Due sono gli scenari ancora aperti  nel panorama della crisi siriana faticosamente avviata a soluzione: due scenari certamente preoccupanti, la cui soluzione determinerebbe un passo in avanti fondamentale verso la stabilità e la sicurezza in quella martoriata regione e in tutto il Vicino Oriente.

Ci riferiamo all’area ad est dell’Eufrate, controllata dai guerriglieri curdi dell’YPG – che i Turchi considerano a ragione come alter ego del PKK –   e all’area di Idlib (compresa la zona ad ovest di Aleppo), dominata dai terroristi di Hayat Tahir al-Sham (vale a dire il Fronte al-Nusra), impostisi agli altri gruppi guerriglieri presenti in quell’area al termine di  un feroce regolamento di conti.

Il ritiro delle forze statunitensi dalla Siria – se si realizzerà effettivamente, come è auspicabile – darebbe più forza alla ripresa di possibili intese sul terreno fra tutte le parti realmente interessate alla fine del conflitto, e soprattutto alla possibilità di riconoscere la piena sovranità siriana sul proprio territorio.

Ma anche le comprensibilissime richieste di sicurezza dei propri confini fatte proprie da Ankara – minacciata da una presenza armata e quanto mai ostile quale quella dell’YPG/PKK – ne trarrebbero giovamento, considerato che con la partenza degli statunitensi verrebbe meno il principale e più potente sostenitore delle forze guerrigliere curde.

In quest’ottica Mosca aumenta ulteriormente il suo ruolo di mediazione e di ricerca di nuove intese per la soluzione della crisi, in particolare fra Turchia e Siria: e proprio  in questa prospettiva il Presidente Erdoğan ha ultimamente rilanciato l’auspicio di una ripresa degli accordi di Adana siglati fra i due Paesi nel 1998, allorché Ankara e Damasco, dopo decenni di ostilità, giunsero ad un’intesa in chiave antiterroristica per la sicurezza del confine turco-siriano. L’intesa riconosceva il pieno controllo dei due Stati all’interno dei rispettivi territori.

Il Ministro degli Esteri siriano ha implicitamente confermato la bontà degli accordi di Adana, attribuendo la mancata volontà di rispettarli all’interlocutore turco: insomma, al di là della polemica ci sono importanti spiragli e prove di contatto fra le due parti, dato che entrambe di fatto considerano positivamente l’ipotesi di accordo e di reciproco riconoscimento.

Nessuna “zona cuscinetto”, pertanto, nessuna interferenza turca in territorio siriano, bensì il riconoscimento della sovranità di Damasco con il dispiegamento delle sue forze ad est dell’Eufrate e lungo la frontiera con la Turchia, a garanzia della comune sicurezza. Si tratterebbe di un passo in avanti importantissimo – esplicitamente auspicato dalla Russia, fra gli altri – verso la normalizzazione dei rapporti fra Turchia e Siria, ed è certamente in questa direzione che si deve andare. È importante sottolineare che l’irresponsabile sostegno ai guerriglieri curdi da parte di alcuni Paesi occidentali (Francia, Gran Bretagna) e di Paesi del Golfo (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti) va invece pericolosamente in direzione contraria, verso l’implosione dell’area.

L’altro scenario emergente è quello di Idlib e dell’area ad ovest di Aleppo, ossia – come accennavamo – a quell’ancora relativamente vasto territorio in mano ad Hayat Tahir al-Cham, ovvero ad al-Nusra.

La soluzione militare – attuata contro Daesh – in questo caso non è stata perseguita anche quando sarebbe stato possibile attuarla, perché è stata privilegiata la strada della soluzione umanitaria, e ciò anche in conseguenza dell’intesa trilaterale (russo-iraniana-turca) di Astana.

Ora tocca innanzitutto alla Turchia fare completa chiarezza sulla sua posizione nei confronti dei terroristi di Hayat Tahir al-Cham/al-Nusra, che Ankara aveva precedentemente appoggiati contro il governo di Damasco. Le recenti affermazioni di Erdoğan circa la disponibilità turca ad un intervento militare congiunto (con Russia e Iran) nella zona di Idlib può essere il segno di un impegno chiaro e concreto contro il terrorismo anche in questo settore.


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Aldo Braccio ha collaborato con “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” fin dal primo numero ed ha pubblicato diversi articoli sul relativo sito informatico. Le sue analisi riguardano prevalentemente la Turchia ed il mondo turcofono, temi sui quali ha tenuto relazioni al Master Mattei presso l'Università di Teramo e altrove. È autore dei saggi "La norma magica" (sui rapporti fra concezione del sacro, diritto e politica nell'antica Roma) e "Turchia ponte d’Eurasia" (sul ritorno del Paese della Mezzaluna sulla scena internazionale). Ha scritto diverse prefazioni ed ha pubblicato numerosi articoli su testate italiane ed estere. Ha preso parte all’VIII Forum italo-turco di Istanbul ed è stato più volte intervistato dalla radiotelevisione iraniana.