Le armi sono un elemento fondamentale della geopolitica e non a caso, nell’ambito degli studi storici, sono tra le principali fonti di informazioni per la ricostruzione dei rapporti di potere reali fra le nazioni del passato. Ancora oggi, e probabilmente per tutta la futura storia dell’umanità, gli armamenti rappresentano uno degli elementi principali per conoscere la forza economica, il livello tecnologico raggiunto e la capacità organizzativa di una nazione, in quanto questi strumenti, prima ancora del loro utilizzo effettivo, vengono prodotti al fine di verificare tali voci che ne rappresentano i fattori condizionanti. I paesi poveri o che non sono in grado di imporsi sulla scena politica, non possono fare altro che acquistare armi di seconda mano da altre nazioni, mentre la produzione di armi sempre più tecnologicamente avanzate è fortemente propagandato da ogni nazione al fine di presentare il proprio effettivo livello di forza.

In questo articolo non verranno discusse le armi che potrebbero essere prodotte ma quelle che sono ufficialmente parte dei principali eserciti del pianeta ed il loro impatto complessivo sulla forza dello stato in grado di produrle. Allo stesso modo, laddove possibile o rilevante, verranno discussi i cambiamenti alle tattiche di guerra che i nuovi strumenti suggeriscono o talvolta impongono.

Droni e Robot

Con l’avanzare della tecnologia robotica i droni si sono imposti come una parte fondamentale di un arsenale moderno. I vantaggi sono chiari e indiscussi a cominciare dal risparmio in vite umane ed anche il costo di produzione di questi “soldati a controllo remoto” spesso è inferiore al costo di preparazione di un soldato specializzato. Gli Stati Uniti sono all’avanguardia per quel che riguarda l’uso di stormi di droni per operazioni di incursione e attività di ricognizione a corto raggio, ma anche altri paesi tentano di tenere il passo reinventando manovre di guerra a loro familiari nell’ambito della nuova scienza dronistica. Un esempio in tal senso è rappresentato dal nuovo Drone Sottomarino Russo. Questo piccolo incursore è pensato per essere utilizzato principalmente contro i sottomarini. Spinto da una singola elica curva è pensato per operazioni di lunga autonomia e pattugliamento delle coste russe, a scapito di una manovrabilità inferiore ai precedenti modelli. Questo CAAUV (Cephalopod Armed Autonomous Vehicle) è armato con siluri leggeri da 322 mm a riprova dell’utilizzo specializzato contro altri mezzi marini.

Rimanendo fra i nuovi armamenti dell’esercito russo troviamo un congegno a metà strada fra un missile intelligente ed un vero e proprio drone. Si tratta dello Status-6, già soprannominato Poseidone. Questo siluro a testata nucleare riporta in acqua le abilità già mostrate dal celebre missile Dalila dell’esercito israeliano. In altre parole lo Status-6, una volta lanciato rimane in pattugliamento di una specifica zona e gli può essere assegnato un bersaglio in un secondo momento. Da questo momento il siluro agisce in totale autonomia, elaborando un percorso di agganciamento del bersaglio e proseguendo la sua missione in autonomia. Se il drone prima presentato (ricordiamo che la caratteristica principale del drone è quella di essere pilotato da terra al contrario dei missili intelligenti che agiscono in autonomia) rientra nelle normali manovre di pattugliamento e in aperta risposta alle sempre crescenti migliorie delle forze navali cinesi, il Poseidone è invece testimone della vetusta minaccia MAD (Mutual Auto Destruction) che ha rappresentato per anni l’ago della bilancia della politica Russo-Americana. Il suo scopo principale sembra essere quello di radere al suolo città costiere.

Se però vogliamo gettare uno sguardo sull’avanguardia della tecnologia robotica nel settore militare bisogna spostarsi negli Stati Uniti. Non bisogna dimenticare che gli U.S.A. hanno schierato i primi droni di tipo “aeroplano” fin dalla prima Guerra del Golfo e oggi sono in vantaggio di venti anni sui loro concorrenti. Fra i nuovi prodotti troviamo la Valkiria. Uno degli elementi su cui si sono concentrati gli sviluppatori è la sacrificabilità dei droni a differenza delle forze umane. Per questa ragione la XQ-58A Valkiria ha il vantaggio, non di poco conto, di essere notevolmente più economico dei suoi predecessori e composto da materiali riciclati da altri modelli più vecchi. In questo modo, in caso di abbattimento una eventuale forza nemica non entrerebbe in possesso di nuove tecnologie. Un’altra caratteristica della Valkiria è quella di essere una forza di supporto. Grazie ad un equilibrio di controllo remoto ed intelligenza artificiale autonoma, questo drone è pensato per essere un mezzo di supporto agli F-35. L’obiettivo dell’USAF è chiaro: riuscire a replicare in aria il successo rappresentato nelle forze navali dalle Portaerei, le quali sono inserite in un sistema di almeno sei navi specializzate ed hanno significato la fine della grandi corazzate. In questo modo, uno sciame di Valkirie, e probabilmente di altri droni, potrebbe moltiplicare esponenzialmente le capacità di ogni singolo pilota di F35 (e compensare i ben noti difetti di questa serie).

Ma la tecnologia militare americana è andata ben oltre, grazie alla sinergia creata con la Boston Dynamics. Un vero e proprio esercito di robot è oggi parte integrante delle forze armate americane.

In principio si trattava dei cosiddetti “Tori”, robot che dovevano aiutare le pattuglie di fanteria nel trasporto di materiali pesanti e viveri, ma le sempre crescenti abilità di questi automi ha portato alla nascita di robot antropomorfi in grado di agire su ogni tipo di terreno ed in alcuni casi presentano un equilibrio anche migliore di un umano non addestrato. Per chi volesse mettere alla prova il livello tecnologico raggiunti da questi robot si consiglia di consultare il sito della società ed è bene ricordare che le informazioni delle versioni militari, con la sola esclusione dei Tori, sono al momento secretate ma è piuttosto facile desumere i risultati che è possibile ottenere armando questi robot.

Il vero problema con questi gioielli della tecnologia è che al momento sono predisposti per scenari di guerra non ancora completamente realizzatisi. Sono sostituti perfetti nel caso ci sia la necessità di un pattugliamento in una zona ad alto tasso di perdita di vite umane, ma al contempo l’elevato costo dei componenti li rende ancora poco sacrificabili.

Le pistole Laser o quasi

Fin dagli albori dell’umanità le armi trasportabili dal singolo guerriero (poi divenuto nel tempo soldato) sono state la colonna portante dell’arte bellica. In tempi moderni si pensi soltanto all’impatto avuto dal Kalashnikov nei conflitti dell’Africa postcoloniale o dalla sciabola nel corso della prima grande espansione musulmana (entrambe queste armi divenute talmente iconiche da troneggiare la prima sulla bandiera del Mozambico e la seconda su quella dell’Arabia Saudita). Le armi a polvere da sparo rappresentano ancora oggi l’indispensabile colonna portante di tutti gli ordini di fanteria del pianeta ma esistono interessanti alternative messe in campo dai principali eserciti del pianeta.

Uno dei principali problemi nei conflitti interni di oggi è la necessità di non provocare vittime, inaccettabili per l’opinione pubblica delle grandi democrazie, anche per questa ragione sono state sviluppate armi come il teaser le quali presentano però al momento numerosi problemi applicativi. Per cercare di ovviare a questo problema negli Stati Uniti è stato prodotto il PHASRs, un fucile laser in grado accecare temporaneamente il bersaglio anche a lunghe distanze.

Discorso completamente diverso invece per il fucile laser realizzato per la fanteria dell’esercito cinese. Lo ZKZM-500 è un’arma letale in grado di colpire un bersaglio a mille metri di distanza provocandone le combustione, compresi tessuti epiteliali umani. Questo fucile, non dissimile da altri prodotti già realizzati dagli americani negli anni passati, rappresenta sicuramente una innovazione notevole poiché portando l’autonomia di fuoco a trenta minuti, come l’americano TR3, mostra reali vantaggi rispetto alle consuete armi da fuoco. I danni prodotti sono molto precisi ed è probabile che per lungo tempo questi congegni verranno affiancati a strumenti più dannosi come i lanciagranate o i fucili d’assalto. Va altresì detto che l’energia elettrica è un tipo di “munizione” più semplice da produrre e gestire dei proiettili tradizionali, rendendo queste armi la direzione probabile degli armamenti bellici futuri.

Naturalmente la tecnologia di armi da campo alternativa ha investito anche le classiche bocche da fuoco portando all’introduzione di nuovi tipi di cannoni. Sono ormai un fatto acquisito i cannoni laser che cambiano completamente gli scenari di guerra, spostando l’oggetto della contesa al momento in cui il bersaglio viene agganciato, poiché il fascio laser, muovendosi alla velocità della luce, colpisce immediatamente l’obiettivo, forando la carlinga e innescando un incendio. Gli Stati Uniti hanno già montato su alcune delle loro navi questi nuovi tipi di cannone. La risposta cinese è il perfezionamento di un’altra invenzione americana: il cannone elettromagnetico. Basandosi sul principio della magnetizzazione di un binario in cui è posto un proiettile in materiale metallico, il corpo viene spinto a velocità elevatissime (mach 7) come osservabile anche dai test svolti negli anni passati dagli americani. La Cina ha risposto montando su alcune delle sue navi delle mitragliatrici magnetiche di grosso calibro. Per quanto non possono rivaleggiare con l’ineccepibile precisione dei cannoni laser, compensano con una capacità distruttiva senza paragoni. 

Gli eserciti principali

I nuovi armamenti in dotazione ai vari eserciti descrivono una realtà caratteristica di tutte le epoche in materia di gestione della materia bellica: gli eserciti delle varie nazioni sono altamente differenziati l’uno dall’altro, rispondendo non solo a differenti necessità ma anche, e soprattutto a differenti possibilità. Per questa ragione verranno presi in esame non gli eserciti del pianeta che vengono ottusamente classificati in base al numero di armamenti accumulati o al numero di soldati, ma quelle forze armate di quelle nazioni caratterizzate da un reale grado di indipendenza politica e che quindi possono realmente fare uso di tali armamenti. La guerra, del resto, è stata e sarà sempre, “la prosecuzione della politica con altri mezzi”.

Le caratteristiche dell’esercito russo

Abbiamo visto come i nuovi armamenti russi non cercano di creare nuovi scenari da guerra ma di potenziare quelli esistenti. Il potenziamento della tradizione è, del resto, l’anima dell’esercito russo. Il grosso degli armamenti si basa ancora sul materiale prodotto dall’Unione Sovietica che però ha il grande vantaggio di essere figlio di una tecnologia molto affidabile basata sull’industria pesante, e poco hi tech e quindi poco deteriorabile. Anche i nuovi sviluppi nell’automazione sono in realtà strumenti per automatizzare mezzi pesanti preesistenti. Al momento la Russia mantiene il primato dei sottomarini e continuerà a investire in questa tecnologia di cui è maestra anche per opporsi ai perfezionamenti cinesi in ambito navale. Tutte queste considerazioni si basano comunque sull’assunto che la Russia è una potenza nucleare la quale fa però, a differenza degli Stati Uniti di quest’ultima epoca, un uso sapiente della minaccia nucleare, sempre indiretto e con elevata cautela. L’era Putin però ha spinto anche la riapertura di un campo di investimento derivato da quello chimico. Considerando l’impossibilità realistica di utilizzare armi nucleari e batteriologiche in un moderno conflitto, l’esercito Russo si è dotato dei migliori ritrovati nell’ambito dei congegni esplosivi non nucleari. Un esempio su tutti sono le bombe termobariche viste in azione in Siria, cioè i cosiddetti ordigni a implosione che a breve raggio producono effetti simili ad una testata tattica nucleare senza però i fastidi del fall out nucleare.

Le caratteristiche dell’esercito americano

Al momento il governo di Washington è dotato di una macchina da guerra che non ha rivali. L’America ha sempre garantito, dall’inizio della Guerra Fredda fino ad oggi un investimento notevole nelle forze armate che ha portato alla nascita di settori variegati e perfezionati. Le formazioni di portaerei garantiscono un controllo senza limiti sul mare e in ogni ambito (dalla guerra informatica alla robotica) gli Stati Uniti sono un passo avanti. Per avere un metro di paragone, le sole forze armate della polizia dello stato di New York sono in grado, per numero di truppe, armamenti e strumenti tecnologici, di vincere una guerra contro una piccola nazione europea come il Portogallo. Ma come tutte le posizioni acquisite, la sfida del domani per la superpotenza principale è riuscire a mantenere tale primato. Uno dei punti deboli è ad esempio l’economia e per questa ragione le nuove ricerche in ambito bellico sono impegnate nel tentativo di ottenere gli stessi risultati, e gli stessi rendimenti, ma con spese notevolmente ridotte. Un altro ambito nel quale l’America ha ottenuto un primato che dovrà ora mantenere è il controllo dello spazio prossimo alla Terra. Dopo il lancio del drone X37B gli Stati Uniti hanno dimostrato di poter facilmente eliminare satelliti spia e aggressivi dei paesi rivali ma si tratta di una scienza nuova e le altre nazioni principali tengono il passo.

Le caratteristiche dell’esercito cinese

Contrariamente a quel che si pensa l’esercito cinese presenta ancora notevoli elementi di arretratezza e se c’è una cosa che le guerre del golfo ci hanno insegnato è che un spropositato vantaggio numerico nei numeri di fanteria è irrilevante nella guerra moderna. Aldilà della propaganda trionfale l’esercito cinese ha pochi settori moderni ma dalla sua parte il governo di Pechino ha una solida macchina economica che sta operando a grande velocità per colmare il divario e di questo passo fra pochi anni potremmo assistere a dei sorpassi. Un elemento importante su cui ad esempio è stato investito negli ultimi dieci anni è la tecnologia navale e al momento nuovi aliscafi da guerra solcano il mar della Cina come deterrente alle mire espansionistiche giapponesi. Si tratta di un tentativo di proporre un nuovo approccio all’arte bellica, trasportando il modello delle rapide fregate ottocentesche alla tecnologia attuale, con vascelli rapidi e pesantemente armati che, sfruttando la vicinanza con la madrepatria, possono opporre una efficace barriera al modello delle portaerei.

Un altro aspetto importante, che al momento un altro elemento di arretratezza, è l’organizzazione dei quadri dell’esercito, di fatto fermo alla rivoluzione maoista. Per questa ragione nel 2015 è stato varato un piano di riforme che spingono ad una trasformazione dell’esercito cinese in senso moderno. Si tratta di un cambiamento radicale ed è presto per dire se tale mutamento è stato effettivo o meno.

Le caratteristiche dell’esercito canadese

Contrariamente a quello che si è portati a credere il Canada è una potenza militare di tutto rispetto anche se non nel senso canonico. Il Canada infatti ha una lunga tradizione come esercito “di integrazione” prima con le forze armate inglesi, poi NATO ed infine Americane. Per questa ragione il Canada è dotato delle migliori tecnologie di supporto e delle migliori forze specializzate. Un esempio su tutti sono i leggendari cecchini canadesi i quali hanno un tasso di precisione e di successo che è quasi il doppio di quelli americani e inglesi. Parallelamente però esistono delle debolezze radicali che espongono questa potenza economica. In primo luogo il crollo della forza navale canadese, che dopo cattivi investimenti e riforme azzardate ha portato ad un inabissamento, è il caso di dirlo, della loro capacità offensiva e di controllo della sicurezza delle rotte. Allo stesso modo la nuova politica di rottura del governo Trump attacca frontalmente l’organizzazione militare canadese che perde lo zoccolo duro intorno al quale era stato strutturato il suo esercito.

Il Canada è solo un esempio del destino che attende quelle nazioni che hanno costruito la loro forza bellica sull’alleato statunitense.

Il Nuovo Nucleare: i missili ipersonici

Ogni epoca è stata caratterizzata da un tipo di armamento il cui possesso ha caratterizzato gli scenari di guerra e il cui possesso divideva le comunità principali da quelle sussidiarie. Dall’Ossidiana in epoca neolitica, passando per il Ferro nell’omonima epoca o ai soldi dei banchieri nei conflitti Europei del XVII secolo giungendo infine alle armi nucleari.

Anche la nostra epoca ha il suo corrispettivo e si tratta dei Missili Ipersonici.

Questi ordigni, in possesso al momento solo di Stati Uniti, Russia e Cina, non sono altro che missili pensati per il volo orbitale, capaci di raggiungere velocità prossime al punto di fuga (28000 km/h) e che per questa ragione sono semplicemente inafferrabili per qualsiasi sistema di intercettazione. Inoltre, passando il grosso della loro velocità sulla fionda gravitazionale non emettono tracce che li rendono rintracciabili, calando implacabili sul bersaglio. Una volta scagliati è impossibile fermarli e come, è facile immaginare, sono destinati a cambiare il warfare dei prossimi anni.

Gli Stati Uniti d’America sono stati il primo paese a dotarsi di questa tecnologia e a superare tutti gli infiniti ostacoli che le altissime velocità ponevano (a cominciare dalle temperature estreme che il veicolo sperimenta già a Mach 5, circa 10000 km/h).  Allo stesso tempo la Russia ha lanciato il suo programma per i missili supersonici anche se questi rischiano di non essere pronti prima del 2020.

Infine la Cina, da sempre esperta nell’osservazione delle tecnologie straniere e sulla loro duplicazione, è riuscita a portare a termine con successo i primi esperimenti in questo ambito.

Ma il vero pericolo che preoccupa gli osservatori internazionali è l’incontro fra questo nuovo tipo di arma e l’automazione, stiamo parlando di cosa succede nel momento in cui una forza inarrestabile cade sotto il controllo diretto di una Intelligenza Artificiale. Potrebbe sembrare uno scenario di fantascienza ma come ogni economista sa, oggi le intelligenze artificiali dimostrano una tendenza ad armonizzare i propri comportamenti quando inserite in un contesto di collaborazione fra di loro, come nel caso dei Flash Crash che si verificano quando in borsa una serie di bot predisposti alla gestione di certi capitali di investimento, inseguendo il comportamento di altre intelligenti artificiali, generano un processo a cascata che trascina il mercato per qualche istante sul fondo. Si tratta di fenomeni che non superano la manciata di secondi, ma si tramutano in perdite per miliardi di euro. Partendo da questo assunto non deve stupire se scienziati del calibro del compianto Stephen Hawking hanno firmato una carta congiunta contro la proliferazione delle armi gestite dalle intelligenze artificiali, soprattutto in relazione alle armi supersoniche.

La guerra è sempre stata una delle tecniche maggiormente sviluppate nel genere umano e in cui ha profuso gran parte del suo genio. Non esistono armi del futuro, poiché quel che può immaginare, l’uomo lo realizza.


Questo articolo è coperto da ©Copyright, per cui ne è vietata la riproduzione parziale o integrale. Per maggiori informazioni sull'informativa in relazione al diritto d'autore del sito visita Questa pagina.