Fonte: http://www.cphpost.dk/news/national/88-national/51610-neighbours-move

Giovedì 12 maggio 2011, 09:59 JB News
La Germania e la Svezia sono coinvolte nel processo verso controlli più severi ai confini nazionali

Ieri (11 maggio 2011) il governo liberale-conservatore è stato prossimo a stipulare con il Partito Popolare Danese (DF) un patto per l’incremento dei controlli ai confini di tutta la nazione in cambio del supporto del DF per le sue riforme finanziarie del 2020.

In reazione i politici svedesi e tedeschi hanno obiettato che era uno “scandalo” che il governo fosse disposto a far sgretolare gli Accordi di Schengen per ottenere il supporto del DF alla sua riforma del welfare.
Sotto l’accordo europeo per una frontiera comune, ai cittadini è permesso di viaggiare nella cosiddetta area Schengen senza controlli del passaporto alle frontiere nazionali.

La Danimarca si è unita agli Accordi di Schengen nel 2001, ma il governo liberale-conservatore, sotto la pressione del DF, si sta ora muovendo per introdurre controlli più rigorosi ai confini, riportando a tutti gli effetti le condizioni della propria frontiera allo stato precedente al 2001.

“È’ uno scandalo che in Europa stiamo ricominciando a bloccare i nostri confini”, ha detto l’eurodeputato socialdemocratico tedesco Ulrike Rodust.
La notizia che la Danimarca fosse pronta a rafforzare i propri confini è stata accolta con disappunto anche dai politici svedesi.

“Auspico seriamente che la Danimarca non lo farà”, ha detto ai giornali l’europarlamentare liberale svedese Olle Schmidt. “Questo andrebbe contro tutto ciò che l’UE e il Consiglio Nordico rappresentano”.

L’iniziativa danese per serrare i controlli alle sue frontiere è stata avviata mentre il Parlamento Europeo stava dibattendo se modificare o no gli Accordi Shengen per permettere alle nazioni di rafforzare i controlli ai confini nazionali.

Italia e Francia hanno proposto un ritorno al controllo dei passaporti – nel disprezzo degli Accordi Schengen – in reazione al flusso di rifugiati dalle nazioni politicamente instabili del Nord Africa.

Traduzione di Alessandro Parodi


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