Venerdì 12 febbraio, nella prestigiosa sede del Centro Studi San Carlo, a Torino, si è tenuto il Convegno, patrocinato dall’I.P.S.E.G. (Istituto Piemontese di Studi Economici e Giuridici) in collaborazione con Alpina s.r.l., dal titolo “Cosa può fare la Russia per l’Europa. Cosa può fare l’Europa per la Russia”.

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Purtroppo non sono potuti intervenire né Alexej Komov, Rappresentante del Patriarcato di Mosca presso le Nazioni Unite, né Toni Brandi, presidente di Pro Vita, i quali avrebbero apportato al convegno numerosi spunti di riflessione al riguardo dell’azione promossa dalla dirigenza russa per la difesa della famiglia naturale.

“Purtroppo” per il folto pubblico intervenuto… perché il convegno in questione non era gradito alla lobby Lgbt, che appena il giorno prima aveva scatenato la caccia all’untore, intimando di fatto all’assessore regionale Riccardo Ferraris di non partecipare ad un “convegno integralista che si prefigge di promuovere le leggi russe contro la cosiddetta «propaganda di rapporti non tradizionali ai minori». Un incontro – secondo gli omovigilanti – “rigorosamente a senso unico”.

Detto, fatto: l’assessore ha immediatamente ritirato il suo “indirizzo di saluto”, ritenendo evidentemente la Giunta Regionale di cui è presidente Sergio Chiamparino di non dover in alcun modo urtare la suscettibilità dei sostenitori delle “famiglie arcobaleno”.

Passando alle cose serie, il convegno moderato da Marco Margrita (anch’egli nella lista nera, o meglio arcobaleno, della suddetta lobby), è stato un incontro a più voci, nient’affatto omogenee tra loro, come avrebbero senz’altro potuto verificare anche i contestatori riunitisi all’entrata per dare il ‘benvenuto’ ai summenzionati relatori assenti.

Il primo a prendere la parola è stato Riccardo Lala, editore (Alpina srl), il quale ha teso ad evidenziare come la Russia sia (anche) parte integrante della “cultura europea” e che alcuni esponenti dello stesso establishment europeo come Jean-Claude Juncker hanno più volte di dichiarato che “questa Europa, così com’è, non va”. Un’Europa che anziché essere federalista sembra essere diventata più un superstato burocratico, una brutta copia degli Stati Uniti e che, a tutto scapito della migliore cultura europea, sta adoperandosi per fungere da veicolo delle peggiori tendenze dissolutive della “modernità”. Lala ha poi rilevato come anche l’attuale Pontefice abbia tirato le orecchie a questa “Europa-nonna”, invitandola ad assumersi invece un ruolo di “madre”. Non sarà fuori luogo, tra l’altro, ricordare che la Russia è sovente raffigurata come Santa Madre Russia: una reale “intesa” non può infatti che stabilirsi tra soggetti sulla stessa linea, sulla stessa lunghezza d’onda e consci della funzione che possono svolgere per la pace in Eurasia.

A seguire, c’è stato l’intervento del Generale Carlo Cabigiosu, già Comandante del KFOR in Kossovo, che ha svolto una disamina sulle principali sfide relative alla “sicurezza” che s’impongono nel XXI secolo, insistendo in particolare sulla necessità di un Esercito Europeo, che ancora non si scorge nemmeno all’orizzonte, poiché troppe sono le divergenze tra alcuni Paesi e le resistenze a cedere porzioni di sovranità anche in ambito militare.

A ciò andrebbe tuttavia aggiunto che certamente l’America, di cui la Nato è il braccio armato “globale”, non ha affatto piacere che l’Europa abbia un suo esercito, e forse qualcuno ricorderà come agli albori degli anni Novanta del secolo scorso vi furono degli abbozzi di un esercito franco-tedesco, del quale poi non si sarebbe più parlato quando dal 1992 venne attivato, a tappe forzate, il processo di “integrazione europea” denominato Unione Europea, con tanto di allargamento ad est e subitanea adesione dei paesi dell’ex Patto di Varsavia nella Nato stessa.

È poi intervenuto Alfonso Sabatino (Segretario piemontese dell’Associazione Italiana dei Comuni e delle Regioni d’Europa), il quale, trattando della rifondazione delle relazioni internazionali fra Europa e Russia, ha evidenziato come esse siano della massima importanza per una duratura pace nella stessa Unione Europea.

Infine, è stata la volta di Enrico Galoppini, redattore di “Eurasia”, il quale se da una parte ha enumerato le molte cose che la Russia può fare per l’Europa (integrazione economica in quanto si tratta di due economie complementari; fornire un modello d’integrazione delle differenze etniche e religiose; stimolare l’ideale patriottico, sulla base di un’alleanza tra “trono” e “altare”; la difesa dalle influenze psichiche più devastanti che attentano addirittura all’integrità della famiglia naturale eccetera), dall’altro ha affermato chiaramente che l’Europa per migliorare le sue relazioni con la Russia deve fare una cosa sola: riacquistare la propria sovranità ed indipendenza, ovvero la propria libertà, sotto ogni aspetto, smettendola di accodarsi sistematicamente all’America.

L’Europa, al seguito della Nato ed in procinto di essere fagocitata nel TTIP, è dunque soprattutto una minaccia per la Russia, mentre la Russia non minaccia assolutamente nessuno ed anzi auspica un’Europa finalmente libera con la quale cooperare.

Purtroppo, le classi dirigenti europee sono restie a capire che il vento sta cambiando in direzione del multipolarismo, ed è particolarmente vergognoso, oltre che imbarazzante, che mentre incombe la Terza Guerra Mondiale e l’Occidente ha distrutto la vita di decine di milioni di medio-orientali che prima erano nostri partner commerciali di tutto rispetto ma che ora sono costretti a venire qui a chiederci l’elemosina, ci sia gente che ha tempo e voglia per discutere sulla presenza di un assessore (per giunta allo sport) a un convegno sulla Russia…

In conclusione, si può affermare che, considerata la varietà degli argomenti ed il livello degli interventi, si debba dare atto agli organizzatori di aver fornito ad un pubblico desideroso di capire la possibilità di farsi un’idea un po’ più precisa al riguardo delle questioni aperte concernenti i rapporti tra l’Europa e la Russia.


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Enrico Galoppini scrive su “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” dal 2005. È ricercatore del CeSEM – Centro Studi Eurasia-Mediterraneo. Diplomato in lingua araba a Tunisi e ad Amman, ha lavorato in Yemen ed ha insegnato Storia dei Paesi islamici in alcune università italiane (Torino ed Enna); attualmente insegna Lingua Araba a Torino. Ha pubblicato due libri per le Edizioni all’insegna del Veltro (Il Fascismo e l’Islam, Parma 2001 e Islamofobia, Parma 2008), nonché alcune prefazioni e centinaia di articoli su riviste e quotidiani, tra i quali “LiMes”, “Imperi”, “Levante”, “La Porta d'Oriente”, “Kervàn”, “Africana”, “Rinascita”. Si occupa prevalentemente di geopolitica e di Islam, sia dal punto di vista storico che religioso, ma anche di attualità e critica del costume. È ideatore e curatore del sito "Il Discrimine".