L’ordine del giorno del vertice riguardava la sistemazione dell’Afghanistan, la lotta contro il traffico di droga, l’assistenza tecnico-militare, e altre, della Russia verso Kabul, e numerosi progetti energetici e infrastrutturali. Attualmente il Tagikistan considera la costruzione di una superstrada tagiko-pakistana, e una linea di trasmissione per la fornitura di energia elettrica al Pakistan attraverso l’Afghanistan.

Le relazioni tra il Tagikistan e l’Uzbekistan sono tese per la costruzione della diga di Rogun. Tashkent teme che la diga permetterà al Tagikistan di manipolare il flusso di acqua consumata dal settore agricolo uzbeko, e quindi di esercitare una pressione politica sul Uzbekistan. Dalla fine del 2009, l’Uzbekistan ha imposto limitazioni al transito ferroviario verso il Tagikistan, ostacolando la consegna di materiali da costruzione necessari per costruire la diga di Rogun, praticamente paralizzando le forniture ferroviarie del Tagikistan.

Il Tagikistan ha già chiesto alle Nazioni Unite e all’OSCE di contribuire a risolvere il conflitto, e il blocco è stato parzialmente revocato, ma in seguito l’Uzbekistan tornato alla sua politica precedente. Inoltre, l’Uzbekistan sta esercitando una più ampia pressione economica sul Tagikistan. Due volte, l’anno scorso, Tashkent ha introdotto tariffe più elevate riguardo il trasporto ferroviario verso il Tagikistan, l’aumento è stato del 10% a partire dal 1° febbraio 2010, più un altro 11% a partire dal 9 agosto. I vettori stimano che le perdite risultano apri a 5,5 milioni di dollari. Il Tagikistan sostiene, inoltre, che il servizio della dogana uzbeka apre illegalmente i vagoni al valico di frontiera di Kudukli e confisca le merci non dichiarate.

Il conflitto tra l’Uzbekistan e il Tagikistan non si limita alla controversia del transito ferroviario. Quest’estate, le due repubbliche hanno delimitato lo spazio aereo e hanno iniziato ad accusarsi a vicenda per l’uso dello spazio aereo. In realtà, non ci sono voli diretti tra il Tagikistan e l’Uzbekistan da 18 anni. L’anno scorso l’Uzbekistan si è ritirato dal Sistema Energetico dell’Asia centrale, rendendo più difficile per il Tagikistan esportare energia elettrica. I problemi sorgono nel periodo estivo, quando il Tagikistan è costretto a scaricare inutilmente ingenti quantitativi di acqua dalle sue riserve. In cima a tutto, la delimitazione del confine tra le due repubbliche e la rimozione delle mine nelle vicinanze, ancora attendono una conclusione.

Le tensioni tra il Tagikistan e l’Uzbekistan hanno raggiunto una tale intensità che, di tanto in tanto, i media discutono la possibilità di un conflitto armato tra le due repubbliche. Militarmente, l’Uzbekistan è molto più forte di Tagikistan. In realtà, le forze armate uzbeke sono tra le più potenti dell’Asia centrale, ma il coinvolgimento probabile in potenziale conflitto di forze esterne – come i tagiki dell’Afghanistan – provocherebbe prontamente l’escalation delle ostilità di proporzioni regionali.

Nel corso degli ultimi 18 mesi, la controversia relativa al completamento della costruzione della diga di Rogun ha gettato un’ombra permanente sui rapporti tra Dushanbe e Mosca. I disaccordi tra la Russia e il Tagikistan ruotano intorno alla proprietà dell’impianto. La Russia chiede una partecipazione del 75% come, è stato fatto nel caso della Centrale idroelettrica Sangtuda 1, ma il piano incontra la resistenza do Dushanbe. Il Tagikistan, però, non riesce a completare la costruzione, attualmente congelata, in modo indipendente, neanche a costo di costringere la popolazione ad acquistare azioni della centrale idroelettrica di Rogun.

Gli interessi della Russia in Tagikistan non si limitano ai progetti energetica e infrastrutturali. Questioni importanti per la Russia sono il dispiegamento della sua base aerea di Aini, 25 km a sud di Dushanbe, la ripresa delle trasmissioni da parte del canale russo RTR-Planeta TV, che è stato sospesa un anno fa con il pretesto delle more, e la risoluzione del problema di indebitamento della centrale idroelettrica Sangutda 1, di proprietà dell’INTER RAO UES della Russia.

Maggiore complessità derivano dal fatto che il miglioramento delle relazioni della Russia con una delle due repubbliche – Uzbekistan o Tajikistan – invariabilmente riecheggia tensioni nei rapporti con l’altra. Le relazioni di Mosca con Tashkent non sono esattamente prive di problemi. Dopo aver lasciato la Comunità economica eurasiatica, due anni fa, l’Uzbekistan rimane nell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, ma sembra riluttante a collaborare realmente con essa. Media affermano che gli investimenti russi sono sempre più sgraditi in Uzbekistan.

La Russia è improbabile che adotti tutti i provvedimenti decisi dopo il vertice di Sochi, ma Mosca è costantemente alla ricerca di soluzioni innovative in Asia centrale, che renderebbero possibile la costruzione di relazioni di lungo termine e reciprocamente gratificanti con una delle repubbliche della regione, senza danni per i legami con l’altra.

Traduzione di Alessandro Lattanzio
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