Fonte: FONDSK – Strategic Culture Foundation

Il Presidente russo D. Medvedev visiterà la Germania su invito di A. Merkel il 9 novembre per assistere alle celebrazioni internazionali del ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Alla presenza dei leader dell’epoca della Guerra Fredda i politici della nuova era dimostreranno sfarzosamente che non esistono più linee di divisione in Europa.

Il Muro costruito inizialmente in via provvisoria nel 1961 per ordine della nomenclatura della RDT lungo il confine fra i settori occidentale ed orientale di Berlino tagliò completamente le comunicazioni fra le due parti della città divisa dagli Alleati nel 1948. Divenne forse l’immagine più significativa dei tempi della cortina di ferro contraddistinti da una contrapposizione fra due mondi, ognuno dei quali sosteneva un modo di vivere suo proprio.

Il Muro di Berlino resistette per oltre 26 anni. Quasi altrettanto tempo è trascorso dalla sua caduta e dalla conseguente fine della cortina di ferro. Enormi cambiamenti geopolitici – la prima variazione di confini dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’unificazione della Germania e la disintegrazione dell’URSS e di alcuni altri Paesi – si sono complessivamente attuati in un periodo di circa 18 mesi. Regimi liberali sono fioriti nella maggioranza dei Paesi dell’Europa dell’Est e tale sviluppo ha reso possibile la formazione di un sistema internazionale completamente nuovo.

La caduta del Muro di Berlino significò l’alba di una nuova epoca in cui non c’era posto per molte delle vecchie barriere. Due decenni fa, Berlino, la Germania e sostanzialmente il mondo intero festeggiarono in anticipo la fine della Guerra Fredda. M. Rostropovich suonava presso il muro e 118 artisti da varie parti del mondo lo dipingevano con graffiti, trasformando così una parte di esso in una galleria d’arte all’aria aperta. Uno spicchio dei graffiti raffigurante il vecchio L. Brezhnev ed E. Honecker che si baciano divenne famoso in tutto il mondo come un simbolo del passato che era stato irreversibilmente lasciato alle spalle.

L’immagine d’insieme, comunque, non appare così serenamente ottimistica due decenni dopo l’evento. Evento che divenne il prologo della violazione dell’equilibrio globale di forze e della più grande catastrofe geopolitica del XX secolo – il collasso dell’Unione Sovietica e del mondo bipolare. Il venir meno di uno dei suoi pilastri rese il mondo instabile.

La fine del Muro di Berlino alimentò non solo grandi speranza, ma anche grandi illusioni. La definizione della responsabilità storica per la divisione d’Europa in blocchi fu ingiustamente stabilita a priori. Da quando si decise che l’URSS era la parte colpevole (e non furono avanzate obiezioni all’idea da parte della nomenclatura sovietica), ci si aspettava che fosse Mosca a fare concessioni. In maniera non sorprendente, tale approccio pregiudizievole si tradusse nel miglioramento per alcune nazioni ampiamente a spese di altre. Per la Russia l’unificazione tedesca, lo stabilirsi di regimi democratici in Europa orientale attraverso rivoluzioni di velluto, e “il nuovo pensiero” tradotto nella perdita delle sue postazioni geopolitiche, un precipitoso ritiro delle sue forze, la perdita mai risarcita di strutture dal valore di miliardi di dollari in Germania, Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia e l’escalation di tensioni sociali nella vita interna.

L’Occidente – come in molti altri casi – fece ricorso a politiche contraddittorie, la colpa che tradizionalmente imputava all’URSS. Gli USA, Gran Bretagna, Germania e la NATO promisero un sacco di volte che nessuna espansione della NATO avrebbe seguito la dissoluzione del blocco orientale. Nella sua intervista dell’aprile 2009 a Bild l’ex Presidente sovietico M. Gorbachev dichiarò che la Germania aveva mantenuto tutte le promesse fatte alla Russia ma ciò nondimeno ammise che – nonostante H. Kohl, il Segretario di Stato statunitense J. Baker ed altri gli avessero assicurato che la NATO non si sarebbe mai espansa ad est – gli USA non mantennero la promessa e la Germania dimostrò indifferenza forse sentendosi felice del fatto che i Russi fossero stati truffati.

In violazione degli accordi (che non erano mai stati messi per iscritto) la NATO cominciò ad aumentare i suoi membri e rinforzò il suo potenziale militare integrando paesi dell’Europa dell’est, comprese le repubbliche ex sovietiche. I suoi sforzi per realizzare la superiorità in quanto a tecnologia ed armamenti nei confronti del suo vecchio rivale e per avvicinarsi ai confini della Russia stanno minando la fiducia nelle relazioni internazionali. Mentre i confini vengono cancellati nell’UE, il processo è affiancato dalla creazione di una nuova barriera lungo la frontiera occidentale russa.

Perfino M. Gorbachev, un politico che ha capitalizzato molto grazie al “nuovo pensiero”, dice: «L’Europa non affronta alcuna minaccia di nuovi muri vent’anni dopo la demolizione del Muro di Berlino, ma vi sono ancora linee divisorie al suo interno». Stranamente, egli non si sente responsabile del risultato, mentre l’attuale leadership russa deve capire che c’è bisogno di un severo realismo nel rapportarsi coi suoi partner.

In definitiva due conclusioni discendono dall’esperienza dei due decenni trascorsi.

Innanzitutto, i leader russi non dovrebbero essere tanto noncuranti nel valutare l’attendibilità dei partner con cui interagiscono, quanto la nomenclatura sovietica era solita fare nell’epoca del crepuscolo del Paese. In politica è impossibile basarsi su parole o buona volontà e le amicizie personali con leader degli altri Paesi non estinguono la necessità di promuovere i propri interessi.

Secondo, la sicurezza internazionale non si tocca. Di recente, il tema era stato più volte sollevato dal Presidente russo. Questi ha detto all’Assemblea Generale dell’ONU: «Noi tutti speriamo che la Guerra Fredda faccia ormai parte del passato, ma il mondo di oggi non è diventato più sicuro di quanto fosse prima. Ciò di cui abbiamo attualmente bisogno non sono dichiarazioni e demagogia, bensì soluzioni moderne e strutture ben definite per gli accordi politici già esistenti, compresi quelli riguardanti il principio del diritto internazionale di non consolidare le propria sicurezza a spese di quella altrui».

I due decenni dalla caduta del Muro di Berlino hanno mostrato chiaramente che tutti i tentativi di conseguire la sicurezza a spese di altri portano a riacutizzare vecchi conflitti. La tentazione di costruire nuovi muri è foraggiata da numerosi di questi tentativi.

(traduzione a cura di Lorenzo Salimbeni)


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