Momento storico per gli Stati Uniti, almeno così è stato definito da gran parte della stampa internazionale. Protagonisti di tale momento sono da una parte il presidente Obama, dall’altra il Financial Bill. A diversi mesi dalla prima approvazione del testo alla Camera e dopo numerose discussioni sugli emendamenti da apportare, quella che è stata ribattezzata come la riforma finanziaria più importante dagli anni Trenta ad oggi è stata firmata dal Capo dello Stato.

Il presidente statunitense ha affermato che il testo promuoverà un’economia giusta, che stimolerà l’innovazione, la concorrenza positiva sui prezzi e la qualità. Una situazione, dunque, quasi idilliaca dove l’economia darà le stesse regole per tutti, ma al contempo anche le stesse responsabilità. Andiamo allora a vedere brevemente alcune (il testo consta di oltre duemila pagine) delle regole più importanti introdotte dalla riforma.

– Too big to fail: questa regola è volta a evitare la creazione di banche troppo grandi per poter fallire, costringendo lo Stato al salvataggio delle stesse con i soldi dei contribuenti. Il governo avrà anche il potere di prendere il controllo e liquidare delle grandi società finanziarie in crisi. Questo tipo di intervento dovrebbe essere gestito in coordinamento da: Tesoro, Fed e Federal Deposit Insurance Corp, inoltre il management della società in crisi sarà rimosso.

– Consumer Protection Bureau: è stato creato questo nuovo ufficio di tutela dei consumatori nel mercato del credito. Esso avrà il potere di stabilire e far applicare nuove regole, più severe, per mutui e altri tipi di prestito. Secondo il presidente nordamericano, esso non sarà solamente lo strumento attraverso cui i cittadini saranno protetti da possibili condotte disoneste di chi vuole far soldi a tutti i costi, ma sarà anche un volano per l’economia.

– Controllo dei rischi sul sistema globale: la nuova legge prevede la creazione del Financial Service Oversight Council. A questo nuovo organismo parteciperanno dei controllori già esistenti che, sotto la guida del segretario del Tesoro, dovranno garantire un ‘early warning system’. Questo sistema di allarme preventivo si baserà sull’analisi di rischi sistemici rilevati dalle più grandi società finanziarie.

– L’ultimo, ma comunque importante elemento da citare è quello dei derivati. Questo mercato vale circa 600 miliardi di $, ecco perché si è voluto garantire un maggiore ordine e una maggiore trasparenza in questo settore. La riforma finanziaria prevede, dunque, che quasi tutte le transazioni di questo tipo vengano effettuate attraverso una stanza di compensazione centrale, in modo che gli investitori possano avere fiducia nelle scommesse fatte. Inoltre, le società dovranno raccogliere capitali per coprire perdite inaspettate.

Queste sono chiaramente solo una minima parte dei provvedimenti posti come paletto per una riforma sostanziale della finanza statunitense; lo stesso Obama ha affermato che serviranno, nel tempo, degli aggiustamenti del testo affinché esso sia sempre maggiormente rispondente alle esigenze.

C’è comunque da sottolineare come questa riforma non abbia incontrato un facile cammino: a dimostrarlo è stata la vicenda della tassa bancaria da 19 miliardi di $. Questa tassa era stata inserita nel testo già approvato alla Camera, ma aveva incontrato un riscontro poco felice al Senato, dove non si riusciva a raggiungere il numero di voti (60 su 100) per far passare il provvedimento. Il senatore repubblicano Scott Brown ha, allora, proposto una modifica del decreto eliminando la tassa: per recuperare i capitali non più a disposizione si sarebbe dovuto tagliare sulle spese, chiudendo il Troubled Asset Relief Program, istituito nel 2008 per fornire supporto agli istituti in difficoltà. Così facendo il testo è riuscito a passare e Obama si è potuto presentare agli occhi del mondo come un grande riformatore dell’epoca contemporanea.

Una volta che si esaurisce l’esame della facciata del provvedimento, si possono scoprire delle plausibili problematiche meno evidenti. Innanzitutto, è da ricordare che la recente crescita USA, sia in termini economici che di occupazione, non ha subito grandi risalite ma anzi è rimasta ferma su cifre esigue quali +0.1%. Altro dato importante è che i nordamericani ritengono che l’uscita dalla crisi debba essere la priorità assoluta per i politici del Paese.

Nel momento in cui le elezioni di mid-term si avvicinano, Washington ha messo a segno quello che potrebbe essere un aiuto consistente alla campagna elettorale. Ma sarà veramente così di aiuto? Sicuramente solo il tempo potrà confermare l’utilità della riforma, certamente però per i cittadini statunitensi l’idea di una protezione maggiore contro i crack finanziari è psicologicamente rilevante.

Obama ha affermato che questo testo implementerà sempre più la ripresa economica, ma non tutti i dati provenienti dagli analisti sembrano confermare queste ottimistiche previsioni espresse dal presidente. Nei vari tavoli di concertazione globale, si è più volte espressa la necessità di inaugurare una politica economica che vari principi fondamentali comuni da condividere e che tocchi almeno America, Europa e Asia, mentre nel caso in questione c’è stata una decisione unilaterale della quale non sono ben noti i possibili effetti concreti. Anche se il provvedimento riuscisse a risollevare le sorti del Paese, non bisogna scordare che l’economia globale non è divisa in compartimenti stagni e che una singola nazione dipende sempre e comunque dalle altre. Nel caso degli USA dipende in gran parte dalla Cina, che detiene gran parte del suo debito attuale e futuro.

Un’altra perplessità sulla quale ritengo sia utile riflettere è che, benché il testo consti di circa 2000 pagine, si comprende che saranno le autorità statunitensi a dover decidere come tradurre questi principi generali in regolamenti concreti.

Ad aggiungere maggiori perplessità pensano alcuni analisti, i quali stimano possibili ingenti perdite economiche dovute alla norma che regola i derivati. Proprio su di essi le banche speculavano e azzardavano maggiormente, e proprio per questo la norma potrebbe avere un effetto ‘moralmente apprezzabile’ ma economicamente poco efficiente.

Se questa riforma sarà effettivamente foriera di una ripresa economica e, al contempo, instauratrice di nuove norme etiche nel Far West del mondo finanziario è ancora troppo presto per dirlo. Stando, però, all’unilateralità del provvedimento ci si potrebbe spingere a dire che, forse, la propaganda politica così positiva sperata dai Democrats potrebbe anche ritorcersi contro.

* Eleonora Peruccacci è dottoressa in Relazioni internazionali (Università di Perugia), collabora frequentemente al sito di “Eurasia”

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