La leggendaria figura di Manfred Albrecht von Richthofen, il Barone Rosso, che a bordo del suo triplano Fokker compiva azzardate e coraggiose manovre per abbattere gli avversari, appartiene ormai al passato. Con i velivoli di quinta generazione il potere aereo è cambiato. L’F-35 non è stato progettato per duellare uno contro uno, ma è sviluppato per eliminare il nemico a distanza in contesti BVR (Beyond Visual Range). L’F-35 è un vettore tecnologico concettuale che non solo è stato realizzato come una piattaforma missilistica da battaglia per il dominio aereo integrato, ma è stato concepito per essere il fulcro nella tattica aerea del presente. L’acquisizione di questi aeromobili da parte dei Paesi acquirenti non è ancora completata, ma i continui cambiamenti degli scenari di battaglia e le accresciute esigenze nel comparto della sicurezza obbligano a valutare nuove caratteristiche nei programmi di difesa, per cui è necessario studiare con anticipo il futuro del potere aereo.

Su questo concetto è basato il velivolo di sesta generazione. L’inevitabile quanto progressiva obsolescenza delle piattaforme in servizio è generata dalle innovazioni tecnologiche. Queste potranno essere applicate ai prossimi sistemi d’arma che dovranno rispondere a requisiti quali la maggiore velocità, l’implementazione degli apparati propulsivi ed elettronici, le capacità net-centriche, la bassa osservabilità da parte dei radar ed infine ai materiali compositi. Tali miglioramenti tecnologici, come anche gli aggiornamenti, non possono essere più applicati sui velivoli esistenti attraverso interventi di adattamento e riconfigurazione, come accaduto in passato soprattutto su quelli di quarta generazione, perché le attuali innovazioni non sono un semplice ammodernamento, ma un salto generazionale. Quest’ultimo può essere aumentato dal confronto tra le potenze militari, in modo da garantire il vantaggio strategico delle loro forze armate nel dominio aereo, nonché per assicurare il futuro del rispettivo settore industriale dell’aerospazio e difesa in un sistema multipolare fondato su un’elevata competizione geopolitica. La progettazione della prossima generazione di velivoli da combattimento costituisce la principale sfida tecnologica per l’industria dell’aerospazio e della difesa dei Paesi tecnologicamente avanzati, perché dovranno essere sinergici con aeromobili a pilotaggio remoto, satelliti e, più in generale, con tutti gli apparati militari.

Nello sviluppo del velivolo di sesta generazione dovrà essere parte in causa anche l’Italia. Si tratta di una scelta strategica necessaria per dismettere gli Eurofighter, tra 15-20 anni, proseguendo nel frattempo l’acquisizione ed impiego degli F-35. Infatti, i 96 EFA dovranno essere sostituiti a partire dal 2040, quando termineranno la loro vita operativa. Il 6G è generalmente indicato come “sistema di sistemi” progettato per integrare ed interagire tra piattaforme con pilota a bordo e droni. In questo contesto, l’esperienza italiana sull’impiego sia di sistemi UCAV, quanto di piattaforme net-centriche di quinta generazione, come l’F-35, contribuirà probabilmente a risolvere tecnologicamente l’interazione tra velivoli con e senza pilota, per controllare più efficacemente il campo di battaglia in complesse operazioni aeree. L’industria della Difesa italiana può, dunque, basarsi su esperienze acquisite dalla partecipazione a precedenti programmi multinazionali come l’Eurofighter, dove le competenze italiane hanno riguardato la cellula, i motori, l’elettronica, l’avionica, e l’integrazione strutturale dei sistemi, ma soprattutto al progetto F-35, nell’ambito del quale Leonardo ha prodotto le ali ed i componenti per la fusoliera centrale. Inoltre, i velivoli sono stati assemblati nello stabilimento Final Assembly and Check Out, FACO, di Cameri, l’unico in Europa. Le cooperazioni sono il modus operandi preferito dai decisori italiani, perché suddividono gli oneri finanziari di costosi programmi di procurement che non sarebbero altrimenti sostenibili su base esclusivamente nazionale.

Lo sviluppo del nuovo sistema d’arma potrebbe usufruire del contributo finanziario dell’Ue attraverso il Fondo europeo per la difesa, che stanzierà 13 miliardi di euro dedicati a progetti unificati nel periodo pluriennale 2021-2027. Il Fondo consente la partecipazione di Paesi terzi, con alcune restrizioni che riguardano la sicurezza degli approvvigionamenti, la gestione delle informazioni sensibili e l’autonomia dei rispettivi governi. L’innovazione tecnologica dei velivoli di ultima generazione li ha trasformati in piattaforme multifunzione con capacità di interazione informatica, comunicazione aria-terra, bassa osservabilità da parte dei radar e manovrabilità. La partecipazione al progetto, oltre a limitare gli investimenti, nel caso del 6G sarà ancora più conveniente, perché il nuovo aeromobile costerà meno rispetto ai predecessori di quinta generazione. I 6G sono oramai considerati dei moltiplicatori di forza, ed in Europa sono in atto due progetti per il loro sviluppo: il programma franco-tedesco, FCAS Future Combat Air System, ed il Tempest britannico. L’aeromobile 6G sarà studiato con equipaggio umano a bordo, supportato da intelligenza artificiale con apprendimento automatico, ed anche a pilotaggio remoto. Il sistema d’arma implementerà radar avanzati, telecamere multispettrali e la “capacità di coinvolgimento cooperativo”, cioè la possibilità di cooperare sul campo di battaglia, condividendo dati e messaggi per coordinare attacco o difesa. Naturalmente il velivolo sarà a bassa osservabilità ed equipaggiato con armi ad energia diretta ad effetti non cinetici, laser, impulsi elettromagnetici od emettitori a microonde ad alta potenza, nonché missili ipersonici nelle configurazioni aria-aria ed aria-superficie.

Nello sviluppo del Tempest è coinvolta la Leonardo. La società collabora con il Ministero della Difesa britannico sul programma 6G dal 2012. Si concentrerà sullo sviluppo di innovativi concetti per la prossima generazione dei sensori, l’elettronica, l’avionica e le comunicazioni. Sarà attivata un’ampia gamma di aree tecnologiche, tra cui sensori ed effettori, la propulsione e la cellula, oltre alle architetture avanzate del sistema aperto che forniranno un cambiamento fondamentale nel modo in cui i sensori vengono usati in ambito operativo. Saranno inoltre studiate tecnologie avanzate di sensori elettro-ottici / infrarossi; sensori di frequenza per radar multifunzione; sviluppo della capacità per la guerra elettronica e le comunicazioni a banda larga. La Leonardo investe nel Regno Unito 3,5 milioni di sterline ogni anno e conta 7.000 dipendenti. Il Regno Unito stima un investimento di due miliardi di sterline che saranno prelevati dal bilancio destinato alle future tecnologie di combattimento aereo, istituito nel 2015 dal governo di Londra. Il primo volo del dimostratore con tecnologia stealth è previsto per il 2025. Il Tempest sarà propulso da due motori incassati all’interno della cellula per diminuire l’RCS e le firme infrarosse. La Rolls-Royce ha in fase di studio un reattore costituito da materiali compositi per alleggerirlo ed avere una migliore gestione termica, il tutto a costi contenuti.

L’Italia, come parte delle alleanze NATO ed UE, è impegnata in missioni all’estero, dove, se vorrà svolgere un ruolo da primo attore e proteggere le proprie truppe di terra, dovrà continuare a migliorare il potere aereo. Per tal motivo le capacità dell’Aeronautica Militare dovranno essere implementate e tenute al passo con le innovazioni tecnologiche. In questo quadro, l’impiego dei futuri 6G da parte dell’AM è necessario, in quanto i sensori consentiranno al velivolo di controllare un’area vastissima, aspetto fondamentale per monitorare i teatri operativi nelle missioni internazionali e per rispondere all’esigenza di essere agili di fronte alle incertezze in ambito militare e civile. Il controllo del Mediterraneo, per l’Italia, è un vantaggio tattico considerevole sia per la prevenzione dell’immigrazione quanto nell’allerta precoce. L’evoluzione e la diversificazione dei teatri operativi hanno innalzato il livello di rischio che il decisore politico e militare vogliono accettare. Lo scambio delle informazioni in tempo reale provenienti dal caccia 6G li aiuterà notevolmente, in quanto disporranno di una visione completa del mutevole campo di battaglia asimmetrico e non lineare. Questo è un vantaggio tattico nelle operazioni complesse, in particolare per proteggere le truppe impiegate nelle missioni all’estero.

Per le campagne oltre confine, quella che impiegherà gli stanziamenti maggiori è la spedizione in Iraq nell’ambito della Coalizione anti-Isis, un migliaio di militari per oltre 166 milioni di euro, seguita dall’Afghanistan con più di 113 milioni, a cui dovranno essere sommati 120 milioni di contributo della Farnesina al sostegno delle forze di sicurezza afghane. La presenza in Libano con Unifil costa 105,12 milioni, ma l’impegno militare italiano si sta concentrando tra la Libia ed il Niger. L’Operazione Mare Sicuro assorbirà 60,12 milioni, che includono il supporto della Marina Militare alla Guardia costiera libica; 35 milioni saranno destinati alla missione di assistenza nel territorio libico e circa 7 milioni per la cooperazione fra la Guardia di Finanza e la Guardia costiera libica. In termini di costi segue la missione Nato in Kosovo con poco meno di 600 militari e 53,9 milioni di euro. La missione NATO di vigilanza nel Mediterraneo Sea Guardian assorbirà 4,4 milioni; 4,7 milioni la missione bilaterale di cooperazione col Libano, che cura l’addestramento delle forze di Beirut; 1,3 milioni saranno destinati all’addestramento delle forze di sicurezza palestinesi; 12,7 milioni alla missione Nato in Turchia, dove l’Italia dovrebbe presto ritirare la batteria di missili da difesa aerea SAMP/T dell’Esercito schierata vicino al confine siriano. Altri 12,2 milioni verranno spesi per partecipare alla sorveglianza navale Nato nell’area sud, 31,5 milioni per la missione bilaterale di supporto al Niger, 1,7 milioni per la missione Ue in Kosovo, 5,9 milioni per la cooperazione con la polizia albanese e nei Balcani, 6,4 milioni per la presenza navale nella forza multinazionale nel Sinai, 2,38 milioni per la sorveglianza aerea Nato nell’area sud-orientale. A completare il quadro degli stanziamenti ci sono la rinnovata missione NATO di addestramento in Iraq, l’Operazione Ue antipirateria Atalanta nell’Oceano Indiano, la missione addestrativa della Ue in Somalia e lo schieramento di forze nazionali in Lettonia in ambito NATO. Inoltre, ai militari italiani è assegnato il controllo e stabilizzazione del territorio. Le piattaforme di quinta e sesta generazione, per le loro peculiarità, sono particolarmente adatte soprattutto per monitorare gli avversari e prevenire i loro attacchi.

Per adempiere a queste missioni, i caccia saranno dotati di sistemi avanzati per la gestione delle informazioni che agevoleranno la ricognizione aerea e terrestre scambiando i dati sia con i radar aviotrasportati per l’allarme precoce, sia con i centri di controllo a terra, in modo da monitorare la zona operazioni in tempo reale attraverso un radar ad antenna attiva che sarà anche in grado di rilevare obiettivi in volo ad una distanza di 350 km. Una volta inquadrato ed identificato il bersaglio, l’intelligenza artificiale potrà decidere in autonomia se utilizzare le armi e, nel caso, selezionare quella più idonea e distruggere l’obiettivo oltre l’orizzonte. La bassa osservabilità è particolarmente valida per superare le bolle di difesa integrate di ultima generazione e colpire i C2 ostili garantendo l’incolumità del pilota. Quest’ultimo potrà meglio coordinare i velivoli delle precedenti generazioni e gli sciami di droni che saranno parte dell’arsenale volante chiamato a comandare. I caccia 6G, definibili come “piattaforma tattica”, cioè tali da consentire un’analisi completa ed in tempo reale del teatro di operazioni, costituiscono un superamento del classico concetto di velivolo e rappresentano l’avanzamento della rete informatica con una elevata potenza di calcolo. Tutto questo è definibile come una nuova concezione delle operazioni militari, che dovranno essere interpretate in un “unicum” interforze che fonda il dominio dell’aria, della superficie e dello spazio informatico, meglio indicate come “operazioni multi-dominio” ossia estese al controllo di tutti gli ambienti tattici ed anche con compiti di superiorità aerea.

La capacità di violare furtivamente le aree A2AD si può tradurre nell’individuare le minacce prima di essere scoperti, in modo da poterle eliminare, reagire e mantenere l’iniziativa con maggiore rapidità rispetto a quella del nemico. In tali operazioni, scambiando in tempo reale informazioni tattiche e coordinate dei bersagli con le piattaforme e gli altri nodi della rete di cui sono parte, gli effetti desiderati saranno ottenuti sempre più rapidamente. Sarà inoltre necessario implementare migliori strategie di sopravvivenza a fronte di minacce in continua evoluzione e ciò sarà possibile migliorando il quadro di consapevolezza situazionale disponibile per i piloti, e su questo aspetto sono attive la BAE System e la Leonardo. L’autodifesa del caccia è affidata a contromisure elettroniche di nuova generazione sviluppate dalla Leonardo: è un sistema di disturbo radar che garantisce protezione dai moderni e sofisticati missili a guida radar, i quali vengono attirati e deviati dal velivolo. A questo sistema di protezione passiva sarà affiancata l’AI che potrà autonomamente selezionare un missile antimissile per eliminare la minaccia a distanza.

Parteciperanno al Team non solo Leonardo e MBDA, ma anche Avio Aereo ed Elettronica. Ciò renderà più competitiva la DTIB nazionale, produrrà occupazione ed affermerà l’intero Sistema Italia.


Bibliografia:

Alessandro Marrone, Michele Nones, Il futuro velivolo da combattimento e l’Europa, “Executive Summary” 3/03/2019, IAI.

Andrea Muratore, La guerra dei caccia tra Francia e Regno Unito: ora l’Italia deve scegliere. 25/06/2019.

Redazione, MBDA presenta la propria visione dei futuri sistemi di difesa aerea. 17/06/2019 “Report Difesa”.

Franco Iacch, L’Italia ha scelto il caccia Tempest come velivolo di sesta generazione, 5/12/2018, “Il Giornale”.


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