Federico Dal Cortivo per Europeanphoenix intervista il Prof. Carlos Pereyra Mele, argentino, analista geopolitico del Sud America.

 

 

1) D: Prof Pereyra Mele l’America Latina sembra essersi svegliata dopo un lungo sonno che l’ha pervasa quasi da sempre, consapevole della sua forza economica, unico continente che possiede tutto, dai minerali al legno, dagli idrocarburi all’acqua, ricco di una biodiversità che la fanno unica sulla terra e per questo preda ambita delle grandi potenze atlantiche, Gran Bretagna prima e Stati Uniti dopo. Come scrive Eduardo Galeano nel suo lucido saggio storico “Le vene aperte dell’America Latina”…terre ricche, sottosuolo ricchissimo e uomini estremamente poveri in questo regno dell’abbondanza e dell’abbandono”. Che cosa manca, forse la forza militare e politica nel suo insieme che, unita a un comune sentire, possono fare quella differenza? Qual è il suo pensiero in proposito come esperto di geopolitica sudamericano?

R: Innanzi tutto dobbiamo fare alcuni chiarimenti; quella che generalmente viene denominata come America Latina – che sarebbe meglio definire America Ispanica-, che geograficamente si collocherebbe dal Messico fino al Cono Sud dell’America meridionale, ha varie caratteristiche, una geopolitica in relazione allo spazio che occupa nel subcontinente, e quindi uno nel Nord nel caso specifico del Messico completamente integrato ad una relazione di subordinazione con il gigante statunitense (con il NAFTA). Poi abbiamo la zona dei Caraibi e del Centro America che è come una zona di ammortizzazione tra il Nord ed il Sud ed è anche fortemente condizionata a causa delle relazioni politiche ed economiche con gli U.S.A., a parte la Cuba castrista, con la presenza del Nicaragua ed alcune isole caraibiche – e l’ultimo golpe lo dimostra chiaramente con il caso Honduras, però l’importanza politica e geoeconomica di questo piccolo gruppo è scarsa data la presenza profonda di governi a tinte neoliberali e di isole che ipoteticamente hanno avuto la loro indipendenza, ma che hanno ancora la Regina d’Inghilterra come Capo di Stato. E’ importante questo tema perché a causa di questo l’organizzazione degli Stati Americani (OEA) si è trasformata in un organismo inutile perché con l’incorporazione di questi micro Stati ha sminuito l’importanza dei Paesi ispanici poiché un voto di Tobago o Trinidad vale tanto quanto quello di un gigante come il Brasile.

Il continente sudamericano è la zona che si è maggiormente sviluppata negli ultimi anni attraverso modelli d’integrazione, ma con le contraddizioni del continente capitalista e la sua lotta per accedere ai giacimenti di materie prima come Lei ha così bene descritto. Questo ha prodotto alcuni forti cambiamenti all’interno delle relazioni con le potenze straniere, che fanno intuire un barlume di novità con le vecchie alleanze.

Siamo però ancora lontani dall’avere una voce comune e un sistema difensivo unito per far fronte alle grandi sfide e minacce tenendo conto che questo subcontinente soffre di un’enorme disuguaglianza distributiva all’interno delle sue società che può essere ben strumentalizzata dall’esterno –  come il separatismo in Bolivia—  o la minaccia dei nostri fondamentalismi, come il caso delle popolazioni indigene che ricevono “istruzioni” dalle ONG e che hanno dato luogo a freni verso i piani di governo di stampo populista.

All’interno di questo panorama è stata molto importante la creazione del Mercosur, ampliato poi nell’UNASUR ed il Consiglio di Difesa Sudamericano.

2) In Argentina Nestor Carlos Kirchner prima e ora Cristina, in Venezuela Hugo Chavez, in Ecuador Rafael Correa, in Bolivia Evo Morales e in Brasile Luiz Inacio da Silva Lula e ora Dilma Rousseff, come giudica l’azione di questi nuovi Capi di Stato nel corso nuovo che ha imboccato l’America Latina? Secondo lei hanno saputo e sapranno dare finalmente quella svolta decisiva in senso politico al continente?

I Presidenti ai quali Lei si riferisce sono un gruppo sorto dopo la situazione caotica derivata dal consenso di Washington degli anni ’90 (neoliberismo per le Americhe) che furono un anticipo di quello che sta capitando ai Paesi periferici dell’Unione Europea in questo momento. A parte il Brasile, che ha avuto maggiore continuità per portare avanti una politica di posizionamento globale come potenza emergente, gli altri Paesi hanno applicato norme per poter riaffermare lo Stato come strumento di sviluppo politico economico.

Questo ha permesso di fare nuovi accordi regionali e di migliorare le relazioni economiche quasi inesistenti con i Paesi della regione ed è stato il maggior apporto da parte dei Presidenti menzionati, ma questo non significa che essi abbiano un pensiero comune e omogeneo e pochi vanno verso il  cosiddetto “socialismo del XXI° secolo” del Presidente Chavez. Ciò nonostante essi hanno dato un’impronta e trasmesso l’importanza del subcontinente americano di cui nessuno parlava e da ciò deriva la loro importanza.

 

3) Da un punto di vista economico l’America Latina, se guardiamo solo le ricchezze che contiene non teme confronti, ma oggi per essere competitivi a livello mondiale è necessario creare un blocco che possa misurarsi con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, e con le potenze euroasiatiche, Cina e Russia. Il Mercusur istituito nel 1991 con il Trattato di Asuncion e di cui fanno parte Argentina, Brasile e Paraguay è stato sospeso quest’anno. L’Uruguay e assai recentemente anche il Venezuela può a suo avviso essere lo strumento adatto a tale scopo con la speranza che vi aderiscano a pieno titolo in futuro altre nazioni latine americane per ora solo membri associati, come la Bolivia, il Cile, la Colombia, l’Ecuador e il Perù?

Questo sarebbe un obiettivo di massima, quello cioè di arrivare ad un mercato comune ampliando ed approfondendo i temi finanziari, culturali, tecnologici ecc. La grande sfida attualmente consiste nel rompere con il basso intercambio regionale che non supera il 20% di tutte le transazioni del commercio internazionale Interzonale, che è bassissimo, tenendo conto che per l’Unione Europea è il 66% e per il NAFTA  il 50%. Quest’ultimo risultato è dovuto al fatto che  il Messico, i Caraibi e l’America Centrale hanno la maggioranza dei commerci con gli Stati Uniti, il turismo e le rimesse degli emigranti ispanici dagli Stati Uniti. Al momento la maggior attrazione economica per l’America Latina è costituita dalla Cina che si è trasformata nel principale partner commerciale: in generale si tratta di prodotti primari di basso valore aggiunto – in Argentina, per esempio, 8 prodotti concentrano il 95% della vendita al Paese asiatico e i fagioli di soia rappresentano il 71% dello stesso. Come dice un vecchio detto, “l’importante non è cambiare il collare, ma smetterla di essere un cane”; questa è la sfida dell’America Latina che approfittando della lotta per i mercati e le materie prime che coinvolgono i Paesi tradizionali ed emergenti, può approfittare dell’opportunità per rilanciarsi come spazio continentale industrializzato e svilupparsi come soggetto della storia mondiale di questo secolo XXI°.

4) Gli Stati del BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – caratterizzati da una forte crescita economica, due miliardi e mezzo di abitanti, abbondanti risorse naturali, includono già oggi il maggior stato Sud Americano, il Brasile. Secondo lei vi sono  prospettive per una sinergia con il blocco del Mercusur che ne farebbe un unione economica senza confronti?

La realtà è l’unica verità, il Brasile è la sesta potenza economica mondiale, ma affinché possa sostenere questa crescita esso ha la necessità di consolidarsi in uno spazio maggiore all’interno dei suoi attuali limiti internazionali. Per questo dispone di una diplomazia e di una presenza profonda delle sue imprese ufficiali e private nel continente, sa che ha bisogno dei suoi vicini, per questo ne seduce alcuni di essi, ad altri fa vedere la sua importanza geopolitica in forma chiara.

Sa anche che, la relazione con gli U.S.A, se continua ad aumentare la sua importanza globale, avrà delle zone di “attrito” e per questo il Paese si sta preparando affinché le difficoltà non si ripercuotano sul suo nuovo ruolo mondiale intrapreso. In generale i Paesi del continente sanno di questo nuovo ruolo e cercano di approfittarne avvantaggiandosi anche loro della nuova situazione creatasi.

 

5) Sembrerebbe che la famosa crisi dell’economia mondiale non abbia toccato il Sud America e se lo ha fatto è solo marginalmente. Lei che ne pensa?

Quello che è successo è che la crisi noi l’abbiamo già vissuta alla fine degli anni ’90, le cosiddette crisi “Tequila, Tango o Caipirina”. Da esse derivò un maggior intervento dello Stato nell’economia contro le ricette tradizionali degli organismi finanziari internazionali che chiedevano maggiori aggiustamenti che avrebbero portato ad una “morte annunciata”. Per questo motivo applicammo piani economici non ortodossi. A ciò si aggiunse un incremento significativo dei prezzi delle materie prime dando ai Paesi maggior disponibilità di denaro per le loro economie.

6) Prof. Pereyra Mele, come giudica l’ALBA, Alianza Bolivariana para  los Pueblos de Nuestra America, il cui maggior promotore è la Repubblica Bolivariana del Venezuela in prospettiva politica?

L’ALBA è un movimento importante, dall’ideologia alla lotta impari contro la “Repubblica Imperiale Usa” ed il cui centro è il Venezuela, ma ha l’inconveniente che ha delle resistenze interne da parte degli organismi economici tradizionali (oligarchie), non ha l’appoggio dell’Argentina né del Brasile e quindi la sua importanza è ridotta. E’ un esempio rappresentativo, ma paragonato alla real politik non credo che possa avere un futuro prospero, anche se ha dimostrato le debolezze degli U.S.A. ed il suo atteggiamento verso l’America Latina,  evidenziando con la sua azione come noi latino americani non siamo il “cortile di casa” di nessuno.

 

7) Prof. Pereyra Mele, Russia, Cina stanno tessendo importanti accordi con alcuni stati del continente, l’Iran nel contesto dei cosiddetti rapporti Sud-Sud a sua volta con il presidente Ahmadinejad ha sottoscritto importanti accordi. Un’ipotetica alleanza contro la potenza talassocratica degli Stati Uniti? Lei che ne pensa?

E’ la dimostrazione che l’America latina ha la sua propria agenda ed i suoi interessi, ha fatto notare che non è il Nord che deve determinare con chi dobbiamo allearci e con chi NON dobbiamo.

La presenza della Cina è molto profonda, come ho già detto, ma anche quella dell’India è diventata forte, a esse si somma la riapparizione della Russia che ha allacciato rapporti con alcuni Paesi, scambi tecnologici importanti, che poi è quello che sta cercando di fare l’Argentina, nel senso che vorrebbe uscire dal ruolo di semplice esportatore di materia prima ed alimenti.

Recentemente il subcontinente sudamericano ha avuto una rappresentanza all’interno dei Paesi non allineati, nella recente Conferenza Internazionale a Teheran, dando una dimostrazione chiara dei nuovi tempi che corrono.

8) Di recente è scoppiato il caso Assange, e la concessione dell’asilo politico da parte dell’Ecuador del presidente Rafael Correa ha scatenato la dura reazione di Londra, mai dimentica dei suoi trascorsi coloniali, che ha minacciato anche il ricorso alla forza se necessario, per violare l’Ambasciata di uno Stato sovrano. Al di là del caso Assange, l’arroganza britannica denota ancora una volta come per gli anglosassoni in generale nulla sia cambiato nella mentalità che li ha sempre contraddistinti nei rapporti  con il Sud America, considerato dalla potenza statunitense “il cortile di casa” secondo la “dottrina Monroe”. Crede Prof Pereyra Mele che in futuro si vada a uno scontro con Washington e Londra che mal gradiscono il nuovo corso latinoamericano? Lei in un suo recente studio dal titolo “Hacia un nuevo pensamento estratétegico de la Defensa Nacionale” parla di “lotta per il controllo delle risorse” come maggiore sfida per l’intero continente. La questione delle isole Malvinas potrebbe essere il “casus belli” per un’azione militare contro Buenos Aires per poi estendersi anche ad altre nazioni del continente?

E’ il rischio che, noi sudamericani, dobbiamo condividere, cioè la presenza inglese nell’Atlantico del Sud attraverso un rete di basi che operano insieme al suo alleato U.S.A. e che costituisce una minaccia nella sua zona più debole, la Patagonia; a lungo termine si può dire che essi stanno cercando un controllo delle vie interoceaniche e accesso libero all’ultimo continente non sfruttato cioè l’Antartide.

Il caso Assange ha dimostrato che il diritto internazionale è praticamente morto e quello che vige è il potere politico a livello globale e che ad essi non importa del rispetto dei diritti internazionali quando sono in gioco i loro interessi. Sottolineo ancora che quello che a loro interessa, a medio termine, è lo sfruttamento dell’Antartide.

 

9) Che ne pensa del golpe, perché così possiamo definirlo, attuato in Paraguay contro il legittimo presidente Fernando Lugo? La classica operazione sotto copertura, la classica guerra mai dichiarata della CIA.

Bene, il Golpe lo conoscete attraverso i suoi risultati. I gruppi che hanno operato attraverso i meccanismi pseudo democratici per rimuovere Fernando Lugo sono quei settori tradizionali dominanti della politica e dell’economia paraguaiana degli ultimi 60 anni, che hanno visto in pericolo i loro privilegi da parte di Lugo. Si tratta di un settore arcaico e conservatore del pensiero politico che cerca di mantenere i suoi vantaggi attraverso le relazioni tradizionali che ebbero con il dittatore Stroessner e con gli U.S.A. e così di seguito  ecco le dichiarazioni del suo Ministro della Difesa che va annunciando una possibile guerra dentro il Mercosur ecc. ecc. Però si sono già scontrati con la loro chiusura geopolitica e la pressione di Brasilia quando ha applicato l’operazione “agata5” che paralizzò Ciudad del Este – ex porto Stroessner –  la città con maggior contrabbando in Sudamerica. Si tratta di un tema sempre in auge poiché la zona della triplice frontiera è sempre stata rifugio o finanziamento del terrorismo internazionale e abbiamo già compreso che la matrice dei nuovi conflitti armati nel mondo è quella di incentivare i conflitti interni e poi inviare truppe per garantire i diritti umani ai popoli aggrediti…

 

10) E in conclusione i rapporti Europa e America Latina, che sviluppi si prevedono per il futuro?

Credo che il termine Latino America ed Europa siano molto ampi, come già mi sono espresso, è più corretto dire Ispano America (che non è un gruppo molto omogeneo come ho spiegato prima) e quando parliamo di Europa ci si riferisce, in modo particolare, alle relazioni di tipo affettivo-culturale per quel che riguarda Spagna, Portogallo ed Italia, ed a quelle economiche tra Germania, Francia e Inghilterra.

Gli scambi economici si stanno riducendo, come ho detto prima, a causa dei nuovi partner economici,  apparsi sulla scena dell’America del Sud.

E’ ora che gli Europei smettano di vederci come qualcosa di esotico e sottosviluppato, ma come nuovi giocatori mondiali e che comprendano che devono fare molti sforzi per migliorare la loro presenza economica e che non debbano ritornare  ad essere dei predatori, ma dei partner economici.

Grazie per la sua disponibilità.
 

 
Fonte:http://europeanphoenix.it/component/content/article/18-interviste/405-dopo-la-vittoria-di-hugo-chavez-diamo-uno-sguardo-allamerica-latina-nel-terzo-millennio

 


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