Da Londra, gli speculatori e azionisti delle imprese petrolifere  Desire e Rockhopper verificano spesso le notizie circa le politiche britanniche e argentine per conoscere la fluttuazione del valore delle loro azioni. Essi  sanno che le loro imprese stanno commettendo illeciti, ma se continuano a comprare le azioni è perchè danno una possibilità molto bassa al fatto che l’Argentina possa portarli in tribunale, dunque l’illecito si trasforma in fonte reale di ricchezza e profitto per loro.

D’altra parte, da  Buenos Aires, la diplomazia argentina si è sforzata nel realizzare reclami ufficiali e ottenere adesioni e dichiarazioni da parte delle Nazioni del Sud nei differenti forum regionali. Questa politica è importante per dare impulso alla discussione sulla sovranità sulle isole Malvinas; però è anche opportuno fare autocritica riguardo alle politiche effettive che dovrebbe intraprendere il nostro Ministero degli Esteri.

Iniziamo con il fare una valutazione economica delle misure prese da Argentina e Regno Unito. Il grafico sottostante rappresenta l’andamento dell’impresa Desire alla borsa di Londra.

Nel quadro seguente indichiamo alcune delle misure diplomatiche che più hanno inciso  sulle finanze di Desire; sottolineamo anche che l’andamento borsistico di Rockhopper segue lo stessa linea.

Data/ Evento/ Variazione delle azioni

Fecha Evento Variación de las Acciones

11-09-2009 Il Regno Unito invia 4 aerei da guerra Eurofighter Typhoons nelle Malvinas + 40

02-10-2009 L’Irlanda ratifica il Trattato di Lisbona e le Malvinas entrano nella Costituzione Europea come territorio  extraeuropeo + 18

23-09-2009 al 26-10-2009 Il Congresso Nazionale dibatte sul derogare il Trattato di Madrid per essere stato violato dal Regno Unito.

-16

26-10-2009 Il Congresso della Nazione rifiuta il Trattato di Lisbona

– 10

Fonte: Desire Petroleum, localización, economía y ¿Riesgo Político?. Dic-2009. Rodriguez H

Quanto sopra dimostra che la diplomazia di entrambi i Paesi incide sulle finanze di queste imprese, però dimostra anche come le misure inglesi risultino più efficaci.

Riprendendo l’autocritica che dobbiamo fare: Noi argentini abbiamo la responsabilità del fatto che queste imprese stiano operando nel Mar Argentino e possiamo, senza mediare con il Regno Unito, risolvere il conflitto per lo sfruttamento illegale del petrolio del nostro mare. Ci sono più di dieci punti basilari che stanno dalla nostra parte, ma qui mi concentrerò solo su quelli che ritengo più fattibili e per i quali sono necessarie meno risorse. In pratica necessitano solo volontà politica.

Le imprese Desire, Rockhopper e altre credono – o almeno lo credono i loro azionisti – di essere garantite giuridicamente in queste azioni di sfruttamento/esplorazione illegale. Qui è dove dovremmo colpire. Per  far valere le loro pretese, essi puntano a due accordi internazionali che l’Argentina mantiene vigenti e all’assenza di una denuncia di fronte alle Corti internazionali che l’Argentina non ha mai effettuato (1):

1) Il Trattato Internazionale di Madrid, che dà all’Inghilterra il potere giuridico di controllare le forze armate argentine dentro le seguenti coordinate: 46 S 63 W, 50 S 63 W, 50 S 64 W, 53 S 64 W, 53 S 63 W, 60 S 63 W, 60 S 20 W, 46 S 20 W, 46 S 63 W. Inoltre sostiene la Promozione e Protezione degli Investimenti (p.12), che permette ai petrolieri di compiere esplorazioni evitando di preoccuparsi della violazione della giurisdizione argentina;

2) Il Trattato di Londra che si estende alla Promozione e Protezione degli investimenti inglesi nella zona dove vi è la disputa di sovranità, rendendo proibitiva per l’Argentina l’espropriazione di queste imprese. Tutto questo ovviamente amplia la sicurezza giuridica di chi opera illegalmente nel nostro mare;

3) D’accordo con la Legge sugli Idrocarburi della Nazione, la Legge di creazione di Enarsa, la prima disposizione transitoria della Costituzione Argentina e la risoluzione 407/2007 della Ministero dell’Energia della Nazione, l’autorità di controllo (ogni caso il Potere Esecutivo, inizialmente delegata Ministero dell’Energia e dal 2004 a ENARSA) è l’unica autorizzata a concedere licenze di esplorazione e sfruttamento petrolifero nel Mar Argentino e a denunciare le imprese che non rispettino queste disposizioni.

I tre punti sopra sono fondamentali e urgenti e dobbiamo tenerne conto. Dobbiamo denunciare il Trattato di Madrid perchè incostituzionale (non è mai stato approvato dal Congresso), perchè è stato violato ripetutamente dal Regno Unito e perchè permette alle imprese petrolifere di operare liberamente. Dobbiamo denunciare nella stessa maniera il Trattato di Londra perchè incoraggia l’attività petrolifera in una zona ancora in disputa di sovranità e di conseguenza pone forti ostacoli alle misure che il nostro governo potrebbe intraprendere per la difesa del nostro territorio. E, le autorità di Enarsa, il Ministero dell’Energia ed il Potere Esecutivo devono impegnarsi a denunciare giudiziariamente le imprese che operano illegalmente nel nostro mare, poichè è questo il mandato costituzionale, parlamentare e morale che devono difendere.

E’ importante ribadire che queste tre misure sono sufficienti per  fermare il saccheggio inglese e, sebbene risultino insufficienti per recuperare le Malvinas, costituiscono senza dubbio una tappa fondamentale verso il raggiungimento di quest’obbiettivo. Inoltre, queste misure sono quelle più vantaggiose attualmente a nostra disposizione e in più non abbiamo bisogno del consenso di altri Stati per portarle a termine: è necessaria soltanto la nostra volontà politica per metterli in marcia.

Per questo è importante che chi governa questo Paese prenda in considerazione tali misure.

Sperando di aver  comunicato chiaramente il messaggio, SE VOGLIAMO EVITARE IL SACCHEGGIO INGLESE, POSSIAMO FARLO!

Distinti saluti.

Hugo Rodriguez, Direttore del Gruppo Studi Strategici Argentini

Note:

  1. Rispetto al quale ci soffermiamo nel punto 3º ed in  “Lo que Enarsa, el Poder Ejecutivo y la Secretaría de Energía deben denunciar públicamente yo denuncian” Rodriguez H. Febrero, 2010.

(Traduzione di Sergio Barone)

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