Lo scenario geopolitico contemporaneo ha costretto i decisori ad aumentare le risorse nella lotta antisommergibile. I sommergibili operano in ambienti critici, quali acque profonde, basse e torbide, a volte in totale assenza di specifiche sui rilevamenti che stanno monitorando. Per consentire all’unità sommersa di operare in assoluto silenzio non sono sufficienti i sonar classici, ma è necessario impiegare soluzioni basate sui sonar bistatici. Per garantire i massimi livelli di efficienza è operativo il progetto BiSS, Bistatic Sonar System. Caratteristica dei sonar bistatici è che hanno la sorgente e il ricevitore separati, mentre quelli “tradizionali” sono monostatici, ossia il trasmettitore e il ricevitore si trovano nella stessa posizione. Il BiSS è lo sviluppo di una soluzione basata su algoritmi innovativi, in grado di identificare un oggetto sommerso in ambienti critici, che può superare le riflessioni, distorsioni e rumore da segnale, ostativi per il corretto svolgimento della missione di un sommergibile. Il BiSS consente di ricostruire gli ambienti sommersi in 3D con una rappresentazione chiara e realistica, attraverso la tecnica di apprendimento automatico dei sistemi computerizzati di bordo. In pratica con un “ping”, segnale di trasmissione, si migliora l’incremento della distanza di rilevamento passivo, aumentando così l’efficienza delle applicazioni delle tattiche di ASW, la guerra antisommergibile. Questa innovazione rende l’arma sommersa ancora più letale, pertanto si è reso necessario migliorare la capacità ASW.

Il sistema di scoperta per la sorveglianza acustica ULISSES, progettato da Leonardo, garantisce capacità superiori per la guerra sottomarina, in quanto è in grado di controllare contemporaneamente sino a 64 boe sonore operative, le quali, associate al sonar di profondità, migliorano la funzionalità multistatica. ULISSES è un innovativo sistema acustico ottimizzato per ogni tipo di piattaforma ad ala fissa e rotante, compresi i velivoli senza pilota. Un primo test delle capacità del nuovo sistema acustico ULISSES per la ricerca e l’inseguimento di sommergibili si è svolto al largo delle coste italiane, con risultati positivi. Le sonoboe, o boe sonore, sono state calate in acqua da una unità da guerra e il sistema ha individuato, in modo rapido e accurato, la serie degli obiettivi sottomarini rappresentati da un simulatore acustico di bersaglio. Il sistema ha contrassegnato automaticamente le coordinate dell’oggetto da colpire sulla console dell’operatore a bordo della nave, fornendo uno scenario in tempo reale dell’ambiente subacqueo, sia in acque basse sia in quelle ”blu”, ossia oceaniche.  Un’altra prova ha testato le funzionalità di ULISSES in abbinamento al sonar di profondità HELRAS, con il risultato di aver aumentato il raggio di scoperta e gestione del bersaglio sottomarino. Tutto ciò ha permesso di completare la fase di sviluppo, ed avviare la produzione, soprattutto per il mercato internazionale. L’Ultra-LIght SonicS Enhanced System, ULISSES, si è dimostrato performante e affidabile, con la capacità di operare senza interruzioni alla massima risoluzione, utilizzando le fonti di informazioni acustiche atte a fornire dati precisi relativi alle unità sottomarine potenzialmente ostili. Il sistema ULISSES è stato sviluppato sulla base del successo ottenuto con il sistema acustico OTS-90, che venne progettato e messo a punto per gli elicotteri NH90 italiani e olandesi.

Il nuovo prodotto ha posto il problema della vulnerabilità dei sommergibili SSBN, armati con missili balistici nucleari. Attualmente, in attesa che i missili supersonici entrino regolarmente in linea, gli SSBN rappresentano sia la deterrenza, quanto l’arma principale per una eventuale ritorsione. I sommergibili statunitensi della classe Ohio, sembrano essere i più silenziosi del pianeta, e quando navigano di pattuglia, sono praticamente non rilevabili, e non esistono minacce credibili conosciute alla loro sopravvivenza. Sembra non sia lo stesso per i sottomarini missilistici di altre nazioni: la flotta SSBN russa è più rumorosa della sua controparte americana; peggio gli SSBN cinesi, di tipo 094, i quali rimangono abbastanza rumorosi. Di fatto, potrebbe essere in dubbio la loro sopravvivenza in ambienti ad alta conflittualità. La futura generazione di SSBN statunitensi, la classe Columbia, dovrebbe essere ancora più silenziosa degli Ohio, perché, invece di utilizzare i più rumorosi ingranaggi meccanici degli attuali sommergibili, saranno azionati da un motore elettrico. Ciò renderà le unità sommerse non solo più silenziose, ma anche più resistenti. I sistemi di trasmissione elettrica hanno una ridondanza più integrata, rendendo meno probabile che una singola arma possa disabilitare l’intero sistema di trasmissione. Un propulsore ulta silenzioso è già operativo, ed è denominato AIP, Air Indipendent Propulsion, ma sembra avere alcune limitazioni. È basato su celle che utilizzano ossigeno liquido ed idrogeno immagazzinato in una polvere di idruri metallici. L’AIP è racchiuso in un contenitore isolato e sospeso in tal modo da rendere la trasmissione delle vibrazioni e dei rumori praticamente nulli, perché non ci sono organi in movimento. Il nuovo impianto AIP, dunque, riducendo la segnatura acustica ed aumentando l’autonomia dei sommergibili convenzionali, ne migliora le capacità di combattimento. Il propulsore costringerà i decisori militari ad una più attenta analisi per le missioni che prevedono il controllo costiero, dove la superiorità degli AIP varrebbe l’avvicinamento alle acque territoriali avversarie senza essere scoperti. Al contrario, i nuovi battelli a celle di idrogeno non sono utilizzabili negli oceani, dove gli SSBN o gli SSN confermano la loro validità.

Il precursore del sistema ULISSES, è lo statunitense SOSUS: un insieme di postazioni subacquee di ascolto per la sorveglianza acustica passiva. Sono posizionate tra la Groenlandia ed il Regno Unito, in un’area denominata GIUK gap. È composto da una serie di idrofoni posati sul fondo dell’Oceano, ed è, teoricamente, in grado di ascoltare il passaggio dei sommergibili russi, ma dalla fine della guerra fredda, è utilizzato per scopi di ricerca naturalistici. Attualmente gli Stati Uniti sono l’unica nazione con una capacità di guerra sottomarina tale da rendere vulnerabile la maggior parte dei battelli avversari. Di fatto, la difesa del Nordamerica può rendere l’oceano “trasparente”. L’importanza delle rotte da seguire per arrivare nella zona operazioni, è fondamentale a garantire l’incolumità di una unità sommersa. i sottomarini statunitensi, quando lasciano i loro porti, sono in grado di operare in modo relativamente incontrastato, data la presenza dei porti alleati e l’assenza di strozzature territoriali che vincolerebbero le loro corsie di pattuglia. Al contrario, gli SSBN cinesi sono seriamente ostacolati da limitazioni geografiche e non possono portarsi nel raggio degli Stati Uniti continentali senza navigare attraverso pericolosi punti di strozzatura attualmente controllati dalla Marina degli Stati Uniti. In caso di un attacco finalizzato a eliminare la minaccia dei sommergibili lanciamissili statunitensi, è dimostrato che l’aggressore affonderebbe solo 6 dei 14 SSBN, poiché otto o nove di quest’ultimi sono costantemente in navigazione, e quattro o cinque nei porti in stato di allerta permanente, e pronti a reagire. Anche se un attaccante fosse in grado di individuare le posizioni di ognuna di queste unità, i sottomarini d’attacco necessari per distruggerli, dovrebbero affrontare sfide logistiche significative rappresentate dalle bolle di difesa marittime degli Stati Uniti, composte da velivoli, satelliti e unità di superficie e sommerse. E, probabilmente, l’aggressore non sarebbe ancora nell’inviluppo di attacco prima che gli SSBN statunitensi lancino i propri missili nucleari per difesa.

Nonostante i vettori ipersonici siano destinati a cambiare, in loro favore, la deterrenza, gli Stati Uniti hanno assegnato alla Northrop Grumman 13,3 miliardi di dollari per sviluppare un nuovo missile balistico intercontinentale atto a migliorare la triade nucleare, ossia quelli lanciabili da terra, dal mare e dai velivoli. il nuovo concetto di Oceano “trasparente”, ha, di fatto, spostato le necessità statunitensi sull’acquisizione di nuovi missili, allo scopo di sopperire a quelli che potrebbero perdere laddove una loro unità sommersa possa essere scoperta e distrutta.

Sono diverse le nazioni che vogliono implementare la capacità antisommergibili.

L’India, sta posando sui fondali sottomarini tra l’isola di Sumatra e l’arcipelago delle Andamane – Nicobare, una serie di sensori per captare i segnali acustici e magnetici dei sottomarini che incroceranno in quell’area. La catena dei sensori è lunga 2300 chilometri e sono connessi da un cavo in fibra ottica in grado di far viaggiare informazioni a 100 Gb/s. È presumibile che gli obiettivi principali siano le unità sommerse cinesi, questo per impedire loro di avvicinarsi alla zona economica esclusiva indiana.

Il Giappone, in collaborazione con gli Stati Uniti, ha sistemato sui fondali che iniziano dalla Corea del Nord e raggiungono il Borneo, passando per le Filippine e Taiwan, un sistema di rilevamento acustico e magnetico, atto a monitorare l’attività dei sottomarini della Marina di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e lungo gli accessi verso il Pacifico Occidentale. Il sistema, attivo sin dal 2005, comprende un allineamento di idrofoni e rilevatori di anomalie magnetiche sul fondo del mare, che lavorano in coordinamento con gli aerei da ricognizione marittima per ottenere una capacità ASW su più livelli. È probabile che la catena di rilevamento indiana verrà integrata con l’attuale rete Sosus nippo-americana, denominata Fish Hook. Quest’ultimo è gestito dal centro di ricerca oceanografica della Jmsdf, Japan Maritime Self Defense Force, e dal personale della marina statunitense. Una tale decisione, da parte dell’India, potrebbe provocare una dura reazione cinese tale da prevedere ulteriori “bolle” A2/AD, specifiche aree di interdizione, nelle proprie zone esclusive che insistono nel bacino dell’Oceano Indiano e inserite nella Nuova Via della Seta: da Gibuti al porto pakistano di Gwadar, sino a quello di Hambantota nello Sri Lanka.

Anche la Cina ha sviluppato una sua rete di sorveglianza subacquea. Il sistema valuta le informazioni sull’ambiente sottomarino, in particolare la temperatura dell’acqua e salinità, in modo da poter rilevare e tracciare le unità navali subacquee avversarie e migliorando, perciò, la capacità dei propri sottomarini di inseguirle. Il progetto, realizzato dalla South China Sea Institute of Oceanology sotto l’egida dell’Accademia Cinese delle Scienze, è parte dell’implementazione degli armamenti voluta da Pechino, per contrastare l’egemonia navale americana.

L’implementazione della guerra antisommergibile, dimostra inequivocabilmente che le unità sommerse rimangono le migliori piattaforme per la deterrenza e dissuasione.


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