Fonte: http://en.fondsk.ru/print.php?id=2905 05.04.2010

Gli anniversari sono le occasioni per esprimere solidarietà e saluti amichevoli e cordiali tra India e Cina, in questa settimana che non dovrebbe avere nessuna sorpresa. Il 60° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi è, infatti, un punto di riferimento nei legami bilaterali. Le celebrazioni sono notevolmente lungimiranti, e la visita di 4 giorni del ministro degli Esteri indiano, SM Krishna, a Pechino questo lunedì, può dare un nuovo impulso alle relazioni sino-indiane. Tanto più che i due paesi hanno appena lasciato alle spalle un periodo di recriminazioni. India e Cina potrebbero decidere di gestire le loro differenze in modo più cooperativo. Sembra che ci sia un reciproco desiderio che le notevoli differenze non compromettano i loro rapporti.

Alla vigilia dell’arrivo di Krishna a Pechino, la Cina ha annunciato di per termine alla pratica di dare i visti agli indiani, originari del Kashmir, su dei fogli spillati di carta, piuttosto che sui loro passaporti. Il gesto può sembrare un mero tecnicismo, ma implica una grande passo, per quanto riguarda la sovranità e l’integrità territoriale dell’India. India e Cina sono entrambe assai consapevoli nel dover affrontare un ambiente regionale altamente instabile. Gli Stati Uniti hanno stabilito una presenza militare, a lungo termine, nella regione dell’Asia centrale. In effetti, il “reset” dei legami USA-Russia è in corso, mentre tensioni sono apparse nelle relazioni sino-statunitensi e, ovviamente, parlare di un G-2 è stato troppo prematuro. In Asia meridionale, anche gli Stati Uniti intendono mantenere una presenza durevole militare. Il Pakistan è il suo alleato chiave, e le due parti parlano di una partnership strategica che guarda oltre gli imperativi della guerra afgana. Infatti, una qualsiasi ampia spinta USA-NATO in Asia centrale, sarà difficile da realizzare senza la cooperazione del Pakistan. Inoltre, la situazione di stallo USA-Iran entra in una fase pericolosa, e il ruolo del Pakistan assume importanza. In cambio, il Pakistan spera di ottenere il riconoscimento degli Stati Uniti per le sue aspirazioni di potenza regionale paritaria all’India. Ciò che è meno ovvio, è che la strategia regionale degli Stati Uniti sia destinata a contenere la Cina e la volontà del Pakistan di svolgervi un ruolo che diventa estremamente importante. Nel frattempo, le tensioni nelle relazioni India-Pakistan non mostrano segni di cedimento, e Delhi è chiamata ad adeguarsi alla realtà geopolitica, dove la strategia regionale degli Stati Uniti accorda un ruolo chiave ai militari pakistani.

C’è disagio a Delhi per il potenziamento della assistenza militare degli Stati Uniti al Pakistan. E la riluttanza di Washington a collaborare con la lotta dell’India contro un terrorismo ritenuto sostenuto dai militari pakistani, la sua inclinazione a inserire e i taliban nella struttura del potere a Kabul, e il suo invito ai militari pakistani di aiutarla nella “stabilizzazione” dell’Afghanistan, sono anche fonte di preoccupazione per Delhi. L’umore a Delhi è di sgomento e di delusione sulle elevate aspettative del partenariato strategico USA-India, che dal 2005 non sono riuscite a materializzarsi con la presenza del presidente statunitense Barack Obama. L’accordo nucleare India-USA del 2008, che era il culmine del partenariato strategico, si sta rivelando di difficile attuazione. Washington è ancora lontana dal farla finita con le restrizioni sul trasferimento di tecnologia a duplice uso verso l’India. Gli Stati Uniti seguono un approccio selettivo nella lotta contro il terrorismo proveniente dal Pakistan, concentrandosi su ciò che colpisce la sua sicurezza interna, le sue strutture e il suo personale all’estero.

Non sorprende che alcuni ripensamenti nella politica indiana, siano diventato inevitabili. Già è evidente che Delhi è determinata a dare nuova vitalità alla sua intesa strategica con Mosca. Segni di un nuovo approccio nella cooperazione con l’Iran, possono essere visti. Delhi vede la SCO con rinnovato interesse. La critica situazione afgana, ha senza dubbio spinto Delhi a raggiungere i paesi nella regione che condividono la sua visione, al fine di costruire un consenso diffuso contro la presa del potere dei taliban in Afghanistan. La strategia degli Stati Uniti verso il reinserimento e la riconciliazione con i taleban, è vista con scetticismo a Delhi. La dichiarazione indiana al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 18 marzo, mette in guardia la comunità internazionale contro i pericoli della reintegrazione dei taliban.

India e Cina hanno una congruenza nell’interesse a prevenire la radicalizzazione della regione. Basti dire, che il contesto geopolitico del rapporto India-Cina ha recentemente subito una grande trasformazione, e per una serie di motivi, la visita in Cina di Krishna, nella situazione attuale, suscita interesse. In un importante discorso a Delhi, la settimana scorsa, il consigliere nazionale per la sicurezza, Shivshankar Menon, ha illustrato il pensiero del governo in materia di relazioni con la Cina. Ha detto:

– Una identità asiatica sta emergendo nell’ordine mondiale, e come è stato mostrato alla conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici, “le relazioni tra India e Cina hanno un significato globale“.

E’ ancora valido l’approccio che, mentre le questioni di confine difficili e complicate restano irrisolte, ritiene che l’espansione delle relazioni e della cooperazione funzionale debba avanzare.

– In effetti, i due Paesi “hanno trovato un modus vivendi per affrontare la questione dei confini e per gestire i loro diversi approcci sulle questioni in cui si sovrappongono le loro periferie“.

Le differenze nella visione del mondo, nella struttura, nei sistemi di processo e di decisione in politica estera, rendano necessario che non si pervenga nell’espansione del confronto tra l’India e la Cina, e che i due paesi possano gestire con successo le contraddizioni, mentre costruiscono sulle congruenze.

– Le relazioni bilaterali sono “troppo importanti per essere colpite” dalle relazioni con un paese terzo.

– “L’India e la Cina cooperano e competono allo stesso tempo, sulla base dei loro interessi e da come percepiscono i rapporti di forza e la situazione intorno a esse“.

– Tempo è opportuno per esaminare attivamente insieme le prossime tappe dell’evoluzione dei rapporti tra India e Cina, in modo da cogliere “le opportunità di cooperazione che le trasformazioni interne delle nostre economie e la situazione globale in continua evoluzione hanno aperto“.

– Il trend globale verso il multipolarismo e una più equa distribuzione del potere, sta accelerando, e questo ha “aumentato la possibilità e la necessità, per l’India e la Cina, di lavorare insieme sulle questioni globali“.

Menon ha concluso: “Nella regione immediata in cui si trovano i due paesi … c’è un terreno comune tra l’India e la Cina sulla lotta al terrorismo e all’estremismo, al miglioramento della sicurezza marittima, e sulla necessità di un ambiente tranquillo … Mentre ci possono essere differenze di metodo e di scelta degli strumenti, nella maggior parte dei casi vi è una marcata somiglianza negli obiettivi. Naturalmente, il modus vivendi bilaterale, che è in atto da qualche tempo, può essere necessariamente rielaborato periodicamente, alla luce degli sviluppi“.

Questi lampi di pensiero creativo sottolineano che gli elementi di concorrenza, nel rapporto bilaterale, possono essere gestiti, e che gli elementi di congruenza possono essere potenziati. Sono motivo di ottimismo. Allo stesso modo, tuttavia, le contraddizioni non possono essere ignorate. Le relazioni della Cina con il Pakistan continuano ad essere viste con radicato sospetto presso l’opinione pubblica indiana. Storicamente, le relazioni hanno suscitato, con verve, posizioni contraddittorie dei due paesi nei confronti dell’India. Gli studiosi cinesi insistono sul fatto che, durante il decennio più recente, la politica cinese nei confronti del Pakistan è cambiata.

Certo, una posizione più equilibrata sul Kashmir cinese è evidente. Ancora una volta, la cooperazione della Cina con il Pakistan non è necessariamente Indiacentrica. La Cina è preoccupata per la presenza di elementi militante Uighuri sul suolo pakistano, la Cina è alle prese con una presenza senza precedenti, di militari statunitensi in Pakistan, la Cina compete condividere il crescente mercato del Pakistan, con le sue esportazioni e la sue allocazione degli investimenti; e non secondariamente, il Pakistan offre alla Cina una potenziale via di accesso alla regione del Golfo Persico, in grado di ridurre la sua dipendenza dallo Stretto di Malacca, che è sotto il controllo degli USA.

In secondo luogo, parte dell’opinione indiana resta critica verso la crescente presenza cinese nelle economie dei paesi dell’Asia meridionale, confinati con l’India – Myanmar, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka e Maldive – e tende a interpretare le iniziative cinesi verso questi paesi, come sempre, contrarie all’India. Infine, vi è l’arretrato della questione del Tibet, e vi è inquietudine in India per quanto riguarda le forze militari cinesi. Oltrepassando tutto questo, sarà la traiettoria della cooperazione militare USA-India e le ombre che essa suscita, riguardo la complicata questione della sicurezza regionale in Asia, e nel cosiddetto “bene comune globale“, che sarà interessato dall’ascesa della Cina, mentre essa è alle prese con la strategia del contenimento degli Stati Uniti. Il nocciolo della questione è che gli Stati Uniti non perdono occasione di pescare nelle acque torbide dei rapporti India-Cina. Al contrario, gli Stati Uniti hanno tutto da perdere, se i due giganti asiatici si uniscono su una piattaforma condivisa e coordinano le loro posizioni sulle questioni globali.

In poche parole, la politica degli Stati Uniti, negli ultimi anni, è stata quello di stringersi all’India, giocando insieme, da un lato su i suoi timori su una Cina “revanscista”, coccolando, dall’altro lato, la vanità dell’India sui propri sogni di potenza emergente sulla scena globale. I produttori di armi statunitensi hanno una loro propria lobby a Delhi. Chiaramente, la influente lobby pro-USA in India, ha avuto un ruolo nell’orchestrare sinofobia nei discorsi indiani. Paga per costruire la sinofobia, al fine di rendere un’azione meritevole, per l’India, consolidare la sua cooperazione militare con gli USA.

Tuttavia, per il momento, sembra che il crescente disincanto, a Delhi, verso le politiche regionali degli Stati Uniti, abbiano creato un contesto favorevole per l’interazione tra India e Cina.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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