Nei miei interventi sull’Argentina e sulle ipotesi di conflitto ho sollevato la questione  della difesa delle risorse naturali strategiche come prioritá della politica statale, dinanzi a uno scenario internazionale che, in maniera crescente, punta alla lotta per la loro conquista.

Lascio intravedere l’importanza del riarmo, non nel senso in cui lo conosciamo (o crediamo di conoscerlo, o in cui esso si relaziona alla corsa agli armamenti, o allo scontro, etc.) bensì nel senso di una modernizzazione dell’apparato difensivo, intendendo per esso non solo il braccio armato della politica estera  (le FF.AA.), ma anche l’educazione, la salute, le reti di trasporto e logistiche, i servizi sanitari e la difesa civile, etc., cioè tutti gli elementi che costituiscono nel loro insieme la Difesa nazionale.

A questo punto un comune cittadino potrebbe domandarsi qual è l’importanza degli arcipelaghi dell’Atlantico del sud per cui l’Argentina e la Gran Bretagna si scontrano. La questione è che non si tratta di semplici isole rocciose prive di risorse e d’importanza strategica, al contrario, oltre alle risorse che in seguito citerò, esse vanno necessariamente inserite in un contesto  nel quale il Sudamerica come regione acquisisce, con il passare del tempo, sempre più importanza nel contesto internazionale. Come ho già detto in altri articoli, la sub- regione sudamericana possiede innumerevoli riserve naturali strategiche di enorme importanza per lo sviluppo umano, da ogni punto di vista, a cominciare dalla risorsa più importante per la vita: l’acqua dolce, che è ció che fa di questa regione una regione che nel XXI secolo sarà tra i principali artefici delle questioni mondiali dal momento in cui la scarsità di questa risorsa aggraverà[1].

Questa importanza si nota quando si analizza la politica nordamericana, iraniana e quella di altre potenze in relazione alla nostra regione, dato che è evidente una corsa a esplorare e a guadagnare terreno e sostegno. Cosí mentre gli Stati Uniti mantengono una presenza diretta (militare) in diversi paesi della regione a cominciare dalla Colombia, l’Iran cerca di allearsi con il Venezuela di Chavez e i suoi alleati per mezzo di accordi energetici e commerciali, la Cina fa lo stesso servendosi di accordi tecnologici e Israele anche, come nel caso, tra gli altri, dei recenti accordi con la Colombia per la produzione di tecnologia militare.

Però come si colloca la questione Malvinas in questo contesto? In primo luogo una delle cose più ovvie che possono venire in mente è che questi arcipelaghi, geograficamente parlando, sono parte integrante del cono sud americano. Non è un dato minore né di scarsa importanza allorquando la regione cerca di integrarsi per elaborare politiche comuni dati che queste politiche includono nella loro agenda la questione Malvinas, esattamente com’è avvenuto per l’accordo tra Colombia e Stati Uniti per le basi, che ha indotto la conferenza dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) a Bariloche.

Dall’altro lato la questione acquisisce importanza nel momento in cui il mondo vada incontro a conflitti sempre maggiori a causa della scarsità di risorse. Si è parlato molto delle risorse delle Malvinas ma ben poco è stato fatto, anche da parte britannica, fino a questi ultimi giorni durante i quali entrambi i paesi hanno riaperto le ostilità a causa dell’imminente sfruttamento petrolifero nella piattaforma marittima argentina (a nord delle Malvinas) per opera dell’impresa britannica Desire Petroleum, che già conta su un investimento di 135 milioni di dollari e, nel prossimo futuro, per mano delle compagnie Falkland Oil & Gas, Rockhopper e Borders & Southern Petroleum.

Così mentre ci sono elementi che affermano che nelle isole vi siano circa 18.000 milioni di barili di petrolio[2], dall’altro lato è possibile affermare che, a causa della scarsa esplorazione e sfruttamento britannico, per ora l’importanza delle isole  per il Regno Unito risiede unicamente nel rafforzamento  della sovranità sulle isole e sulla regione dell’Atlantico del sud, come accesso e base d’appoggio per future spedizioni antartiche e come fonte di potere diplomatico una volta giunta l’ora di negoziare nell’arena internazionale, dato che sono le vittorie diplomatiche che garantiscono le maggiori possibilità di raggiungere altri obiettivi diplomatici.

Il quotidiano inglese The Guardian aveva pubblicato notizie relative  alla scoperta di importanti giacimenti petroliferi nelle isole e sulle ripercussioni economiche per gli isolani, la cui popolazione non supera i 3.000 abitanti, che già godono di uno tra i redditi pro capite più alti del pianeta, dovuti agli introiti delle attività legate alla pesca[3] .

È importante dire quanto è allarmante la situazione per l’Argentina, tenendo conto dell’importanza del petrolio nel mondo ricordando che il presidente Néstor  Kirchner ha annullato il trattato sulle concessioni nelle esplorazioni di ricerca di questa risorsa nelle isole, che opportunamente avevano firmato Argentina e Gran Bretagna.

Nel caso delle Malvinas la vittoria britannica consiste nel non lasciare spazio all’inizio di trattative diplomatiche e nel mantenere, in questo modo, la sovranitá sulle isole, la ragione che avanzano in loro sostegno é la libera detereminazione degli isolani di appartenere alla corona, con il loro status politico di Territorio di Oltremare, con tutti gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadino britannico.

Questi interessi (di mantenimento della sovranitá e del potere) sono dimostrati dal crescente aumento del potere militare britannico nelle Malvinas che, nonostante alcuni puntuali dietrofront nell’invio di navi cresce nel tempo, tanto da inviare alla base di Mount Pleasant, alla fine del 2009, i moderni Eurofighter Typhoon per rimpiazzare i vecchi Panavia Tornado F3, con il solo obiettivo di “intercettare una possibile incursione argentina”[4]. Questo é qualcosa che difficilmente si verificherá. Va sottilineato che questa é la prima volta che questo aereo effettua una missione transoceanica di difesa.


[1] Global Trends  2025.

[2] 3.500 milioni secondo Desire Petroleum PLC.

[3] http://www.infobae.com/mundo/429078-100897-0-Revelan-que-hablar%EDa-una-reserva-millionaria-petr%F3leo-las-Islas-Malvinas

[4] http://www.janes.com/news/defence/jdw/jdw090930_1_n.shtml

* Matías Magnasco è docente del Master in Relazioni internazionali dell’Università Internazionale Tres Fronteras, direttore dell’Osservatorio Guyana e Suriname del Centro Argentino di Studi Internazionali, membro del Centro Aeronautico di Studi Strategici della Forza Aerea argentina. E’ un frequente contributore di Eurasia.

Traduzione dallo spagnolo a cura di Ilaria Poerio


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