Nel sistema mondiale possiamo distinguere almeno sei regioni che acquistano una grande importanza geopolitica per la presenza di alcune risorse strategiche tra le più ambite dalle potenze. Queste sono: l’Artico, l’Antartide, il Sudamerica, l’Europa con il Mare del Nord, l’Asia Centrale con il Golfo Persico e il Mar Caspio, e il Mare della Cina Meridionale.

Attualmente, il Mare del Nord non è uno scenario conflittuale, anche se potrà diventarlo in futuro, così come l’Artico. In quest’ultimo, sebbene si creda, a ragione, che nei suoi fondali marini si trovino grandi riserve di petrolio e gas naturali, gli studi sono ancora all’inizio e le profondità troppo grandi per sfruttare in vaste quantità le risorse lì presenti.

Ad ogni modo, non si può negare che al momento questa regione stia acquisendo un’importanza sempre maggiore per le potenze, dovuta al disgelo e alla possibilità, con questo fenomeno causato dal surriscaldamento globale, non solo di sfruttare le risorse dei fondali su vasta scala nel futuro, ma anche di aprire nuove rotte commerciali marittime. Le potenze del Nord, come il Canada, gli Stati Uniti, la Norvegia, la Russia, etc., stanno già facendo dei progetti su quest’area geostrategica. Tale è l’atto simbolico della Russia di piantare la sua bandiera nel letto marino dell’Artico, dimostrando così i suoi interessi con un vero atto di sovranità che provocò non poca agitazione nei circoli nordamericani. 1

Per quanto riguarda l’Antartide, in questa regione si trovano grandi risorse fossili, ma il Trattato Antartico ne proibisce lo sfruttamento e dichiara il continente bianco patrimonio dell’umanità. Questo territorio fu, e continua ad essere, oggetto di dispute e di reclami di sovranità, mettendo in risalto i contrasti tra Argentina, Cile e Regno Unito. Al riguardo, bisogna considerare che è una delle principali ragioni per la quale le isole Malvinas ricoprano una tale importanza geostrategica, non solo per la presenza di (rilevanti) quantità di combustibile, ma anche per l’utilizzo delle stesse come proiezione verso l’Antartide e il controllo dell’Atlantico del Sud (che relazione ci sarà stata con la decisione presa nel 1982 di recuperare le isole Malvinas?).

Nel Mare del Nord, benchè sia una regione ricca di risorse energetiche, non si riscontra una sovranità già stabilita, per la quale non ci sono dispute nè rischi di conflitti improvvisi, come invece accadono in altre zone, quali il Medio Oriente o l’ Asia Sud Orientale.

Sudamerica

Attualmente la nostra regione rappresenta senza dubbio un importante scenario geostrategico e continuerà ad acquisire maggior rilevanza in futuro, principalmente nel corso di questo secolo, grazie alla qualità delle risorse e al decollo del Brasile come potenza regionale (e mondiale verso la metà di XXI secolo) essendo uno dei componenti del BRIC (Brasile, India, Russia e Cina).

L’ America del Sud ha una popolazione pari a più di 360 milioni di persone, un PIL di 970.000 milioni di dollari, una delle principali riserve d’acqua dolce e biodiversità del pianeta, e una produzione di alimenti ed energia veramente considerevole, il chè non solo ci farebbe diventare un gran mercato ma anche la quinta potenza mondiale, sempre che le politiche applicate non producano ciò che gli economiste chiamano il “male olandese” o la “maledizione delle risorse”. 2

Per quanto riguarda le sue caratteristiche geografiche, conosciamo l’importanza che hanno molte delle risorse presenti nella regione, come il petrolio, il gas e l’acqua dolce. Per quest’ultima è necessario sottolineare che è, tanto quanto le prime due, non rinnovabile e in via di esaurimento a livello mondiale. D’altra parte molti Paesi non si sono resi conto di questo problema, nonostante sia probabile, per non dire certo, che il possesso dell’ “oro azzurro” sarà causa di molti conflitti.

Il Sudamerica dispone nel suo territorio della terza falda acquifera più grande del mondo, quella di Guaranì, divisa tra Brasile, Argentina e Uruguay. Molti scienziati non sono sicuri della sua vera dimensione, però ci sono delle ipotesi che fanno pensare che finisca addirittura in Patagonia.

Non sono da meno le nuove dottrine militari adottate dai Paesi del cono del Sud , basate sulla difesa delle risorse contro uno Stato invasore avente maggiori capacità.

Mentre l’85% dell’ acqua dolce è consumata dall’ 11% della popolazione, l’America del Sud, con il 6% della popolazione possiede approssimativamente il 26% del totale delle risorse idriche mondiali.

Il rapporto tra gli altri continenti è il seguente:

  1. America del Nord e Centrale: 8% della popolazione, ha il 15% dell’acqua;
  2. Asia: 6% della popolazione, ha il 36% dell’acqua;
  3. Europa: 13% della popolazione, ha l’8% dell’acqua;
  4. Africa: 13% della popolazione, ha l’ 11% dell’acqua.

Secondo queste stime, il continente asiatico è quello che ha una minore proporzione tra densità demografica e risorse di acqua disponibili. Nondimeno, la situazione dei Paesi sviluppati non è migliore, perchè solo 5 dei 55 fiumi europei non sono contaminati.

Da parte loro, gli Stati Uniti “sopportano la virtuale disperazione di vedere che le loro risorse finiscono, e vedono davanti a loro un orizzonte sterile e secco”. Secondo la ricercatrice argentina Elsa Bruzzone , “il 40% dei fiumi e dei laghi degli Stati Uniti sono contaminati, portata paragonabile all’acquifero di Ogallala, che si estende lungo 8 Stati, dal Dakota del Sud fino al Texas e che in alcune zone ha visto diminuire la sua capacità fino a 30 metri”(citato da EISSA, 2005).

Già nel 1996, la Strategia di Sicurezza degli Stati Uniti riconobbe, tra i rischi non militari, l’esistenza di un emergente problema di risorse naturali e affari ambientali transnazionali, e dichiarò la necessità di dedicarsi ai problemi ambientali interni e internazionali. Per questo, l’allora Presidente, Bill Clinton, creò degli uffici il cui obiettivo era l’analisi della problematica ecologica e della protezione dell’ambiente nel Dipartimento di Stato e nel Consiglio di Sicurezza Nazionale .

In questo sfondo, nell’aprile del 1998, il Generale nordamericano Patrick Hughes, il capo dell’organo centrale delle informazioni delle Forze Armate, avrebbe dichiarato, durante una conferenza tenutasi nell’Istituto Tecnologico del Massachussets (ITM) riguardo le possibili minacce per gli Stati Uniti fino al 2018, che le Forze Armate di questo Paese intervengano in Brasile nel caso questo faccia un uso improprio dell’acqua dell’Amazzonia mettendo in pericolo l’ambiente (EISSA, 2005).

Nel 2000, nel Documento Santa Fe IV del Partito Repubblicano si stabiliva che uno dei princìpi geostrategici era garantire che i Paesi dell’emisfero non fossero ostili alle preoccupazioni di sicurezza nazionale degli USA. Inoltre, in un altro punto, (dichiarava) che gli Stati Uniti avrebbero dovuto assicurarsi che le risorse mondiali fossero disponibili per rispondere alle sue priorità nazionali.

L’America del Sud raffrontata agli altri continenti, sembra essere la regione con la maggior quantità d’acqua nel mondo e con la minore popolazione; da ciò si può dedurre che l’America Latina potrebbe essere un terriorio a rischio di conflitti mondiali.

Il subcontinente è la prima riserva bioetica terrestre del pianeta e la seconda marina, che immagazina fino al 26% dell’acqua potabile del mondo e conserva nel sottosuolo grandi quantità di petrolio e gas.

La falda acquifera Guaranì, considerata il terzo serbatoio più importante del mondo, ha una superficie di circa 1.194.000 km cubici che si estendono lungo i territori di Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. Nel nostro Paese comprende le provincie di Misiones, Formosa, Chaco, Santa Fe, Corrientes e Entre Rìos. Stimando che contenga 55.000 km cubici di acqua potabile, essendo la sua portata tra i 160 e i 250 km cubici, vi sono ricercatori che ritengono persino che arriverà fino alla Patagonia. Al nord si collega con l’ Amazzonia e le paludi; a ovest con la Conca del Bermejo e, ancora oltre, con la laguna del Mar Chiquita, nella provincia di Cordoba; mentre, procedendo verso sud, si suppone che si unisca ai laghi della Cordigliera.

Oltre al sistema acquifero Guaranì, abbiamo un’altra fra le maggiori riserve di acqua potabile: i Campi di ghiaccio della Patagonia meridionale, (volgarmente conosciuti come ghiacciai continentali). Questi sono una riserva naturale di acqua dolce: ogni 100 metri di spessore ci sono 97.000 milioni di metri cubici di acqua, che riuscirebbero a:

a)sostentare la popolazione argentina per 15 anni;

b)approvvigionare l’area metropolitana di Buenos Aires per 71 anni;

c)irrigare 8 milioni di ettari per un anno (superficie equivalente alla provincia di Entre Rìos);

d)supportare le coltivazioni di erba medica per alimentare 32 milioni di bovini o 160 milioni di ovini, per un anno.

Questa situazione, acquisisce maggior rilevanza se la si considera come un’area geostrategica in relazione all’Amazzonia. Vale a dire che il disavanzo mondiale di acqua potabile e le grandi riserve idriche che possiede non solo l’Argentina ma anche il MERCOSUR (se consideriamo la conca amazzonica), nell’ambito di una nuova concezione della sicurezza, il nostro Paese in particolare e tutta la regione in generale, potrebbero trovarsi nella condizione di affrontare una situazione di conflitto nella quale dovranno difendere i loro diritti su queste risorse naturali contro un attore straniero.

L’origine di questa minaccia potrebbe provenire non solo da Paesi che soffrono di scarsità idrica, ma anche da un terzo attore extra- regionale che intervenga direttamente o indirettamente per sfruttare queste ricchezze naturali.

Nel novembre del 2004 durante il Seminario “La riserva acquifera Guaranì”, organizzato dal Consiglio Argentino per le Relazioni Internazionali (CARI), lo specialista in scienze ambientali Eduardo Pigretti, affermò: “Ciò che mi preoccupa è che l’acqua del Sistema Acquifero Guaranì possa essere commerciata. E non è chiaro sotto quali regole giuridiche, politiche e sociali. In quest’inizio di secolo tutti i beni, tutte le risorse naturali stanno perdendo la loro condizione superiore di non essere considerati normali merci. Gli organismi internazionali, come la Banca Mondiale, cercano di creare nella regione del Guaranì una nuova area industriale e competitiva a livello mondiale,senza prestare il minimo riguardo per la conservazione della falda acquifera nè per i reali interessi degli abitanti della regione. Il suo unico obiettivo è lo sviluppo industriale, proprio ciò che aumenta i rischi di qualunque processo di privatizzazione”.

Bisogna ricordare che la zona più importante per il carico e lo scarico del Sistema Acquifero Guaranì è la Tripla Frontera, dove confluiscono la maggior parte dei fiumi più abbondanti della Conca del Plata.

Molti sono gli autori, come ad esempio Andrès Repetto, con la sua opera “L’ultima crociata”, che affermano che le guerre del XXI secolo saranno combattute per “l’oro azzurro”. Per questo motivo, non possiamo dimenticare che il Sudamerica dispone di circa il 20% dell’ acqua dolce del pianeta ( senza considerare l’ Antartide ovviamente) e questo ci trasformerà in un territorio che sarà oggetto di disputa per le grandi potenze. In questo modo, non possiamo negare l’importanza dell’unione e dell’armonizzazione delle politiche, siano esse di difesa, economiche, sociali, etc., dei Pesi di questa regione, e di raggiungere un’intesa comune sui problemi che affliggono la nostra regione. L’ascesa del Brasile è cruciale per l’integrazione latinoamericana. In questa nuova situazione internazionale, è logico considerare il gigante latinoamericano come un attore regionale chiave e, potenzialemente, un attore globale prominente, se non lo è già. L’ economia brasiliana (il cui potenziale industriale e tecnologico spicca nella metallurgia, nella biotecnologia e nell’industria aeronautica, nei quali ha raggiunto i più alti standard internazionali di qualità) può costituire la base dell’integrazione regionale.

Prima di arrivare a questo, è necessario che il MERCOSUR migliori la sua attuale situazione politica e continui nel suo rafforzamento, rendendo possibile ai Paesi membri di poter pensare a questi temi in termini regionali e stringere alleanze strategiche.

(Traduzione di Sabrina Cuccureddu)

* Matias Magnasco è docente del Master in Relazioni internazionali dell’Università Internazionale Tres Fronteras, direttore dell’Osservatorio Guyana e Suriname del Centro Argentino di Studi Internazionali, membro del Centro Aeronautico di Studi Strategici della Forza Aerea argentina.

1. Consideriamo la rinascita della Russia nello scenario internazionale e la nuova dottrina della sua armata, basata sulla contesa di tutti i mari del mondo con Stati Uniti e Gran Bretagna, comprendendo l’Artico e l’Antartico. Da questo possiamo capire l’importanza del decollo russo nell’arena internazionale.

2. Ossia: il possesso di abbondanti materie prime produce l’arrivo di cospicui investimenti e monete; il chè causa un apprezzamento della moneta nazionale e quindi, una caduta della competitività dell’industria nazionale tanto nel mercato interno quanto in quello nazionale.


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