Lasciamo la parola a Daniel Pipes, direttore del Middle East Forum – il potente think tank sorto per “promuovere gli interessi americani in Medio Oriente” – nonché membro della Task Force in materia di terrorismo e tecnologia al Dipartimento della Difesa USA e “specialista in Islam e musulmani, come sanno anche i miei critici”, secondo una sua orgogliosa affermazione già pubblicizzata nell’anno 2000.

Dell’8 aprile di quest’anno era Does Turkey still belong in NATO ?, articolo apparso su “Liberal” nel quale Pipes sanzionava :

L’islamismo non costituisce il solo problema con la Turchia. In quella che sta assumendo i contorni di una Guerra Fredda mediorientale – con l’Iran alla testa di una fazione e l’Arabia Saudita che guida l’altra – Ankara si è ripetutamente schierata con la prima: ospitando Mahmoud Ahmadinejad, sostenendo il programma nucleare iraniano, sviluppando un campo petrolifero iraniano, trasferendo armi iraniane ad Hezbollah, appoggiando apertamente Hamas, condannando crudelmente Israele, mettendo contro gli Stati Uniti l’opinione pubblica turca. Osservando questi cambiamenti la columnist Caroline Glick esorta Washington a ‘lanciare l’idea di rimuovere la Turchia dalla NATO’. L’amministrazione Obama non ha intenzione di farlo; ma, prima che Ankara renda inefficace l’Alleanza atlantica, degli imparziali osservatori dovrebbero attentamente ponderare questo argomento”.

Pochi giorni fa (il 28 ottobre, sempre dalle colonne di “Liberal”) il nostro specialista ha lanciato un nuovo e più pesante anatema : Turkey: An Ally No More (La Turchia non è più un alleato), articolo in cui si esprime come sempre con grande chiarezza :

“’Non c’è dubbio che sia un nostro amico’, dice il premier turco Recep Tayyıp Erdoğan, quando parla del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, perfino quando quest’ultimo accusa il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman di minacciare l’uso delle armi nucleari contro Gaza. Queste irritanti asserzioni denotano un profondo cambiamento di rotta da parte del governo turco – da sessant’anni il più stretto alleato musulmano dell’Occidente – da quando il partito AK di Erdoğan è arrivato al potere nel 2002”.

Pipes, che è attento osservatore di ogni sussulto di indipendenza nel mondo islamico, cita i più recenti sintomi di tale cambiamento di rotta: l’annullamento dell’esercitazione militare congiunta turco-israeliana “Aquila anatolica”, l’effettuazione invece di manovre congiunte turco-siriane e l’istituzione di un Consiglio di cooperazione strategica di alto livello fra Siria e Turchia.

Tutto ciò, denuncia Pipes, rientra nella strategia caldeggiata dal ministro degli Esteri turco Davutoğlu: “In breve, Davutoğlu immagina un conflitto ridotto con i Paesi vicini e una Turchia che emerge come potenza regionale, una sorta di Impero ottomano modernizzato. Implicito in questa strategia è un allontanamento di Ankara dall’Occidente in generale e da Israele in particolare”.

Il direttore del Middle East Forum al termine del suo nuovo messaggio pare voler richiamare all’ordine l’Amministrazione Obama: “Ambienti ufficiali in Occidente sembrano quasi ignari di questo importantissimo cambiamento nella fedeltà della Turchia o delle sue implicazioni. Il prezzo del loro errore presto diventerà palese. Perché la Turchia non è più un alleato”.

Turchia fuori dalla NATO, dunque, magari come nuovo “Stato canaglia”? Se lo dice e lo chiede uno specialista come Daniel Pipes, ci speriamo anche noi …


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Aldo Braccio ha collaborato con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” fin dal primo numero ed ha pubblicato diversi articoli sul relativo sito informatico. Le sue analisi riguardano prevalentemente la Turchia ed il mondo turcofono, temi sui quali ha tenuto relazioni al Master Mattei presso l'Università di Teramo e altrove. È autore dei saggi "La norma magica" (sui rapporti fra concezione del sacro, diritto e politica nell'antica Roma) e "Turchia ponte d’Eurasia" (sul ritorno del Paese della Mezzaluna sulla scena internazionale). Ha scritto diverse prefazioni ed ha pubblicato numerosi articoli su testate italiane ed estere. Ha preso parte all’VIII Forum italo-turco di Istanbul ed è stato più volte intervistato dalla radiotelevisione iraniana.