Un rapido sguardo sulla situazione attuale

Durante lo show navale tenutosi a San Pietroburgo nel giugno 2009 fu discussa, per la prima volta, la possibilità che la Russia acquistasse un certo numero di navi da guerra francesi. Dopo una serie di contatti informali e notizie frammentarie che si rincorsero per qualche mese, nel settembre 2009 Parigi e Mosca annunciarono pubblicamente la loro volontà di discutere i dettagli del contratto di vendita che avrebbe permesso alla Russia di acquistare un certo numero di portaelicotteri di produzione francese. Sin dal principio entrambe le parti erano consapevoli del fatto che le discussioni avrebbero richiesto qualche anno ed una buona dose di pragmatismo e buona volontà.

Nel corso dei mesi si sono pian piano palesati tutta una serie di nodi, alcuni dei quali sciolti agievolmente altri ancora presenti, che hanno impedito una rapida conclusione dell’affare.

Per tutta una serie di motivi legati alla politica interna ed estera dei due Stati, che prenderemo in esame nei paragrafi seguenti, ci sembra di poter affermare che la questione non sia puramente commerciale ma chiami in causa molti altri fattori, tra cui quelli geopolitici, che potrebbero far deragliare l’accordo. Senza ombra di dubbio, Francia e Russia hanno mostrato capacità di comprensione reciproca, ad esempio, accordandosi in via di principio sul cosidetto schema 2+2: quando fu chiaro che la Russia avrebbe voluto acquistare 4 navi francesi la discussione si focalizzò sulla seconda in quanto la prima sarebbe stata costruita in Francia, la terza e la quarta in Russia sotto licenza mentre sulla seconda si discusse più a lungo. In un primo tempo Mosca affermò di voler costruire anche la terza nei propri cantieri ma accettò poi di lasciare l’onere e l’onore ai cantieri francesi onde evitare di mettere in difficoltà il Presidente francese Sarkozy. Dunque ci fu un’evoluzione, dettata dalla comprensione reciproca, dallo schema 1+3 al 2+2. Al contrario, un punto molto delicato su cui non si è raggiunto ancora un accordo e che potrebbe far naufragare la vendita è quello del trasferimento di tecnologia. Fin dal principio, Mosca ha posto come conditio sine qua non per la conclusione della vendita il fatto di poter acquistare le navi con l’attuale dotazione di sistemi missilistici e di tecnologie di guerra. Come esponenti di spicco delle gerarchie militari e delle elite politiche russe hanno affermato, Mosca non è interessata a comprare una scatola vuota, alla Russia non interessa la nave in sè bensì le sue capacità. Questo, per motivi legati alla sua collocazione internazionale che presto prenderemo in esame, mette in difficolta la Francia che tende ad avere alcune riserve su tale punto.

Sebbene molti, sia in Russia che in Francia, abbiano sostenuto che la firma del contratto è ormai imminente e dovrebbe tenersi allo Euronaval show che si terrà il prossimo ottobre a Parigi i nodi irrisolti, a cominciare dal trasferimento di tecnologia di cui dicevamo poc’anzi, restano tutti – al punto che qualche giorno fa Mosca ha lanciato un bando di gara, che verrà ufficializzato a settembre, aperto a società russe e straniere per l’acquisto di navi da guerra appartenenti alla stessa classe della Mistral francese ed il cui risultato dovrebbe essere pubblicato a fine anno, ponendo così fine alle negoziazioni esclusive con la Francia.

E’ quindi chiaro che la questione del trasferimento di tecnologia ha dei pesantissimi risvolti di carattere politico e geopolitico su cui non si può tacere e che ci prefiggiamo di analizzare nella presente analisi.


Qualche informazione in più sulle capacità della portaelicotteri Mistral

La portaelicotteri Mistral è uno dei fiori all’occhiello dell’ingegneria militare francese. In termini di dimensioni, con le sue 23.700 tonnellate di peso ed i suoi 199 metri di lunghezza, è seconda soltanto alla portaerei Charles De Gaulle.

La prima missione francese in cui fu utilizzata la Mistral risale al 2006, quando fu necessario evacuare gli stranieri presenti in Libano che rischiavano di rimanere coinvolti negli scontri tra Israele e Hezbollah.

La Mistral, prodotta dalla francese Direction des Constructions Navales Services (DCNS), ha la possibilità di trasportare 16 elicotteri, un contingente di 450 uomini (che può arrivare fino a 900 in situazioni di emergenza sebbene per un tempo limitato), 60 veicoli blindati o 13 carri armati e 1200 tonnellate di merce.

Ciò di cui i francesi vanno fieri e che i russi apprezzano profondamente è il fatto che la Mistral è una portaelicotteri che può essere utilizzata per una serie molto ampia di funzioni, tra le quali spiccano il lancio di assalti anfibi, la possibilità di essere impiegata come centro di controllo e comando mobile ed ospedale. Inoltre, grazie a motori di nuova generazione, i consumi sono molto contenuti. Il prezzo per una Mistral oscilla tra i 400 ed i 500 milioni di euro, equipaggiamento militare escluso.

Grazie agli eccellenti livelli di qualità raggiunti non è facile, ed i russi ne sono consapevoli, trovare un sostituto alla Mistral. Solo la ‘Le Dokdo’, costruita dalla divisione navale della sudcoreana Daewoo è in grado di reggere la concorrenza con il modello francese.

La tecnologia in dotazione alla Mistral è di ultima generazione e permette a chi la possiede di dotarsi di un mezzo versatile per la realizzazione di una ampia serie di obiettivi. Come dicevamo, il trasferimento di tecnologia è il tema più caldo, sotto il profilo politico, che i due Paesi sono chiamati a discutere.


La Russia e le pressioni interne

Deve essere chiaro fin dal principio che le trattative sono giunte in una fase alquanto delicata ed una loro conclusione in senso negativo provocherebbe un danno politico ed economico ad entrambi i Paesi. Detto questo, ci sembra corretto affermare che sotto il profilo delle pressioni internazionali la Russia si trovi in una posizione più facile rispetto alla Francia. Sebbene sia membro di diverse organizzazioni internazionali, in alcune delle quali gioca persino il ruolo guida come nel caso della OTSC, nessuno dei suoi alleati ha espresso preoccupazione per il possibile impiego delle Mistral (anche perchè, fanno osservare molti, i membri della suddetta alleanza non hanno sbocchi sul mare e di conseguenza non temono possibili sbarchi anfibi russi). La Francia, al contrario, subisce pressioni ed è costretta a dare spiegazioni a molti alleati all’interno e all’esterno della NATO. Quindi almeno a livello di politica internazionale la Russia non stà incontrando gli stessi ostacoli della Francia ed è libera di portare avanti il proprio ambizioso piano di riforma militare ed ammodernamento degli armamenti in possesso alle proprie forze armate al fine di metterle al passo con le sfide che attendono la Russia nel XXI secolo.

In un certo senso la guerra contro la Georgia dell’agosto 2008 ha fatto da catalizzatore a questa spinta riformista: senza ombra di dubbio, la guerra fu vinta dalla Russia che, contrariamente a ciò che scrivono molti, non fece un uso sproporzionato della forza (perchè se così fosse oggi probabilmente non esisterebbe più una Georgia indipendente). Tuttavia il conflitto mise a nudo tutta una serie di carenze dell’hardware e dell’elettronica russa su cui è necessario intervenire. Per capire quanto importante sia la Mistral per le forze armate russe è sufficiente riportare le parole del comandante della marina russa, ammiraglio Vladimir Vysockij, che nel settembre 2009, ricordando le operazioni di sbarco di truppe russe dal mare sulla costa georgiana, sottolineò come con una Mistral i russi avrebbero potuto raggiungere tale obiettivo in 40 minuti invece delle 26 ore impiegate. Chiaramente tali parole devono essere lette come una critica alle capacità navali russe.

Il presidente russo Medvedev ha stabilito che il 2020 è l’anno in cui questo processo di rapida modernizzazione deve essere portato a termine. Per raggiungere tale obiettivo la Russia ha rinunciato al principio di proteggere il proprio complesso militare-industriale acquistando solo le armi da esso prodotte per orientarsi anche verso i produttori esteri. Non solo. I vertici politici e militari russi non hanno risparmiato critiche al settore: oltre all’esempio sopra citato dell’ammiraglio Vysockij, vale la pena citare il capo di stato maggiore, generale Nikolaj Makarov, che ha più volte criticato i produttori nazionali affermando che essi non sono in grado di capire e di produrre ciò che serve alla Russia.

Mosca sembra molto determinata nel portare a termine il proprio obiettivo ed ha già acquistato all’estero armi altamente teconologiche (come ad esempio i droni israeliani) o è in trattative avanzate (come nel caso dei veicoli blindati per il trasporto truppe prodotti dalla italiana IVECO).

Chiaramente se l’affare Mistral andasse in porto sarebbe il più grande acquisto di armi provenienti da un Paese membro della NATO mai realizzato e potrebbe avere, in questo caso il condizionale è d’obbligo, delle ricadute geopolitiche non indifferenti avvicinando politicamente la Russia al cuore dell’Europa attraverso i suoi stretti legami con Francia, Germania ed Italia, rendendo ancor più stringente la necessità di riformare le istituzioni su cui si regge la sicurezza europea al fine di accogliere la Russia come partner paritario in grado di assumersi le proprie responsabilità.

Sul versante russo, le resistenze più temibili all’accordo (anche se non impossibili da superare) provengono dall’interno, in particolare dai produttori di armi e dai costruttori di navi che riescono, grazie al loro peso economico ed ai contatti politici, ad esercitare forti pressioni. Molte compagnie navali russe, alcune delle quali appartengono alla Compagnia di Costruzioni Navali Unite, l’azienda di stato che avrà il compito di costruire le due navi francesi sotto licenza nel casi in cui l’accordo dovesse andare a buon fine, mettono in dubbio che l’acquisto della portaelicotteri francese sia un buon affare per Mosca e si dicono pronte e capaci a realizzarne una simile. Molte di queste stesse compagnie critiche verso l’accordo si sono rivolte al servizio anti-monopolio russo affinché questa investigasse sul caso Mistral per capire se non fosse stata violata la legislazione antimonopolistica russa.

È probabile che uno dei motivi per cui la Russia ha recentemente deciso di indire un bando di gara aperto a competitori nazionali ed internazionali e di porre fine ai negoziati esclusivi con la Francia sia quello di mettere a tacere queste critiche, senza però perdere di vista la necessità di concludere l’affare con Parigi. Questo perchè a Mosca sono veramente pochi coloro che credono che attualmente i costruttori navali russi ed i produttori di armi in generale possano realizzare qualcosa anche solo lontanamente simile alla Mistral fancese. Anzi, certi grandi fallimenti (come ad esempio le difficoltà di collaudo dei nuovi missili intercontinentali Bulava con relativi fallimenti nei lanci di prova e l’affondamento del sottomarino Nerpa nel 2008 che ha causato la morte di 20 persone dell’equipaggio) hanno aperto gli occhi anche ai più ottimisti. È probabile quindi che il bando di gara sia solo un escamotage per mettere a tacere le critiche provenienti da aziende nazionali con cui è meglio evitare lo scontro frontale. Anche perchè non è intenzione né tanto meno interesse di Mosca mettere in ginocchio e smantellare la propria industria militare; al contrario l’obiettivo è quello di aiutarla a rilanciarsi attraverso l’importazione di tecnologie straniere utili a permettere la riduzione di un gap tecnologico che al momento è abbastanza ampio mentre, allo stesso tempo, si cerca di sostenere i prodotti migliori e tecnologicamente più competitivi.

Se il processo di modernizzazione delle forze armate lanciato dalla Russia dovesse andare a buon fine, Mosca dovrebbe riuscire ad ottenere una serie di benefici militari, economici e geopolitici scaglionati nel tempo. Un buon esempio di quanto appena affermato viene sempre dal possibile acquisto delle 4 Mistral da cui la Russia punta ad ottenere diversi risultati, tra i quali:

1. con la loro entrata in servizio Mosca otterrebbe fin da subito una rinnovata capacità di proiezione geopolitica sui mari e sui rimlands attraverso la distribuzione (questa pare essere al momento l’idea) di una nave a ciascuna Flotta (Baltico, Nord, Pacifico, Mar Nero). Questo permetterebbe di iniziare a colmare alcune delle lacune che affliggono la attempata marina russa;

2. con l’acquisizione della tecnologia (non dimentichiamo che la Russia è interessata alla Mistral non solo o non principalmente per la sua capacità di assalto anfibio, ma per il suo valore come piattaforma di comando con elettronica avanzata per la gestione della battaglia e delle operazioni militari network-centric in mare) da parte dei costruttori russi che si occuperebbero delle 2 Mistral da realizzare sotto licenza la produzione nazionale sarebbe in grado di fare un passo in avanti in termini tecnologici che le permetterebbe di rispondere in modo più efficente alle necessità delle forze armate russe;

3. la Russia, che vuole le Mistral complete dell’equipaggiamento di navigazione e della documentazione tecnica ma che intende equipaggiarla, almeno parzialmente, con armi ed elicotteri russi (nello specifico, gli efficientissimi Ka-52 Alligator) mostra di essere interessata a sostenere, soldi alla mano, l’industria nazionale in grado di produrre eccellenza e, last but not least, posti di lavoro.

Ora, affinchè quanto appena detto sui possibili benefici che l’acquisto della Mistral può apportare si realizzi, è necessario che Mosca riesca a convincere Parigi ad accettare un trasferimento totale di tecnologia. I vertici politici e militari russi sono stati molto chiari: niente trasferimento di tecnologia niente affare!

Al fine di convincere la Francia a cedere su questo punto la Russia sta esercitando tutta una serie di pressioni: molti credono che l’aver messo fine alle discussioni esclusive con Parigi e l’aver indetto un bando di gara sia in realtà una forma di pressione per obbligare la Francia a cedere sul trasferimento di tecnologia. Inoltre, sempre come forma di pressione, la Russia tiene aperte le discussioni con Olanda, Spagna e Corea del Sud per l’acquisto di navi appartenenti alla stessa classe della Mistral. Come precedentemente detto, la Daewoo rappresenta il concorrente più temibile per la Mistral anche se, ed è bene tenerlo a mente, solo con l’acquisto delle Mistral e l’avvicinamento alla Francia la Russia può ottenere i dividendi geopolitici sperati sul continente europeo al fine di archiviare la guerra fredda ed essere considerata un interlocutore credibile e fondamentale per la sicurezza. Chiaramente l’acquisto Mistral non garantirebbe tali risultati in modo automatico ma sarebbe sicuramente un ottimo inizio. Al contrario, acquistando la Dokto le ricadute politiche sarebbero molto meno significative.

Oltre alle pressioni, che se diventano eccessive potrebbero rivelarsi anche controproducenti, la Russia dovrebbe impegnarsi in atti di diplomazia pubblica volti a sgomberare il campo da tutti quei pregiudizi tipici della guerra fredda che ancora oggi la penalizzano e che sono molto diffusi sul continente europeo, in particolare nell’Europa Orientale. Mosca deve proseguire sulla linea utilizzata dal Presidente Medveded volta a presentare l’accordo sulle Mistral come segno di buona volontà e cooperazione nei confronti della Russia poiché tale affermazione, come presto vedremo, ben si combina alla visione del Presidente francese Sarkozy.


La Francia e le pressioni esterne

In un certo senso la Francia si trova ad affrontare una situazione diametralmente opposta a quella dell’interlocutore russo: mentre a livello interno non sembrano esserci troppi ostacoli alla conclusione dell’accordo, sul fronte internazionale Parigi si trova a subire pressioni da parte di certi alleati che non vedono di buon occhio la vendita delle Mistral, soprattutto se equippaggiate con tutta la loro tecnologia. Estonia, Lettonia, Lituania e Georgia sono gli Stati che hanno pubblicamente espresso la propria opposizione al progetto poiché temono che la potenza militare della Mistral venga rivolta, prima o poi, contro di loro. Questi Stati hanno chiesto che l’accordo venga accantonato o, nel caso in cui vada in porto, che non avvenga alcun trasferimento di tecnologia militare e che si fornisca garanzie alla loro sicurezza nazionale, altrimenti si vedranno costretti a prendere misure volte ad autotutelarsi. Dal nostro personale punto di vista ci sembra che le preoccupazioni della Georgia trovino, in virtù delle relazioni altamente conflittuali con la Russia, un certo fondamento mentre è un po’ più difficile comprendere e condividere la posizione dei tre Stati Baltici la cui indipendenza non sembra minimamente in pericolo.

Anche se Estonia, Lituania e Lettonia hanno chiesto che si dibatta la questione in sede NATO per il momento sembra che l’Alleanza non sia disponibile, al punto che il Segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, ha più volte ribadito che la vendita della Mistral è una questione bilaterale tra Francia e Russia e si è detto sicuro del fatto che la Russia, un partner della NATO, non utilizzerà tali armamenti contro altri Paesi. È chiaro che Rasmussen può tenere questa posizione molto accomodante perchè il membro più importante dell’Alleanza, vale a dire gli Stati Uniti d’America, non hanno formulato una politica lineare verso tale questione. Sebbene il segretario di stato Hillary Clinton e quello alla difesa Robert Gates abbiano espresso qualche dubbio in proposito (ma non opposizione) altri, come l’ambasciatore americano a Mosca John Beyrle, si sono detti favorevoli alla conclusione dell’accordo. Lo stesso presidente USA Barack Obama nel marzo scorso aveva affermato che si sarebbe dovuto discutere della questione in sede NATO per capirne gli effetti sulla stabilità europea ma poi, e questo non ci sembra casuale, non se ne fece nulla. È probabile che in questo momento gli USA stiano facendo buon viso a cattivo gioco: chiaramente il fatto che due tra gli Stati europei più importanti discutano di armi e sicurezza scavalcando Washington non è certo cosa gradita, ma il reset delle relazioni USA-Russia impone che si adotti una linea prudente. Inoltre non bisogna dimenticare che gli USA hanno una presenza geopolitica in Europa ben radicata e se dopo l’ipotetica conclusione dell’affare Mistral si vorrà discutere di sicurezza nel vecchio continente nessuno potra esimersi dall’ascoltare il punto di vista e le necessità nordamericane in materia. Per il momento comunque la più grande preoccupazione di Washington non è la vendita delle 4 portaelicotteri francesi alla Russia bensì il comportamento degli alleati orientali: gli USA non possono disinteressarsi totalmente delle loro preoccupazioni poiché potrebbero averne un danno in termini di credibilità e innescare processi politici difficili da controllare che potrebbero richiedere un impegno maggiore di Washington in Europa Orientale, in un momento non facile per la diplomazia americana e soprattutto per le casse statali.

I motivi che spingono la Francia ad appoggiare la vendita delle Mistral alla Russia sono molteplici, qui riportiamo quelle che a noi sembrano essere i più importanti:

1. non è un segreto il fatto che Parigi aspiri a mantenere ed ampliare la propria centralità nella politica europea e cerchi di evitare di essere messa in ombra dal dinamismo di Berlino che da molti anni a questa parte sembra aver incrinato il mito dell’asse franco-tedesco come motore dell’integrazione europea. Vendendo le portaelicotteri Mistral a Mosca la Francia mette sul tavolo una delle sue carti vincenti in grado di mettere in ombra la stessa Germania, vale a dire la produzione di armi d’eccellenza, al fine di evitare che sia solo Berlino a guidare il processo di riappacificazione con la Russia. È in quest’ottica che devono essere lette le parole del presidente Sarzoky quando più volte ha ribadito che non si può chiedere a Mosca la sua collaborazione su temi caldi quali l’Afghanistan ed il programma nucleare iraniano e poi rifiutarle la vendita della Mistral perchè si dubita delle sue intenzioni, se la Russia è un alleato va trattato come tale. Si tratta chiaramente di un messaggio importante che potrebbe avere un effetto boomerang dirompente sulla credibilità francese se l’accordo dovesse fallire perchè Parigi rifiuta il trasferimento di tecnologie come chiesto dall’alleato russo.

2. secondo le statistiche del SIPRI, la Francia è il quarto esportatore mondiale di armi ed è uno dei pochi Paesi al mondo in grado di offrire tutto ciò che serve per garantire la sicurezza nazionale dello Stato acquirente. La vendita di armi è chiaramente un affare molto remunerativo che permette a Parigi di incassare svariati miliardi di euro all’anno. Ora, come ha giustamente fatto notare Jean-Pierre Maulny, direttore aggiunto dell’Institut de relations internationales et stratégiques (Iris), le esportazioni francesi di armi sono cresciute ma il mercato mondiale è cresciuto ancor più velocemente e ciò significa che Parigi stà perdendo terreno! È chiaro dunque che la vendita delle Mistral permetterebbe alla Francia di recuperare;

3. la crisi economica e finanziaria ha colpito duro anche in Francia e, al pari di molti altri Paesi, la ripresa sembra molto più lenta di quanto ci si attendesse. Buona parte della classe politica francese, presidente Sarkozy in testa, vede nella costruzione di 2 delle 4 Mistral oggetto delle trattative un utile stimolo al rilancio della produzione nazionale ed un messaggio di speranza per i lavoratori dei cantieri navali di Saint Nazaire e per le loro famiglie.

Anche dal lato francese, al pari di quello russo, tutti questi importanti risultati verranno conseguiti se e solo se Parigi accetterà un trasferimento di tecnologia connesso alla vendita delle Mistral. La questione è alquanto delicata perchè le pressioni su Parigi sono molte. Si consideri, per esempio, ciò che accadde all’inizio dell’anno: dopo la visita nelle capitali delle tre Repubbliche baltiche del ministro francese per gli affari europei Pierre Lellouche al fine di calmare le preoccupazioni nate attorno all’affaire Mistral, la Lituania emise un comunicato in cui si affermava che il ministro aveva dato garanzie sul fatto che la portaelicotteri francese sarebbe stata venduta alla Russia priva di tecnologia militare, quasi si trattasse di una nave civile.


Conclusioni

Se l’accordo per l’acquisto delle 4 navi Mistral (secondo lo schema 2+2) andasse in porto entrambi i Paesi ne trarrebbero, come abbiamo cercato di mostrare, innegabili vantaggi economici, politici e geopolitici. Le difficoltà chiaramente non mancano e potrebbero far deragliare i negoziati: in particolare, come abbiamo visto, la questione del trasferimento di tecnologia è al centro degli incontri bilaterali. Essa ha un significato eminentemente politico e come tale necessita di una soluzione politica. In particolare ci sembra che la Francia, la quale ha volontariamente scelto di cimentarsi in tale contrattazione con Mosca, debba avere il coraggio, seppur condito da tutta la diplomazia ed il tatto di cui Parigi è capace verso gli altri membri NATO, di dar seguito alle proprie dichiarazioni secondo cui se la Russia è un alleato va trattata come tale e di conseguenza, pensiamo noi, il trasferimento di tecnologia militare cosidetta ‘sensibile’ non dovrebbe costituire un problema.

Poichè in ballo non vi sono solo 4 portaelicotteri ma anche e soprattutto le geometrie che giacciono alla base degli equilibri europei è doveroso che entrambi i Paesi facciano tutto il possibile per facilitare un esito positivo dei negoziati.


* Alessio Bini, dottore in Relazioni internazionali (Università di Bologna), collabora con “Eurasia”

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