Il litio si sta trasformando rapidamente in un minerale “strategico” e ha bisogno di essere definito urgentemente dai dirigenti politici ed economici dell’Argentina. Argentina, Bolivia e Cile, formano in triangolo che è ultimamente oggetto di studio da parte delle potenze sia consolidate che emergenti e deve entrare a far parte del Cono sud del Sudamerica. Quest’analisi del periodico cileno “El Mostrador” ci illustra questa nuova sfida politica per i nostri paesi. Carlos Pereyra Mele (http://licpereyramele.blogspot.com/2010/11/el-litio.html )

Fonte: http://www.elmostrador.cl/noticias/negocios/2010/11/15/litio-la-apuesta-estrategica-de-chile/

http://licpereyramele.blogspot.com/2010/11/el-litio.html

Litio: la scommessa strategica del Cile

Siamo alle porte di un ciclo più intensivo nell’uso del litio, in parte per la necessità mondiale di un cambiamento di fonte energetica. Codelco, che deve tarsformarsi in un’impresa mineraria globale, non solo di rame, dovrebbe iniziare a sviluppare con aggressività progetti di litio a partire dalle riserve disponibili in Cile.

La domanda di litio sta crescendo a livello globale perché è il materiale più efficace per lo sviluppo delle batterie e, in particolare, è la migliore alternativa di immagazzinamento di energia per l’espansione delle auto ibride ed elettriche. La riduzione delle riserve di petrolio, l’aumento del prezzo e gli effetti che generano gli idrocarburi sul riscaldamento globale spostano l’attenzione su questa nuove tecnologie. E, d’altra parte, oltre ai suoi numerosi usi industriali ed applicazioni metalliche, il litio è inoltre molto efficace per la produzione di trizio per la fusione nucleare, che si spera possa rimpiazzare le attuali centrali di fissione nucleare. La grande differenza tra esse a livello di ambiente naturale è che la fusione non genera rifiuti radioattivi. La prima centrale sperimentale di fusione nucleare, del progetto multinazionale ITER installato in Francia, potrebbe entrare in funzione nel 2017 e si prevede che alla fine del secolo si possa trasformare in una delle fonti di energia dominanti a livello mondiale.

Attualmente, risulta che il Cile possieda il 40% delle riserve di litio e presenti vantaggi competitivi per il suo sfruttamento rispetto ad altri paesi. Ma questo sta cambiando. E in arrivo un’onda di investimenti che ristrutturerà il mercato e la mappa dei protagonisti. Sono stati scoperti nuovi giacimenti, si stanno rilevando le possibili riserve e si sta intensificando il suo sfruttamento.

Questo cambiamento ha effetti geopolitici, su tre piani distinti.

Il primo è se si tratta di un prodotto strategico e che cosa s’intende con questo.

L’uso del litio nelle armi nucleari ha portato il Cile a considerarlo un minerale che non è oggetto di concessione, perché costituisce una riserva minerale “strategica”. Infatti, questa misura proviene da un Decreto legge precedente al Codice minerario e alla Legge sulle concessioni minerarie. Assieme al passaggio della Codelco nelle mani dello Stato, questo è stato uno dei pochi trionfi del settore nazionalista del governo militare contro le posizioni liberali di allora. Negli anni ’70 la corsa nucleare era al suo apogeo e la bomba di idrogeno era lo standard del futuro. Solo i trattati che hanno limitato la sua proliferazione e i successivi accordi per smantellare arsenali atomici ha ridotto l’importanza del litio. Non è che una nuova tecnologia lo abbia lasciato in disuso, ma è che una decisione politica ha limitato la sua espansione.

Tuttavia, anche questa concezione che lo “strategico” sia legato al suo potenziale militare è obsoleta. La visione oggi è diversa.

La questione è questa, il trattamento del litio come minerale strategico è stato associato direttamente ed essenzialmente a questo potenziale militare. L’apprezzamento di questo potenziale nucleare oggi è diversa, ma soprattutto anche questa concezione sullo “strategico” di un prodotto è obsoleta.

Non c’è spazio per ripetere per il litio il modello di concessioni degli anni ’80. Si richiede un nuovo consenso che tuteli la posizione geopolitica del Cile in questo mercato emergente. La regola generale dei prodotti è che sono una commodity quando c’è una pluralità di venditori e compratori, che ammortizzano qualsiasi alterazione della sua disponibilità e, pertanto, del suo prezzo. Invece, un prodotto o un mercato è strategico quando è essenziale all’economia, come il petrolio o l’acciaio ; sono indispensabili per i bisogni primari della popolazione, come abbiamo visto nella crisi alimentare dell’anno 2008 ; o l’accesso a questi prodotti è condizionato a fattori geopolitici, nel senso che esistono barriera di entrata che decidono i paesi in base alle alleanze (per esempio, l’obiezione a vendere gas boliviano al Chile), perché ci sono problemi di disponibilità di una risorsa nel mercato (come succede con il calo degli inventari del rame o l’impatto di uno sciopero sul suo prezzo ) o sono vitali per l’economia di un paese (come lo sono le richieste industriali della Cina).

L’aumento del prezzo di molte commodity è vincolata a questi fattori. Nel caso dei minerali, ad esempio, lo strategico è associato sempre di più alla sicurezza della sua somministrazione. Le fusioni di imprese globali, gli stimoli e le restrizioni che diversi paesi stanno applicando alle imprese e i notevoli investimenti minerari sono orientati a garantire l’accesso a questi beni basici. Questo conferisce loro importanza geopolitica e la capacità di influenza in quei mercati è una fonte di potere per i loro paesi.

Il litio si trova in questa categoria, perché è uno dei combustibili del futuro, come lo è stato il petrolio. Continua ad avere suo valore strategico, ma in base a quest’altro concetto.

Ciò non significa, in maniera lineare, che lo Stato è l’unico che può sfruttarlo, ma che non è ragionevole sottometterlo alla stessa logica liberale diffusa negli anni ’80, come sostengono alcuni. Questo non è fattibile, né conveniente per il Chile. In ogni caso, la mia opinione è che Codelco, che deve trasformarsi in un’impresa mineraria globale, non solo di rame, dovrebbe iniziare con aggressività a sviluppare progetti di litio a partire dalle riserve disponibili in Cile.

Il secondo è che siamo alle porte di un ciclo più intensivo nell’utilizzo del litio, in seguito anche al bisogno globale di un cambio di fonte energetica.

L’industria automotrice moltiplicherà la sua domanda in base alla necessità di veicoli più economici e più “verdi”. L’anno scorso il presidente Obama ha fornito risorse alle imprese moribonde di Detroit per rendere più efficienti modelli di motori e batterie. Il Giappone sta finanziando il progetto di Toyota con Oroncobre nella salina di Jujuy. La Mitsubishi ha concluso un accordo con l’impresa australiana Galaxy Resources per diventare il suo fornitore di liete e collabora con GS Yuasa per lo sviluppo della sua tecnologia. Nissan, BMW e Volkswagen annunciano nuovi modelli per l’anno prossimo con batterie ricaricabili. L’emergente industria cinese, oltre a competere con questi modelli, cerca di diminuire la dipendenza da un petrolio sempre meno accessibile per loro a causa dell’influenza politica e militare che ancora gli Stati Uniti esercitano nei paesi produttori. In tutti questi casi gli stati si trovano inglobati nella riconfigurazione dell’industria.

A sua volta, il progetto ITER, il cui obiettivo è creare un reattore di fusione nucleare, ha avuto inizio come un accordo di collaborazione tra Stati Uniti, Unione Europea, Giappone e Russia, ai quali si sono aggiunti successivamente la Corea del Sud, l’India e la cIna. Tutti loro lavorano ad un modello sperimentale, Tokamak, che è stato installato in Francia nel 2006. In realtà, questa decisione è stata oggetto di una dura disputa che stava quasi per dividerli, perché gli Stati Uniti non erano d’accordo al fatto che il reattore venisse installato in Francia in seguito al suo rifiuto all’invasione dell’Iraq. E, infine, bisogna sottolineare che il Brasile vuole entrare nell’ITER apportando fondi e minerali.

Questa energia diventerà una fonte di potere mondiale e, sicuramente, i suoi protagonisti assumeranno una posizione di leadership globale. Una delle sue controparti saranno i fornitori di litio, tra i quali può esserci il Cile.

La terza è la mappa delle riserve di litio e i vantaggi competitivi che avrà ogni paese.

Non c’è un dato definitivo su quante riserve esistono, ma la tendenza è verso l’espansione attraverso nuove esplorazioni e scoperte. Il Chile possiede grandi giacimenti, ma si sa che la Bolivia potrà raddoppiare le nostre riserve, l’Argentina raggiungerà livelli simili e si pensa a grandi depositi di litio in Cina, Russia, Afghanistan e Stati Uniti.

Il triangolo tra Cile, Bolivia e Argentina ha già acquisito una rilevanza mondiale. È considerato un potere emergente in un mercato strategico. Lo sviluppo della sua produzione, infrastruttura e commercializzazione può creare sinergie tra i tre paesi e, perciò, ha il compito di evitare tensioni politiche o militari legate alla pretesa di ottenere vantaggi limitando uno o l’altro. La questione dello sbocco sul mare per la Bolivia tornerà ad avere la solidarietà dei paesi interessati nelle sue esportazioni di litio, come agli inizi del 2000 ce l’ha avuto per la questione del gas naturale. Il Cile possiede vantaggi competitivi naturali che non richiedono una strategia belligerante per preservare le sue opportunità.

Nessuno dei nostri paesi, tuttavia, sta investendo nello sviluppo delle tecnologie del litio: leghe, batterie o usi nucleari. Quello che interessa principalmente è lo sfruttamento primario del minerale.

Il Cile deve uscire dalla sua paralisi attuale, accelerare lo sfruttamento e creare accordi per partecipare alla ricerca e allo sviluppo dell’utilizzo del litio. In questa tappa questi sono investimenti in una scala in cui il Cile può rientrare. Inoltre, proprio come il Brasile, il Cile potrà far parte del progetto ITER. Le riserve internazionali del paese gli permetteranno di considerare questo investimento e altri contributi minerari all’iniziativa.

Il dibattito sul suo carattere strategico deve essere pratico, non ideologico.

E, di certo, stabilire che non c’è posto per ripetere per il litio il modello delle concessioni degli anni ’80. C’è bisogno di un nuovo consenso che tuteli la posizione geopolitica del Cile in questo mercato emergente.

Traduzione di Daniela Mannino

Per saperne di più:

Sitio GEO Ideas

La Minería del Futuro, el litio de Jujuy

Japón ratifica interés en litio Boliviano


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