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XL – Migrazioni

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Ai fattori di varia natura (economici, politici, bellici ecc.) che determinano i flussi migratori si collegano spesso strategie specificamente concepite al fine di influire su uno o più Stati, sottoponendoli ad un ricatto politico, militare o economico o addirittura modificando la loro composizione etnica. Si ha allora a che fare con movimenti deliberatamente creati e manipolati nel quadro di una vera e propria “guerra senza limiti”.

Descrizione

TEORIA GEOPOLITICA

La teoria dell’ordine mondiale multipolare non ha ricevuto ancora un approfondito tentativo di sistematizzazione all’interno degli studi internazionalistici. Nell’articolo che traduciamo di seguito Aleksandr Dugin delinea il paradigma del sistema multipolare all’interno dell’IR, il quale emerge attraverso una descrizione che procede per differenziazione rispetto agli altri sistemi di ordine mondiale, suggerendo un’utile panoramica concettuale di orientamento nell’insieme dei modelli teorici forniti dalla ricerca politologica degli ultimi decenni.

Il sapere geografico si è sempre fatto mezzo di trasmissione di contenuti reali ed immaginari, fattuali ed utopici, storici e visionari, i quali hanno potuto assolvere ad una funzione di orientamento del pensiero umano nello spazio e nel tempo. Ogni epoca ha riprodotto nelle proprie rappresentazioni storiografiche e cartografiche tanto il suo orizzonte temporale reale, quanto le sue prospettive spaziali ideali. La dimensione sferica dello spazio della globalizzazione raffigurato agli inizi della modernità ha ceduto progressivamente il posto all’emersione di prospettive ‘aeronautiche’ della Terra e di radicali utopie politico-geografiche contemporanee. La rappresentazione cartografica di Richard Buckminster Fuller costituisce un singolare punto di vista attestante la centralità contemporanea dell’elemento aereo nella politica mondiale, nonché il tentativo di contrapposizione di prospettive geografiche ‘globalizzanti’ alle tradizionali categorie della geopolitica classica.

“Eurasia spirituală” (1931) è un’opera che, a quanto pare, per la prima volta pone in modo categorico il problema dell’affinità profonda tra le filosofie dei popoli del Grande Continente eurasiatico. Inoltre, si tratta della prima opera che separa nettamente il procedimento geopolitico (attento alle grandi provocazioni ed alle soluzioni spirituali nello spazio e nel tempo) da quello politico (che si accontenta di frammentare la realtà, deformandola per mezzo di prospettive soggettive). Col suo tentativo, Vasile Gherasim apre la strada all’eurasiatismo nella cultura romena e si fa esponente della Rivoluzione Conservatrice, che nel periodo interbellico si è manifestata in maniera vigorosa a livello europeo e che non è se non un avatar del tradizionalismo spirituale del popoli che abitano il nostro continente.

DOSSARIO: MIGRAZIONI

La teoria dello “scontro delle civiltà” , da Lewis a Huntington, mira a scavare un fossato tra culture e popoli che potrebbero trovare, attraverso il reciproco rispetto, le basi per un comune e fruttuoso dialogo. Dietro a questa strategia si profila il mondialismo, lo stesso sistema all’opera nella sovversione della Siria, della Libia e di altri paesi ancora, nonché nella gestione e nello sfruttamento dei flussi migratori.

Lo sfruttamento della sofferenza a scopi propagandistici non è recente. L’immagine del piccolo Aylan Kurdi, morto su una spiaggia turca, non ha fatto eccezione alla regola. Atroce. Ciò però significa dimenticare che nel mondo ogni sei secondi un bambino muore di fame, secondo la FAO. Non una riga nei giornali, legge del chilometro sentimentale. Quando “il cinismo non va più”, osservava Bernanos, e “l’onestà ritorna di moda” nelle società che “hanno perduto perfino il coraggio dei loro vizi”, allora fiorisce la razza umana dei “Bempensanti”, apostoli della migrazione per tutti.

Dalle tecniche di manipolazione psicologica all’uso delle migrazioni come armi di guerra, gli studi nel campo comportamentale e delle scienze politiche vengono correntemente utilizzati, sul piano della realpolitik, come strumenti di influenza nelle relazioni tra stati e nel mantenimento della rule of law sul piano nazionale. Lo sfruttamento dei flussi migratori da una parte e l’uso di strumenti di indagine psicologica nel campo economico e amministrativo dall’altra, configurano una nuova potente forma di “manipolazione” dell’essere umano a fini coercitivi e di controllo sociale, riassumibile nella categoria di “ingegneria sociale”.

L’equazione tra immigrazione, Islam e terrorismo nasce anche dalla confusione tra due questioni  distinte: quella “immigratoria” e quella “islamica”. Mentre la prima rappresenta  effettivamente un problema essenzialmente socioeconomico e di ordine pubblico, la seconda, di carattere culturale, e sulla quale incombe l’ipoteca dell’islamismo politico, è fonte di malintesi ed equivoci alimentati da chi ha interesse a fomentare lo “scontro di civiltà”.

All’interno della macroarea degli immigrati, quella del migrante politico è una categoria particolare, riconducibile alla volontà di sfuggire non tanto a situazioni economicamente difficili, ma alle avverse condizioni sociopolitiche del paese d’origine, come conflitti armati o regimi repressivi. Il sistema normativo italiano risponde alle esigenze di tali migranti politici attraverso l’istituto giuridico dell’asilo politico, caratterizzato da fattori ampiamente dibattuti in dottrina, nel mondo politico e nella giurisprudenza.

Da un’analisi critica e da una lettura scevra di pregiudizi dei dati relativi alla presenza di immigrati extracomunitari e cittadini stranieri sul territorio italiano emerge una situazione estremamente problematica in relazione alla criminalità, al mercato del lavoro ed alle spese collegate alla loro presenza (assistenza sanitaria e scolastica, abitazioni, carceri e tribunali, accoglienza ed espulsioni ecc. ecc.).

Il fenomeno dei flussi migratori cinesi e la presenza delle comunità cinesi in Italia non è mai stato oggetto di uno studio sistematico che ponesse in luce le motivazioni di questi particolari soggetti antropologici ed i problemi da loro affrontati una volta giunti in Italia; in un momento storico in cui l’immigrazione in Europa è al centro del dibattito, quella “invisibile” e “silente”dalla Cina necessita di approfondimenti. Di seguito, un excursus storico dall’origine della diaspora cinese internazionale fino all’odierna integrazione dei Cinesi di seconda generazione.

L’ondata migratoria di massa investe l’Europa e specialmente la Germania da alcuni mesi. Le autorità tedesche ritengono che nei prossimi anni arrivino nell’Europa centrale milioni di migranti provenienti dall’Africa e dal Vicino Oriente. Un’interessante alleanza di diversi settori politici tedeschi sta conducendo una rumorosa propaganda per la “accoglienza dei rifugiati”: gruppi liberalconservatori alleati con la sinistra radicale. Com’è che agiscono questi gruppi? Qual è il loro interesse? Questione ancor più interessante: perché questi stessi gruppi stanno esercitando pressioni affinché vengano bombardati altri paesi?

Questo articolo cerca di analizzare il discorso “ufficiale” circa la fiumana dei migranti. Come spiegare questa politica in favore dell’accoglienza, quando la situazione economica dell’Europa è disastrosa, sicché non mancheranno di prodursi tensioni etnico-sociali senza precedenti? La morale si è sostituita alla politica per spianare la strada ad un universalismo comunitarista, sul modello della società americana e senza alcun riguardo per i popoli e la loro storia.

La questione dei Russi etnici fuori dalla Russia è un tema alquanto complesso. Come tutti i grandi imperi, anche quello russo è stato caratterizzato da forti migrazioni verso le periferie, e al pari del suo grande avversario, gli Stati Uniti, anche l’Unione Sovietica è stata un Paese in continuo movimento. Ciò contribuisce a spiegare la diffusa presenza di Russi etnici (nonché di Ucraini e Bielorussi) in quasi tutta l’Eurasia ex sovietica, anche al di fuori della Russia propriamente detta. Le migrazioni, però, costituiscono solo una parte della spiegazione: in un contesto in cui l’identità etnica russa è legata alla cultura e non al sangue, i casi di assimilazione di non-Russi sono stati numerosi. In ogni caso, seppur con notevoli differenze da zona a zona, la caduta della patria del socialismo reale ha portato alla nascita di una questione russa non troppo dissimile da quelle insorte in seguito al collasso di molti grandi imperi.

Nel corso dei secoli la Cina ha impresso nella storia dell’umanità un’immagine indelebile del suo passaggio. Storia, cultura e tradizioni si sono incontrate in quella che lo storico e geografo tedesco Ferdinand Von Richthofen ha definita “Via della seta”. Il popolo cinese ha sperimentato l’emigrazione nel momento del bisogno, ricercando in prossimità dei suoi territori le alleanze strategiche di cui abbisognava per tutelare i propri confini e garantirsi la sicurezza. L’articolo ripercorre i punti salienti del fenomeno migratorio cinese dal sec. II a. C. ai giorni nostri, toccando gli aspetti fondamentali che lo hanno condizionato e caratterizzato.

Il 10 febbraio 1947 il trattato di pace che l’Italia fu costretta a firmare a Parigi assegnò alla Jugoslavia di Tito la maggior parte di quelle terre istriane e dalmate che erano state annesse al termine della Prima Guerra Mondiale. Il 90% della comunità italiana, che viveva da secoli in quelle terre, traumatizzata dalle deportazioni e uccisioni di connazionali e di oppositori del regime titoista avvenute in due ondate (successivamente all’8 Settembre e poi a guerra finita), nonché dall’instaurarsi di un nuovo ordine sociale ed economico che sconvolgeva consolidati equilibri, decise di intraprendere la via dell’esilio. Città come Pola e Fiume si svuotarono completamente; la permanenza nei Centri Raccolta Profughi allestiti in territorio metropolitano fu prolungata e disagiata e migliaia di esuli si sparpagliarono in altri continenti alla ricerca di migliori condizioni di vita.

La migrazione zingara si è configurata come una migrazione di massa, permanente ed epidemica, che si è risolta in una sorta di diaspora. Itineranti, più che nomadi, i gruppi zingari hanno instaurato con le popolazioni sedentarie un rapporto di tipo parassitario. Diversamente da altre etnie itineranti, quella zingara non ha mai seriamente aspirato ad organizzare politicamente e giuridicamente la propria società su un territorio determinato.

DOCUMENTI

Ernesto Massi (Gorizia, 9 giugno 1909 – Roma, 5 giugno 1997), docente di geografia economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e all’Università di Pavia, nel 1939 diede vita – assieme al professor Giorgio Roletto dell’Università di Trieste – alla rivista “Geopolitica. Rassegna mensile di geografia politica, economica, sociale, coloniale”. La rivista, che nel primo numero riportava uno scritto di saluto di Karl Haushofer, fu patrocinata dal ministro Bottai ed annoverò tra i collaboratori molti geografi italiani, nonché studiosi di altre discipline (tra cui Amintore Fanfani); uscì fino al 1942, dando spazio a saggi ed articoli che definivano la geopolitica e i suoi oggetti di studio. Combattente sul fronte russo durante la seconda guerra mondiale, nell’ottobre 1943 Massi aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Colpito nel dopoguerra da un provvedimento di epurazione, fu costretto ad abbandonare l’insegnamento, che poté riprendere solo nel 1955 nelle Università di Lecce e di Brescia. Dal 1959 insegnò all’Università Statale di Milano; dal 1965, all’Università di Roma. Nel 1971 diventò professore ordinario di geografia economica e dal 1978 al 1987 fu presidente della Società Geografica Italiana. Tra le sue opere, citiamo: La partecipazione delle colonie alla produzione delle materie prime, Istituto fascista dell’Africa Italiana, Milano, 1939, 2ª ed.; L’ambiente geografico e lo sviluppo economico nel Goriziano, Lucchi, Gorizia, 1933; L’Africa economica, Giuffrè, Milano, 1941; I fondamenti dell’integrazione economica europea: il Mercato Comune del Carbone e dell’Acciaio, Giuffrè, Milano, 1959.

Questo testo, uscito sul n. 9 di “Nationalisme et République” nel settembre 1992, trae origine dalla conferenza stampa che Jean Thiriart tenne a Mosca il 18 agosto di quel medesimo anno.

INTERVISTE, DOCUMENTI E RECENSIONI

Intervista a S. E. Ján Šoth, Ambasciatore della Repubblica Slovacca in Italia

Intervista a S. E. Péter Paczolay, Ambasciatore d’Ungheria in Italia

Intervista a Gábor Vona, Presidente del Movimento per un’Ungheria Migliore (Jobbik)

Kelly M. Greenhill, Weapons of Mass Migration. Forced Displacement, Coercion and Foreign Policy, Cornell University Press, Ithaca – London 2010 (Davide Ragnolini)

Dottrina geopolitica – Geofilosofia – Il continente eurasiatico – Cina – Iran – Vicino Oriente – Nordafrica – America indiolatina

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