Miglioramenti

Paragonando il Cairo che conobbi nel 2011 con quello che ho rivisto nella settimana tra il 21 e il 26 Giugno, mi sono balzati all’occhio – lo scrivo con innegabile ottimismo – una serie di miglioramenti. La qualità dell’aria è senz’altro migliorata: il parco macchine posseduto dai cairoti si è innegabilmente modernizzato e circolano numerose automobili asiatiche – specie di marca Hyundai e Toyota – anche se non manca qualche modello europeo (incluse alcune auto tedesche o FIAT). A giugno l’aria della capitale egiziana può dirsi respirabile, come non poteva definirsi invece nel dicembre di undici anni fa. Sembra essere calata anche la quantità di immondizia abbandonata ai lati delle strade, che formava negli anni trascorsi cumuli molto alti che, nelle arterie che portavano fuori dalla città, venivano spesso incendiati dai locali, contribuendo a rendere l’aria davvero irrespirabile.

La città è ricca di cantieri, per l’espansione della metropolitana e l’edificazione di nuovi quartieri residenziali, per la prossima apertura di nuove istituzioni culturali (come il nuovo museo egizio, in attesa di inaugurazione) e soprattutto della nuova capitale esterna al nucleo “storico” della città, dove verranno spostati ministeri, ambasciate, parlamento e sedi delle principali aziende per decongestionare la città sul grande fiume.

Demografia

Questo il problema del Cairo: la sovrappopolazione, che il governo si propone di regolare tracciando una linea netta e creando una nuova capitale. Negli ultimi trent’anni il Cairo si è espanso sino a raggiungere 25 milioni di abitanti dichiarati, stimabili però in quasi 40 milioni reali. Una discreta parte di queste immense masse demografiche è andata a popolare quartieri interamente abusivi, sorti a detrimento delle aree verdi ed agricole che il paese ha un disperato bisogno di tutelare. Ecco il punto di caduta dei problemi del paese: la sovrappopolazione. L’Egitto ha ormai superato i 100 milioni di abitanti, e ha una popolazione in crescita molto rapida. Il tasso di natalità medio si mantiene sotto i 3,5 figli per donna, dato verosimilmente influenzato al ribasso dagli stili di vita urbani, ma nelle campagne – dove rimane la gran parte di quel circa 40% della popolazione egiziana ancora oggi analfabeta – si trovano ancora famiglie povere con più di quattro o cinque figli, spesso sottratti alla scuola per essere avviati al lavoro nei campi. I poveri delle campagne si spostano verso il Cairo per cercarvi migliori opportunità di vita – inserendosi molto probabilmente in quel meccanismo di ritardo della nuzialità e di minore natalità tipico delle fasi di urbanizzazione che dovrebbe portare il paese a rallentare in futuro la propria esplosiva crescita e a procedere maggiormente verso la (sin qui disomogenea) transizione demografica. Per il momento, la sovrappopolazione rende una sfida non banale fornire a tutti questi giovani adeguate opportunità di vita, e mette le risorse naturali (agricole, idriche e di spazio) sotto pressione.

Economia

L’Egitto è dunque un paese in cambiamento ed evoluzione, ma che si regge su equilibri fragili. Necessita di investimenti produttivi e industriali, mentre all’apparenza sembra siano i settori immobiliari, turistico e infrastrutturale ad attrare la maggioranza delle risorse finanziarie nazionali ed estere. I beni industriali stranieri sono fortemente daziati, ma le misure protezionistiche riguardano non solo l’importazione del prodotto finito – il che avrebbe perfettamente senso per sostenere l’industria locale – ma anche l’importazione dei componenti da assemblare in loco. Potrebbe rivelarsi una scelta meno saggia: costruire da zero un’industria della componentistica è più complesso che avviare un’industrializzazione partendo dagli assemblaggi di autoveicoli (il che potrebbe invece innescare la nascita di un indotto). Sul piano energetico, grandi sono le aspettative relative alla nuova centrale nucleare in costruzione da parte dei russi di Rosatom. Le opportunità e le necessità di investimento nel paese sono in ogni caso visibili “ad occhio nudo”, partendo anche solo dalla diffusione della telefonia cellulare “intelligente” (cosiddetti “smartphones”) e dalle opportunità che questa offre (penso ai sistemi di pagamento, in un paese poco bancarizzato).

Società

Moltissimi cairoti sono obesi, moltissimi in sovrappeso: questo segnala che la sicurezza alimentare per oggi è un dato di fatto, ma che i rischi sono dietro l’angolo. Si è formata una classe media abituata all’accesso al cibo e quindi facile al malcontento qualora questa condizione dovesse mutare. Permane una scarsa cultura della nutrizione, della salute e dello sport, il che segnala una scarsa cultura in generale e ancora una volta una limitata istruzione. L’instabilità maggiore, nel Vicino Oriente, è quasi sempre stata data dalla rivolta delle classi medie (concetto comunque diverso e da ricalcolare “al ribasso” rispetto all’Occidente) più che non da quella delle classi povere. La condizione di chi parte dal nulla è costantemente, anche se lentamente, migliorata. Chi ha poco – o poco più – reagisce sempre con rabbia alla prospettiva di perderlo. È doverosa una nota finale sulla condizione della – cospicua – minoranza cristiana: numerosi sono i luoghi di culto copti, cattolici, armeni, sempre protetti da presidi di polizia e visitati anche da cittadini musulmani e dalle locali scolaresche alla scoperta del comune retaggio nazionale. La retorica occidentalista dello “scontro di civiltà” e di fedi è vissuta con estremo fastidio dagli Egiziani – almeno da quelli istruiti – che riconoscono nella fede di Cristo una componente imprescindibile della storia patria, al pari di quella del Profeta.


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Amedeo Maddaluno collabora stabilmente dal 2013 con “Eurasia” - nella versione sia elettronica sia cartacea - focalizzando i propri contributi e la propria attività di ricerca sulle aree geopolitiche del Vicino Oriente, dello spazio post-sovietico e dello spazio anglosassone (britannico e statunitense), aree del mondo nelle quali ha avuto l'opportunità di lavorare e risiedere o viaggiare. Si interessa di tematiche militari, strategiche e macroeonomiche (si è aureato in economia nel 2011 con una tesi di Storia della Finanza presso l'Università Bocconi di Milano). Ha all'attivo tre libri di argomento geopolitico - l'ultimo dei quali, “Geopolitica. Storia di un'ideologia”, è uscito nel 2019 per i tipi di GoWare - ed è membro della redazione del sito Osservatorio Globalizzazione, centro studi strategici diretto dal professor Aldo Giannuli della Statale di Milano.