La nuova politica statunitense in materia di armamenti nucleari sembra un ritorno al passato, quando la crisi degli euromissili stava per innescare un conflitto atomico su larga scala. L’argomento del contendere è l’implementazione dei sistemi d’arma russi che porrebbero gli Stati Uniti in una condizione di netta inferiorità, e questo ha convinto l’Amministrazione statunitense al ritorno al nucleare con la Nuclear Posture Review: lo sviluppo di armi atomiche a basso rendimento. Nel documento si auspica la costruzione di mini ordigni tattici della potenza stimata di massimo 2kt, detti “integratori”, destinati a migliorare la deterrenza. Sono le stesse armi che anche la Russia potrebbe impiegare in un conflitto regionale su ampia scala. Gli Stati Uniti in Europa dispongono di circa 150 atomiche del tipo B61 che possono essere modificate per ridurne la potenza. In tutto questo è stata coinvolta anche l’Italia, soprattutto la base aerea di Aviano dove sono dislocati il 31° Stormo cacciabombardieri composto da due squadroni con capacità di trasporto e lancio di atomiche, il 510° “Buzzards” Fighter Squadron ed il 555° “Triple Nickel”. Gli ordigni stivati ad Aviano dovrebbero essere attualmente 72, ma i lavori di ristrutturazione in atto potrebbero condurre ad una riduzione, sino a conservarne un massimo di 35 stoccati in 12 bunker nel perimetro della base e lanciabili solo dagli F-16 statunitensi. La B61, a guida di precisione e che potrà essere sganciata a grande distanza dall’obiettivo, ha un costo stimato tra gli 8 ed i 12 miliardi di dollari, si configura come un sistema d’arma polivalente, con una potenza media di 50 kiloton. Il governo italiano ha dunque concesso il permesso di ospitare l’ogiva nelle basi di Aviano e Ghedi, nel quadro di appartenenza alla NATO, ma in opposizione al Trattato di Non-Proliferazione, che nell’articolo 2 specifica: «Ciascuno degli Stati militarmente non-nucleari si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari od altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente». Nonostante tale articolo, è possibile che nelle basi di Aviano e Ghedi nel 2021 vengano dislocate le B61-12, più potenti e performanti delle precedenti.

La dottrina del Nuclear Posture Review implica la ripresa di prove nucleari, ma soprattutto rimanda al confronto termonucleare bipolare fra le due superpotenze. L’obiettivo non è solo nella deterrenza, ma anche nell’evitare, in caso di confronto armato, l’utilizzo dei missili balistici intercontinentali Minutemann III, Trident e Bulava, i quali assicurerebbero la Mutually Assured Destruction, una dottrina che ha mantenuto, sino ad ora, l’equilibrio fra i due contendenti. Lo scambio di reciproche accuse sull’implementazione nucleare e sul mancato rispetto dei trattati non avrebbe nessun vincitore se l’escalation portasse alla guerra. Laddove due o più attori si contendono la supremazia è necessario che ognuno di essi valuti la propria strategia e, pertanto, quando effettuare la propria mossa. Per meglio comprendere come si sviluppa un contendere, forse vale la “teoria dei giochi” di John Nash, Premio Nobel per l’economia nel 1994: la Federazione Russa, per garantirsi la supremazia in Europa e salvaguardare i propri interessi economici, ha deciso di compiere la prima mossa implementando i sistemi d’arma. Questo atteggiamento, potrebbe essere interpretato come preludio di una invasione, od un bluff nel tentativo di dissuadere la NATO ad intervenire nella politica dei paesi europei. L’Alleanza Atlantica ha due scelte: accettare il fatto senza intraprendere nessuna iniziativa, oppure tentare di impedire la proliferazione delle armi russe migliorando le proprie. Nel primo caso, Mosca avrà la possibilità di scegliere la strategia che riterrà opportuna: ritirare le nuove armi tattiche, scoprendo dunque il suo bluff, o porle in servizio. Nel secondo caso, ossia laddove la NATO si opponga alla Russia, si arriverà ad un probabile confronto armato, con la possibilità dell’estensione del conflitto ad una guerra nucleare globale. Pertanto i due contendenti andrebbero incontro ad una perdita reciproca. Se invece la Russia non reagirà all’atteggiamento aggressivo della NATO, dovrà rinunciare alle finalità che si era preposta e l’Alleanza Atlantica rafforzerà la sua posizione militare avendo sconfitto l’avversario senza ricorrere all’uso delle armi. Trasponendo in matematica tale condizione, alla NATO sarà assegnato un punteggio sempre negativo se dovesse ignorare la Russia, in quanto i russi trarrebbero vantaggio sia se dovessero rinunciare a migliorare i propri asset, sia se lo facessero. Nel primo caso, perché l’Alleanza Atlantica si piegherebbe alla deterrenza avversaria, nel secondo addirittura la Russia  raggiungerebbe appieno i propri scopi. Inversamente, la NATO otterrebbe il punteggio massimo se al suo atteggiamento aggressivo corrispondesse l’arretramento e dunque la rinuncia della Russia. I valori negativi sarebbero assegnabili ai due, laddove si dovesse arrivare ad uno scontro diretto, che li condurrebbe ineluttabilmente alla MAD. La scelta dell’Alleanza Atlantica, è successiva alla mossa della Russia, dunque la prima può adottare la strategia migliore, ossia opporsi alla proliferazione dell’avversario. Naturalmente, la teoria dei giochi è poi completata da considerazioni strategico politiche, le quali possono non contemplare la risoluzione dell’equilibrio di John Nash: “nessuno può più migliorare il proprio risultato modificando solo la propria strategia, ed è quindi vincolato alle scelte degli altri in quanto nessuno dei giocatori ha interesse a cambiare strategia”, ma soprattutto vale per il giocatore che muove per secondo, tant’è che se il concetto di Nash dovesse essere applicato al giocatore che muove per primo, la strategia dominante per la Russia dipenderebbe comunque dalla non opposizione della NATO. Infatti, i punteggi più alti sarebbero assegnati al primo paese, in quanto otterrebbe soddisfazione sia se dovesse perseverare che recedere. Per meglio comprendere il motivo in base al quale l’equilibrio di Nash prevede il ritiro della Russia, bisogna seguire in modo sequenziale lo svolgimento del gioco. La Russia muove per prima, mentre l’Alleanza Atlantica trae vantaggio dall’aver già osservato il comportamento dell’antagonista e questo le consente di programmare la propria strategia. Pertanto, ignorare la provocazione oppure reagire. Il gioco è fondato sull’identificazione del comportamento più appropriato per evitare l’escalation del conflitto. L’opzione della NATO dovrà essere quella di reagire facendo leva sulla non convenienza per entrambi di scatenare una guerra nucleare, e quindi dovrà migliorare la deterrenza nucleare a sua volta come monito all’avversario. Un atto di forza dimostrativo volto ad annullare la minaccia della controparte. L’Alleanza Atlantica decide la sua strategia ipotizzando che l’avversario sia razionale. Per la Russia il ritiro dalla competizione sarà determinante proprio ad evitare il conflitto globale, benché permanga la necessità che i russi condividano la stessa razionalità della NATO. Questo è l’equilibrio perfetto della teoria dei giochi di John Nash.

La testate nucleari a basso rendimento dovrebbero essere montate sui missili cruise e schierate a bordo dei sommergibili, benché l’uso indiscriminato di queste armi tattiche a testata intermedia non siano altro che un incoraggiamento al lancio di quelle termonucleari. Se in un conflitto regionale uno degli attori usasse queste mini nucleari, non è scontato che il contendente risponderebbe con sistemi d’arma equipollenti, ma potrebbe lanciare i missili ICBM. Di fatto la guerra nucleare limitata non è un concetto reale, piuttosto è tale il rischio di una escalation incontrollata. L’impiego di un’arma tattica è teoricamente ritenuto isolato, limitato e proporzionale all’offesa subita, ma ogni arma non convenzionale è strategica perché qualunque utilizzo del nucleare avrebbe conseguenze strategiche. Ed è sotto questo aspetto che bisogna valutare il loro reale fine, cioè dissuadere l’avversario a raggiungere i propri obiettivi pena una rappresaglia devastante. Ancora una volta, le due superpotenze tornano ad accusarsi di presunte violazioni dei trattati e ciò implica l’implementazione e l’ammodernamento degli arsenali militari, sempre con la giustificazione dell’autodifesa. Come esposto dal filosofo Michel Walzer, è necessario incentrare l’attenzione sulla dicotomia tra guerra ed autodifesa. Alla prima non si può assegnare l’idea metafisica di estremo, dove le operazioni belliche rappresenterebbero l’extrema ratio per risolvere una controversia, infatti l’estremo è irraggiungibile e nel caso della guerra è sempre possibile tentare di risolvere le dispute con la diplomazia. L’autodifesa è una forma di giustizia e ripristino della legge, dove l’aggredito combatte per recuperare il proprio status. La giustizia richiede l’uso della forza, ma questa a sua volta, diventa legittima solo qualora tutte le ragionevoli soluzioni abbiano perso le prospettive di successo, mentre la legge, in base al paradigma realista, tace in tempo di guerra. Nell’autodifesa la “ragion di guerra” giustifica solo l’uccisione di coloro che a ragione sono suscettibili di essere uccisi, ossia i soldati, i quali a differenza dei civili, sono consapevoli del pericolo di perdere la vita. È esplicativo il concetto espresso da Albert Camus, Premio Nobel per la letteratura nel 1957, in base al quale non si può uccidere se non si è pronti a morire. L’attacco che subisce un militare, non è diretto verso la persona fisica, bensì al suo ruolo di belligerante. La guerra nucleare coinvolgendo anche i civili, supera il concetto di autodifesa e quello della teoria della guerra giusta. Il filosofo Alexander Moseley definisce la guerra come l’uso della forza di un gruppo sociale per appianare gli interessi. Dunque una scelta per risolvere un problema dove lo Stato è la discriminante ad agevolare l’inizio di un conflitto, più esattamente l’assunzione della necessità disposizionale per attuare un atto di forza, sino a creare una sorta di relazione fra due o più soggetti. Il concetto dei diritti umani diventa fondamentale per identificare la causa di una guerra che potrà essere definita come giusta; tutti gli esseri umani, indipendentemente dalle caratteristiche comunitarie, politiche e sociali non possono essere privati ed offesi nella dignità. In questo si definisce che l’unica guerra ingiusta è quella nucleare, la quale non discrimina i combattenti dai civili e supera il principio di risposta proporzionale alla minaccia.

Nel Nuclear Posture Review, torna la funzionalità dell’Hair Trigger Alert, un sistema di allerta costante che consente di mantenere i missili nucleari pronti al lancio in 10 minuti 24 ore su 24. Dunque ai Minuteman III verranno affiancate la armi atomiche a basso rendimento, benché quest’ultime saranno solo imbarcate. Tale dispositivo trova la sua applicazione come deterrente non solo contro la Russia, ma verso tutti i paesi che dispongono di munizionamento nucleare. In caso di attacco atomico, la risposta avverrebbe tramite il Launch Under Attack, un sistema che permette, attraverso un complicato algoritmo, di lanciare i vettori balistici prima che le testate avversarie possano colpirli quando ancora sono nei silos. Entro 6 minuti dall’allarme, tutti i missili USA sarebbero in volo verso gli obiettivi militari avversari. Ma la procedura non è senza ritorno, infatti verrebbero effettuate rilevazioni satellitari e radar, presi contatti e verificate tutte le informazioni. Laddove i riscontri mostreranno, senza ragionevole dubbio, che l’allarme era senza fondamento, la procedura di lancio verrà immediatamente abortita.

E’ supponibile che le testate a basso rendimento saranno montate sui Tomahawk dei quattro sommergibili strategici classe Ohio, destinati al pattugliamento delle aree sensibili. L’Ohio, il Michigan, il Florida ed il Georgia, sono stati riconvertiti nel 2003 per lanciare missili cruise al posto degli SLBM Trident D-5. Il sistema di attacco definito Tomahawk Land Attack Missile-Nuclear potrebbe essere giustificato nell’attuale clima globale come un’opzione aggiuntiva nel contrasto alle minacce in evoluzione provenienti dai paesi nuclearizzati. In Europa permane uno squilibrio tattico non convenzionale tra gli Stati Uniti e la Russia, e l’introduzione di questi nuovi asset potrebbe ridurne notevolmente il divario. Non esiste alcun accordo internazionale tra i due attori sull’aspetto qualitativo e quantitativo delle testate nucleari tattiche. Il trattato START, tutt’ora in vigore, è imperniato specificatamente sulle testate strategiche e sui loro lanciatori, pertanto quelle a potenza limitata aggirerebbero le specifiche e le clausole del trattato, rimanendone ai margini senza violarlo.

Strategicamente l’introduzione delle mini-nucleari parrebbe simile ad una forza di reazione rapida, in quanto esse non dispongono della potenza necessaria a rompere la linea di comando nemica, ma principalmente riuscirebbero ad infliggere ingenti danni agli invasori; al contempo limiterebbero la distruzione dei territori e dei residenti dei paesi NATO aggrediti. Pertanto le testate miniaturizzate potrebbero essere intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa e ad assicurazione dell’integrità territoriale. I sostenitori della Nuclear Posture Review, avallano la ridistribuzione del TLAM-N proprio a supporto ed impegno verso gli alleati, come alternativa superiore a quella convenzionale. Pertanto, il TLAM-N potrebbe avere l’effetto biunivoco di una maggiore deterrenza sugli avversari e di rassicurazione dei paesi NATO.

L’esame del documento evince che i missili da crociera con testata di guerra nucleare lanciati da unità di superficie o sommerse, fornirebbero ulteriore flessibilità e diversità nelle opzioni di risposta non convenzionale, mentre la ricerca e sviluppo statunitensi di tali armi potrebbero servire da incentivo alla Russia al fine di negoziare la riduzione del suo arsenale. L’inizio di un viatico per riprendere le trattative sulla limitazione delle forze nucleari ad intervallo intermedio, così da tornare al dialogo con la Russia, con l’obiettivo di eliminare definitivamente i missili balistici russi lanciati da terra con gittata che va da 500 a 5.500 chilometri e di fermare la costruzione degli “integratori” statunitensi. Non è prevista una stima dei costi esatta per lo sviluppo delle armi nucleari a basso rendimento, ma solo una approssimazione della spesa destinata a sostenere e sostituire tutte le capacità non convenzionali degli Stati Uniti: per difetto si dovrebbero attestare al 6,4% dell’attuale budget del Dipartimento della Difesa. Nessun altro dato è specificato nel rapporto. Di fatto, il documento intitolato Nuclear Posture Review contiene anche un preciso riferimento alla modernizzazione dell’intero arsenale atomico statunitense, dunque non solo la costruzione degli “integratori” ma anche la conferma della triade: missili balistici intercontinentali lanciati da terra, quelli da unità di superficie e sommersi ed infine le aviolanciabili.

Le implementazioni nel settore della Difesa russo hanno riguardato tutti i comparti, probabilmente il nuovo sistema d’arma che ha contribuito a varare la Nuclear Posture Review è quella che i russi stessi hanno soprannominato “il siluro del Giorno del Giudizio”. Guidato da un sistema di intelligenza artificiale esso parrebbe in grado di raggiungere i 185 km/h a mille metri di profondità, e questo lo renderebbe invulnerabile ai sistemi di difesa occidentali basati principalmente sul siluro MK-48 che può navigare ad una profondità massima operativa di 800 metri. Il nome ufficiale dell’ordigno è Status-6 AUV, codice NATO “Kanyon”, e monta una testata nucleare da 100 megatoni arricchita da cobalto-59 per aumentarne la capacità radioattiva. Le sue dimensioni, circa 25 metri, lo rendono simile ad un mini sommergibile ed è propulso da un motore diesel-elettrico al quale è stato associato un reattore nucleare ausiliario, AUV, allo scopo di permettergli una maggiore autonomia. Più simile ad un veicolo a controllo remoto che ad un siluro, dopo essere stato lanciato dal sommergibile, stazionerebbe in una determinata aerea in stato passivo sino a quando non verrà attivato e diretto verso il bersaglio, ad esempio contro portaerei od infrastrutture costiere ad alto interesse strategico. Alla detonazione della testata di guerra seguirebbe un’onda anomala di 500 metri di altezza contaminata dal cobalto-59 trasformatosi in cobalto-60. Dunque non solo distruzione, ma anche l’avvelenamento da radiazioni delle aree colpite. Per la peculiarità di poter essere attivato quando già in stazionamento in prossimità del bersaglio, l’Ocean Multipurpose System “Status-6” è da considerarsi come “arma del giorno dopo”, in riferimento ad una rappresaglia a seguito di un massiccio e devastante attacco non convenzionale, anche se con la definizione coniata dai russi parrebbe trattarsi di un’arma da attacco preventivo.

In definitiva, la nuova strategia nucleare statunitense, lo sviluppo dei sistemi d’arma russi e l’assenza di un dialogo fra le parti, avrà come risultato un bipolarismo simile a quello della Guerra Fredda.


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