Il 9 e 10 giugno si è tenuto a Mosca il convegno internazionale “Drug Protection in Afghanistan. A Challenge for the International Community”, a cui ha preso parte anche il presidente russo D.Medvedev. Attualmente, l’industria della droga non solo sgretola le società ed è fonte di enormi guadagni illeciti, ma è normalmente utilizzata come strumento di leva nei giochi geopolitici.

Le notizie sull’attuale configurazione dell’industria afghana della droga sono contraddittorie. Per esempio, non è chiaro quale delle 27 province afghane possa essere ancora considerata “priva di droga”. Secondo l’opinione comune, la coltivazione della droga nel paese si limiterebbe alle province di Kandahar e Helmand, nella parte meridionale dell’Afghanistan, ma secondo altre fonti esistono campi di papavero anche lungo la riva meridionale del fiume Panj.

Antonio Maria Costa, a capo dell’UNODC ( Ufficio contro la droga e il crimine delle Nazioni Unite), parlando dell’industria afghana della droga, ha definito la situazione un assalto totale, in cui i narcotici e le attività criminali si sono unite alle insurrezioni che per anni hanno interessato esclusivamente l’area al confine tra l’Afghanistan e il Pakistan e che adesso si vanno estendendo in Asia centrale. Secondo Costa, a meno che non vengano adottate misure drastiche, si rischia di perdere il controllo su una vasta porzione dell’Eurasia, con le sue enormi riserve energetiche, e il centro di propagazione dell’instabilità si sposterebbe così dal Pakistan all’Asia centrale (come dimostrano i recenti avvenimenti in Kirghizistan). Ciononostante, il funzionario delle Nazioni Unite ha di fatto espresso il suo appoggio alla nuova strategia statunitense che non prevede l’estirpazione dei campi di droga in Afghanistan e la proposta di A. Costa di adottare una politica volta a generare un abbassamento del prezzo dell’oppio è sembrata quasi un invito a inondare il mondo di eroina1.

La Nato è criticata da molti perché rifiuta di estirpare i campi di papavero con l’uso di defolianti. L’alleanza atlantica teme che la distruzione dei campi provocherebbe l’ostilità dei coltivatori afghani. Il rappresentante speciale dell’amministrazione USA per l’Afghanistan e il Pakistan, R. Holbrooke, ha dichiarato che le forze della Nato in Afghanistan non faranno ricorso all’estirpazione dei campi, una decisione che il capo dei Servizi federali antidroga del Cremlino V.P. Ivanov ha criticato, definendola un grave errore. Gli esperti russi affermano che – come hanno dimostrato le campagne anti-droga in Colombia e nel Triangolo d’oro – l’uso dei defolianti è più efficace dell’estirpazione meccanica2.

Quali sono le prospettive per una cooperazione seria tra la Russia e l’alleanza atlantica in Afghanistan? La Russia ha aperto alla Nato un corridoio aereo che le forze dell’alleanza usano per i rifornimenti nelle operazioni in Afghanistan, mentre le compagnie private russe hanno un certo peso nel transito interno afghano. Nell’ultimo decennio, caratterizzato da un’imponente diffusione dei narcotici, il numero di morti in Russia è stimato tra le 250mila e le 300mila persone. Washington e Bruxelles accoglieranno la proposta di Mosca per l’istituzione di un comando congiunto CSTO-Nato a Choruǧ, la capitale della provincia autonoma tagika del Gomo-Badachšan, da cui parte una nota via del contrabbando di droga diretta verso nord? L’Occidente accetterà che il funzionamento del ponte aereo via la Russia e la distruzione dei campi con l’uso dei defolianti – almeno nelle province afghane in cui si concentra la maggior parte dei campi di papavero – sono temi strettamente connessi?3 Per quanto tempo Mosca otterrà dalla Nato nient’altro che espressioni di apprezzamento in cambio della sua cooperazione?

Alcune affermazioni pronunciate dai rappresentanti dell’alleanza atlantica4 al convegno hanno generato un senso di confusione. Al momento, il piano ufficiale è quello di delegare l’impegno per la lotta alla droga all’amministrazione afghana, anche se i rappresentanti occidentali hanno ammesso chiaramente in margine alla conferenza che il governo afgano è di fatto ormai morto.

Grazie alla posizione strategica in cui si trova l’Afghanistan, lo spiegamento di forze militari in questo paese permette agli Stati Uniti e alla Nato di esercitare pressioni contemporaneamente sulla Russia, sulla Cina, sui principali esportatori di petrolio (Iran, Arabia Saudita, Iraq) e sulle potenze nucleari asiatiche (India e Pakistan). Le basi militari della Nato in Afghanistan possono essere prontamente utilizzate per una campagna contro l’Iran5. Allo stesso tempo, l’Iran – un paese che confina con la Russia nella regione caucasica – è riuscita con successo a fermare l’avanzata della droga e può essere considerata come il naturale alleato della Russia per contrastare questo flagello6.

Non sarà possibile trovare una soluzione per l’Afghanistan finché il paese sarà occupato dalla forza militare internazionale. La soluzione prevede l’organizzazione ci adeguati controlli alle frontiere e diverse altre misure che i vicini dell’Afghanistan – in quanto paesi non interessati a preservare il suo attuale status di polveriera per la regione – dovrebbero adottare. Altrimenti si rafforzeranno le voci secondo cui gli Stati Uniti importerebbero riserve di uranio dalla provincia di Paktika, l’aviazione statunitense sarebbe coinvolta nel traffico di droga e l’SCO non farebbe che favorire il business della droga costruendo ponti e strade nella parte settentrionale dell’Afghanistan.

Il 9 giugno 2010 il presidente russo D.Medvedev ha firmato un documento chiamato Strategia anti –droga della Russia fino al 20207. Tra gli obiettivi contenuti nel documento, vi sono la creazione di fasce di sicurezza attorno all’Afghanistan per evitare l’afflusso di oppiacei da questo paese e la coordinazione internazionale di tutte le attività volte a contrastare il traffico di droga. Per poter contrastare con successo la minaccia della droga afghana, la Russia ha bisogno di una svolta immediata nella cooperazione internazionale per la lotta alla droga.

Traduzione a cura di Silvia Zirone


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