Il caso “intercettazioni di personalità turche” è arrivato ieri a sentenza per 131 imputati, tra cui Ali Fuat Yılmazer e Ramazan Akyürek, ci sono state  pene detentive tra circa quattro e 45 anni.

Questa organizzazione, branca informatica dell’Organizzazione terroristica di Fethullah Gülen (FETÖ), che intercettava numerosi politici, giornalisti, uomini d’affari e attori, costituiva in realtà un subappalto dello spionaggio statunitense e israeliano in Turchia.

Eravamo le loro vittime. Avrebbero preparato i file, tenuto registri di intercettazioni e avviato indagini contro di noi. I documenti che mi riguardavano includevano “discorsi / dialoghi” con persone che non avevo mai conosciuto.

Di cosa parlerebbe una persona con qualcuno che non conosce? Una simile conversazione non era mai avvenuta. Nel file compare anche un impiegato di una fondazione universitaria che mi aveva invitato a una conferenza.

Stavano inventando dialoghi tra persone a caso, chiunque loro volessero far dichiarare traditori, agenti o terroristi (…) Tutte le vittime erano figure presentate come minacce per gli Stati Uniti e per gli interessi nazionali di Israele.

Non prestate attenzione ai numerosi giornalisti, politici e uomini d’affari che erano in stretti rapporti con quelli che ieri sono stati condannati: inizieranno ad attaccare la Turchia alla prima occasione possibile. Attività, riunioni, discorsi congiunti, solidarietà in questa direzione hanno iniziato a farsi sentire chiaramente da qualche tempo.

Da alcuni giorni pubblichiamo sezioni delle imputazioni riferite all’agente della CIA  Enver Altaylı. Il rapporto di Altaylı con FETÖ, l’autore del tentativo di colpo di stato del 15 luglio in Turchia, le lettere che ha scritto al leader FETÖ Fethullah Gülen, le conversazioni telefoniche, i rapporti che ha preparato dimostrano chiaramente che esiste un’altra organizzazione FETÖ ed è stata recentemente scatenata sul terreno .

Sono in atto sforzi per assediare, bloccare e fermare la Turchia con nuove alleanze e formazioni politiche all’interno del territorio nazionale, e con capi di Stato fantoccio come Mohammed bin Zayed e Mohammed bin Salman all’estero.

Questi agenti locali si oppongono a qualunque cosa sia nell’interesse della Turchia. FETÖ, il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), gli Stati Uniti, Israele e i due principi della corona arabi sono tutti dalla stessa parte.

Sono contro gli interventi della Turchia, che siano nel nord della Siria, in Libia o nel  Mediterraneo. Basta questo per riconoscerli.

Tutti coloro che avevano sperato nel tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016 hanno lasciato la squadra del presidente Recep Tayyip Erdoğan. Non solo si sono allontanati da lui, sono diventati suoi nemici. Inoltre, tutti coloro che avevano aspettative da quel 15 luglio e che tramavano nei loro nascondigli  si sono oggi ancorati a una posizione anti-turca: in ogni settore, dall’economia alla politica estera, dalla politica regionale turca alle sue operazioni militari, si trovano in una posizione anti-turca. Se considerate attentamente, è ovvio constatare di chi si tratti.

Se il tentativo di colpo di Stato del 15 luglio avesse avuto successo, la Turchia sarebbe stata completamente estromessa dall’equazione politica nel futuro della regione. Non essendo andato a buon fine tale tentativo, è stato implementato un metodo diverso: le “giuste preoccupazioni” all’interno del Paese sono state utilizzate come copertura per la preparazione di una nuova atmosfera psicologica. Tutti questi sistemi facevano già parte del progetto del 15 luglio.

Proprio come l’Impero ottomano fu distrutto nella Prima Guerra Mondiale, lo stesso scenario fu riproposto il 15 luglio. La Turchia sarebbe stata distrutta una seconda volta. Questo non è stato un semplice tentativo di colpo di Stato ma un attacco multinazionale.

Coloro che si resero conto che la Turchia stava percorrendo una propria strada mentre si avvicinava il centenario della proclamazione della Repubblica, nel 2023, sono entrati in azione. Non era solo FETÖ all’interno; c’erano  altri complici. In questi giorni, quei complici hanno iniziato a rivelarsi. Tutti i gruppi di guida e di indirizzamento sono stati attivati. Questo è ciò che sta accadendo oggi.

15 luglio ed eventi del Gezi Park,  15 luglio e  lotta contro il PKK e il terrorismo, 15 luglio e operazioni nel nord della Siria, 15 luglio e  Libia, e  l’ostilità, dei due principi arabi contro la Turchia, tutto è collegato. È un dato di fatto, è tutto si tiene.

La Turchia ha risposto a tutto ciò – e continua a farlo da secoli, dall’epoca dei Selgiuchidi. Erdoğan è stato dichiarato “nemico” perché è un nome simbolico in questa lotta, perché ha aperto la strada. (…) L’obiettivo che è stato preso di mira il 15 luglio non è stato abbandonato. Il fatto è che semplicemente questa volta viene adottato un metodo diverso,  stanno attivando altre comparse. Partner diversi da FETÖ stanno salendo sul palco…

Articolo di Ibrahim Karagül su Yeni Şafak  del 23 gennaio 2020 (Traduzione di Aldo Braccio).


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Aldo Braccio ha collaborato con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” fin dal primo numero ed ha pubblicato diversi articoli sul relativo sito informatico. Le sue analisi riguardano prevalentemente la Turchia ed il mondo turcofono, temi sui quali ha tenuto relazioni al Master Mattei presso l'Università di Teramo e altrove. È autore dei saggi "La norma magica" (sui rapporti fra concezione del sacro, diritto e politica nell'antica Roma) e "Turchia ponte d’Eurasia" (sul ritorno del Paese della Mezzaluna sulla scena internazionale). Ha scritto diverse prefazioni ed ha pubblicato numerosi articoli su testate italiane ed estere. Ha preso parte all’VIII Forum italo-turco di Istanbul ed è stato più volte intervistato dalla radiotelevisione iraniana.