In questi tempi in cui il processo di globalizzazione limita gli spazi del permessivismo internazionale, l’UNASUR può diventare uno strumento d’autonomia di grande successo per i nostri paesi. In questa congiuntura storica non c’è niente di più favorevole che la creazione di una massa dottrinaria che risponda alle urgenti esigenze d’integrazione latinoamericana, osserva il professor Helio Jaguaribe nel prologo del Diccionario Latinoamericano de Seguridad y Geopolitica, diretto da Miguel Ángel Barrios ed elaborato da un gruppo di ricercatori latinoamericani.

Il processo di globalizzazione, con i suoi possenti effetti denazionalizzanti, riduce in maniera violenta e accelerata lo spazio di permissività internazionale dei paesi sottosviluppati. Simili processi difendono gli aspetti formali della sovranità di questi paesi, come l’inno nazionale, la bandiera, gli eserciti da parata, le elezioni – quando si riferisce a società democratiche -. Tuttavia, premure irrefrenabili di carattere economico, finanziario, tecnologico, politico, culturale e, quando si rende necessario, militare, costringono i dirigenti di quelle nazioni, lo vogliano o no, ad adottare politiche compatibili alle esigenze del mercato internazionale. Questo impegno li porta a trasformarsi, di fatto, in semplici segmenti del mercato internazionale, internamente controllato dalle grandi multinazionali e, esternamente, dai centri del potere mondiale, asserisce il politologo brasiliano. Ed è in questo modo che paesi come l’Argentina e il Brasile – così come il resto dei paesi sudamericani – da soli non possiedono alcuna possibilità di costruirsi un proprio destino.

L’Unasur, e il suo successo, rappresentano l’unica condizione per diventare autonomi nel secolo XXI, e questo successo potrà essere efficace solo se poggia in una visione condivisa del mondo. Ha a che fare con qualcosa che ancora non si è raggiunto ma che, ciò nondimeno, non potrà non avvenire, man mano che si procede a un’analisi obiettiva delle grandi tendenze geopolitiche che ora si possono osservare nel mondo, rileva Jaguaribe. Nello stesso tempo, è importante osservare che l’Unasur sarà possibile solo se i suoi partecipanti rinunciano a qualsiasi pretesa di leadership unilaterale e agiscano, senza eccezione, in conformità a un previo consenso d’interesse regionale, leadership che nell’America meridionale – come di solito in altre regioni – dipendono dal fatto che sono emanate da proposte e progetti che sono vantaggiosi per gli altri paesi della regione, fa notare l’accademico.

In questo senso, l’edizione del  Diccionario Latinoamericano de Seguridad y Geopolitica colma un vuoto e apporta un’analisi attuale dello scenario internazionale a partire da una necessaria logica sudamericana e, in parte, rimedia un deficit sulla tematica, in funzione della geopolitica della globalizzazione, il che lo fa diventare un’opera innovatrice su molti aspetti, assicura Jaguaribe riferendosi al libro diretto da Barrios e compilato da un’equipe di ricercatori latinoamericani. Dal canto loro, il professor Andrés Rivarola Puntigliano e l’accademico spagnolo Rafael Calduch Cervera, i quali hanno anche collaborato al prologo della pubblicazione, nei loro lavori s’incaricano di sviluppare un nuovo concetto di “geopolitica” applicabile all’America latina con la comparsa di nuovi conglomerati sudamericani mediante l’Unasur, nel primo caso. Dal canto suo, il professor Calduch Cervera descrive la comparsa di un nuovo sistema di politico-strategico multilaterale e includente, differenziandosi dai modelli precedenti incentrati sul bipolarismo.

Nel prologo dell’opera, il professor Miguel Ángel Barrios presenterà un approccio innovativo. Nell’equilibrio dei poteri a variante multipolare del secolo XXI, la novità storica si fonda sul fatto che per la prima volta nella storia del sistema-mondo iniziato nel secolo XV con l’unificazione temporale e spaziale della Terra, l’Occidente non si collocherà come il soggetto attore escludente, bensì uno dei soggetti attori, sostiene l’accademico.

Interpretiamo la geopolitica del secolo XXI come il pensiero politico inserito nello spazio e nel tempo latinoamericano. È impossibile creare un potere duro omogeneo in un sistema-mondo instabile, dove gli stati continentali industriali armonizzano –come da sempre è accaduto nella storia- la politica estera mediante un energico sostegno delle politiche di difesa industriale. Ciò può essere possibile mediante l’applicazione di una profonda riforma che passi per una sud americanizzazione dei nostri contenuti educativi, compito ancora in sospeso. A tal fine, diventa necessario presentare questo Diccionario Latinoamericano de Seguridad y Geopolitica come un’introduzione, non chiusa, bensì dinamica, aperta al dibattito e all’arricchimento che dovrà svolgere, asserisce Barrios.

L’equipe interdisciplinare che l’ha redatto è composta di militari e membri appartenenti alle diverse forze di sicurezza latinoamericane, con alta responsabilità operativa professionale ma, allo stesso tempo, sono accademici e scienziati sociali, uomini e donne. L’equipe possiede questo valore aggiunto, poiché il capitale sociale e culturale accumulato si riflette profondamente in queste pagine.

Il nostro proposito è stato anche quello di realizzare un dizionario didattico dove il bagaglio tecnico non escluda l’accezione politica, sociale, accademica, strategica e, soprattutto, quotidiana. Il lettore ci giudicherà. Il Dizionario non è neutro. La Patria Grande di Manuel Ugarte alimenta e custodisce ciascuna delle definizioni. Rendiamo evidente sin dall’inizio il nostro obiettivo: la necessità di materializzare lo Stato continentale industriale sudamericano, osserva il direttore di quest’opera singolare.

Carlos Pereyra Mele Specialista di geopolitica sudamericana

(trad. di V. Paglione


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